martedì 17 dicembre 2013

Concorso Nazionale di poesia Città di Santa Anastasia

Il primo premio assoluto per la undicesima edizione del <Concorso Nazionale di poesia Città di Santa Anastasia> è assegnato al volume di ANTONIO SPAGNUOLO : “IL SENSO DELLA POSSIBILITA’ “ – edizioni Kairòs 2013.

La cerimonia di premiazione avverrà nella Sala Consiliare del Comune di Santa Anastasia il 21 dicembre prossimo alle ore 10:30

sabato 14 dicembre 2013

A Franco Buffoni il “Città di Sant’Elia Fiumerapido”

Secondo e terzo premio rispettivamente a Pasquale Balestriere e Umberto La Marra

Il 7 dicembre scorso è ritornata a Sant’Elia Fiumerapido l’annuale magia del Premio di Poesia “Città di Sant’Elia Fiumerapido”, quest’anno alla 16ª edizione. Premiato quest’anno il noto poeta Franco Buffoni. Al secondo e terzo posto si sono classificati rispettivamente Pasquale Balestriere, Barano d’Ischia (Napoli), e Umberto La Marra di Candia Canavese (Torino).
Dopo la relazione del Presidente della Giuria Amerigo Iannacone, si sono susseguiti gli interventi di Paolo De Paolis e Carmine Brancaccio, oltre ai saluti dell’Assessore alla Cultura Antonio Trelle, del vicesindaco Fernando Cuozzo, e di Angela Di Cicco, Presidente della Commissione Cultura.
Ida Di Ianni, conduttrice della serata, ha poi letto il verbale della Giuria e le motivazioni e prima sono state lette le poesie dei poeti finalisti, poi sono stati consegnati i premi ai vincitori, i quali hanno letto ognuno le proprie poesie.
Intanto i presenti in sala avevano ricevuto copia del mensile letterario Il Foglio volante,  numero speciale dedicato al Premio.
Soddisfatta la Giuria – composta da Amerigo Iannacone (Presidente), Carmine Brancaccio, Paolo De Paolis, Ida Di Ianni e Graziuccio Di Traglia – , soddisfatti soprattutto gli amministratori comunali, che nella prossima primavera passeranno la mano alla nuova amministrazione.
Franco Buffoni (Gallarate 1948), vive a Roma. Esordisce come poeta nel 1978 su Paragone presentato da Giovanni Raboni.
Ha pubblicato le raccolte di poesia Nell’acqua degli occhi (Guanda 1979), I tre desideri (San Marco dei Giustiniani 1984), Quaranta a quindici (Crocetti 1987), Scuola di Atene (Arzanà 1991), Adidas. Poesie scelte 1975-1990 (Pieraldo editore 1993), Suora carmelitana (Guanda 1997), Songs of Spring (Marcos y Marcos 1999), Il profilo del Rosa (Mondadori 2000), Theios (Interlinea 2001), Del Maestro in bottega (Empiria 2002), Guerra (Mondadori 2005), Croci rosse e mezze lune (Quaderni di Orfeo, Como 2007), Noi e loro (Donzelli 2008), Roma (Guanda 2009).
L’Oscar Mondadori Poesie 1975-2012 raccoglie tutta la sua opera poetica.
Nel 1989 ha fondato e tuttora dirige il semestrale di teoria e pratica della traduzione letteraria Testo a fronte. Per Marcos y Marcos ha curato i volumi Ritmologia (2002) e La traduzione del testo poetico (2004). Per Mondadori ha tradotto Poeti romantici inglesi (2005) e curato opere di Byron, Coleridge, Wilde, Kipling. Per Marcos y Marcos ha tradotto Una piccola tabaccheria. Quaderno di traduzioni (2012, Premio Torre dell’orologio).
È autore dei romanzi Reperto 74 (Zona 2008), Zamel (Marcos y Marcos 2009), Il servo di Byron (Fazi 2012), dei pamphlet Piú luce, padre (Sossella, 2006) e Laico alfabeto in salsa gay piccante (Transeuropa 2010) e dei saggi Con il testo a fronte. Indagine sul tradurre e l’essere tradotti (Interlinea 2007), L’ipotesi di Malin. Studio su Auden critico-poeta (Marcos y Marcos 2007) e Mid Atlantic. Teatro e poesia nel Novecento angloamericano (Effigie 2007).
Sito: www.francobuffoni.it.
Riportiamo, qui di seguito, le poesie per le quali è stato premiato.



Dulcissima

Quando non ci saranno più le mie chiamate
Tra le sette e le otto
E se ritardo un labbro che leggermente trema.

Quando non sarai più una vecchia sola
E io al ritorno non dovrò più correre
Per te giù in farmacia
Prazene e Lexotan
Con la ricetta ripetibile
Il Karvezide con la ricetta nuova
E già che ci sei un Benagol
E la Borocillina.

Quando non dovrò più tenerti
Bassa la pressione
Quanto tempo che avrò
Per scrivere di te.


Invito a Napoli

     E in questo golfo attraversato stamattina
Da quattro jet sopra Posillipo e due cargo
Verso molo Beverello,
Io rivedo insieme a tre gabbiani
Da un balcone del Royal
La mia relazione
Per il convegno sulla traduzione.
In Cappella Pappacoda oggi all’Orientale
Saremo in tanti figli di navigatori
Santi e poeti, tutti un tempo anche traduttori.
Come i piloti quattro dei jet militari
E dei cargo i dieci marinai.
Lasciami Napoli
Nelle loro scie
E dolcemente strangolami in cielo
O in mare
Da questo ottavo piano.
Non mi tradurre altrove.

            Franco Buffoni

venerdì 13 dicembre 2013

Associazione culturale Tulliola PREMIO INTERNAZIONALE TULLIOLA Premio di Poesia Renato Filippelli 2013-2014 XXII edizione

comunicato stampa

Premio “Tulliola”: fino al 14 febbraio 2014
si può partecipare alla XXII edizione del concorso
L’Associazione culturale “Tulliola” bandisce il concorso della XXII edizione del Premio internazionale “Tulliola”, che comprende 5 sezioni: Premio di Poesia “Renato Filippelli” per la Poesia edita; Premio della Legalità; Opere edite o inedite (comprese monografie, saggi, articoli giornalistici) dedicate alla poesia di Renato Filippelli; Romanzo edito; Saggistica edita.
Non è richiesta tassa di lettura per nessuna delle sezioni, per ognuna delle quali occorre inviare 8 volumi. Le opere dovranno pervenire entro e non oltre il 14 febbraio 2014 presso: Carmen Moscariello, via Paone S. Remigio, 04023 Formia (LT).
All'interno di ogni singolo libro o articolo giornalistico inviato devono essere indicati tutti i dati del partecipante, compreso numero telefonico o indirizzo mail. Si prega di allegare anche una dichiarazione scritta e firmata con cui si autorizza la pubblicazione del proprio nome in caso di vincita o di segnalazione. Per informazioni: tel. 320/8597966 mail: carmen.moscariello@yahoo.it, barbara.vellucci@libero.it.
Il Premio di Poesia porta il nome di Renato Filippelli che per diciannove anni l’ha presieduto, contribuendo alla sua fama e al suo prestigio. Specificamente all’opera del Poeta è dedicata la seconda sezione del Premio.
Il Premio, già dalla precedente edizione, ha inserito nella sua funzione, oltre a quella specificamente letteraria, anche un ruolo di difesa della donna, di lotta contro la criminalità, in particolare contro le mafie. Pertanto l’Associazione culturale “Tulliola” ha istituzionalizzato una serie di Riconoscimenti d’Onore da consegnare ad indiscusse Personalità impegnate nei campi anzidetti.
Presidente e Fondatrice del Premio è Carmen Moscariello; segretari: Mario Rizzi e Barbara Vellucci. La Giuria – di cui è presidente onorario Erasmo Magliozzi – è presieduta da Ugo Piscopo e formata da Marina Argenziano Maggi, Mary Attento, Lorenzo Ciufo, Silvano Cuciniello, Ernesto D’Argenio, Franco De Luca, Manfredo Di Biasio, Gelsomina Formicola Filippelli, Michele Graziosetto, Giuseppe Limone, Erasmo Magliozzi, Giuseppe Manitta, Carmen Moscariello, Giuseppe Napolitano, Annella Prisco, Domenico Pimpinella, Maria Pia Selvaggio. Tutti i membri della Giuria operano senza compenso alcuno. Il Premio si autofinanzia, non chiede contributi ad enti pubblici.
Ai primi tre vincitori di ogni sezione andrà un’opera d’arte degli artisti: Celestino Casaburi, Antonio Conte, Ernesto D’Argenio, Franco De Luca, Raffaella Fuscello, Antonio Scotto e Francesco Paolo Stravato. Agli altri partecipanti saranno donate coppe e/o targhe. I vincitori saranno avvertiti telefonicamente, o con lettera, o tramite mail. Per aver diritto al premio bisogna essere presenti alla cerimonia di consegna dei riconoscimenti, che si terrà martedì 20 maggio 2014 alle ore 16,30 al Castello Miramare di Formia (LT).
con preghiera di diffusione

INFO
Associazione culturale Tulliola
tel. 320/8597966, email: carmen.moscariello@yahoo.it
sito del premio: http://digilander.libero.it/premiotulliola/

Incontro il 19 dicembre a S. Maria C.V. su "L'albero di stelle" edito da Guida


"L'albero di stelle", il nuovo libro scritto da Angela Migliozzi ed edito da Guida, sarà presentato giovedì 19 dicembre 2013 alle ore 17, presso il centro culturale "Il Pilastro" a S. Maria Capua Vetere (via Roberto d'Angiò 56). Interverranno, oltre all'autrice, Lina Salamiti, docente di storia e filosofia e presidente del CIF di S. Maria C.V., e i giornalisti Giorgio Agnisola e Nando Santonastaso.

Le cose inanimate, che spesso sopravvivono a noi, gli oggetti, le mura domestiche, le piante di un giardino, hanno un’anima. Capirlo significa entrare in un avvertimento universale dell’esistenza, sapersi parte dello spazio fisico che implica e annette un mistero metafisico. Ma perché ciò accada, perché si possa pervenire a un tale avvertimento, occorre diventare trasparenti a se stessi, acquisire occhi nuovi. Issando sul proprio davanzale un “albero di stelle”.
(dalla Prefazione di Giorgio Agnisola)

Titolo
L'albero di stelle

Autore
Angela Migliozzi

Prezzo
€ 10,00

Dati
2013, pp. 60, brossura filo refe

Editore
Guida

Angela Migliozzi è docente di matematica. Vive a Santa Maria Capua Vetere (CE). L'autrice è alla sua seconda esperienza editoriale: con Guida ha già pubblicato nel 2011 "La radice dell'arcobaleno", che a settembre ha ricevuto il Premio speciale della Giuria del Concorso letterario internazionale Città di Caserta e, precedentemente, una menzione d'onore alla XIII edizione del premio letterario internazionale di narrativa "Tra le parole e l'infinito", svoltosi a Vico Equense (NA).

martedì 10 dicembre 2013

Minturno - Mercatino di Natale


Per il terzo anno consecutivo l'Associazione Turistica Pro Loco di Minturno organizza il "Mercatino di Natale". L'evento si prefigge di richiamare l'interesse di tutti gli amanti dei mercatini sia nel comprensorio che nelle zone attigue. Saranno allestiti più di 20 spazi con gazebi per esporre oggettistica prodotta dagli artigiani locali e non solo.
La precedente edizione ha regalato soddisfacenti risultati ai partecipanti, molti dei quali provenienti dalla zone limitrofe. Saranno tre gli appuntamenti fissati nel corrente mese, che si svolgeranno a Scauri dalle ore 10 alle ore 20: 8 dicembre in Piazza Marco Emilio Scauro, 15 e 22 dicembre in Piazza Rotelli. Gli stand propongono prodotti artigianali, degustazioni e animazioni natalizie. Il Presidente della Pro Loco Minturno, Valter Creo, dichiara in merito: "Con questo evento si continua a proseguire un percorso di attività coinvolgenti varie realtà locali in modo da accrescere l'interesse a diffondere la cultura e le tradizioni di questo territorio, maturando così forme e soluzioni, atte ad affermare l'appartenenza ad un tessuto sociale e produttivo con l'auspicio di dare sempre più maggiori risultati positivi".

Assegnati dal Ministero per i Beni Culturali i Premi "Il Maggio dei Libri 2013": l'Associazione Alfredo Guida protagonista il 6 dicembre a Roma

COMUNICATO STAMPA

Ancora un successo per la tenace e robusta attività culturale di Guida, la casa editrice napoletana operante da quasi un secolo nel settore: il progetto "Leggiamoci fuori scuola", promosso dell'Associazione Alfredo Guida - Amici del Libro Onlus è risultato, infatti, tra i vincitori del Premio "Il Maggio dei Libri 2013". La cerimonia di premiazione si svolgerà a Roma il 6 dicembre 2013, alle ore 10.30, nell’ambito della manifestazione Più libri più liberi (Palazzo dei Congressi, Sala Smeraldo). All'evento sarà presente Diego Guida per ricevere il riconoscimento.
Istituito dal Ministero per i Beni Culturali tramite il Centro per il libro e la lettura (Cepell), il Premio “Il Maggio dei Libri” persegue l'obiettivo di valorizzare l'impegno di quei soggetti che, nel corso dell’anno, hanno promosso in maniera significativa le buone pratiche della lettura.
Il premio è andato ai cinque migliori progetti di promozione della lettura, uno per ciascuna delle seguenti categorie: Asili e Scuole; Biblioteche, mediateche e sistemi bibliotecari; Associazioni, istituti culturali, centri studi e ricerche; Librerie; Strutture mediche, case circondariali, centri per anziani.
L'iniziativa "Leggiamoci fuori scuola" è risultata vincitrice della categoria "Associazioni, istituti culturali, centri studi e ricerche", avendo dato particolare rilievo alla necessità di portare il libro fuori dai contesti tradizionali, di presentare un carattere di continuità e di replicabilità, di collaborare con soggetti diversi attivi sul territorio, di far emergere la centralità della pratica della lettura.

Il Ramo D'Oro - Guardando Avanti

IL RAMO D’ORO
Centro d’arte e cultura
Via Omodeo, 124,80128 Napoli
tel 0815792526 e-mail: fyesbm@tin.it
http://www.artmajeur.com/ilramodoro

7-15/12/2013

GUARDANDO AVANTI

Opere di Alberto Allup, Orlando Campos, Akachukwu Chukwuemeka, Arnoldo Diaz, Sergio Fermariello, Antonius Kho, Natsuo Ikegami, Setyo Mardiyantoro, Miguel Marsan, Hiroshi Matsumoto, Arnaldo Monges, Adriana Montariello, Vincenzo Montella, Roberto Sanchez, Carlos Triana, Rino Vellecco, Carla Viparelli.
Inaugurazione sabato 7/12/2013 ore 18 con interventi di Franco Lista e Vincenzo Montella. La mostra sarà visitabile tutti i giorni tranne il giovedì dalle 16 alle 20 fino al 15/12/2013.
Occasione per riflettere sul “Seminario di autocoscienza estetica” che si è tenuto con successo nel 2013 e per introdurre il seminario del 2014: “La scelta e la cura”.
Un fumetto ricavato dalla documentazione fotografica del seminario di autocoscienza estetica può essere visionato al seguente link:
http://issuu.com/ilramodoro/docs/autocoscienza
Cogliamo l’occasione per anticiparvi gli auguri di buone festività sperando di poterveli porgere di persona.
IL RAMO D’ORO
Centro d’arte e cultura
Via Omodeo, 124,80128 Napoli
tel 0815792526 e-mail: fyesbm@tin.it
http://www.artmajeur.com/ilramodoro

domenica 1 dicembre 2013

Contrappunti e variazione su tema - Racconti di Ugo Piscopo




Prefazione di Giuseppe Panella
Delta3 Edizione
Recensione di Carmen Moscariello

Due sciacalli al guinzaglio
Tra il non capir nulla e il capir troppo c’è una via di mezzo, un juste milieu che i poeti, d’istinto, rispettano più dei loro critici; ma al di qua o al di là di questo margine non c’è salvezza né per la poesia, né per la critica. C’è solo una landa troppo oscura o troppo chiara dove due poveri sciacalli non possono vivere o non possono avventurarsi senza esser braccati, catturati e rinchiusi tra le sbarre di uno zoo.
A meno che le due bestiole fossero …quasi un’emanazione? Che fossero un emblema, una citazione occulta, un senhal? O forse erano solo un’ allucinazione,
segni premonitori….
(Montale, Corriere della sera, 16 febbraio 1950)


Non smette di sorprenderci l’alchimista Piscopo: i suoi due sciacalli al guinzaglio, con un gatto posto sulle spalle a guisa di pelliccia e un divano che racconta storie di famiglia che dolorosamente si ripetono in un tran tran masochistico. Un fluire di vita, che non trova composizione, tutto va oltre…….altrove…….
Un’ ambigua tempesta, sotto traccia, che stritola l’umanità senza che questa se ne renda conto, incatena monti e valli e percorre dirupi, non ha argine, né ha una causa ,né un effetto. Tantomeno l’intento di Piscopo si limita a ricercare la pietra apicale, nonostante i colori in vellutato rosso-cobalto della copertina che ha odori orientali che ci riportano ad Aladino e la lampada magica. Il rosso dei contrappunti e variazioni ci immerge non in un mondo fantastico, tutt’altro; i racconti narrati riguardano la vita che ” E’ musica, però, che non inventiamo noi: è essa che ci suona, come suona tutto il resto (complemento oggetto). Noi tutti, intanto, non abbiamo consapevolezza di questa nostra condizione di pifferai suonati…….”.
La filosofia di Piscopo sfoglia il libero arbitrio, esso diviene una spiga battuta , spogliata delle sue foglie gialle, messa a nudo in tutte le sue riservatezze, i chicchi che si staccano sono stornelli …….. La pifferaia è lei, la vita. E illusi noi, in processione, scuotiamo l’albero della cuccagna, ma, ad ogni colpo, il capo si imbianca solo di cenere: la pignatta piena della grazia di Dio chissà a chi tocca!
La provvisorietà del reale o di quello che sembra reale ha portato il Narratore ad approdare verso un terzo occhio, con protagonisti speciali: conoscenze che squarciano un reale approssimativo in cui gran parte dell’umanità si muove, storie del passato che non sono passate(La cassa dei panni, pg 59), sogni che ci aprono porte mai chiuse. L’occhio di cui parliamo non è quello esoterico o platonico di un mondo fotocopia raccontatoci dal Filosofo (di ciò ci mette in guardia anche Piscopo). Il mondo delle idee di Piscopo freme, palpita, vive di folgorazioni, nemmeno tanto cercate e lì Il Segugio da tartufi segue le tracce, scava fino a che non si apre alla convinzione che la vita non è solo quella reale, che l’universo non è al servizio dell’uomo e che tutte le creature che lo popolano hanno la medesima dignità.. “Ecco la mia idea è che la vita sia tutto un flusso di stupore, tutta un intrico di simpatie e di antipatie, un po’ alla maniera come i neoplatonici rinascimentali concepivano il mondo . Senza, però, destinatari privilegiati, come invece si pensava allora e si è a lungo continuato a pensare: non credo, infatti, che esista una teologia negli eventi, né che la realtà sia configurabile sotto l’aspetto di un ordine cosmico, né che l’essere umano sia il valore più alto a cui si offra il mondo.(Telepatia pg 119) Questa novella bellissima, con quadri surreali, vede come protagonisti un gatto e un cane (la carissima cagnetta dell’Autore), qui è esplicato un corridoio di pensiero appassionatamente studiato dal non clercuto Piscopo e cioè che il mondo animale non è meno ricco di interessi e di misteri che quello dell’uomo. (ci sono vasti e articolatissimi continenti ancora da identificare. (Pg123).
La vita con le sue porte semiaperte, mai settoriali o sprangate, che in qualche attimo, tardi nel suo percorso, ci insegna Piscopo, ci folgora con premonizioni , strane coincidenze, riflussi che si appropriano della nostra volontà.
Al Pensatore dal bastone alato di Mercurio e in contrappunto con la realtà fluiscono improvvisi affioramenti di cose e fatti che non sono reali, ma profondamente veri. “In questi strani racconti, forse non tanto stranieri alla sensibilità” vive e freme il Poeta che alla vita che ci suona, Egli canta una meravigliosa melodia perigiale con i ritmi appassionati di Mikis TheodoraKis, ci mette dentro una preghiera che è quella della purezza della natura primitiva e amorevole madre dell’uomo e ci pianta nel cuore una stella marina dorata di sabbia.
Ma la melodia in qualche racconto si fa stridente: in alcuni casi l’uomo appare bloccato, inerte anche di fronte a problemi non particolarmente difficili (Famiglia di semplici, pg 23); personaggi balbuzienti si ostinano come asini: vogliono camminare rasenti al burrone ed è inutile frustarli, loro non vogliono la vita, sono ombre avvelenate dal Nulla.
Le riflessioni di Ugo Piscopo in Contrappunti e variazioni su tema ci immettono infine nella la storia . Essa non è mai una sola, come anche la vita; vanno avanti e in dietro, come un treno che percorre sempre gli stessi binari e in qualche stazione le anime di ognuno si rincontrano con ciò che è già stato o avverrà.
Alcuni di questi racconti, soprattutto Antonio e Antonio, Famiglia di semplici, La cassa dei panni ci hanno riportato alla memoria il mimo Aurelio Gatti in una straordinaria rilettura dell’opera da Tre soldi, rivisitata da Toto Russo, attore e regista dello spettacolo (1995, Bellini di Napoli). Qui Antonio Sinagra accompagnava il ballantare di corpi vuoti, che la sua meravigliosa musica non riusciva a risuscitare dal torpore. Ecco l’esempio ci conduce a due contrappunti della filosofia di Piscopo: il torpore e l’energia. Il primo naturalmente non conduce a nulla, se non alla tomba: l’uomo è un morto che cammina; l’energia è invece un fluido che ci rimette nel circuito dell’universo “e ci suona” ponendoci di fronte al personaggio che porta a spasso i due sciacalli. Questa immagine, per gli altri è una visione, ( chi ha mai visto due sciacalli al guinzaglio? )per Piscopo, invece, addentrarsi in enigmi , anche spericolati lo intriga e lo affascina.
La profondità del suo pensiero sa disegnare anche pagine piene di tenerezza dove confluiscono le vite di tre, di mille generazione di donne (Il migliarino rosso blu, pg 47). Che tenerezze di immagini, di suoni, di odori in questo delicato racconto!
Ma in quest’opera, dicevamo, non tutto è filosofia, critica, poesia, musica; ci sono tracciati inquietanti, sorti che si incrociano e si sovrappongono, visioni che anticipano la morte. L’autore è un rabdomante scava in profondità, sente l’odore dell’acqua, suo malgrado lo porta addosso.
Il suo viaggio nelle sorti dell’universo è facilitato dal fatto che Ugo ha il dono di essere plurilingue: non gli costa fatica ragionare con due sciacalli, un gatto, un cane, un fiore, un migliarino rosso blu(pg 47), un salotto di velluto (pg35) ,dando capacità logiche e ricchezza di linguaggio anche alle pietre: esse hanno vene color arcobaleno che assorbono e irradiano le energie dell’universo.
Attori di questo libro di racconti , opera vincitrice del premio nazionale “L’inedito” Sulle tracce del De Sanctis, XI Edizione (ci ricorda questa dicitura un’opera famosa di Attilio Marinari), con una copertina che sembra disegnata da Aladino, protagonisti, dunque, sono eventi che definirli surreali distorcerebbe i fatti narrati. Essi sono straordinari, ossia al di fuori delle leggi della fisicità, ma appartengono con grande autenticità alla vita.

Michele Graziosetto sulla poesia di Renato Filippelli


Siamo qui anche per parlare della poesia di Renato Filippelli. Questa nostra pubblicazione, Elzeviri come occasioni critiche, (curata da Mario Rizzi) è una sorta di tributo e di ricordo di quanti gli furono vicini e lo frequentarono in modi e tempi diversi. Perciò è anche un’occasione per ritornare, da parte mia, per un verso, alla penultima sua pubblicazione, Dai fatti alle parole, per il quale testo leggerò una mia lettera inviatagli da Lille, per l’altro, soffermarmi, come pure avevo promesso a Fiammetta in agosto, su una lirica particolare (Monito a potenziali assassini) (a pag. 42 della pubblicazione postuma Spiritualità, a cura di Fiammetta, Guida editore).
Per l’analisi della poesia Monito a potenziali assassini, iniziamo dal titolo della lirica:
Monito: dal latino monitus, dal latino monere, nel senso di far riflettere o pensare , ovvero anche avvisare, esortare, che conserva anche il valore autorevole dell’ammonimento, in quanto il poeta che ammonisce possiede anche l’autorità per farlo, perché egli è seguace delle Muse, se ne sente investito, l’altro – un potenziale assassino - non è seguace che della dea malvagità, dell’invidia, cui ha offerto o svenduto l’anima. Quindi, avvertimento severo, solenne, di importanza inequivocabile: che queste mie parole ti siano di monito.
Quasi all’incipit il poeta ammonisce che, fin quando la morte non sopraggiungerà, nessuno potrà privarlo del bene prezioso della poesia, a meno che quegli non ne recida il fiore, nel senso che ne decapiti o distrugga quanto da lui creato. Vediamo più in particolare: l’ospite in gramaglie: gramaglia da gramo, ovvero mesto; il termine deriva dallo spagnolo gramalla (veste lunga, simile ad una toga, (in particolare in uso in Aragona). In Italia il lemma si riscontra verso il XVI sec.) Quindi, è una veste di color nero indossata in occasione di un lutto. Ben si comprende che in un contesto sacro il poeta abbia utilizzato un’espressione colta. Per meglio definire gramaglie va chiarito che esse sono anche drappi funebri usati per addobbare catafalchi e/o chiese. Quindi, essere in gramaglie significa essere in lutto e gramaglia (al singolare) significa anche dolore, tristezza. Nel verso di Renato traslare la morte in ospite in gramaglie ha un forte valore catacretico, proprio perché il lemma ospite (che nella tradizione classica è sacro) suggerisce un che di aulico, di nobile, di dignitoso. Che poi proprio l’ospite sia in gramaglie, può avere significato ambivalente, ovvero egli stesso in lutto, ma anche che porta agli altri il dolore del lutto, quindi una testimonianza di perdita, di sottrazione, infatti quell’ospite non sottrarrà soltanto i suoi ultimi battiti, ma lo priverà dei suoi cari.
La morte (l’ospite in gramaglie) – certo – busserà al suo cuore, nel senso che colpirà per l’ultima volta il punto nevralgico della vita, quel cuore che ha reso, negli ultimi anni, il poeta ancora più pensoso sul senso dell’esistenza e dell’ineluttabilità degli affetti.
Il dolore più intenso per lui non sarà quello di perdersi nell’eterno, ma perdere i suoi cari, non vederli più, come dirà nella poesia L’ultimo pianto.
Insistiamo sull’espressione recidere il fiore: come la morte falcia la nostra vita, così il potenziale assassino della sua poesia ne dovrà recidere il frutto più importante, appunto la vena poetica.
L’ospite in gramaglie sta al cuore del poeta come il potenziale assassino sta al fiore della poesia. Ma dov’è la differenza interna, semantica dei termini di paragone? L’uno, la morte, è un ospite ineluttabile, inconfutabile, inestinguibile per l’intera umanità, fa parte dello statuto della vita stessa, è insomma fissato ab aeteno, è connaturato nello spazio e nel tempo del percorso diacronico individuale; l’altro è potenziale, è uno sgherro astuto, ma dilaniato dall’invidia, dall’ossessione dell’altro migliore rispetto a sé, uccide, per menomare altri di un patrimonio di idee o di bellezza. È sì una sorta di omicida potenziale, ma la sua mano non è visibile o può essere eterodiretta.
Il Poeta, nel libero gioco della sua fantasia, ha uno scatto improvviso, pregnante di pietas, definisce questo potenziale assassino (di fatto implementando l’iniziale lemma del titolo) come creatura, ma astuta, che per l’atto di uccidere (cioè annientarmi) recide il fiore della poesia, cioè può annientarlo con l’esclusione, con il silenzio, l’omissione. Quindi, per l’assassino della poesia, che può agire da solo o in compagnia, essendosi svenduta l’anima alla dea malvagità, la sua astuzia, per quanto sia sottile, avrà vita difficile, ammesso che decida di compiere il suo gesto, in quanto, malgrado questo timore, il poeta è cosciente dell’intangibilità del suo canto, perché proprio la natura (che pure ha fissato per tutti noi ab aeterno il puntuale sopraggiungere - bussare al cuore - dell’ospite in gramaglie) concede agli uomini dei doni: a chi la genialità del diritto, della fisica, della matematica, della filosofia, a chi, invece, il privilegio unico della poesia. Anzi, il dono è soltanto un seme (lemma di forte ascendenza biblica). E qui vorrei richiamarne, sia il profondo valore simbolico, sia il nesso logico che il poeta sembra – per vie interne – suggerirci: la natura – che pur è generosanon dona che per semi, ciascuno poi – a seconda dei propri meriti – può disporne. Per lui, in quanto poeta consapevole, la natura fu generosa, perché quel dono fu fecondo – per sua capacità e volontà - di risultati. Scorgo all’interno del percorso ideale di Renato una sorta di serrata valutazione della natura che è giusta dispensiera a seconda delle qualità delle singole intelligenze, ecco perché, secondo me, l’astuto assassino dovrà fare i conti con la sua poesia, che non sarà facilmente obliata.
I lemmi offerta o svenduta l’anima vanno ulteriormente approfonditi. Fermiamoci sul primo termine, offrire: qui l’assassino compie un atto sacro, ma diabolico, perché non offre per un beneficio, ma per un maleficio, la divinità non è quella del bene e della prosperità, bensì della malvagità, ovvero del male. In questa valutazione il tempo scompare: non c’è più un prima o un dopo Cristo, si è di fronte ai due corni dell’esistenza: o dalla parte del bene o dalla parte del male. Ma perché l’omicida dovrebbe offrire alla divinità del male il fiore generoso che la natura (divinità positiva) concesse al poeta? Quale il valore dell’azione maligna?
Per il fatto stesso, secondo noi, che la pochezza, la miseria, la microcefalia di potenziali assassini - e si sottolinea il valore indefinito della preposizione a (potenziali assassini) - non si nutrono di sole, di luce, dello splendore dei fiori, della salvifica leggerezza della fantasia. Essi sono corrosi dalla loro stessa malvagità-invidia, tentano di spegnere, di annientare, appunto, la luminosità affabulatoria del suo canto, ma tutto sarà vano, perché quel dono – la poesia - è intangibile e irraggiungibile. E il poeta giunge persino a ipotizzare, (supposto che l’offerta possa essere gratuita), anche la svendita del’anima per questa azione delittuosa. Questo termine svendere quasi ci richiama un mercimonio tra il dare e l’avere: il dare è rinunciare alla magnificenza della purezza di se stessi, dei sentimenti di riconoscenza per l’altro, che ha saputo cogliere i semi della natura e li ha fatti germogliare per se stesso, per i suoi cari e per la collettività. Perché allora svendere l’anima? Per averne che cosa? Nient’altro che la delegittimazione dell’altro, il suo annichilimento (che ci richiama l’iniziale annientarmi). Il poeta è conscio che anche con la complicità della dea malvagità, la natura generosa non potrà essere né calpestata né obliata, perché è il destino stesso del seme donato della poesia che, quando vibra di eternità, sa farsi scudo anche nei confronti di potenziali assassini. Secondo me, e non so se ne avrò conferma dalla figlia Fiammetta, attenta e scrupolosa custode dell’itinerario poetico e critico paterno, questa lirica fa da pendant (anche sul piano temporale di composizione) con la successiva L’ultimo pianto, ove il verso conclusivo il pensiero/ di perdervi, di non vedervi più, rivolto ai suoi cari, ha un valore impastato di fisicità, ma ha, pur nel suo accento drammatico, qualcosa di positivo, perché il suo annientamento è solo materiale, perché egli continuerà a ri-vederli con la sua poesia. Perciò, e concludo, se è impossibile anche a potenziali assassini recidere il fiore della poesia è anche vero che grazie alla poesia egli potrà continuare a vivere e in qualche modo continuare ad essere tra i suoi. Tra di noi.
Michele Graziosetto

Domus Artis Mater: 8 dicembre cerimonia di consegna dei Premi

Domenica 8 dicembre 2013 si terrà la cerimonia di conferimento del Premio Domus Artis Mater, ideato e organizzato dal Comitato Arte e Cultura della Parrocchia Maria S.S. del Carmine e S. Giovanni Bosco di Caserta, con il patrocinio della Diocesi di Caserta, della Provincia e del Comune di Caserta. L’inizio della manifestazione – giunta alla settima edizione - è previsto alle ore 16,30 nel teatro della Parrocchia (via Dei Ginepri – Parco degli Aranci).
Il programma della serata – presentata da Ilaria Trapani – prevede, oltre ai momenti dedicati alla consegna dei riconoscimenti, momenti di spettacolo: il duo vocale Carla Finizio e Davide Bacco, in un repertorio di musica leggera internazionale; Paola Mariana Cabrera e Rogelio Bravo, in alcune performance di tango argentino; la corale Euterpe guidata dal maestro Gloria D’Alterio in alcuni brani polifonici. Nel corso della serata sarà assegnato il premio alla cultura a Liliana De Cristoforo, autrice di “Donne dietro le sbarre: da Alfonsina a Sophia Loren”.
Questi i vincitori della settima edizione: per l'Arte, sezione pittura, il primo premio va a Patrizia Meneghini per l'opera “L'anima”; sezione fotografia, a Mario Corbetta per l'opera “Musica”. Per la Letteratura, il primo premio va: sezione Poesia, a Gianrolando Scaringi per “Ti dissi t'amo nella notte”; sezione Poesia in vernacolo, a Luigi Finizio per “Pate”; sezione Prosa, a Patrizia Ginoble per “Teranga”; sezione Poesia edita, a Bartolomeo Errera per “Dervisci". Saranno dati riconoscimenti fino al quinto classificato per ogni sezione e saranno assegnate menzioni speciali.
Per l’occasione è stata pubblicata un’Antologia. La Giuria del Premio è composta da Giorgio Agnisola (presidente), Mary Attento, Michele D’Alterio, Carla Finizio, Anna Giordano, Carmela Infante, Rossella Iulianello, Alessandro Nieto, Maria Squeglia e Salvatore Esposito (segretario).



Info: Comitato Arte e Cultura Parrocchia Maria S.S. del Carmine e S. Giovanni Bosco
via Dei Ginepri 81100 Caserta domusartismater@email.it 0823-344434 www.parrocchiadelcarmine.it

comunicazione e ufficio stampa: Mary Attento
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Dervisci, la silloge di Errera edita da Guida, premiata al 'Domus Artis Mater' di Caserta

"Dervisci", la silloge scritta da Bartolomeo Errera ed edita da Guida, ha ricevuto il Premio "Libro Edito di Poesia" dalla Giuria del Concorso d'arte e letteratura Domus Artis Mater, che ha inoltre classificato al quinto posto della sezione Prosa il racconto inedito "È solo questione di aroma" e ha riconosciuto all'autore una menzione speciale per la Poesia inedita "Partorisco sogni". La cerimonia di premiazione avrà luogo, come da otto anni ormai, l'8 dicembre a Caserta, presso la sala convegni della parrocchia Maria Santissima del Carmine e San Giovanni Bosco. Il Comitato Arte e Cultura della parrocchia, infatti, è organizzatore del Premio, con il patrocinio della diocesi di Caserta, del Comune e della Provincia di Caserta. Il Premio Domus Artis Mater prevede 6 sezioni: Pittura/Grafica, Fotografia, Poesia, Prosa in vernacolo, Prosa, Libro edito di poesia.

"La Poesia di Bartolomeo Errera è trasmigrazione di spirito, intriso di calore nella forza di quella danza, che irrompe nell’Anima, liberando la mente oltre gli spazi ed i tempi. È un cammino quotidiano di scoperta e ricerca; di vissuti difficili, d’ascesi, di passioni, di lacrime, di intime preghiere, di solitudine, di paure, di tristezza e di Follia. Un continuo divenire e farsi “mendicante” di emozioni, cercando quella via che porta, attraverso le vicissitudini della vita, all’abbracciare il cielo, consapevole delle materialità che offre la terra, e dei desideri, che sono immersi nel mare.
Errera riesce a coordinare intelletto, sentimento e movimento, destreggiando abilmente la penna, entrando in punta di piedi nella coscienza del lettore e accompagnandolo attraverso le salite e discese. Inseguendo battiti, percependo soffi, gustando respiri, ricordando baci e cantando tremante di fronte alla bellezza/amarezza dell’Amore".
(dalla nota di Dulcinea Annamaria Pecoraro alla silloge 'Dervisci')


venerdì 22 novembre 2013

Comunicato stampa Guida Editore

"Non è tempo per il Messia": la silloge della Moscariello
sarà presentata il 26 novembre a Napoli, libreria Papiria


Martedì 26 novembre alle ore 16:30 a Napoli, presso la libreria «Papiria» (via G. Ninni 7/8, di fronte Cumana Montesanto), Annella Prisco e Ugo Piscopo presentano "Non è tempo per il Messia", una preziosa raccolta di poesie scritta da Carmen Moscariello ed edita da Guida (che, della stessa autrice, aveva già dato alle stampe Giordano Bruno: sorgente di fuoco, Oboe per flauto traverso).

All'incontro, che prevede la partecipazione dell'attore Franco Silvestri, sarà presente l'autrice, poetessa e giornalista, fondatrice dell'Associazione (e dell'omonimo Premio) ‘Tulliola’, che ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica per le meritorie finalità culturali perseguite.

La silloge "Non è tempo per il Messia" si avvale della prefazione di Ugo Piscopo, che così scrive: «Il biblismo, qui, si è fatto carne dalla propria carne e la prospettiva del Libro di proiezione morale in libertà e in responsabilità oltre l'ordinarietà degli sprechi, degli sbagli, delle tautologie verso altre frontiere, verso la luce, qui si cala spontaneo in parole non ottative, né esortative, ma di esposizione a viva voce di un modo di esserci nella gioia dell'avventura e nella libertà, analoga a quella che prova sulla propria pelle chi si trova a muoversi nel mondo quotidiano "nel sole e nel vento"».



Civitacampomarano - Magica serata di poesia e prosa

COMUNICATO STAMPA

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Civitacampomarano
Magica serata di poesia e prosa

Nella magia di un luogo come il Castello Angioino di Civitacampomarano, si è tenuta sabato 3 novembre una serata di poesia e prosa dall’atmosfera intensamente suggestiva. Dodici poeti e scrittori, si sono alternati a leggere propri testi a un pubblico folto e partecipe. Con l’attenta conduzione delle poetesse Ida Di Ianni e Maria Pia De Martino, si sono susseguite, dopo il saluto del sindaco Paolo Manuele, le voci di Amerigo Iannacone, Giuseppe Napolitano, Antonio Mucciaccio, Angelo Cocozza, Giovanni Petta, Umberto Cerio, Antonio Crecchia, Albino Fattore, Debora Vernieri, Virginia Macchiaroli, Antonella Sozio, Michele Fascino.
L’evento, organizzato dalle riviste “Il Foglio volante - La Flugfolio” e “Altri Itinerari” in collaborazione all’Associazione “Le Nuvole” di Napoli e con il patrocinio del Comune di Civitacampomarano e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è il primo di una serie di incontri itineranti, che si  terranno a cadenza piú o meno mensile tutti in castelli molisani, sotto il titolo “Letture a corte”. Il prossimo evento avrà luogo in gennaio nel castello di Termoli e successivamente è previsto il castello di Cerro al Volturno. Gli altri castelli che ospiteranno a seguire i poeti e scrittori dovrebbero essere quelli di Venafro, Monteroduni, Macchia d’Isernia, Pescolanciano, Campobasso, Macchiagodena, Gambatesa, Fornelli, Torella del Sannio, Tufara, Vastogirardi e qualcun altro.

sabato 16 novembre 2013

Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della PFTIM: il 21 novembre inaugurazione del nuovo anno accademico

L'ottavo anno accademico della Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia inizierà ufficialmente giovedì 21 novembre alle ore 15:15 a Napoli, presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, sezione 'San Luigi' (via F. Petrarca 115).

Sarà il nuovo direttore della Scuola, Sergio Bastianel sj, decano della sezione 'San Luigi' della PFTIM e vicepreside della Facoltà, che succede a Giuseppe Manca sj, a presentare il nuovo a.a. ai corsisti di tutti e tre gli indirizzi della Scuola.

Alle ore 15.45 per il primo (Percorsi di arte e teologia) e il secondo indirizzo (Proposte per una nuova architettura sacra) interverrà Giovanni Liccardo sui “Palinsesti liturgico-iconografici nei monumenti tardo-antichi di Napoli”, mentre per il terzo indirizzo (Gestione e Promozione di Beni ed Eventi Culturali Ecclesiastici) Giorgio Agnisola – condirettore della Scuola – e Alessandro Cugini illustreranno il corso, dedicato quest'anno a “Spiegare e raccontare l'arte, aspetti del profilo tecnico e spirituale della guida turistico-religiosa”.

Le lezioni si terranno separatamente per i tre indirizzi, dunque, sino alle ore 17:00. In seguito tutti gli allievi confluiranno nell’aula n. 2 per assistere alla lectio di inizio d’anno da parte di Mons. Francesco Orazio Piazza, vescovo di Sessa Aurunca, che parlerà sul tema “Arte e teologia, un’esperienza”.

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PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE
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"Gramsci,chi?", Opera teatrale di Ugo Piscopo, prefazione di Rino Mele, Plectica Ed.2013






La nona aurora
Recensione
Di Carmen Moscariello

Qui il tempo è intrecciato come code di cavalli armeni….e la storia è mossa dal profeta delle ceneri che scava le tombe e da esse riaffiora la passione di vivere un’ idealità eroica, spaiata dal mondo; eroismo e decadenza si fronteggiano in un duello senza vincitori, solo con tante vittime; Il dover essere che è meteora luminosa lontanissima dal mondo, lucentezza d’un sogno che sopravvive alla cancrena del male. L’opera con struttura da apparente metateatro-pirandelliano, vive di improvvisi apparimenti nella platea buia, è impossibile attribuire le voci a un attore; sul palco a reggere i fili c’è “il regista” che dovrebbe ordire, tessere lo spettacolo, dare una conduzione alla tragedia e permettere che Gramsci diventi personaggio; si aspetta durante la “rappresentazione” dell’intera opera, che finalmente si senta la voce di Antonio Gramsci, che finalmente riprenda ad essere guida di eroismo per i derelitti, o quantomeno che si lamenti delle torture del carcere che lo condussero alla morte, ma le ombre (come nell’inferno dantesco) affiorano ,testimoniano ,accusano e si reimmergono nel buio, a volte si percepisce una certa fangosità della platea, le anime morte” finito il loro ruolo si sottraggono alla storia. L’autore dell’opera, pur ponendosi apparentemente super partes rispetto alle voci-ombra, fa trasparire una sua urgenza: restituire a Gramsci un ruolo di paziente eroe, ma anche di furioso e generoso paladino del popolo operaio e del popolo contadino di colui che sacrificò la propria famiglia e la vita per eliminare le sudditanze, le ingiustizie.
Ingiustizie che fanno si che gli uomini schiaccino gli uomini, che i potenti uccidano le speranze e annientino le famiglie e soprattutto, fa tremare l’orrore dei totalitarismi che molte vite hanno divorato. Raspa l’angoscia e nel teatro tetro emergono fiati che bussano dall’oltretomba, che non trovano pace, poiché troppo è stato il dolore. L’opera di Piscopo ha un solo protagonista, ben tratteggiato in ogni suo aspetto ed è il dolore. Questo dramma emozionante e infernale ci consegna nella sua integrità Tonino Gramsci, il piccolo uomo che sulle sue spalle poteva portare il mondo (così ci insegna Piscopo).
Fremente è la scrittura: non si può uccidere la vita, non si può massacrare un uomo e la sua idealità, affossandolo in tanti modi e con tanti coprotagonisti: il carcere, l’esilio, le privazioni d’ogni genere, il fascismo, Stalin, e ancora “l’amico” Togliatti”. Un mondo della storia e quello familiare si muove intorno al grande politico- filosofo, dalla madre, alla moglie e alle sorelle della moglie, da Stalin a Togliatti e le belle e luminose figure di altri perseguitati dagli stessi “confratelli”, come Giordano Bruno o Padre Pio. Come loro , Gramsci fu rinnegato, anche dallo stesso fratello Mario, che aderì al partito fascista. E incombe un contorto corridoio che parte da Pirandello, passa per Gramsci e arriva all’Autore , percorsi che affondano in cloache che hanno il nome del carcere di Regina Coeli, dell’ esilio a Ustica, del carcere di San Vittore e della casa penale di Turi, degli ospedali in cui Tonino fu più volte ricoverato in condizione penose.
L’opera si legge d’un fiato.
La porta è semiaperta.
Sembra che il” Regista” voglia non essere troppo impegnato,(ha paura di essere travolto? ), ironizza , definisce gli schemi dello spettacolo, ma poi le atmosfere si appalesano simili a quelle dell’Hotel Baquet a Oporto, corridoi bui ,fantasmi del teatro bruciato il 21 marzo del 1888 si affacciano nelle camere degli avventori dell’albergo senza aver smesso i loro abiti di scena. E’ un buio inquieto che domina il dramma. Non ricostruisce Piscopo solo la storia di Gramsci, ha finalità superiori, indaga sul le grandi utopie che hanno dato ossigeno al mondo senza salvarlo dalla morte. Una strage ,come per le api di Aristeo, uccise tutte per vendetta e l’accanimento è contro l’eroe, massacrato fin quando la nona Aurora non lo ridona a noi nella sua purezza, nella sua eternità. La nona aurora con i soli gialli e verdi, ma anche in mezzo il sole nero della morte in cui le api rinacquero per ricostruire il mondo, operose e sagge.
Fortunato fu Aristeo che riebbe dagli dei, nonostante i suoi torti, il suo alveare; fugace Gramsci, sulla scia del vento, spirito dimenticato, aleggia come polvere. Il Fantasma dell’opera non trova approdo, né futuro. Per lui la nona aurora fu l’ utopia di un mondo giusto!

A Formia la poetessa molisana Ida Di Ianni

COMUNICATO STAMPA

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A Formia la poetessa molisana Ida Di Ianni

È anche un po’ molisano l’incontro culturale che si terrà a Formia, Libreria di Margherita (Via Rubino 42) domenica 27 ottobre, alle 18. Sarà presentata infatti la raccolta di poesie “Paillettes” della poetessa cerrese Ida Di Ianni e tra gli interventi previsto quello del venafrano Amerigo Iannacone.
«Ida non ha paura, – scrive Giuseppe Napolitano nella nota introduttiva – nemmeno nei momenti bui – quando davvero sembra svanire la luce del giorno e della ragione, quando la parola stessa annaspa lontana dalla riva –, non teme di apparire debole e nuda di fronte al male del mondo. Ci vuole coraggio per strappare “dalla carta copiativa dei giorni” istanti nuovi e fame oggetto d’amore, donarli ancora, dando “morsi alla felicità”...»
La silloge poetica esce nella collana  “La Stanza del Poeta”, al numero 101 e ne parleranno in particolare Giuseppe Napolitano e Rossella Fusco.
Ma la serata comincerà col celebrare il centesimo piccolo libro della collana ideata da Giuseppe Napolitano, il quale presenterà con comprensibile orgoglio il suo ultimo lavoro poetico, “Dialogo alla Luna”. Si tratta di un vasto polittico a due voci, quella del poeta e quella della Luna, che gli rimprovera di averla ingiustamente accusata dei suoi fallimenti amorosi: l’autore ne leggerà una parte insieme all’attrice Isabella Sandrini (della Compagnia “Imprevisti e Probabilità”).
Saranno presenti, a festeggiare il numero 100, anche altri autori inclusi nella collana (tra i quali il già citato poeta-editore di Venafro Amerigo Iannacone, e il poeta di Latina Leone D’Ambrosio).


domenica 29 settembre 2013

Premio internazionale d’arte contemporanea COMEL 2014


Fino al 15 dicembre sono aperte le iscrizioni per gli artisti dell’Unione Europea
La CO.ME.L., azienda di Latina, leader nel commercio e lavorazione dell’alluminio, e la galleria d’arte Spazio COMEL, aprono ufficialmente il nuovo bando del “Premio internazionale COMEL per l’Arte Contemporanea 2014”. Una nuova occasione per quanti amano cimentarsi nella creazione di opere in alluminio. L’appuntamento annuale, entrato ormai nel circuito dei premi d’arte contemporanea più importanti, coinvolge artisti dell’Unione Europea e offre alla città visibilità e incontri culturali di alto livello. Nato nel 2012, in memoria di Vanna Migliorin, una delle prime imprenditrici della provincia di Latina (presso l’azienda Co.Me.L.) e mecenate d’arte, il premio ha raggiunto in poco tempo successo di critica e pubblico e ha l’ambizione di tenere vivo il rapporto tra arte e impresa.
Sono 13 gli artisti che verranno selezionati tra le tante proposte che giungeranno da ogni Paese europeo, 13 come il numero atomico dell’alluminio, materiale di elezione per le opere. E alla fine un solo vincitore verrà decretato dalla giuria (con premio in denaro) mentre un altro verrà designato dal pubblico.
Possono iscriversi gratuitamente tutti gli artisti maggiorenni che utilizzino l’alluminio come medium principale per la realizzazione dei lavori che intendono iscrivere al concorso. Titolo di questa edizione è “Mutazioni in alluminio”. L’artista quindi sarà libero di esprimersi attraverso le possibili trasformazioni e valenze simboliche che farà assumere al materiale, imprimendo la propria originale mutazione metamorfica.
La scadenza per iscriversi al Premio COMEL 2014 è il 15 dicembre 2013.
La galleria di Latina, Spazio COMEL (via Neghelli, 68) ospiterà le tredici opere selezionate dal 15 marzo al 13 aprile 2014 ed organizzerà eventi collaterali in cui interverranno artisti, studiosi e critici d’arte e performance ispirate alle opere in mostra.
I membri della giuria sono Giorgio Agnisola (critico d’arte, insegna Arte sacra e Spiritualità ed arte contemporanea presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale), Marcello Carlino (docente e studioso di letteratura e arti visive, Università La Sapienza, Roma), Agnès Martin (direttrice del St. Stephen’s Cultural Center Foundation), Augusto Pieroni (docente di storia della fotografia contemporanea e studioso di arte contemporanea, Università La Sapienza, Roma), Maria Gabriella Mazzola (manager dell'azienda COMEL)
Info e iscrizioni:
info@premiocomel.it - www.premiocomel.it – www.facebook.com/PremioComel

Ripartono i corsi della Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della PFTIM: iscrizioni entro il 30 ottobre

PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA
DELL’ITALIA MERIDIONALE
Sezione SAN LUIGI
Via Petrarca, 115 - Napoli
Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia
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Ripartono a novembre i corsi
della Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia
della PFTIM: iscrizioni entro il 30 ottobre

comunicato stampa

Ripartono a novembre i corsi della Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia, rivolti a quanti sono interessati, per motivi professionali o di studio o di prospettiva lavorativa o di aggiornamento culturale, ad approfondire il rapporto tra l’arte e la teologia. Anche per l’anno accademico 2013-2014 gli indirizzi sono tre - Percorsi di Arte e Teologia, Proposte per una nuova Architettura Sacra, Gestione e Promozione di Beni ed Eventi Culturali - e si svolgeranno a Napoli presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, sez. San Luigi (via F. Petrarca 115), di cui è decano Sergio Bastianel sj.
Le richieste di ammissione vanno indirizzate al Direttore della Scuola, preferibilmente via posta elettronica (direttore.arteteologia@pftim.it) e l’iscrizione deve essere perfezionata presso gli Uffici della Segreteria entro e non oltre il 30 ottobre 2013. Per maggiori informazioni consultare il sito della Scuola www.scuolaarteteologia.it o telefonare al 338.1527842 o inviare un'email a segreteria.arteteologia@pftim.it.
I corsi avranno inizio con la cerimonia inaugurale, che si terrà nel mese di novembre 2013, e proseguiranno fino a giugno 2014. L’attività didattica, a seconda degli indirizzi, è articolata in moduli, lezioni specialistiche, visite guidate, incontri, tavole rotonde, attività laboratoriali. Sono altresì previste gite di istruzione. Le lezioni sono ordinariamente in sede, ma potranno anche essere esterne.
La Scuola - di cui è direttore Giuseppe Manca sj e condirettore Giorgio Agnisola - beneficia dei patrocini dei competenti uffici della Conferenza Episcopale Italiana e di altri patrocini di organismi professionali e strutture universitarie, oltre che enti privati, diocesi, editori, aziende, organismi culturali e di categoria, soprattutto per quanto riguarda il terzo indirizzo.
Il primo indirizzo, che include anche due percorsi specialistici, il primo sul tema del Corpo tra teologia e arte e l’altro su Come insegnare la religione con l’arte, destinato soprattutto agli insegnanti di religione cattolica, riguarda il dialogo tra la teologia e le arti, in particolare l’arte visiva, la musica, il teatro, il cinema, la danza, il fumetto, la fotografia.
Il secondo è centrato sul Laboratorio di progettazione di Architettura sacra, uno dei pochi attualmente attivi in Italia.
Il terzo indirizzo, oltre alla prosecuzione del percorso laboratoriale inerente alla progettazione di un Parco Culturale Ecclesiale, è focalizzato su “Spiegare e raccontare l’arte. Aspetti del profilo tecnico e spirituale della guida turistico-religiosa”.

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