lunedì 25 agosto 2014

“Arte e Teologia per i Beni Culturali”: attivato un nuovo e innovativo percorso di studi alla Pontificia Facoltà di Napoli

PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE
Sezione SAN LUIGI
Via Petrarca, 115 - Napoli
Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia

Patrocini
Ufficio CEI Edilizia di Culto
Ufficio CEI Beni Culturali Ecclesiastici
Ufficio Liturgico Nazionale
Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo libero, Turismo e Sport
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Arte e Teologia per i Beni Culturali”: attivato un nuovo
e innovativo percorso di studi alla Pontificia Facoltà di Napoli
comunicato stampa



Quest'anno gli indirizzi di studio della Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, sezione 'San Luigi', si arricchiscono di un percorso specifico e del tutto innovativo: Arte e Teologia per i Beni Culturali (www.scuolaarteteologia.it/arte.htm).

Per venire incontro alla sempre maggiore richiesta di figure specialistiche, il corso intende promuovere una fondata conoscenza teologica nell'ambito della fruizione e valorizzazione dei beni culturali, e in particolare dei beni culturali ecclesiastici, e prevede due momenti di studio: il primo, che interessa la prima parte dell'anno accademico, è inerente a tematiche generali e fondative della Scuola (approfondimenti della Teologia dell'arte e dell'architettura e mirate introduzioni all'Ecclesiologia, all'Archeologia cristiana, alla Storia del cristianesimo, all'Iconografia cristiana, biblica in particolare, all'estetica, alla storia e fruizione delle Arti visive e delle arti in genere, soprattutto moderne e contemporanee, compresi la Letteratura, la Fotografia, il Cinema, il Teatro, la Danza, il Fumetto, la Musica); il secondo consiste in un'analisi attenta e diversificata dei Beni Culturali, e in particolare di quelli ecclesiastici del nostro Paese in ordine soprattutto alla loro conoscenza, fruizione, valorizzazione, promozione, e si focalizza su discipline innovative quali per esempio: Nuove tecnologie applicate ai beni culturali (in particolare i droni), Cinema e fotografia per i beni culturali, Nuovi strumenti di comunicazione e promozione, Museologia e museografia: musei da toccare, luoghi d'arte accessibili a tutti.

Il dettaglio, l'articolazione dei moduli e l'indicazione dei docenti saranno resi noti prima dell'inizio dei corsi, che comprendono tra l'altro moduli e lezioni specialistiche, visite guidate.

Le iscrizioni sono aperte sino ad ottobre, mentre le lezioni avranno inizio con la cerimonia inaugurale, che si terrà nel mese di novembre 2014 e proseguiranno fino a giugno 2015. Si svolgeranno presso la PFTIM, sezione San Luigi (via F. Petrarca 115, Napoli), di norma in due fine settimana al mese, il venerdì pomeriggio, con prosecuzione il sabato mattina, soprattutto per quanto attiene alle visite guidate.





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PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA MERIDIONALE
sezione SAN LUIGI - via Petrarca 115, NAPOLI 80122
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Il “Trionfo di Sapori” arriva a Greci con “Il Katudi del Gusto”


“Il katundi del gusto” è l’evento che la comunità italo-albanese di Irpinia dedica ai sapori della Dieta Mediterranea e agli antichi mestieri delle terre del Cervaro e del Miscano, protagoniste di un nuovo appuntamento tutto da gustare.

Il comune di Greci ospiterà, sabato 23 agosto, la quarta tappa dell’evento itinerante “I mestieri della dieta mediterranea delle valli del Cervaro e del Miscano” organizzato nell’ambito del progetto integrato di promozione del territorio “Trionfo di sapori mediterranei delle terre del Cervaro e del Miscano”, finanziato nell’ambito del PSR Campania 2007/2013 - Interventi cofinanziati dal FEASR, Piano di Sviluppo Locale del GAL IRPINIA - MISURA 313 “Incentivazione di attività turistiche”. La comunità italo-albanese di Irpinia ospiterà la kermesse dal titolo “Il katundi del gusto” dedicata alla riscoperta delle contaminazioni presenti nel patrimonio culinario di due culture che convivono da lungo tempo. Sin dal XIV secolo, infatti, quando la comunità albanese al seguito del Generale Scanderberg, eroe nazionale d’Albania, si stabilì in queste terre, gli abitanti locali hanno conservato gelosamente le peculiarità religiose, linguistiche, iconografiche e gastronomiche della loro terra, tramandandole esclusivamente per via orale. Il ricco patrimonio di conoscenze e tradizioni legate a questo variegato universo di sapori sarà raccontato in un “Laboratorio dei sapori mediterranei”, dedicato ad adulti e bambini, dove con l’aiuto di esperti locali saranno svelati i segreti della cucina irpino-albanese. Protagonisti saranno soprattutto piatti della tradizione contadina, realizzati dal vivo utilizzando i semplici ingredienti di una volta: verdure dell’orto, farina e tutto ciò che la natura e il duro lavoro dei campi offrivano a seconda delle diverse stagioni. Modalità di preparazione che si sposano alla perfezione con lo stile di vita proprio della Dieta Mediterranea, i cui elementi e valori peculiari si ritrovano ancora una volta nelle Terre d’Irpinia e nel quotidiano della gente che vi abita. Nel corso dell’evento, che sarà ospitato all’interno del cortile dello storico Palazzo Caccese, sarà anche possibile visitare gli stand dedicati alla rievocazione degli antichi mestieri, dove si potranno ammirare all’opera il “Mescitore re vino e r’uglio“ (produttore di vino e di olio), il Furnaro (fornaio), il Pastaro (pastaio), il Casaro, il Chianchiere (macellaio) e l’Ortolano. A completare l’esperienza, allietando la serata, vi sarà l’esibizione dal vivo di un gruppo folkloristico, che sfilerà per piazze e strade rallegrando ogni angolo della cittadina. Visite guidate gratuite alle principali evidenze del paese e l’allestimento di una mostra fotografica dedicata al territorio irpino, opera del fotoreporter Giuseppe Ottaiano, dal titolo “Irpinia, terra di castelli, fede, gusto e sorgenti”, arricchiranno ulteriormente la kermesse. “Il katundi del gusto”, dove “katundi” sta a significare proprio il nome del paese, Greci, in lingua arbëreshe, si svolgerà, inoltre, in concomitanza con la Festa di San Bartolomeo, ricorrenza patronale in occasione della quale viene rappresentato dagli abitanti il Dramma Sacro di San Bartolomeo Apostolo, rielaborazione teatrale del martirio del Santo. Dopo Greci, gli eventi previsti dal progetto “Trionfo di sapori” proseguiranno il 26 agosto nel Comune di Montecalvo Irpino.
Tutte le info su: www.trionfodisapori.it










Segreteria Organizzativa e Ufficio Stampa: Sema, nati per comunicare / http://www.studiosema.it/







Dott. Simone Ottaiano
Cell. +39 333 6596385
Sema s.a.s.
Tel/Fax +39 081 8854745
Giuseppe Ottaiano
Cell. 335 6650858




Carmen Moscariello premiata dalla giuria del PREMIO ANTIGONE

"La giuria PREMIO ANTIGONE del nostro concorso è lieta di assegnarle il premio speciale stampa gratuita di un proprio volume di poesie.
Il premio, assegnato agli autori ritenuti dalla giuria meritevoli di pubblicazione, prevede la stampa gratuita di cinque copie di un proprio volume inedito"

MARCO AMENDOLARA : "Il corpo e l'orto - poesie 2005-2008"

Poetrydream

domenica 10 agosto 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARCO AMENDOLARA


MARCO AMENDOLARA : "Il corpo e l'orto - poesie 2005-2008" - Ed. La vita felice, Milano - 2014 - pagg. 56 - € 10,00.

- Marco Amendolara, ancora con noi poeta sul serio -

Prima di impiccarsi in una gelida notte di dicembre 1925 nella sua stanza di Leningrado, Esenin scrive a un amico, intingendo il pennino nel suo sangue, un “arrivederci”, tagliente come una stilettata, dichiaratamente in anticonformistica controtendenza, senza concedere spazio a gesti e a consuetudini di saluto. Sono due quartine, le ultime due della sua vita, la seconda e terminale delle quali recita, nella traduzione di Curzia Ferrari:
“Arrivederci, senza strette di mano, né parole.
E non piangere, non fare il viso triste,
In questo mondo non è cosa nuova morire,
ma neppure vivere è più nuovo”.
E’ una uscita dalla vita, chiudendo freddamente quasi da automa la porta alle spalle, come da sequenza prevista da copione. Là fuori, la luce continua a calare a strapiombo dal cielo sulla scena della vita tutta un ingorgo di sortilegi e deliri. Ed è contro questo destino, questa condizione assurda che Esenin, nel corso della sua movimentatissima e singolare esistenza, scaglia teppisticamente la sua poesia e in ultimo la sua decisione di strappo irricucibile.
Anche Marco Amendolara sigilla la sua avventura con un’esplicita analoga testimonianza di antitesi all’umano destino. A Salerno e altrove è il 16 luglio 2008, e lui fra tre mesi avrebbe compiuto quarant’anni. Non gli basta essere un intellettuale acuto e attrezzato, un traduttore fecondo dal latino e dalle lingue moderne, un teorico e un critico letterario apprezzato dagli addetti ai lavori. Non gli basta neppure la poesia, che, secondo un vulgato luogo comune dovrebbe essere di lenimento e di conforto alla pena di vivere.
Ma non è il 16 luglio 2008 che lo porta alla tragica conclusione: col nulla, egli aveva avviato sin dall’inizio un dialogo, che si era venuto progressivamente intensificando nel corso di tutta la sua produzione letteraria. Fino alle sempre più marcate dichiarazioni di nichilismo rilasciate negli ultimi tempi. Ma amici e conoscenti, in quanto tali, eufemisticamente distinguevano tra il maneggio di topiche figurali e di simboli da una parte e la realtà dall’altra, che ordinariamente impasta il tragico col comico, col grottesco e col banale. Non avrebbero mai potuto ammettere che Marco pensasse sul serio quello che pensava e diceva.
Ma Marco diceva sul serio, come faceva il poeta sul serio. D’altronde, negli ultimi due tre decenni del secolo scorso, ci sono state svolte decisive in Italia e non solo da noi, in politica come in economia, nel gusto come nella moda. In arte, in architettura, in musica, si diffonde il postmoderno nelle sue varie declinazioni, si riscopre la figura del padre, si fa poesia innamorata e dintorni e sembra quasi che si vogliano di nuovo avvicinare le punte di parola e verità (neoromanticamente). Intanto, un postulato appare indiscutibile: la necessità di tagliare i rapporti con la mimesi artistico-letteraria e con le scelte di vita dell’immediato dopoguerra e del decollo industriale. Ad esempio, con la cifra dell’engagement (per dirla con Sartre) e con la cinica ludicità linguistica di quei medesimi anni, - basti pensare a quanto si teorizza in materia nell’ambito della neoavanguardia -. Anche per effetto dell’improcrastinabilità della fine del millennio, ci si comincia, adesso, a ripiegare su sé stessi, sul presente, senza gli alibi dei rinvii al futuro e delle attese millenaristiche. Adesso diventa prioritario scommettere sugli investimenti totali, sulle inclusioni anche delle antitesi, dei paradossi, delle anfibologie, dei sentieri interrotti, per usare un’espressione di Heidegger. Su un dirsi e un rappresentarsi in totale integralità, anche nel groppo delle ineludibili ambiguità.
Entro questo clima, si delinea e matura la vicenda intellettuale e poetica di Marco Amendolara nella sua Salerno, che è assunta, se non a ombelico del mondo, certamente a piattaforma in galleggiamento sul mare di una contemporaneità liquida, sfuggente, ricca di risorse e altrettanto di veleni. Come poeta, egli si dà il compito di essere sé stesso, di viversi allo spasimo e sul filo del rasoio, consegnandosi a una parola implementata di oggettività e testata sul terreno della perentorietà e dell’oltranza.
Alla sua tragica scomparsa, aveva lasciato un quaderno di poesie inedite, che la madre ha fatto circolare presso amici ed estimatori di Marco. Adesso, finalmente, questa silloge è venuta alla luce in una veste di grande decoro e in una collana dove sono presenti ottimi autori: “Il corpo e l’orto. Poesie 2005-2008”, postfazione di Renzo Paris, La vita felice, Milano 2014, pp. 56, € 10,00.
La sua voce è sempre quella, trepidante e vibratile di stupore di fronte al susseguirsi dei giorni, al diramarsi della vita in molteplici direzioni e manifestazioni, inafferrabili e tuttavia intrise del caldo, tenero, avvolgente fiato del mondo. Come in questa composizione, che occupa non solo materialmente, ma anche idealmente il centro della plaquette, come un asse intorno a cui girano le altre sequenze, e che apre a ventaglio e a riscontro il flusso delle forze vitali nell’appercezione oscura, ma inequivoca del corpo e nella rimemorazione dell’appercezione stessa:
“ Era tutto orto, lo spazio
che ti abitava:
le radici, le piante, le acque
che sgorgavano piano e formavano
piccole pozze; i vari volatili;
gli alberi, più lontano: nespoli, fichi,
e, oltre, la vigna.
Una lieve follia entrava in te,
corpo di molte presenze.” (p. 23)
Non solo questa, ma quasi anche tutte le altre poesie del quaderno corrono sul filo di un discreto, liminare, ma decisivo dialogo con sé stesso, cioè con l’altro che osserva e completa nel silenzio le nostre proposizioni, meditate o estemporanee che siano. Tutto il volumetto, in sostanza, si dispone su un registro dialogico e poematico, per singhiozzi e frammenti, che si proiettano puntualmente in avanti e altrettanto puntualmente ritornano su suggestioni, rimembranze, lacerti di intercettazioni precedenti. In queste interrogazioni della Differenza e simultaneamente del Medesimo, si insinuano, per intermittenze e interstizi, suggerimenti affabulatori che si affidano alle varianti, per spostare ogni volta più in là l’accertamento o il riconoscimento del vero, per marcare lo spostamento verso l’altrove della linea d’ombra entro cui si consuma la vicenda di ognuno.
Così, la corporeità, su cui scommette il poeta, come sulla possibilità per eccellenza per contattare il reale, con tutte le sue concrezioni, residuali nel “corpo” e nell’”orto”, le due figure a cui richiama il titolo della raccolta e a cui si richiamano, come a pezze di appoggio, i vari frammenti del discorso poetico, finisce per dimostrarsi nel concreto nient’altro che allusione, ingannevole fantasma. Perché, sotto la sua veste, c’è il nulla. Perché nel teatro del nulla, ci possono essere e ci sono ritorni infiniti, ma possono esserci e ci sono interruzioni definitive e perdite irrecuperabili, proprio come è detto nella chiusa di una delle poesie più belle, che è piaciuta anche al postfatore del libro, Renzo Paris:
“Vertumno ci insegue,
ma dalla nascita possiede
i nostri corpi
e la nostra logica.
E’ dentro di noi, il dio
delle vegetazioni e
dei cambiamenti: il sorriso
diventa ghigno, la ruga
un graffio nell’osso,
il corpo niente,
se poi non si riaccende”. (p. 15).
Ed è su questa cesura totale dei ritorni, che il poeta si affaccia infine il 16 luglio 2008 come dall’alto di un burrone con una passione totale.
*
UGO PISCOPO 

PREMIO NAZIONALE MINTURNAE- POESIA GIOVANI “ORNELLA VALERIO XXXVIII EDIZIONE 2013-2014

L CENTRO STUDI MINTURNAE-ASC UNIVERSITA’ DEL GOLFO - I COMUNI DI MINTURNO-FORMIA-GAETA-
LA PRO LOCO DI MINTURNO ORGANIZZANO
IL PREMIO NAZIONALE MINTURNAE- POESIA GIOVANI “ORNELLA VALERIO
XXXVIII EDIZIONE 2013-2014

BANDO DI CONCORSO

Art.1_FINALITA' DELLA MANIFESTAZIONE
La manifestazione ha lo scopo di richiamare l’attenzione di poeti, storici, pittori professionisti e/o dilettanti, allo scopo di promuovere e valorizzare i valori della Cultura.

Articolo 2_PARTECIPANTI:
- i poeti (fino a 45 anni di età), (su indicazione della giuria) con un’opera edita dal 2012, in lingua italiana (Sezione A1 - Poesia Giovani "Ornella Valerio”).
gli storici (fino a 45 anni di età), (su indicazione della giuria) con un’opera edita 2012-2014, in lingua italiana (Sezione A2 - Storia).
i pittori – (autonomamente) per un quadro (qualsiasi tecnica, misura min. 50x70) (Sezione A3 - Pittura).

Articolo 3_PREMI SPECIALI.
La Presidenza del Premio – in via del tutto speciale – si riserva la facoltà di premiare:
1-un poeta o uno storico (distintosi a livello nazionale), che abbia pubblicato (con una somma in denaro) un’opera di alta valenza pubblicata nel periodo 2012-2014 (Sezione A4).
2- uno o più neo-laureati (sess. acc. 2010-2014) per una tesi di laurea sul territorio del Golfo di Gaeta (Sezione A5).

Articolo 4_MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE.
I Componenti delle Giurie A1-A2 segnaleranno (entro il 20 giugno 2014) gli autori delle opere (massimo tre), per la partecipazione al premio. La segreteria solleciterà le rispettive case editrici ad inviare (entro il 31 luglio 2014) i testi per l’esame definitivo dei Giurati.

Per la sezione A3 saranno ammessi gli artisti italiani e quelli stranieri residenti in Italia che intendono spontaneamente aderire al bando di concorso. La scheda di adesione – corredata da un immagine dell’opera e dai relativi contatti dell’autore – dovrà pervenire al Centro Studi Minturnae, per motivi organizzativi, entro il 20 luglio 2014. Il concorrente, firmando la scheda di adesione, accetta tutte le norme contenute nel presente Bando. Il contributo alle spese di organizzazione – dovuto esclusivamente dagli artisti che supereranno la selezione – è fissato in euro 20 (venti) da versare sul seguente c/c IT91A0760114700001016460816. Il modulo di adesione è scaricabile dal sito – www.premiominturnae.webnode.it e dovrà essere inviato all’indirizzo e-mail premiominturnae@libero.it.

Art.5_OGGETTO DEL CONCORSO E SELEZIONE DELLE OPERE di PITTURA.
L'artista potrà concorrere con un’opera a tema libero realizzata con qualsiasi tecnica pittorica classica (pittura ad olio, acrilico, tempera, acquarelli, carboncino, pastelli, grafite, ecc) dalle misure minime di 50x70cm e massime 100x150 cm. Per poter partecipare al premio di pittura occorre inviare tre immagini di opere rappresentative del proprio stile all’indirizzo e-mail del Premio (premiominturnae@libero.it) oppure inviare una fotografia tramite posta all’indirizzo Via Monte di Scauri, 84 – 04026 – Minturno-Scauri (LT). La Giuria provvederà ad una prima selezione delle opere, scegliendone 30 tra quelle (una sola per artista). Effettuata questa prima cernita, inviterà i pittori selezionati ad inviare il quadro per la premiazione finale, che avrà luogo il giorno 1/09/2014.

Art.6_CONSEGNA DELLE OPERE
Le opere selezionate potranno essere fatte pervenire nel seguente modo: a) consegna a mano, b) pacco postale c) corriere (spese a carico dell’artista) a partire dal 25/07/2014 ed entro e non oltre il 20/08/2014, pena l’esclusione dal concorso. Le opere dovranno essere consegnate presso il ristorante “La Dogana”, via Appia 1803, 04026 Marina di Minturno (LT) dalle ore 10.00 alle 18.00 ( Contatti: 0771-614932 cell. Ins. Anna Maria Graziano 3482362757). L'opera dovrà essere firmata, decorosamente incorniciata e provvista di attaccaglie, con sul retro il titolo dell'opera, generalità, indirizzo dell'autore ed eventuale prezzo di vendita e non potrà in alcun caso essere ritirata prima della chiusura della Manifestazione. Il ritiro delle opere potrà avvenire a chiusura della manifestazione oppure entro il 7/09/2014 previo accordo telefonico. L’artista impossibilitato a venire a ritirare l’opera di persona può delegare una terza persona. Le opere che non saranno ritirate entro la data su indicata rimarranno di proprietà del Centro Studi Minturnae.

Art.7_COMPOSIZIONE GIURIE
Le Giurie (di cui di diritto fanno parte Beniamino Russo e Michele Graziosetto) sono così composte:
- SEZ. A1- POESIA GIOVANI “ORNELLA VALERIO”: Componenti: Rino Caputo, (presidente) Fabio Corvatta (Presidente del “Centro Studi Giacomo Leopardi” di Recanati), Alessandro Carandente, Marisa Conte, Valter Creo (Pro Loco), Carmen Moscariello, Pina Scognamiglio, Mario Rizzi, Galterio Federico (segretario).
La Giuria sceglierà tre poeti tra quelli segnalati, che saranno dichiarati vincitori ex aequo.
SEZ. A2- STORIA GIOVANI: Componenti: Ritanna Armeni, Anna Foa, Lucetta Scaraffia.
Sarà scelto un giovane storico tra quelli segnalati dalla Giuria.
-SEZ. A3 - PITTURA: Componenti: Rino Caputo, (presidente) – Artone Lara, Ascione Antonietta - Bortolin Ugo - Conte Antonio - Corrente Antonio - Corrente Clara Pia - Graziano Anna - Mazzucco Cristina – Pellegrino Lorenzo, Purificato Martina – Rizzi Mario (segretario).

Art.8_PREMI AI VINCITORI
Per la SEZ. A1- POESIA GIOVANI “ORNELLA VALERIO: € 300 ai tre vincitori ex aequo con una targa in argento dell’orafo Alfonso Farese (del valore di € 250) (sponsor Famiglia Gianna, Franco e Gianluca Valerio);
Per la SEZ. A2- STORIA GIOVANI: € 500 con una targa offerta dagli Sponsor del premio MINTURNAE.
Per la SEZ. A3- PITTURA: Il primo premio consiste in euro 1000 (mille) con una targa offerta dagli Sponsor del premio MINTURNAE. La commissione si riserva di assegnare un secondo ed un terzo premio in denaro.

Art.9_ESPOSIZIONE DELLE OPERE E PREMIAZIONE
Le opere saranno esposte al pubblico presso il Castello Baronale di Minturno o, nel caso di improvvisa indisponibilità, in altro luogo scelto dalla organizzazione, nei giorni 30 (o.p.) e 31 agosto e 1 settembre 2014. L'allestimento della Mostra è affidata ad una apposita commissione. I premi saranno assegnati durante la cerimonia di proclamazione dei vincitori che avverrà lunedì 1 settembre 2014 a partire dalle ore 17.30.

Art.10_LIBERATORIA
Il Centro Culturale, pur avendo la massima cura delle opere ricevute, disponendo la sicurezza e la sorveglianza nei locali, non si assume alcuna responsabilità per eventuali danni di trasporto, manomissioni, incendio, furto e per qualsiasi altro danneggiamento durante il periodo della manifestazione, del magazzinaggio, dell'esposizione e della giacenza. Il concorrente che desidera cautelarsi potrà provvedere direttamente all'eventuale assicurazione.

Art.11_VENDITA OPERE
L'organizzazione rappresenta gli Artisti nella vendita delle opere esposte al prezzo indicato dagli artisti stessi (da segnalare durante l’invio delle opere stesse). In caso di vendita, l’organizzazione trattiene il 10% del prezzo di vendita per le sole spese organizzative inerenti alla manifestazione.

Art.12_MODIFICHE E VARIAZIONI
L'organizzazione si riserva la facoltà di spostare la manifestazione in caso di fondati motivi (nel qual caso i partecipanti saranno tempestivamente informati). Per quanto non previsto nel presente regolamento sarà devoluta ogni competenza all'Ente organizzatore.

Art.13_IMMAGINE E PRIVACY
Il premio sarà largamente pubblicizzato in ambito locale, regionale e nazionale e, a tal fine, lo sfruttamento delle immagini delle opere esposte resterà ad esclusivo vantaggio dell'organizzazione. Le informazioni custodite nell'archivio verranno utilizzate per la partecipazione al Concorso e per l'invio del materiale informativo. E' prevista la possibilità di richiedere la rettifica o la cancellazione come previsto dalla legge 675/96 sulla tutela dei dati personali.
Per quanto non previsto nel presente regolamento, sarà devoluta ogni competenza all'Ente Organizzatore.
Tutte le comunicazioni, adesioni e richieste dovranno essere dirette al Centro Studi Minturnae: tel. Presidenza 3384738857; email: premiominturnae@libero.it oppure: mgraziosetto@libero.it. Indirizzo della segreteria: Via Monte di Scauri, 84 – 04026 – Minturno-Scauri (LT).
Art.14_Condizione imprescindibile per la consegna dei premi è la presenza del vincitore.
Art.15_La partecipazione implica l'accettazione di tutte le norme del presente bando.
PATROCINI RICHIESTI: Comune di Minturno, Comune di Formia, Comune di Gaeta, Senato della Repubblica; Camera dei Deputati; Presidenza Regione Lazio; Banca Popolare di Fondi, Pro Loco Minturno.

Il Centro Studi Minturnae 

sabato 9 agosto 2014

"UN GRAN TOUR IN IRPINIA LUNGO SEI SECOLI TRA STORIA, TRADIZIONI ED ENOGASTRONOMIA"


Progetto Integrato di Promozione del Territorio

"UN GRAN TOUR IN IRPINIA LUNGO SEI SECOLI TRA STORIA, TRADIZIONI ED ENOGASTRONOMIA"

Seconda Tappa - Calabritto (Av), 
12 agosto 2014, ore 19,30,
Borgo di Quaglietta








“Seduzioni al Peponcino Quagliettano del Conte Giacomo Arcucci di Capri” è l'evento che prosegue l'iniziativa itinerante all'insegna della storia del Trecento irpino.
La seconda tappa dell'evento itinerante "Un Gran Tour in Irpinia lungo sei secoli tra storia, tradizioni ed enogastronomia", progetto integrato di promozione del territorio che associa sei comuni dell'area del Terminio-Cervialto, sarà ospitata martedì 12 agosto, a partire dalle ore 19,30 presso l’antico Borgo di Quaglietta, nel comune di Calabritto. In una terra incontaminata, nel cuore del vasto territorio della Valle del Sele, al riparo della frescura di boschi secolari, il Gran Tour in Irpinia proseguirà il cammino a cavallo tra storia e sapori con un nuovo appuntamento dal titolo “Seduzioni al Peponcino Quagliettano del Conte Giacomo Arcucci di Capri”. La trama dell’evento, articolato in una cena-spettacolo cui il pubblico presente potrà assistere, si dipanerà tra canzoni, musiche e giullarate del 1300, al tempo di Giacomo Arcucci, conte di Minervino e di Altamura, il quale fu segretario, tesoriere e Gran Camerario, nonché amante, di Giovanna I d'Angiò, regina di Napoli tra il 1343 e il 1381. Tra i molti doni che il conte ebbe dalla regina, vanno annoverati anche i proventi feudali di Calabritto, Malinventre, Teora, Oppido e Quaglietta. La regina Giovanna, per aver appoggiato la causa dell'antipapa Clemente VII, fu però spogliata del suo regno dal papa Urbano V, e così la fortuna di Giacomo Arcucci, nuovo signore di queste terre, declinò rapidamente. Alla sua figura sarà legato il gusto del peperoncino quagliettano, che prende il nome proprio dal borgo che farà da suggestiva location all’evento. I cosiddetti peperoncini quagliettani si presentano in due differenti tipologie: la prima è la cosiddetta "papaiola" o "papazzo" di colore rosso, una varietà i cui esemplari più grandi sono per lo più conservati sotto aceto e utilizzati per preparare i peperoni imbottiti; la seconda varietà è quella del peperoncino lungo, detto anche "spungulicchio", della grandezza di un dito pollice, arrotondato all'apice, piccantissimo, utilizzato fresco come condimento oppure essiccato per la produzione di polvere da aggiungere agli insaccati. Ad arricchire la kermesse contribuirà anche l'allestimento della mostra fotografica "Irpinia Terra di: castelli, fede, gusto e sorgenti", realizzata dal fotoreporter Giuseppe Ottaiano. Per l’occasione saranno previste, inoltre, delle speciali visite guidate gratuite a cura dell’Associazione Lo Scrigno. A completare la proposta anche la presenza di un info point a completa disposizione per l’intera durata della manifestazione per fornire informazioni sull’iniziativa e distribuire materiale dedicato all’intero progetto. Dopo Calabritto l'evento itinerante, finanziato nell'ambito del PSR Campania 2007/2013 - Interventi cofinanziati dal FEASR, Piano di Sviluppo Locale del GAL IRPINIA - MISURA 313 "Incentivazione di attività turistiche", toccherà i comuni di Cassano Irpino (Comune Capofila), Montemarano e Salza Irpina, per concludersi, infine a Bagnoli Irpino. Un lungo viaggio da non perdere tra le storie e le bontà della Terra d’Irpinia.














Segreteria Organizzativa e Ufficio Stampa: Sema, nati per comunicare / http://www.studiosema.it/







Dott. Simone Ottaiano
Cell. +39 333 6596385
Sema s.a.s.
Tel/Fax +39 081 8854745
Giuseppe Ottaiano
Cell. 335 6650858

"Sagra delle Orecchiette" Savignano Irpino - 9 agosto 2014


Arriva a Savignano Irpino la XXXVIII Sagra delle Orecchiette
Si rinnova l’appuntamento con una delle sagre più antiche d’Irpinia.
Il comune di Savignano Irpino, antico borgo della Valle del Cervaro, ospiterà anche quest’anno la tradizionale “Sagra delle Orecchiette”, organizzata dal Comitato Sant’Anna, che si occupa del delle celebrazioni civile e religiose dedicata alla Santa Patrona del paese, e giunta quest’anno alla trentottesima edizione. La kermesse gastronomica savignanese, la cui prima edizione è targata 1977, è tra le più antiche d’Irpinia e già allora si inseriva in un contesto nuovo, incentrato sul recupero delle tradizioni locali. Oggi, dopo quasi quarant’anni, la sagra, oltre a rappresentare un momento di aggregazione sociale e di celebrazione della vita della comunità, vuole essere anche un momento di scoperta del ricco patrimonio agroalimentare che impreziosisce il territorio. In particolare delle tipiche orecchiette, formato di pasta risalente al Medioevo, che si presentano con l’aspetto di una piccola cupola di colore bianco, con il centro più sottile del bordo e con la superficie ruvida. Una delle peculiarità delle orecchiette savignanesi è la loro delicata fattura all’uovo, esaltata da salse e sughi locali le cui segrete ricette si perdono nelle memorie e nelle dispense delle tante massaie. Queste massaie, durante la sagra, cucinano senza sosta per garantire il piacere di un gusto unico ai tanti visitatori che ogni anno partecipano alla rinomata manifestazione. Oltre ad una festa danzante sulle note della Millenium Band, ensemble di ballo liscio, a partire dalle ore 20,30, verranno preparati, come di consueto, circa mille piatti di orecchiette, seguiti da un assaggio di penne all’arrabbiata e da una sfiziosa spaghettata finale. In questa zona della Valle del Cervaro, infatti, è la pasta fresca lavorata a mano ad avere una storia interessante almeno quanto il suo presente: qui, dove il grano ha costituito per secoli un'importante risorsa di vita, generando una tradizione alimentare contadina che si è tramandata per generazioni fino a diventare cultura, la pasta è un prodotto che vanta origini molto antiche, distribuite tra leggenda e realtà. In tutto il territorio, nella valle e nelle piccole borgate, nascono pastifici e ristoranti che offrono, gnocchi, lasagne, ravioli ripieni conditi con verdure di stagioni, tagliatelle con burro e tartufo, paccheri, fusilli e cavatelli, formati realizzati tutti con farina di grano duro, ottimi se conditi con sugo di carne di maiale o agnello, con salsa di pomodoro, con funghi, con tritato di noci e nocciole fritto in un olio extravergine di oliva. Quest’anno, in contemporanea alla “Sagra delle Orecchiette” si svilupperà anche la seconda tappa del “Trionfo di sapori mediterranei delle terre del Cervaro e del Miscano”, progetto integrato di promozione del territorio, finanziato nell’ambito del PSR Campania 2007/2013 - Interventi cofinanziati dal FEASR, Piano di Sviluppo Locale del GAL IRPINIA - MISURA 313 “Incentivazione di attività turistiche”, che associa sei comuni appartenenti alle valli del Cervaro e del Miscano in una viaggio dedicato ai saperi e ai sapori della Dieta Mediterranea in Irpinia. L’appuntamento prevederà un laboratorio del gusto per adulti e bambini, dedicato proprio ala pasta tradizionale, stand espositivi dei prodotti tipici di aziende locali con rievocazioni degli antichi mestieri e l’esibizione musicale di un gruppo folk che arricchirà la serata.









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sabato 2 agosto 2014

Le grotte e il culto micaelico nel Meridione d'Italia: esce il saggio di Giovanni D'Andrea edito da Guida

È in libreria il saggio di Giovanni D'Andrea "La lunga guerra all’ultimo guerriero divino nel Meridione d’Italia: l’Arcangelo Michael", edito da Guida.

Il libro si può acquistare presso le librerie Guida e i punti vendita Feltrinelli; online su books.google.it, casalini.it, licosa.com, ibs.it, amazon.com, inmondadori.it e altri siti.

Si tratta di un’indagine sull’ultimo guerriero alato, l’Arcangelo Michael, e la sua guerra nel Meridione d’Italia, andando tra grotte e ruderi, tra monti e monasteri, tra greci e latini. In questo corposo e qualitativamente rilevante volume, infatti, si ritrovano: l’interpretazione corografica del culto rupestre micaelico e delle sue stratificazioni mitologiche, cultuali, storiche e antropologiche nelle regioni meridionali d’Italia colonizzate dai monaci italo-greci; il legame tra il culto micaelico nelle grotte e il monachesimo italo-greco nel Meridione d’Italia; la sopraffazione operata dai Papi, dalla Chiesa latina e dal monachesimo benedettino sui monaci italo-greci; l’estinzione del culto micaelico come segno della secolare conflittualità tra la Chiesa latina occidentale e la Chiesa greca orientale; gli emblematici e significativi casi nelle regioni meridionali.

Un lungo lavoro di ricerca storiografica, frutto di studi su testi multidisciplinari e collaudato con scoperte e ricerche speleologiche personali scaturite dall'esperienza sul campo. Le campagne esplorative e speleo-topografiche in molti siti rupestri e ipogei, come le numerose e solo in parte note cavità cilentane dedicate all’arcangelo Michele, hanno portato l'autore ad analisi e interpretazioni davvero originali, avvertendo la necessità e l’utilità di una sistemazione organica degli stessi, attraverso la redazione di un saggio speleo-storiografico e geografico, condotto con metodo scientifico ma con criteri e intendimenti divulgativi.


Il testo rivisita, nei suoi risvolti antropologici, culturali e storici, “un Meridione sempre più sradicato o al massimo artificialmente rinvasato”.



L'autore
Giovanni D’Andrea è nato a Napoli nel 1963 da padre napoletano e da madre danese. Ha conseguito la maturità classica. Seguendo una forte inclinazione al mare e alle sue attività, ha operato in campo ambientalistico a favore della sua difesa come responsabile del settore mare e coste per la delegazione regionale del WWF; ha conseguito varie abilitazioni subacquee fino al grado di guida subacquea; iscritto nella gente di mare, ha conseguito i titoli professionali fino al grado di Direttore di macchina per la pesca mediterranea ed oceanica, suo attuale status lavorativo. Parimenti ha sempre coltivato curiosità scientifica e culturale per il territorio regionale, iscrivendosi a varie associazioni nazionali che ne curano studi e attività di ricerca. Socio della prestigiosa sezione napoletana del Club Alpino Italiano, ha fatto parte del suo Gruppo speleologico. Conseguite varie specializzazioni tecniche e prodotte varie pubblicazioni su studi condotti volontariamente, è dal 1996 socio della Società speleologica italiana e dal 1998 socio della Società Geografica italiana. I suoi interessi, le competenze conseguite e le ricerche condotte sul territorio regionale lo hanno interfacciato con le soprintendenze ai beni archeologici della Campania che, riconoscendone il valore e le capacità tecniche, lo hanno incaricato per alcune importanti esplorazioni speleotopografiche (Grotta Azzurra di Capri, bunkers di Cuma, crypta romana di Cuma). In seguito, le attività di ricerca e il cambio di residenza lo hanno portato, rispettivamente, ad operare e abitare nel Cilento. Quivi, pur navigando nel Mediterraneo con flotte siciliane, è iniziata una decennale attività di studio e ricerca speleologica sul patrimonio culturale, carsico e rupestre del Cilento, che in collaborazione con le autorità competenti sui beni culturali, archeologici e naturalistici è confluita nella presente pubblicazione.

dal testo
L’inevitabile multidisciplinarietà della materia speleologica, che è poi un mondo, un campo di osservazione (oggi e per molto tempo ancora) sconosciuto, ignoto e non da tutti verificabile, costringerebbe lo speleologo, oltre ai cimenti fisici già di per sé notevoli, a impegni culturali e scientifici, inauditi per un singolo che, se pur motivato, non dispone certo di mecenatismi o quanto meno delle risorse pure destinate alla ricerca scientifica. Ma qualcuno entra in grotta proprio con il coraggio, oltre che fisico, anche culturale; quello stesso coraggio, quella stessa audacia indagativa e scientifica che ha spinto alcuni uomini, nel corso dei secoli, ad avventurarsi, ad esplorare, a studiare e a provare la fondatezza delle interpretazioni proprie o altrui. Interpretazioni via via fallaci o geniali ma interessanti o fascinose, proprio per quella consapevole e seducente suggestione che provano i Pionieri, gli Antesignani e i Precursori di ogni avventura della conoscenza. Di per sé, anche solo tutto quest’ardimento indagativo nei confronti del mondo ipogeo e di quello che racchiude, impone apprezzamento e rispetto. (...)
Nello speleologo, in conclusione, si uniscono varie dimensioni dell’animo e dell’intelligenza d’ogni uomo di “superficie”: spirito d’avventura, curiosità, ricerca di emozioni, esplorazione, vocazione scientifica, sensibilità culturale, spirito di sacrificio, spirito di osservazione, consapevolezza dei propri limiti e del rischio… Occorre però una metodologia di approccio al mondo ipogeo in cui tutte queste dimensioni, unite ad una solida base scientifica e culturale, consentano allo speleologo di non smettere mai di essere quello che in realtà deve e dovrà essere: il migliore specialista del sotterraneo.

l'incipit
Esplorando le grotte dedicate all’Arcangelo, molti sono stati gli interrogativi che mi sono posto, similmente a tutti quelli che, nel corso dei secoli, mi hanno sicuramente e per vari motivi, preceduto. Le risposte, raccolte in questa Ricerca, che è meglio definire Indagine, sono il frutto di uno studio che è durato alcuni anni e che si è piegato, a volte curioso, a volte perplesso, su molti testi.

Primo Concorso Nazionale di Poesia “San Pio da Pietrelcina e San Francesco D’Assisi”

Scadenza: 01 Settembre 2014
Il concorso è gratuito ed aperto a TUTTI incluse le Scuole.
Regolamento:
Sezione A) Poesia Adulti: inviare una poesia dedicata a San Pio da Pietrelcina o a San Francesco D’Assisi edita o inedita mai premiata ai primi posti in lingua italiana o in vernacolo con relativa traduzione;
Sezione B) Poesia Giovani (riservata alle scuole elementari, medie e superiori): inviare una poesia dedicata a San Pio da Pietrelcina o a San Francesco D’Assisi edita o inedita mai premiata ai primi posti in lingua italiana o in vernacolo con relativa traduzione.
Gli elaborati dovranno essere inviati in due documenti in formato .doc, carattere Times New Roman, di cui uno con indicazione dei dati anagrafici, città, provincia, indirizzo e-mail e dichiarazione di autenticità e consenso all’uso dei dati personali per questioni inerenti al concorso entro la data indicata all’indirizzo: costruiamopresepio@libero.it (farà fede la data e l'ora di ricezione della e-mail). Tutte le mail riceveranno una conferma di ricezione. In assenza di conferma entro tre giorni dall’invio, occorrerà inoltrare nuovamente la mail originaria. Le opere presentate non saranno restituite. I dati personali acquisiti vengono trattati con la riservatezza prevista dalla legge 196/2003 e saranno utilizzati esclusivamente per l’invio di informazioni culturali e per gli adempimenti inerenti al concorso. Il concorso non prevede la cerimonia di premiazione ma l’invio tramite e-mail dell'attestato elettronico e di una lettera con una dettagliata motivazione circa l’autentico valore d’arte o di critica delle opere presentate.
Esito della Giuria: 23 Settembre 2014 per le poesie dedicate a San Pio da Pietrelcina.
Esito della Giuria: 04 Ottobre 2014 per le poesie dedicate a San Francesco D’Assisi.
Saranno premiati: i primi tre autori della sezione A e B. Sono previste anche menzioni e segnalazioni. Ogni comunicazione sarà fatta esclusivamente tramite posta elettronica.

L’Organizzatore del Concorso

Antonio Nicolò

Venafro, Presentato con successo “Sabbia”, il nuovo libro di Iannacone

Una bella serata di cultura in un’atmosfera amicale e di simpatia. È stato presentato sabato 26 a Venafro nella sede dell’Auser il libro “Sabbia” (Edizioni Eva, Venafro, 2014, pp. 80, € 10,00), ultimo uscito dello scrittore venafrano Amerigo Iannacone.
Ne hanno parlato Nicandro Silvestri, Presidente Auser - Venafro, Giuseppe Napolitano, Poeta, operatore culturale; Aldo Cervo, Scrittore, critico letterario; Irene Vallone, Poetessa e la poetessa venafrana Maria Giusti, che fungeva anche da moderatrice. I relatori hanno sviscerato i temi e hanno analizzato lo stile della poesia di Iannacone con interventi approfonditi, taluno a tratti anche toccante.
In sala, un pubblico costituito anche di poeti e scrittori (Maria Cristina Carbonelli di Letino, Antonio Di Filippo, Carmine Brancaccio, Laura Concetta Mauceri) ha seguito attento, partecipe e non sono mancati interventi dal pubblico (Mario Giannini, Carmine Brancaccio).

«Se potessi dare una definizione della poetica di Amerigo, – ha detta tra l’altro Irene Vallone – direi che la sua è la poetica dell’amore, poiché profondo, innato in lui è il desiderio del bene per il prossimo, la semplicità nel porsi, ma di una grandezza tale da disarmare ogni atteggiamento riluttante a comprenderla. Un poeta grande, Amerigo, con l’onestà del cuore e l’affetto di tutti gli amici e i lettori che lo seguono, poiché in lui è la casa della nostra amicizia.»

E Giuseppe Napolitano: «Si può partire da “Fiume di sabbia”, la poesia che rimanda nel titolo al titolo stesso del libro, da questa sommessa e malinconica dichiarazione di poetica dell’esistenza, per esaminare uno dei temi centrali di Sabbia (che è una raccolta equilibratamente bipartita, come a voler segnare un “prima” e un “dopo” – uno sviluppo inderogabile di chi siamo in chi saremo, e finanche non saremo). D’altra parte, quello del tempo è uno dei temi principali della produzione poetica di Amerigo Iannacone: lo scorrere ineluttabile del tempo che tutto consuma, e ci costringe, tutti, a correre inseguendo un futuro che si allontana sempre (“Scavalchi un muro / e davanti un altro e un altro ancora... / ... Ma dove è finito il futuro?”, in “Muri”). Ma il poeta lo sa che queste sono “domande che rubano il presente”, quelle rivolte all’età perduta: “Tanti momenti dove sono andati?” (in “Trent’anni”). Com’era bello avere 30 anni, 40 anni, e come sono lontani quegli anni, 30, 40 anni dopo! Iannacone non è tipo da fare troppe domande, preferisce proporre le sue risposte. Com’è giusto, e opportuno, che un poeta faccia.»