domenica 27 aprile 2014

Comunicare e promuovere la cultura e il turismo: formazione il 2 e il 3 maggio alla PFTIM di Napoli

PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE
Sezione SAN LUIGI
Via Petrarca, 115 - Napoli
Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia

Patrocini
Ufficio CEI Edilizia di Culto
Ufficio CEI Beni Culturali Ecclesiastici
Ufficio Liturgico Nazionale
Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo libero, Turismo e Sport
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Corso di Alta Formazione Gestione e Promozione di Beni ed Eventi Culturali
a.a. 2013-2014
Modulo: Comunicare e promuovere la cultura e il turismo
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Comunicare e promuovere la cultura e il turismo:
formazione il 2 e il 3 maggio alla PFTIM di Napoli
comunicato stampa

“Comunicare e promuovere la cultura e il turismo” è il titolo del modulo del Corso di Alta Formazione Gestione e Promozione di Beni ed Eventi Culturali – dedicato quest'anno al profilo tecnico e spirituale della guida turistico-religiosa – che si svolgerà venerdì 2 e sabato 3 maggio 2014 a Napoli, alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, sezione 'San Luigi' (via F. Petrarca 115). Si tratta di un percorso formativo organizzato dalla Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della PFTIM, di cui è decano Sergio Bastianel s.i., direttore della Scuola, e aperto, oltre che ai corsisti, a giornalisti e operatori culturali della Campania. La partecipazione è gratuita e sarà rilasciato un attestato di frequenza.
PROGRAMMA
Venerdì 2 maggio 2014 ore 15.15-19.25
Introduzione: Giorgio Agnisola, condirettore SAF Arte e Teologia

La guida turistica e la comunicazione efficace
Mary Attento, giornalista professionista ed editor

Tra empatia e tecnica giornalistica, comunicare emozioni
Valeria Chianese, giornalista di “Avvenire”

Raccontare l'arte
Valeria Alinovi, giornalista e autrice, Premio letterario nazionale "H.C. Andersen"

Comunicare il mondo sotterraneo: le grotte e il culto micaelico
Giovanni D'Andrea, speleologo, autore di un saggio sul culto micaelico nel Meridione d'Italia

Sabato 3 maggio 2014 ore 9,00-12.45
I pericoli della comunicazione nei media mainstream
Carmine Castoro, filosofo della comunicazione, giornalista, scrittore ed autore televisivo

Vecchi e nuovi media per il 'bene' culturale. Contenuti e contenitori nell'era 2.0
Anna Bisogno, giornalista e docente di linguaggio radiotelevisivo Università Roma Tre

Discussione


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PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE
sezione SAN LUIGI - via Petrarca 115, NAPOLI 80122
Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia
http://www.scuolaarteteologia.it/ - http://www.p/ftim.it/sluigi - tel. 338.1527842
Facebook: Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia




comunicazione e media relations:
dott.ssa MARY ATTENTO
Mob. +39 340 7676184
WhatsApp +39 333 6685492
Skype maryra30
Facebook Mary Attento

Twitter @MaryAttento

Incontro sul tema "Nuove tecnologie applicate alla professione forense, tecniche comunicative e deontologia"


Premiazione III edizione del Premio letterario nazionale "Un libro amico per l'inverno"











giovedì 24 aprile 2014

Antonio Spagnuolo - Per Ugo Piscopo

Parlare di un volume dedicato a Ugo Piscopo è lo stesso che parlare di Ugo, come uomo e come letterato , persona degna che ha dedicato tutta la sua vita alla cultura e alla ricerca poetica, svolgendo sempre ruoli di primo piano, sia nella vita pubblica , sia nella cerchia di scrittori che possiamo definire storicizzati.
Orbene, io conosco Ugo da decenni : uomo mite ed arrendevole , ma uomo sveglio e combattivo allo stesso tempo, ricco di quella materia primitiva che fa del soggetto un personaggio di spicco, e lo rende accattivante e di piacevole compagnia. L’ho conosciuto si può dire a fondo , perché ci siamo incontrati sul piano umano sia come medico – paziente sia come militanti nei meandri della poesia. E per tale coinvolgimento molto spesso abbiamo scambiato ruoli di notevole interesse, affiancati lodevolmente nel procedere verso la creatività. Ecco che questo volume ci offre un panorama limpido della produzione di Ugo Piscopo : Ritornare sui propri scritti per realizzare nuove creazioni sembra quasi una scommessa, per quel senso di riconoscimento e di rispetto che ognuno di noi riserva verso la quotidianità, che appare nel confronto fra la poesia ed il dubbio, fra gli spazi temporali ed il costante diuturno rapporto di scambio critico . La ricerca fisica sconfina nel dettato multicolore e - molto spesso – appare distaccata dalla stagione neorealistica idonea a comunicare la “parola” nella ricca oreficeria che forgia il linguaggio. La critica , la saggistica , la prosa sono anche esse state materia di impegno e Ugo Piscopo è un emblematico padrone di fucina, capace di organizzare in perfetti equilibri le varie predisposizioni che i valori umani e le impreviste eredità cercano di proporre alla scrittura , ed in particolare al verso , in una visione palingenetica che una certa cultura lascia a prova della libertà e delle relazioni. La struttura molecolare della poesia è fitta di sospensioni e di deviazioni, di apparenti incertezze, di volontari inciampi , nel sostegno docile delle significazioni , capaci di contrassegnare coesistenze repentine, squarci di luci fendenti nelle nebbie, improvvise accelerazioni, lampeggianti arpeggi che sono alla base di una sua propria interpretazione della scrittura poetica.
La capacità di spingere una storia , un personaggio , una figura, al di la del dato realistico, in quella zona franca che si manifesta tra il subconscio ed il pensiero attivo è la fonte di quella ambiziosa testimonianza alla quale siamo chiamati tra l’incidente , il rebus, la sospensione , la coscienza. Realizzare soprattutto una certa sintesi tra le intuizioni disseminate e le ampiezze della operosità sperimentale : nuova ipotesi progettuale di linguaggio raro e ricercato, erudito ed evocativo , quando il modulo si presta , come nel nostro, ad intessere una sottile filigrana di vissuti personali e di illusioni oniriche, tra modelli di ombre e fenomenologie multicolori.
I nodi della forma metrica in lui si sciolgono in alterne composizioni per dare ampi spazi discorsivi , cesellati da impegnativi agglomerati , senza mai perdere una briciola della propria autobiografica identità.
Gli oggetti possono scomparire inghiottiti dal nulla, ma la vetrina universale è l’emporio attraversato da un fluido invisibile che rende liquido il discorso , per una eteronomia dell’arte e della scrittura, che cerca eleganza nelle varie possibilità di scandaglio metafisico, rimandando a probabili logos fondati sulla interrogazione. Il colore incide nel quadro, nella esperienza di una gioia che purtroppo per noi mortali è quasi sempre brevissima, e coincide con quel cerchio che rinchiude subito dopo la tristezza, nella frammentazione della persona e del pensiero: nel guscio di un linguaggio sempre e costantemente in continua evoluzione , tra la misura dichiarativa ed il precipizio autoriflessivo, tra i riferimenti realistici e lo sbandamento delle figure pregne di quotidianità.
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Se il travaglio esistenziale viene sospinto alle sue estreme conseguenze, parallelamente alle crisi che la rarefazione del logos poetico induce nel soggetto psicologicamente coinvolto, ecco che il fare poetico riesce a creare ed a risolvere quelle miniature, che coniugano la conversazione con il monologo, l’ampio spettro delle variazioni con il rigido nucleo dello stile, e riesce a rappresentare il dramma o la ristrutturazione intelligente della memoria quale scandaglio temporalmente orientato tra il lato nascosto del visibile e la metafora della memoria.
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Ebbene, a mio avviso, il lusso di tanta scrittura non è che un dono, e niente affatto su una presunta soglia, ma come prova per una nuova serie di doni. Una creazione iniziale che ammiriamo per quello stile suo proprio, che nell’ultimo volume “Familiari” coinvolge, rapisce, entusiasma. Proprio così: è la gioia che di verso in verso questo “lusso” antitetico ad ogni crisi suscita in noi. Prova di ciò è quel tipo di sorriso che accompagna la scoperta delle invenzioni del registro linguistico, descritto dall’Autore nel suo “biglietto di viatico”. Alla faccia di ogni inetta costrizione bocconiana, di verso in verso una sensazione di libertà ci invade e ci pervade, manifestandosi anche nelle espressioni del volto, che esprime meraviglia, con gli inarcamenti superciliari, e compiacimento con il protendersi delle labbra serrate, diventando però pensoso ad un tratto nello scoprire accenni al dramma dell’esistere. Ed Ugo si diverte con le sue variopinte elucubrazioni , capaci di distorcere le parole in maniera che il ritmo e la musicalità restino sempre a caposaldo della leggibilità. Ci sorprende “il grido dell’attimo trema - con artiglio di lampo”; nel raffigurare le sorti individuali di noi esseri umani rinchiusi nelle nostre solitudini e sperduti fra le nubi, nubi noi stessi, mentre con l’orbita terrestre andiamo viaggiando nell’infinito.

Egli scrive con elaborata capacità e contemporaneamente sembra scherzare con la parola / simbolo per accompagnare il lettore in acrobazie stilistiche , tutte immaginate e proposte da un uomo che cerca di evidenziare le assurdità di una certa quotidianità e di un mondo che molto spesso ormai va alla deriva. Ma non dimentichiamo anche le acute , serie , approfondite , severe analisi letterarie e sociali che egli ha stilato nell’arco di tutta la sua esperienza culturale.

mercoledì 23 aprile 2014

Bando - 8° Ediz. del Concorso Letterario Nazionale “Lu bene chi ti vuje

Scadenza 31 Maggio 2014 Premiazione 23 Agosto 2014
La “HEART- Compagnia Multiartistica di Ortona (CH), con il Patrocinio della Regione Abruzzo e del Comune di Ortona
organizza
la 8° Ediz. del Concorso Letterario Nazionale

Lu bene chi ti vuje
Poesia dialettale umoristica e nonTrofeo Beniamino De Ritis
Il Concorso, inserito nel Progetto omonimo, ha lo scopo di risvegliare lamore per il dialetto, quello abruzzese e quello delle altre regioni della nostra bella Italia, soprattutto nelle famiglie, e di tramandarlo alle nuove generazioni. Nel riscoprire le proprie origini, si cerca di infondere la passione per il dialetto, esaminando così il suo più profondo significato, che troviamo negli aneddoti, nelle usanze, nei costumi, nei detti, nei soprannomi, nelle tradizioni e in tutto ciò che appartiene al nostro patrimonio storico- culturale, elementi questi che hanno caratterizzato un modello di vita, nelle famiglie come nei luoghi.
Regolamento:
1-La partecipazione al Concorso, aperta a tutti, prevede opere edite, inedite o già premiate, comporta inoltre l’accettazione, piena ed incondizionata, del presente Regolamento.
2-Il concorso è articolato in tre sezioni:
  1. A  Sezione: poesia dialettale umoristica
  2. B  Sezione: poesia dialettale a tema libero
  3. C  Sezione: C1 - poesia in lingua umoristica C2 poesia in lingua a tema libero
3- Tutte le composizioni inerenti le tre sezioni, devono:
- essere scritte al computer, a macchina o con calligrafia chiara,
- avere max 36 versi e, per i testi in vernacolo, la traduzione in lingua.

4- E’ ammessa la partecipazione a tutte le Sezioni; ciascun poeta può presentare massimo n. 3 poesie per ogni Sezione, che può spedire insieme.
5- Inviare ogni componimento in 6 (sei) copie, ma solo ad una vanno apposti sul retro: la Sezione per la quale si partecipa, il proprio nome,
cognome, età, esatto indirizzo, recapito telefonico, indirizzo e-mail e Dichiarazione che la propria opera è autentica e che per essa si solleva l’Associazione da qualsiasi responsabilità, debitamente firmata.
6- E’ prevista una modesta quota di partecipazione fissata in Euro 5,00
(cinque) per ciascun componimento di ogni sezione, a fronte delle spese di segreteria, da inviare, entro la data fissata, in banconota/e ben occultata/e nella busta d’invio, oppure mediante versamento sul Conto BancoPosta n.1013818941 intestato a Heart-Compagnia Multiartistica, inviando fotocopia del versamento effettuato.
7- Tutte le opere dovranno pervenire entro e non oltre il
31 Maggio 2014 al seguente indirizzo:
“Heart- Compagnia Multiartistica- c/o Elisa Valentini - C.da S.Donato-
66026 Ortona (CH); Se spediti a mezzo posta farà fede il timbro postale. L’organizzazione non risponde di eventuali inconvenienti attribuibili ad altri, come mancati recapiti, smarrimenti da parte di Poste Italiane, ecc.
8- Ogni autore, partecipando al Concorso, è responsabile per le proprie
composizioni, che non saranno restituite, e dichiara tacitamente che esse sono frutto della propria personale creatività, che perciò non sono plagio o
rielaborazione di altri autori, sollevando gli organizzatori da qualsiasi responsabilità; è implicito il consenso dell’autore del nulla osta alla pubblicazione e divulgazione del/dei proprio/i componimento/i, senza nulla a pretendere, sollevando quindi l’organizzazione del concorso da eventuali citazioni per appropriazione indebita di materiale culturale e/o plagio. I partecipanti sollevano inoltre l’organizzazione da ogni responsabilità per eventuali danni a persone o cose. Le composizioni premiate saranno raccolte e pubblicate nel libro omonimo, nei modi e nei tempi che l’Associazione riterrà opportuni.
9- La Giuria di esperti, presieduta dalla Acc. Fulvia Marconi di Ancona e composta da: Prof.ssa Maria Di Blasio Ricci di Teramo, Prof.ssa Lina
Trave di Ortona, Prof. Vittorio Verducci di Notaresco (TE) e Prof. Giovanni Di Girolamo di Bellante (TE), il cui giudizio è inappellabile e insindacabile, esaminerà i lavori e sceglierà, a proprio insindacabile giudizio, le opere da Premiare, o per le quali deciderà eventuali Menzioni, Distinzioni, Segnalazioni, Premi speciali o Ex-æquo.
- Un cast artistico sceglierà invece, le poesie che meglio si prestano per la rappresentazione scenico-teatrale delle stesse, inserite ne “Il Teatro nella Poesia”,
come pure quelle per La Pittura nella Poesia” e per “La Musica nella Poesia”, eventi questi che si svolgeranno nella serata della Premiazione.
10- I lavori non conformi alle norme predette non saranno ammessi. L’Associazione si riserva di apportare al presente Bando le variazioni che
si ritenessero eventualmente necessarie, dandone subito comunicazione.
11- La Cerimonia di Premiazione e il Recital di poesie, alla presenza di importanti personalità, avranno luogo
il 23 Agosto 2014 (Sabato), alle ore 20.30,
presso il Complesso Monumentale S. Anna di Ortona.
I premiati, menzionati, distinti e segnalati saranno avvisati in tempo utile via telefono o sms o via e-mail; tutti i partecipanti sono tenuti a prendere parte alla Manifestazione e a ritirare personalmente, o tramite un delegato, il Premio conseguito e declameranno una sola poesia premiata scelta.
Se impossibilitati a presenziare alla Cerimonia di Premiazione,
è possibile spedire il premio assegnato a domicilio, in contrassegno delle sole spese di spedizione. Ogni poeta ha la possibilità di essere inserito, previo richiesta scritta, su internet, sui siti web e facebook dell’ Associazione, inviando via e-mail, all’indirizzo : elisa.heart@libero.it , una sua breve biografia ed una foto.
12- Premi: - E’ stato istituito il Trofeo “Beniamino De Ritis” a ricordo dell’illustre poeta, scrittore e giornalista ortonese, alla lirica che

meglio sa esprimere l’attualità del vivere moderno, che distingue e descrive “
al vincitore sarà consegnato il Trofeo e il Diploma di Merito con la Motivazione.
- 1°, 2° e 3° classificato di ogni Sezione: Targa artistica personalizzata “Lu surrise”, rispettivamente su stampa color oro, argento e bronzo, oltre
al Diploma di Merito con la motivazione;
- Menzioni d’Onore : Riconoscimento e Diploma di Merito - Distinzioni: Medaglione e Diploma di Merito
- Segnalazioni: Medaglia e Diploma di Merito.

Premi speciali:
- Premio speciale “Giovani autori”, alla migliore poesia dei concorrenti che non abbiano compiuto il 18° anno di età al momento dell’iscrizione.
- Premio speciale “Verde età” ad un autore o autrice tra i 18 e i 50 anni che la giuria giudichi particolarmente meritevole.
-
Premio speciale “Età d’argento” ad un autore o autrice oltre i 50 anni che la giuria giudichi particolarmente meritevole.
- Premio speciale
“Poesia e musica”, alla poesia con il testo che meglio si presta ad essere musicato.
-
Premio speciale “Paése mé”, alla migliore lirica dedicata al paese, alla città o alla regione di appartenenza.
Ai Premi speciali saranno consegnati: Trofeo personalizzato e Diploma di Merito con motivazione.
Agli altri Poeti partecipanti: Attestato di partecipazione e Medaglia. Tutti i poeti premiati, solo quelli presenti alla Cerimonia, riceveranno un omaggio enogastronomico.

13- Informativa ai sensi della legge 675/96 e dell’art. 13 del D.lg. 196/2003 sulla tutela dei
dati personali: il conferimento dei dati dei partecipanti alla Manifestazione “Lu bene chi ti vuje- 8° Ediz.” è obbligatorio; gli stessi saranno memorizzati negli archivi dell’Associazione, trattati con correttezza, liceità e trasparenza, nell’ambito della Manifestazione suddetta e dell’omonimo progetto; i lavori selezionati, premiati o segnalati, saranno comunicati alla stampa che potrà pubblicarli; la “Heart-Compagnia Multiartistica” si riserva il diritto di stampa e divulgazione dei componimenti,con l’implicita autorizzazione dell’autore, che rinuncia a qualsiasi compenso di ogni natura, anche sotto forma di diritti d’autore, nel pieno rispetto delle norme vigenti relative alla privacy, senza obbligo di remunerazione, ma con la chiara indicazione dell’autore. Qualora ci si opponga al trattamento dei dati, basta comunicare per iscritto tale intenzione, ai sensi dell’art.7 del suddetto decreto.
Segreteria organizzativa: elisa.heart@libero.it - tel. 338.2998078 (Elisa) Corrispondenza: HEART-Compagnia Multiartistica- C.da San Donato- 66026 Ortona (CH) 

sabato 19 aprile 2014

Frida Kahlo alle Scuderie del Quirinale - Visita guidata


Venerdì 2 maggio ore 19.45
Sabato 3 maggio ore 12,50 – ore 17.15 – ore 20,00 

Sabato 10 maggio ore 9,45 – ore 19,30
Domenica 11 maggio ore 9,45 – ore 14,15 – ore 17,45

Martedì 13 maggio ore 17,30 
Mercoledì 14 maggio ore 17,30
Giovedì 15 maggio ore 17,15
Venerdì 16 maggio ore 20,15

Sabato 17 maggio ore 10,15 - ore 12,30 - ore 15,00
Domenica 18 maggio ore 9,45 – ore 17.45

Martedì 20 maggio ore 17.15 
Mercoledì 21 maggio ore 17,30

Carissimi e Mirabili amici, 
ben trovati!

L'Associazione Culturale Mirabile Ingegno vi invita a visitare la Mostra che le Scuderie Papali del Quirinale dedicano ad un' icona indiscussa della cultura messicana – e mondiale – del Novecento, l'unica vera grande pasionaria dell'arte: FRIDA KAHLO.
Le visite guidate saranno condotte dallo storico dell'arte Mirko Baldassarre.

Frida: l'artista, l'amante, la comunista, la ribelle, la coraggiosa,la lottatrice, la vincitrice, l'immortale...Ma anche Frida la fragile, la controversa, la sensibile, l'appassionata...
Frida Kahlo si offre alla cultura contemporanea attraverso un inestricabile legame fra arte e vita, un legame indissolubile e fra i più avvincenti, dolenti e affascinanti nella storia dell'arte del XX secolo.
Le sue opere sono indubbiamente lo specchio di una vicenda biografica drammatica, dolorosa e tormentata, segnata da numerose e profonde ferite fisiche e psicologiche, conseguenze di un terribile incidente che tracciò un solco profondo nella sua anima e nel suo corpo. Ma la sua arte si fonde anche con la storia e lo spirito del mondo a lei contemporaneo, con le trasformazioni sociali e culturali che precedettero, accompagnarono e seguirono la Rivoluzione Messicana..
Ma sopratutto un'arte che racconta per immagini le sue viscerali passioni, le sue personali pulsioni, i suoi grandi amori...

La mostra alle Scuderie è la prima retrospettiva in Italia dell’artista messicana: esposti oltre 40 straordinari ritratti e autoritratti, tra cui il noto “Autoritratto con collane di spine e colibrì” del 1940, mai esposto prima d’ora in Italia e “Autoritratto con vestito di velluto” del 1926, dipinto a soli 19 anni, il suo primo autoritratto realizzato come dono al suo amore adolescenziale.
Impressionante anche il famoso corsetto in gesso che teneva Frida prigioniera dopo il terribile incidente che segnò indelebilmente la sua vita e che dipinse prima di passare ai ritratti. 
Attraverso il percorso espositivo offerto dalla Mostra, lo storico dell'arte rievocherà una vita di sentimenti, di amori travolgenti, di dolori laceranti, di mai domate passioni.
Una vita per l'arte. Una vita che diventa Arte.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI 

PER LE PRENOTAZIONI SCRIVERE A info@mirabileingegno.it

IMPORTANTE: PRIMA DI EFFETTUARE LA VOSTRA PRENOTAZIONE VI PREGHIAMO SEMPRE DI VERIFICARE LE DISPONIBILITA’ DI POSTI LIBERI ALL’INDIRIZZO http://www.mirabileingegno.it/grandimostre.php
I GRUPPI NON POTRANNO  SUPERARE OBBLIGATORIAMENTE IL NUMERO DI 25 PARTECIPANTI. 
PER I GRUPPI CHE RISULTERANNO COMPLETI VERRA' ATTIVATA UNA LISTA D'ATTESA. 
PER QUESTA RAGIONE  VI PREGHIAMO VIVAMENTE - IN CASO DI DEFEZIONE - DI AVVISARCI CON 48 ORE DI ANTICIPO.                                                                                   

QUOTA DI PARTECIPAZIONE: 

INTERO 23,50 euro (comprensiva di Ingresso - Mostra 12,00 euro + diritto di prenotazione 1,00 euro + apparecchio audio - ricevente 1.50 euro + visita guidata con storico dell'arte 9,00 euro).
Il biglietto è ridotto a 9,50 euro per:
- giovani fino a 26 anni
- adulti oltre i 65 anni
- insegnanti in attività (esclusi professori universitari)
- possessori Tessera Feltrinelli / Fai / Metrebus annuale o mensile
- forze dell'ordine e militari con tessera di riconoscimento
- I gruppi degli appuntamenti compresi dal lunedì al venerdì

- Riduzione Soci sostenitori : 21,70 euro (riduzione 20% visita guidata)
- Riduzione Soci ordinari : 22,60 euro (riduzione 10% visita guidata)
- Riduzione minori di 26 anni e maggiori di 65 anni : 19,00 euro  ( ingresso ridotto e visita guidata ridotta 7,00 euro)
- Minori di 10 anni : gratuito
- ALL'ATTO DELLA PRENOTAZIONE SI PREGA DI SPECIFICARE IL NUMERO DEGLI EVENTUALI PARTECIPANTI AVENTI DIRITTO ALLE RIDUZIONI COME INDICATO SOPRA.

APPUNTAMENTO AGLI ORARI INDICATI SOPRA ALL'INGRESSO DELLE SCUDERIE DEL QUIRINALE 
Via XXIV Maggio 16

- Il diritto di prenotazione consente di non dovere attendere in fila all'Ingresso.
I TURNI DI INGRESSO GRUPPI SONO REGOLARMENTE PRENOTATI  E L'INGRESSO E' PREVISTO 30 MINUTI DOPO L'ORARIO DELL'APPUNTAMENTO.

- SU RIGOROSE DISPOSIZIONI DEL MUSEO, LA DURATA DELLA VISITA  SARA' DI 1h.30 MINUTI.

venerdì 11 aprile 2014

Presentazione del libro "Morte di un Medico Condotto" di Fabio Emiliano Manfredi


Maurizio De Giovanni : “Buio” – Ed. Einaudi 2013

pagg. 316 - € 18,00 -
Per parlare di questo fecondissimo autore ho avuto la necessità di preparare alcuni appunti che qui trascrivo. - Il simpaticissimo amico Maurizio nel giro di pochi anni è stato capace di bruciare molte tappe , tutte importanti e significative. Egli è nato nel 1958 a Napoli,e nel 2005, con un racconto ambientato nella Napoli fascista degli anni trenta che ha per protagonista il commissario Ricciardi, vince il premio nazionale Tiro rapido indetto dalla Porsche Italia, e riservato a giallisti emergenti. Il racconto formerà la base di un romanzo edito poi da Graus, dal titolo Le lacrime del pagliaccio, quindi successivamente riedito dalla Fandango Libri con il titolo Il senso del dolore - L'inverno del Commissario Ricciardi. Ha avuto inizio, così, una serie di pubblicazioni aventi per protagonista questo stravagante e napoletanaccio  Commissario Ricciardi e che comprende: La condanna del sangue. La primavera del commissario Ricciardi, Il posto di ognuno. L'estate del commissario Ricciardi, I giorno dei morti. L'autunno del commissario Ricciardi, Per mano mia. Il Natale del commissario Ricciardi, L'omicidio Carosino. Le prime indagini del commissario Ricciardi e Vipera. Nessuna resurrezione per il commissario Ricciardi.
La serie è pubblicata con successo dalla Suhrkamp in Germania e da Payot & Rivages in Francia, in Spagna da Lumen nel settembre2011.
Il quarto episodio, l'autunno, intitolato Il giorno dei morti (Fandango Libri, 2010) ha vinto il premio Corpi Freddi Award 2010 per il miglior romanzo, e Maurizio de Giovanni è stato premiato come miglior autore italiano. Nel 2010 il libro è stato finalista del Premio Scerbanenco, nel 2011 ha vinto il Premio Camaiore di Letteratura Gialla e il Premio Giuseppe Imbucci (Osservatorio Internazionale sul Gioco), che si è svolto presso l'Università degli Studi di Salerno il 24-25 novembre.
Sempre nel 2010 è uscito per la Cagliostro ePress Mammarella, adattamento a fumetti di un racconto breve omonimo, sceneggiato daAlessandro Di Virgilio e disegnato da Claudio Valenti.
Nel mese di marzo 2012, l'attore Riccardo Scamarcio, con la compagna Valeria Golino, ha acquistato i diritti del romanzo «Per mano mia» per farne una fiction televisiva con la sua società di produzione[1] alla quale lo stesso De Giovanni collaborerà.
Nel 2012 con Il metodo del coccodrillo (ambientato in una Napoli contemporanea) ha inaugurato una nuova serie, proseguita con I bastardi di Pizzofalcone (2013) e Buio per i bastardi di Pizzofalcone (2013).
Nel mese di aprile 2013, è uscito per la Tunué Gli altri, adattamento a fumetti della sua trilogia teatrale Gli altri fantasmi, sceneggiato daAlessandro Di Virgilio e disegnato da Luca Ferrara.
Vincitore selezione Premio Bancarella 2013.
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Di Maurizio uomo posso soltanto dire che sin dai primi incontri mi è apparso come persona dalla simpatia elettrizzante, sempre carico di humor e di loquacità immediata, capace di coinvolgerti con un fiume di parole e di pensieri, sempre molto equilibrati e sempre nel giusto peso culturale. Non solo, ma quello che interessa sottolineare è la sua costante attenzione , rivolta sempre alla città natale – Napoli – per la quale non si limita nello spendere parole e indagini , sia sotto l’aspetto culturale che ci distingue come popolo di elevate capacità , sia anche per problemi sociali o politici che gravitano particolarmente intorno all’editoria , che qui nel Sud lascia tanto a desiderare. Bene , ora la sua scrittura ha la particolare energia di trascinare pagina dopo pagina in una lettura semplice e accattivante. Ricca di spunti poetici , nell’intimità dei sentimenti che egli sa così puntualmente evidenziare. Alcune pagine sono veramente pura poesia , specialmente quelle scritte in corsivo , ad esempio nel soliloquio del piccolo Dodo , o nella lampeggiante “non fidatevi dio maggio, perché maggio vi frega in un niente”. Scrittura ricca di intermezzi a sfondo filosofico, rapidamente accarezzati qua e la nel mentre scorre adrenalina nelle vene dei poliziotti , in completa sintonia anima e corpo , o nel vibrare delle voci tese. Immergersi in un romanzo concepito in questa ottima stesura apre panorami diversificati. Solo quando mettiamo in discussione il punto di vista antropocentrico e percepiamo la relatività della nostra posizione rispetto all’ambiente e agli altri esseri che vi abitano, possiamo davvero capire i luoghi nella loro alterità, vederli al di là delle proiezioni utilitaristiche e ingenuamente localistiche dietro i quali li nascondiamo. Ed è proprio in questo senso, per la capacità cioè di esprimere una comprensione profonda dei luoghi attraverso un doppio movimento di partenza e ritorno, che gli scritti di Maurizio sulle figure , sul paesaggio, sulle immagini possono dirsi quasi quasi ‘ecologici’. Visibili .Rintracciabili. toccabili Ed osservarli significa prendere a tema uno degli aspetti più affascinanti e misteriosi della nostra esistenza e del nostro stare al mondo. Così accade nel racconto di De Giovanni, dove nulla è gratuito e lasciato al caso, dove regna una ricerca meticolosa di essenzialità nello sforzo quasi maniacale di valorizzare ogni livello, ogni minimo aspetto degli avvenimenti. E dove attori straordinari (pare però a volte sostituiti nelle inquadrature più ricercate) interpretano (anche) una vitalità nuda e cruda, con tutta la complessità e ricchezza espressiva che merita. Il rapporto fra la forma adoperata – i mezzi tecnici grammaticali ) da Maurizio e la visione multicolore del mondo che circonda , in vortice continuo di alternanze figurative, è il rilievo dato proprio alle figure dei personaggi, che sono a cascata continua e contrassegnati in fondo dalla coesistenza del presente e del passato , del rincorrersi e del gioco di sequenze . Qui non c’è il mito che è nascosto fra metafore , c’è la realtà immanente, nella coscienza immediata della sospensione , che diventa l’anticamera delle sorprese di un giallo.
Immergersi quotidianamente nelle onde magnetiche della scrittura , quella che rimane indelebile e profondamente incisa nella nostra memoria , per un non so che di misterioso e di affascinante , di melodico e di ancestrale , appare quasi sempre come una illusione che il nostro sub conscio incamera per elaborare e riguadagnare particolarmente ad occhi chiusi lo spazio-tempo protagonista della scena esistenziale. Lo scrittore cerca di allontanare la discontinuità che nasce involontariamente dalle immagini , come colore e suono , per rimodellare il simbolo tra la realtà e le singole stravaganze del quotidiano. In presa diretta allora, senza troppi tentennamenti , il racconto si ricama come un marco di fabbrica inconfondibile, e gli scatti in avanti stimolano un inanellato imprimere delle intensificazioni , un tentativo per allontanare da se ogni falsificazione del rito , scandagliando nei ritagli della speculazione ritmica. – Il racconto nasce già variopinto , con una elegia che apre alla visibilità dei sentimenti, mediante incipit ed incisi di una esperienza che attinge ai ricordi, ai ricordi anche se molto vicini e delicatamente impressi con un alternarsi di date contate e continua nelle immagini , correndo gioiosamente tra appostamenti ed accadimenti , sorrisi e bestemmie, imprecazioni e abbagli, sorridendo ad una rapsodia melodica. Tenta timidamente qualche accostamento ad incipit imprevisti , penetrando in un ritmo incalzante di domande alle quali non da risposta , proprio perché noi non diamo risposta ad alcuni dei quesiti che ci attanagliano.”
Neanche il tempo di festeggiare il successo nel loro primo caso, che i Bastardi di Pizzofalcone – il raccogliticcio gruppo di investigatori comandato dal commissario Palma – si trovano di nuovo a fronteggiare un crimine commesso nell’alta società. Un bambino di otto anni, figlio di un ricco imprenditore, è stato rapito. Delle indagini sono incaricati gli agenti Romano e Aragona, mentre Lojacono, l’uomo di punta della squadra, è già impegnato con la collega Di Nardo a risolvere il mistero di un banalissimo furto in casa del proprietario di un centro benessere, che cerca di nascondere le sue peggiori sorprese. Intanto, nel commissariato più chiacchierato di Napoli, i rapporti di lavoro e quelli personali si approfondiscono e si complicano, in particolare quelli tra Palma e il vice sovrintendente Calabrese, e il vecchio Pisanelli prosegue la sua battaglia solitaria contro un serial killer alla cui esistenza nessuno vuole credere. Il tutto si svolge nel tiepido maggio napoletano, luminoso e affascinante. Un’atmosfera che presenta motivi lirici , in pagine e in passaggi delicati come: “Maggio, pensò mentre percorreva la strada finalmente deserta. Le notti di maggio. Un motivo in più per sentire l’aria addosso dopo una giornata chiuso in ufficio, nella metro, nella piscina dove Riccardo andava a nuotare. Non è certo aria quella che respiri negli intervalli , mentre corri da un posto all’altro, in mezzo ai gas di scarico , all’odore acre della folla. Questa invece si. Aria di una notte di maggio. La città non sembrava più la stessa a quell’ora”. E ancora : “Buio. Al culmine della notte c’è il buio. Dura poco per fortuna. Forse solo cinque minuti, il tempo di qualche respiro e un po’ di terrore, quando ci si affaccia sull’abisso. Dura poco ma può lasciare il segno, se si estende appena di più, se riesce ad allungare le dita attraverso la solitudine. Il buio. Hai freddo mentre arranchi nel tuo sogno … Il buio. L’attimo della notte in cui le speranze spariscono, messe in fuga dal dolore di ciò che accadrà. L’attimo della notte in cui il riposo si spezza in mille frammenti di nostalgia, per ricomporsi come un sudario nell’attesa fragile dell’alba. Il buio!”
Concludo rapidamente con una domanda precisa : oltre alla storia principale , quella del rapimento del piccolo Dodo , come abbiamo sottolineato, si intrecciano diverse altre brevi storie , come quella del furto in cassaforte organizzato ai danni dello strozzino dalla invadente moglie e dal complice extracomunitario , o il breve flirt del poliziotto Marco Aragone per la cameriera del roof garden , che lo illude con il suo sguardo malandrino, o ancora la sospensione omosessuale fra la dottoressa e la Alex , che si scambiano accenni provocatorio al telefono, o anche la simpatia improvvisa sbocciata fra i due giovani coinquilini, orbene tutte queste storie non hanno un epilogo ben preciso, e tu lasci in sospeso ogni conclusione, come voler offrire al lettore la soddisfazione di elaborare personalmente i vari episodi.


Antonio Spagnuolo

mercoledì 9 aprile 2014

Il giullare del tempo di Giuseppe Manitta Ed. Il Convivio



Prefazione di Francesco D’Episcopo, copertina di Nunzio Trazzera.

Giuseppe Manitta è un giovane che già da tempo occupa per diritto il diorama della cultura italiana. Il suo spirito creativo, il rigore dei suoi studi, la pubblicazione dei suoi saggi sui maggiori autori della letteratura italiana gli hanno conquistato la stima e la lode di personalità di prim’ordine nella cultura del nostro tempo.
Sia nella poesia che nella critica ha ricevuto ampi riconoscimenti e lodi. Tra questi, Il Premio Tulliola-Renato Filippelli ha avuto l’onore di vedere partecipare i suoi scritti prestigiosi al Premio e tra migliaia di autori , la Giuria presieduta da Ugo Piscopo ha scelto sue scritture di prim'ordine. Ha vinto prima per la poesia “L’ultimo canto dell’upupa” (Tulliola 2011) e poi per la saggistica “Giacomo Leopardi. Percorsi critici e bibliografici” (2012-13 Tulliola –Renato Filippelli). Il presidente del Premio Ugo Piscopo, già la prima volta ebbe a dire: “questo ragazzo ha stoffa” e lo lodò pubblicamente nelle motivazioni della vittoria: Così per la Poesia: Giuseppe Manitta, L’ultimo canto dell’upupa. Poemetto crepuscolare, premessa di Giorgio Barberi Squarotti. Introduzione di Carmine Chiodo, Castiglione di Sicilia (CT), Il Convivio, 2011, collana “Calliope”.
Studioso di letteratura italiana, Giuseppe Manitta entra nell’agone poetico con robusta attrezzatura ideale e con un modo di procedere disinvolto e sicuro. I suoi riferimenti al mondo classico non sono di riporto, ma di riproposizione in diverso contesto semantico e culturale di sequenze e figure, con cui si è intrattenuta, si intrattiene familiarità. Vivide sono le accensioni che scaturiscono da accostamenti improvvisi e lontani……(Ugo Piscopo)
Ancor di più per la saggistica:
Giuseppe Manitta si aggiudica il primo premio per la saggistica per l’opera Giacomo Leopardi. Percorsi critici e bibliografici (1998-2003), Castiglione di Sicilia (CT), Il Convivio, 2009. All’unanimità, la Giuria dichiara questo solido e imponente lavoro pregevole sotto molteplici profili e innanzitutto sotto quello della serietà e della coerenza del metodo, che fa da griglia alla costruzione complessiva del discorso. Il metodo consiste nell’intrecciare l’accertamento bibliografico-critico con la responsabilità del doganiere che sul campo valuta la qualità della merce in ingresso, per informare l’utenza attuale e futura dei pregi o dei difetti del manufatto in questione. In ultimo, viene elaborato uno strumento utilissimo, che interfaccia la descrizione del documento con l’analisi delle sua provenienza e della sua proiezione in avanti. In questa maniera, l’opera soddisfa molteplici esigenze: quella della tracciabilità e rintracciabilità dei testi, quella di avere orientamento e suggerimento per ulteriori inquisizioni, quella di conoscere che cosa di nuovo sia intervenuto negli studi su Leopardi nella ricorrenza del bicentenario della nascita, quella di poter respirare l’aura dell’attualità della figura e dell’opera leopardiane in un momento come il nostro, attento alle interrelazioni fra scienza e vita e al pluralismo delle scelte, come nel campo della religione e in quelli di altre spiegazioni del mondo”. (Ugo Piscopo)

Ora, si sa che Ugo Piscopo è un grande e già appartiene al mondo delle Storie delle Letterature, è anche un uomo molto severo e preciso nel verificare la texture delle opere da esaminare; in Manitta ha subito riconosciuto non solo la serietà dello studioso, ma anche la grandezza e la bellezza di una scrittura raffinata e adulta, alimentata dall’ansia della ragione e costruita sulle radici del mito, sull’eleganza classica della parola, dando ad esse illuminazioni nuove ed intense.
Il giullare del tempo.
L ’opera che andiamo a trattare, è strutturata secondo tre spazi temporali e per certi aspetti oggettivi; sottende a tutto l’inquieto drammatico gocciolare della vita in una città (La città di Ella) frigolante languori e oscurità, in una Sicilia (il riferimento non è limitato ad essa), dove il male di vivere si estenua in ingombranti odori e sfinimenti. E’ la Sicilia di Pirandello, di Quasimodo, ma anche quella del Verga: un tempo immobile, stirato, rappreso. “L’inquietudine , allora, nasce indomita e incerta, nella ricerca di un ritmo, che restituisca alla realtà il suo ardore denso, perché non scivoli via come in molta poesia contemporanea, come lava, destinata a indurirsi e raffreddare. Solo così il testo può tornare a celebrare i suoi alti trionfi semantici e sonori. Una sfida da cogliere e incoraggiare, in un poeta antico, che ha tutti i numeri per far sentire la sua limpida voce a vecchi e a giovani” Così Francesco D’Episcopo, dalla prefazione.
L’instabilità frenetica è della città di Ella, malata di melanconie, sporcata dall’arroganza delle mafie: i luoghi, le strade, i tetti ,gli uccelli sono spettatori di un dolore alla deriva, di un tempo strozzato; il respiro affannoso si insinua nella gonna di Ella, pende su protagonisti assenti. La città non è dell’uomo, è già appartenenza di un mondo desertificato, distrutto. Il Poeta e destinato a un osservatorio vacillante, quello dell’anima, ma, i cristalli in cui Ella è frantumata, divengono aculei per i personaggi senza vita che attraversano il tempo “Le parole sono luminosi suicidi,/sguardi scritti e pallori esanime/di gelsomino”.(Il Giullare del tempo pp. 14-15).
La tensione emotiva di Ella si lascia attraversare dai fumi untuosi della sua città, il suo vagare o, meglio, vagabondare, ci sommerge in un enigma da sciogliere, un busillis tortuoso e amaro.
Il desiderio di esistere, nonostante tutto intorno è decadenza, porta la poesia di Manitta ad arroventarsi ,man mano, che i gironi infernali si stringono, per un desiderio di vita che non si spenga. Il crepuscolo dell’io narrante perde il suo verbo razionale e la parola scivola lenta, ingoia aria, spinge un aratro di dolore e chiude in vento cadenzato nella furia del silenzio. ”Oggi rimangono le transenne di un sospiro/Ella china il capo,/il selciato è un fiume/che scioglierà la città di carta/Le viole all’angolo della salita perdono colore,/i profumi parlano di attese,/ una chiazza di piombo colora il seno. S’affretta Proserpina,/i capelli di Ella sono bagnati/il mito si infrange sulla sciara. (idem, pg. 19)
La parola intanto si riveste della pelle luminosa della calle, raffinata, esperta, modulata dagli archetipi e vestita della luce del tempo, lo stupore è nel piegare tanta eleganza e perfezione del verso allo sgretolamento dell’uomo. Due opposti si muovono nell’opera poetica avvincente: la raffinatezza della scrittura e la lucidità scarna e spietata di un mondo sentito estraneo.
La seconda parte dell’opera è titolata ”Sul breviario di Ott” anche qui protagonista è un nome femminile: Lidwina soffoca tra i mandorli, /assopita, e veste stracci di nebbia.(idem, pg. 23) Inizia lo spartito in un acuto e attento panegirico del peregrinare e in apparenza sgrana luoghi, vie e piazze; il disegno si compone di certi canoni aggressivi della pittura di Van Gogh, l’oggetto si anima della sua malattia, della follia che nulla risparmia.
La tenda rossa, alla finestra, guarda i passanti”, (idem ,pag.23) nessun particolare viene trascurato nel vagabondare tra strade e ombre della città, questa volta di Lidwina, eppure, nonostante l’accanirsi di Manitta in canoni fintamente descrittivi, il personaggio appare appartenere al vuoto, sospesa lontana dal fango, furiosa interprete di lontananze. Il breviario piange i nuovi santi sull’altare: sono i derelitti, i martiri della miseria umana.
Ed ecco di nuovo cambia strada, ci ha guidato finora in una visita convulsa, affannosa , fuori da qualsiasi mediazione, il verso pur rivestito d’organza è intriso di sofferenze.
Ritorna l’attesa e il tempo è lavato dal dolore nella Rogatio Cotidiana ; in questa limpida preghiera il Poeta dà al verso un suono di violino, lo sguardo in parte si piega sulle cose e le accoglie in un manto di preghiera: Beviamo l’alito del tempo/mentre il treno scorre/sulle ginestre, sulle sciare,/ e risveglia i venti sopiti,/ nascosti tra i papaveri e le calendole. /Il cuore tra le rotaie,/e gli sguardi annegano tra gli steli,/mentre le case ascoltano/la sabbia che cade.(idempg27)
Credo che lo spazio visionario e nel contempo meditativo dei contenuti donino al verso una grande armonia ed esso si apre come il velo di una sposa, steso per proteggere la vita dal fango seppure ….e i sogni si annebbiano,/s’impastano con la terra per fare pane./Tra le frasche e la spazzatura/La strada s’infittisce di strali,/la pelle si lacera, alla tramontana./ Sono foglie le case/e candele sul viale i rami . (idem,pg28)
Impalca il poeta cenere e pathos nel lento estenuante crepuscolo del giorno e della vita.
In questa bellissima raccolta il poeta ha voluto riproporci anche il poemetto “L’ultimo canto dell’upupa”, qui Giorgio Barberi Squarotti ne cura la prefazione e lo loda con entusiasmo e amore: ”Il poemetto dell’upupa e di tanti altri animali emblematici e avventurosi è molto bello per ricchezza di immagini, visioni, ironia, fantasticherie, ansie e speranze del cuore. E’, a mio parere, un testo davvero mirabile, originalissimo, fra mito e realtà attuale e drammatica, un risultato di straordinaria invettiva. E’ una narrazione ansiosa e solenne, fra quotidianità e visione, meditazione e passione, dolore e bellezza delle cose e dell’anima”
Parole senza ombre, chiare, nette.
Il poemetto crepuscolare “L’ultimo canto dell’upupa”, già dai primi versi, è accattivante, ha il colore delle albe virgiliane, delicate metamorfosi della vita; il pianista raffinato dalle finestre aperte sulla notte ascolta il canto dell’upupa, con lei canta colori da regalare alla luna cilestra: Piove la bufera sul prunalbo,/ dita rosate,/ e la luna cinestra/ al torpore della notte./Piove oltre la siepe/e la berza al tramonto,/al canto dell’upupa.(idem, pg.35)


Carmen Moscariello