venerdì 22 novembre 2013

Comunicato stampa Guida Editore

"Non è tempo per il Messia": la silloge della Moscariello
sarà presentata il 26 novembre a Napoli, libreria Papiria


Martedì 26 novembre alle ore 16:30 a Napoli, presso la libreria «Papiria» (via G. Ninni 7/8, di fronte Cumana Montesanto), Annella Prisco e Ugo Piscopo presentano "Non è tempo per il Messia", una preziosa raccolta di poesie scritta da Carmen Moscariello ed edita da Guida (che, della stessa autrice, aveva già dato alle stampe Giordano Bruno: sorgente di fuoco, Oboe per flauto traverso).

All'incontro, che prevede la partecipazione dell'attore Franco Silvestri, sarà presente l'autrice, poetessa e giornalista, fondatrice dell'Associazione (e dell'omonimo Premio) ‘Tulliola’, che ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica per le meritorie finalità culturali perseguite.

La silloge "Non è tempo per il Messia" si avvale della prefazione di Ugo Piscopo, che così scrive: «Il biblismo, qui, si è fatto carne dalla propria carne e la prospettiva del Libro di proiezione morale in libertà e in responsabilità oltre l'ordinarietà degli sprechi, degli sbagli, delle tautologie verso altre frontiere, verso la luce, qui si cala spontaneo in parole non ottative, né esortative, ma di esposizione a viva voce di un modo di esserci nella gioia dell'avventura e nella libertà, analoga a quella che prova sulla propria pelle chi si trova a muoversi nel mondo quotidiano "nel sole e nel vento"».



Civitacampomarano - Magica serata di poesia e prosa

COMUNICATO STAMPA

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Civitacampomarano
Magica serata di poesia e prosa

Nella magia di un luogo come il Castello Angioino di Civitacampomarano, si è tenuta sabato 3 novembre una serata di poesia e prosa dall’atmosfera intensamente suggestiva. Dodici poeti e scrittori, si sono alternati a leggere propri testi a un pubblico folto e partecipe. Con l’attenta conduzione delle poetesse Ida Di Ianni e Maria Pia De Martino, si sono susseguite, dopo il saluto del sindaco Paolo Manuele, le voci di Amerigo Iannacone, Giuseppe Napolitano, Antonio Mucciaccio, Angelo Cocozza, Giovanni Petta, Umberto Cerio, Antonio Crecchia, Albino Fattore, Debora Vernieri, Virginia Macchiaroli, Antonella Sozio, Michele Fascino.
L’evento, organizzato dalle riviste “Il Foglio volante - La Flugfolio” e “Altri Itinerari” in collaborazione all’Associazione “Le Nuvole” di Napoli e con il patrocinio del Comune di Civitacampomarano e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è il primo di una serie di incontri itineranti, che si  terranno a cadenza piú o meno mensile tutti in castelli molisani, sotto il titolo “Letture a corte”. Il prossimo evento avrà luogo in gennaio nel castello di Termoli e successivamente è previsto il castello di Cerro al Volturno. Gli altri castelli che ospiteranno a seguire i poeti e scrittori dovrebbero essere quelli di Venafro, Monteroduni, Macchia d’Isernia, Pescolanciano, Campobasso, Macchiagodena, Gambatesa, Fornelli, Torella del Sannio, Tufara, Vastogirardi e qualcun altro.

sabato 16 novembre 2013

Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della PFTIM: il 21 novembre inaugurazione del nuovo anno accademico

L'ottavo anno accademico della Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia inizierà ufficialmente giovedì 21 novembre alle ore 15:15 a Napoli, presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, sezione 'San Luigi' (via F. Petrarca 115).

Sarà il nuovo direttore della Scuola, Sergio Bastianel sj, decano della sezione 'San Luigi' della PFTIM e vicepreside della Facoltà, che succede a Giuseppe Manca sj, a presentare il nuovo a.a. ai corsisti di tutti e tre gli indirizzi della Scuola.

Alle ore 15.45 per il primo (Percorsi di arte e teologia) e il secondo indirizzo (Proposte per una nuova architettura sacra) interverrà Giovanni Liccardo sui “Palinsesti liturgico-iconografici nei monumenti tardo-antichi di Napoli”, mentre per il terzo indirizzo (Gestione e Promozione di Beni ed Eventi Culturali Ecclesiastici) Giorgio Agnisola – condirettore della Scuola – e Alessandro Cugini illustreranno il corso, dedicato quest'anno a “Spiegare e raccontare l'arte, aspetti del profilo tecnico e spirituale della guida turistico-religiosa”.

Le lezioni si terranno separatamente per i tre indirizzi, dunque, sino alle ore 17:00. In seguito tutti gli allievi confluiranno nell’aula n. 2 per assistere alla lectio di inizio d’anno da parte di Mons. Francesco Orazio Piazza, vescovo di Sessa Aurunca, che parlerà sul tema “Arte e teologia, un’esperienza”.

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PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE
sezione SAN LUIGI - via Petrarca 115, NAPOLI 80122
Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia
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"Gramsci,chi?", Opera teatrale di Ugo Piscopo, prefazione di Rino Mele, Plectica Ed.2013






La nona aurora
Recensione
Di Carmen Moscariello

Qui il tempo è intrecciato come code di cavalli armeni….e la storia è mossa dal profeta delle ceneri che scava le tombe e da esse riaffiora la passione di vivere un’ idealità eroica, spaiata dal mondo; eroismo e decadenza si fronteggiano in un duello senza vincitori, solo con tante vittime; Il dover essere che è meteora luminosa lontanissima dal mondo, lucentezza d’un sogno che sopravvive alla cancrena del male. L’opera con struttura da apparente metateatro-pirandelliano, vive di improvvisi apparimenti nella platea buia, è impossibile attribuire le voci a un attore; sul palco a reggere i fili c’è “il regista” che dovrebbe ordire, tessere lo spettacolo, dare una conduzione alla tragedia e permettere che Gramsci diventi personaggio; si aspetta durante la “rappresentazione” dell’intera opera, che finalmente si senta la voce di Antonio Gramsci, che finalmente riprenda ad essere guida di eroismo per i derelitti, o quantomeno che si lamenti delle torture del carcere che lo condussero alla morte, ma le ombre (come nell’inferno dantesco) affiorano ,testimoniano ,accusano e si reimmergono nel buio, a volte si percepisce una certa fangosità della platea, le anime morte” finito il loro ruolo si sottraggono alla storia. L’autore dell’opera, pur ponendosi apparentemente super partes rispetto alle voci-ombra, fa trasparire una sua urgenza: restituire a Gramsci un ruolo di paziente eroe, ma anche di furioso e generoso paladino del popolo operaio e del popolo contadino di colui che sacrificò la propria famiglia e la vita per eliminare le sudditanze, le ingiustizie.
Ingiustizie che fanno si che gli uomini schiaccino gli uomini, che i potenti uccidano le speranze e annientino le famiglie e soprattutto, fa tremare l’orrore dei totalitarismi che molte vite hanno divorato. Raspa l’angoscia e nel teatro tetro emergono fiati che bussano dall’oltretomba, che non trovano pace, poiché troppo è stato il dolore. L’opera di Piscopo ha un solo protagonista, ben tratteggiato in ogni suo aspetto ed è il dolore. Questo dramma emozionante e infernale ci consegna nella sua integrità Tonino Gramsci, il piccolo uomo che sulle sue spalle poteva portare il mondo (così ci insegna Piscopo).
Fremente è la scrittura: non si può uccidere la vita, non si può massacrare un uomo e la sua idealità, affossandolo in tanti modi e con tanti coprotagonisti: il carcere, l’esilio, le privazioni d’ogni genere, il fascismo, Stalin, e ancora “l’amico” Togliatti”. Un mondo della storia e quello familiare si muove intorno al grande politico- filosofo, dalla madre, alla moglie e alle sorelle della moglie, da Stalin a Togliatti e le belle e luminose figure di altri perseguitati dagli stessi “confratelli”, come Giordano Bruno o Padre Pio. Come loro , Gramsci fu rinnegato, anche dallo stesso fratello Mario, che aderì al partito fascista. E incombe un contorto corridoio che parte da Pirandello, passa per Gramsci e arriva all’Autore , percorsi che affondano in cloache che hanno il nome del carcere di Regina Coeli, dell’ esilio a Ustica, del carcere di San Vittore e della casa penale di Turi, degli ospedali in cui Tonino fu più volte ricoverato in condizione penose.
L’opera si legge d’un fiato.
La porta è semiaperta.
Sembra che il” Regista” voglia non essere troppo impegnato,(ha paura di essere travolto? ), ironizza , definisce gli schemi dello spettacolo, ma poi le atmosfere si appalesano simili a quelle dell’Hotel Baquet a Oporto, corridoi bui ,fantasmi del teatro bruciato il 21 marzo del 1888 si affacciano nelle camere degli avventori dell’albergo senza aver smesso i loro abiti di scena. E’ un buio inquieto che domina il dramma. Non ricostruisce Piscopo solo la storia di Gramsci, ha finalità superiori, indaga sul le grandi utopie che hanno dato ossigeno al mondo senza salvarlo dalla morte. Una strage ,come per le api di Aristeo, uccise tutte per vendetta e l’accanimento è contro l’eroe, massacrato fin quando la nona Aurora non lo ridona a noi nella sua purezza, nella sua eternità. La nona aurora con i soli gialli e verdi, ma anche in mezzo il sole nero della morte in cui le api rinacquero per ricostruire il mondo, operose e sagge.
Fortunato fu Aristeo che riebbe dagli dei, nonostante i suoi torti, il suo alveare; fugace Gramsci, sulla scia del vento, spirito dimenticato, aleggia come polvere. Il Fantasma dell’opera non trova approdo, né futuro. Per lui la nona aurora fu l’ utopia di un mondo giusto!