domenica 28 aprile 2019


Giordano Bruno Maestro di Anarchia di Aldo Masullo, Edizioni Saletta dell’Uva.





Mi sento immerso nel Tutto, ho coscienza che il cosmo è armonia e totalità di senso, e io ne faccio parte.

La solitudine come negazione della ragione

Di

Carmen Moscariello

José de Sansa  Saramago[1] (1922-2010), scrittore portoghese,  in una sua opera teatrale[2] narra dell’assedio della città di Munster[3] nel XVI secolo e di uno  scontro violento, durato quattordici mesi, che portò alla distruzione degli anabattisti. Eppure, commentò l’autore, in un’intervista rilasciata a Renato Minore, ”C’era una differenza appena sanabile (il rifiuto del battesimo da parte degli anabattisti) e il risultato fu un autentico genocidio”.[4]

Saramago, ateo e comunista, ci parla in più opere  della biblica condanna per l’uomo che dissente o che  sposta i suoi pensieri dai canoni costituiti e prova a tracciare e percorrere nuove strade.

Questo riferimento ci immette nella recente pubblicazione del  Professore Emerito Aldo Masullo Giordano Bruno Maestro di eresia, Edizioni Salette dell’Uva, Caserta febbraio 2016.” Il Perturbante” professor Masullo, pur essendo anch’egli  ateo e uomo di sinistra, non condividerebbe mai le parole di Saramago,  che discutendo sull’ opera che gli ha regalato il successo “Una terra chiamata Alentejo”,  a Renato Minore che gli chiede se la letteratura è utile al suo lettore risponde: “ Non serve a niente. Non credo che possa formare gli uomini . Gli uomini sono quello che sono. Non hanno ancora trovato nessuna soluzione. E non c’è alcuna solidarietà tra di loro . … E’ un mondo immondo quello in cui viviamo”.

Al contrario l’opera “Giordano Bruno Maestro di anarchia” è un lavoro altamente formativo, auspica strade nuove e  l’ etica è presenza consolidata, lo attraversa tutta dalla prima all’ultima pagina.

 L’Autore chiama “libricino” questa sua opera, a noi, in verità, appare come una grande e importante sintesi del suo pensiero. Ci sono logiche nuove da non sottovalutare: parte dalla vita e dalla storia, in cui si sono man mano incarnate “le fratture” o rivoluzioni che hanno cambiato il corso di ogni evento, per giungere fino a  noi. Si comprende che sono stati i” Maestri” , ossia i grandi Filosofi ad intuire l’urgenza dei cambiamenti. Egli si appella  con  passione a Giordano Bruno, sicuramente protagonista dell’opera  , ma, non è il solo,  il discorso si amplia ponendo a capo del mondo universo et uno il pensiero etico, che con la logica dà al Filosofo una grande responsabilità di insegnamento, di guida sociale, di indirizzo per il pensiero politico ed estetico.

 Si sa, Masullo  è il   grande Maestro dell’intersoggettività, e, quindi,  prima di tutto Maestro di libertà. A queste due categorie , il il Filoso è stato fedele, sempre,   testimoniandole con la sua vita.

Anche per questi due motivi Masullo ama   Giordano Bruno,   è coinvolto molto (chi non lo sarebbe! ) dal martirio al quale il monaco fu sottoposto, ma anche dalla sua vita tutta tessuta di  coraggio e illuminata dalla fede della verità,  tanto da dedicargli  molti studi e, negli ultimi tempi, ritorna alla filosofia del Nolano, sempre con più autorevolezza. Ce lo fa assaporare  come un melograno rosso, ogni granello ha una sua centralità di bellezza di gusto, di indipendenza; i chicchi fiammeggianti  e succosi sono ben separati gli uni dagli altri, hanno  una loro indipendenza, pur facendo parte di un tutto ben compatto e apparentemente impenetrabile.

Partendo da Bruno, il Filosofo si interroga sull’uomo come entità unica e nel contempo facente parte di un tutto. Egli  non può fare a meno né della sua libertà e dunque identità particolare, né tantomeno dell’urgenza di collocarsi armonicamente con il resto del mondo. Quindi,  non gli è dato vivere privo della bellezza del confronto, né astenersi dal  colloquio umanissimo,  ma nel contempo la sua libertà non può essere barattata, mai, anche se finisce là dove inizia la libertà dell’altro.

Sulla copertina bianca del libro spicca il nome di Giordano Bruno, ma non meno importante ci appare quel sottotitolo  Maestro di Anarchia, che non è solo  conseguenziale al primo termine.  Esso ha, come vedremo, un ruolo importante nel cammino e nell’evolversi del pensiero di Masullo. Dire, quindi, che quest’opera è sul pensiero di Giordano Bruno ci appare estremamente riduttivo. Il libro è importate, è da studiare attentamente, soprattutto  per gli  innesti che  produce  sulla realtà contemporanea.  

La  principale finalità dell’Autore è quella di mettere in guardia il lettore sulle difficoltà del vivere  e sulle contraddizioni umane, ma, senza perdersi di coraggio.  Insegna, non solo ai suoi innumerevoli discepoli)  strade battute dall’autonomia del pensiero per arrivare ad  una convivenza pacifica. Masullo aspira a un contratto sociale dove ciascun uomo possa esprimersi liberamente senza confliggere con glia altri, non ci è sembrato, però,  che parli di felicità  possibile.

  La speranza che ciò si attui, non è un vago desiderio, ma il lavoro costante e difficile che l’uomo deve fare prima di tutto su se stesso e poi nel rigore assoluto della creazione  di un concordato sociale che non abbia a che vedere con la sopraffazione( homo homini lupus). Si coglie un cesellamento tra la visione chiara e drammatica della realtà attuale e lo studio di un percorso alternativo per rivoluzionarla, per migliorare le condizioni umane.

Aldo Masullo, la cui filosofia e il cui pensiero si alimenta all’attenta visione e allo studio assiduo  del reale, sa meglio di chiunque di noi come stanno le cose e lo studio assiduo di Bruno non è solo per riproporci, come molti fanno, l’attualità di Bruno, la sua grandezza o la sua eterna persecuzione,  il suo discorso mira molto più in alto.

C’è nella sua filosofia l’idea dell’uomo nuovo che potrebbe aspirare  a rivoluzionarie tutte le ambientazioni, un ritorno all’uomo preesistente alla creazione che non abbia subito alcuna  omologazione.

Crediamo che l’accento che  il Filosofo  pone sulla parola “anarchia ,vada inteso come capacità dello studioso di scrollarsi le muffe che il pensiero preordinato e precostituito ha creato nella storia dell’umanità, impedendo, di fatto, la nascita e lo sviluppo del libero pensiero e, qui,il riferimento alle religioni e all’imposizione della  loro ortodossia non è affatto sottaciuto.

  Non sembrerebbe disdicevole dire   che spesso l’anarchia potrebbe anche avvicinarsi nelle sue significazioni alla parola “eresia  “ e, dunque, si  direbbe  con Aldo Masullo che l’anarchia è di per sé  una grande cosa, una capacità di essere; è il coraggio delle scelte, la forza di dire no al male, la volontà di cambiamento.

Al Maestro di anarchia si affiancherebbe (non ci appare un salto nel vuoto!) anche il pensiero di Leonardo  Sciascia  che implica nel concetto di libertà anche quello di “’eresia”. “ Comunque l’eresia è di per sé una grande cosa, e colui che difende la propria eresia è sempre un uomo che tiene alta la dignità dell’uomo. Bisogna essere eretici, rischiare di essere eretici, se no è finita. Voi avete visto che non è stata soltanto la Chiesa cattolica ad avere paura delle eresie. È stato anche il Partito Comunista dell’URSS ad avere paura dell’eresia, e c’è sempre nel potere che si costituisce in fanatismo questa paura dell’eresia. Allora ogni uomo, ognuno di noi, per essere libero, per essere fedele alla propria dignità, deve essere sempre un eretico. [5]Questo brano mi è sembrato idealmente vicino a Giordano Bruno e anche ad Aldo Masullo, soprattutto a quest’ultimo,  che nel suo sistema di pensiero, così ricco di spinte e controspinte, così avido di  solidarietà per l’uomo, che  con ogni sua forza alimenta una così decisa  volontà di salvarlo dai suoi giorni desertificati, dai suoi desideri di guerra, mai sopiti. La sua è un’autentica preghiera  rivolta agli uomini, affinché continuino a parlarsi.  Masullo non si sofferma molto in questa opera sui grandi errori della chiesa, né fa paragoni con gli abissi attuali su cui il mondo quotidianamente si affaccia, ma, nei precisi colloqui dello spirito e della ragione invoca il dialogo  che va allargato a tutti, senza lasciarsi spaventare dalle diversità.  Omologare, piegare, annientare sono le gravi sofferenze a cui l’uomo è stato ed è sottoposto. Ci attendono, se non si cambia passo  molti dolori fisici e spirituali. Gli dei che hanno fatto i mondi la molteplicità dei mondi avrebbero fatto male se avessero fatto tutto ciò senza pensare che essa è finalizzata all’allargamento del dialogo tra gli uomini. Il dialogo deve poter senza limite allargarsi non solo tra gli uomini che sono su questo mondo, ma tra tutti i possibili uomini che si trovassero su tutti i mondi possibili. Il che, in una versione cosmologica, sarà molto più tardi il tema di alcune filosofie contemporanee  si pensi ad Habermas e ad Apel_ vale il principio della illimitata  espandibilità del dialogo come condizione  fondativa  dell’etica. Il dialogo è veramente tale solo quando si può illimitatamente espandere . In effetti anche al dialogo si può applicare la legge dell’entropia: se in quattro ci mettessimo a conversare, ci diremmo cose nuove una volta, cose nuove una seconda volta; ma se stessimo sempre, per anni interi, solo tra noi a conversare, alla fine parleremmo senza dirci più nulla, diventeremmo stupidi. Il discorso mentale in tanto è possibile nel suo potere, in quanto illimitatamente aperto al non ancora.[6] .

L’etica e il dialogo aperti agli infiniti mondi e agli infiniti spazi della storia sono le categorie fondanti. Ripetere l’ipse dixit non aiuta l’uomo a crescere e tantomeno a migliorare  l’universo. Sembra che  voglia dirci che espandere le conoscenze, seppur diverse, è l’unico metodo che rende l’uomo unico, libero, importante per la società e per il mondo che accoglie e rinnova continuamente le sue idee. Il principio del dinamismo della storia e dunque dello sdoganamento del libero  pensiero  è fattore determinante per una autentica evoluzione.

Lo stesso  Giordano Bruno ci dice :  questo vostro dire volete ponere sotto sopra il mondo (Burchio).

Ti par che farebbe male un che volesse mettere sotto sopra il mondo rinversato?[7](Fracastorio)[8]

Questa rivoluzione totale del pensiero non spaventa il Professore e lo pone a capo di cambiamenti che potrebbero portare la giusta vitalità al mondo. Un vero e proprio terremoto che spazzasse via gli umori fetidi del pensiero scontato e ripetuto all’infinito   e facesse si che l’uomo davvero si interrogasse sul suo essere nel mondo, sulla sua appartenenza al mondo e sul ruolo che esso riveste. L’uomo, dunque, va portato alle origini, lavato delle incrostazioni, e rieducato alla bellezza, alla solidarietà, alla pace. Un mondo nuovo  dove essere obbligati a pensare  quello che pochi ci impongono, non sia più concepibile. Potremmo dire, in modo più drammatico, forse apocalittico,  con un altro  grande maestro di anarchia, quale  fu certamente Pasolini, (forse pagò anch’egli con la vita le critiche al sistema) che si può morire con l’azzeramento dell’individuo e la creazione delle masse. Pasolini parlando di  “’anarchia del potere[9] ,“ evidenzia i danni del potere  che manipola i corpi, trasformando le coscienze, che vengono omologate dall’alto, distruggendo le realtà particolari. Disse, allora, Pasolini che ci saremmo trovati a confrontarci con una società di mostri, non più di persone, dove il dialogo sarebbe stato impossibile.

Il  libro di Masullo denunzia il pericolo  dell’omologazione, anzi tutta la filosofia sia  di Bruno che di Masullo è tesa a dimostrare la centralità e l’importanza di ogni singolo uomo nell’universo. L’Emerito Professore,  in particolare, ci racconta del pericolo dell’accentramento nelle mani di uno solo o di pochi di tutti i poteri, e, come la parola democrazia venga in tal caso svuotata di tutti suoi valori.  Se l’uomo viene manipolato diviene anche  asservito, assoggettato (il contrario dell’intersoggettività!).   …..Dunque nessuno è capo assoluto. L’ordine umano è anarchico. Esso vive, solo dove tutte le diversità sono ugualmente rispettate .  Per la dura esperienza di questa modernità noi ora sappiamo che la democrazia o è liberale o non è. L’ordine è civile, quando è garantito dalla impersonalità di leggi non solo decise con procedure democratiche ma conformi al riconoscimento costituzionale di diritti umani universali. Le ragioni della lotta politica che squassa al fondo il mondo attuale sono, fattesi adulte nella drammaticità della storia, quelle pensate da Bruno. [10]

L’Autore di quest’opera illuminante, si serve di Bruno e parte da Bruno, ma ribalta la conoscenza sotto l’illuminato desiderio della centralità  del  colloquio e dell’ascoltarsi con l’umanità tutta;  il grande Maestro di Anarchia ( in questo caso ci riferiamo a Masullo) ci dice che senza questa “centralità”, il pericolo è di poter  perdere  la libertà e di vedere calpestata la propria dignità di uomo; il rischio  è ad ogni angolo; l’orrore  più grande potrebbe portarci al l’assuefazione al male, all’azzeramento dell’io, all’assenza di ogni solidarietà per il prossimo, all’incapacità a ribellarsi, all’impossibilità di esprimere senza paura le proprie idee.

Il percorso di Masullo per il riscatto dell’umanità, non è solo rivoluzionario,  è prima di tutto un percorso educativo, poi etico e quindi politico. Procedendo con un ragionamento per analogia, applicato alle tre categorie masulliane,  esse rimangono  l’espressine di un unico obiettivo, quello di salvare il mondo e l’umanità.

Per meglio comprendere, ci soccorrono a riguardo le sue parole sul Nichilismo sempre originalissime che   riguardano anche  il suo pensiero su Bruno;    questa volta è  uno spartito musicale e  nelle sue variazioni non si serve mai di  motivi risaputi. Parte per questo da Eraclito,(che in un celebre frammento sentenzia che di ogni “ente morale”, di ogni realtà naturale ,non si può disporre due voltev a causa della rapidità e repentinità del mutamento.

..In effetti non è possibile cogliere l’essere di una cosa ,data, appunto, la rapidità del cambiamento, non del cambiamento come passaggio dal prima al dopo ,bensì come radicale inconsistenza della cosa ,la quale già mentre si forma, si dissolve, insomma mentre è, non è.

Passa per Parmenide e dopo averci fatto attraversare  il mare instabile del  Nichilismo ci ripropone Bruno per evitare di impantanarci: Passiamo ora ad una considerazione che si trova sempre nel “De infinito,universoe mondi”. Ad un certo punto vi si dice-è una battuta assai singolare- che l’idea della pluralità dei mondi ha il suo sostegno nell’esigenza di rendere possibile il dialogo, mancando il quale-parole testuali di Bruno- “non sarebbe bontà civile ,la quale consiste nella civile conversazione[11]

Le sue analisi sono linee di fuoco, in particolare quelle che si si riferiscono all’urgenza del dialogo che anche il Nolano, arso vivo dalla chiesa, sottolinea con grande e indiscutibile chiarezza. 

Quella chiesa che ha sempre disconosciuto   il dialogo con Bruno, infatti , il Filosofo , ogni volta che il Bellarmino (1542-1621) lo interrogava, cercava  di far capire con ogni dimostrazione possibile  l’onestà del suo pensiero.  Masullo, di fronte all’ostinazione della Santa Inquisizione a non voler capire, né cedere minimamente dalle proprie posizioni, freme per la morte inferta così crudelmente e ingiustamente al Nolano che sembra dirci :  il modo ancor m’offende,   né gli  bastano le scuse della chiesa per i suoi errori, perché la chiesa, osserva il Professore,  ha tradito il suo mandato nel momento in cui non ha più avuto rispetto per il pensiero dell’altro uomo e ha deciso di sterminarlo. Per Bruno come per Masullo su questi presupposti  non si costruisce niente di nuovo, la storia va rovesciata per   ricominciare  daccapo.

La grandezza di Bruno è proprio nell’aver capito che ogni uomo rappresenta la centralità dell’universo “per lui ogni individuo umano ,in quanto centro irriducibile tra infiniti centri irriducibili, con cui non può non essere sempre aperto a comunicare, è portatore di responsabilità piena. Ma proprio perciò nessun capo è assoluto. L’ordine umano è anarchico.[12]

Alla luce di quanto sopra, il Maestro di Anarchia di Masullo non ha molto  a che vedere per esempio, con i grandi anarchici della filosofia come Max Stinger , Proudhon, Thomas More (Utopia), Condillac, De Sade , Michail Bacunin, la loro filosofia è sempre attraversata dall’imposizione per forza di un certo modo di vedere il mondo e , a volte, anche dalla violenza per ribaltarlo . Al contrario il pensiero masulliano indica la strada della pace ,in un percorso metascientifico,  in quando nei suoi studi filosofici e morali occupano  un ruolo determinante l’analisi sociologica, lo studio attento della politica, le pulsioni, anche quelle ancora non del tutto evidenti,che muovono il mondo e lo sconquassano dal basso.

Credo che la filosofia di Masullo  sia tutta percorsa da un fluido magico. Se noi lettori, anche inesperti , riuscissimo ad appropriarcene, anche solo  in parte, la nostra vita potrebbe migliorare, come la vita di chi ci sta vicino.  

Un ricordo romano di un giovane  Emerico Giachery , vissuto dai ritmi luminosi della sua parola,  ci sembra possa completare e chiarire l’idea della vita di ogni singolo uomo che  Masullo ha accarezzato nella logica e nella poesia del suo pensiero: “Splendido il giovane ottobre romano. Tutto invita a una passeggiata. Entro da Porta Latina, sosto nella chiesa (dal fondo  un suono d’invisibile armonium. Continuo per quella strada pochissimo profanata a quel tempo) dal traffico. Una rigogliosa vegetazione trabocca dalle mura degli Orti di Galatea. L’azzurro del cielo, perfetto. Una campana suona il mezzogiorno. Cosa mi accade? Mi sento immerso nel Tutto, ho coscienza che il cosmo è armonia e totalità di senso, e io ne faccio parte. “La gioia è immensa”, mi canta una voce interiore. Trabocco di gioia. Rincaso quasi a volo”.[13]









[1] Premio Nobel per La Letteratura, molto conosciuto per la sua opera  Una terra chiamata Alentejo, Cominho, Lisboa, 1980, traduzione di Rita Desti, Bompiani 1992;
[2]Anche Il vangelo secondo Gesù Cristo, (1991),traduzione di Rita Desti, Bompiani, Milano 1998 è un testo interessante sul ruolo della religione cristiana nella storia dell’umanità.
[3] Renania Settentrionale.
[4] Giacobbe Campens, vescovo degli anabattisti, venne seviziato e poi ucciso. La stessa sorte toccò agli altri migliaia di uomini che seguivano questo credo. Eppure gli anabattisti avevano come punto di riferimento per la loro vita  il conseguimento della pace e una delle Beatitudini costituiva la loro preghiera quotidiana: “ Beati mites, quoniam ipsi possiderunt  terram”
[5] “L’eresia della libertà” di Leonardo Sciascia e Sigfrido Bartolini, dal Diario inedito di Sigfrido Bartolini, Firenze, febbraio 2015.
[6]Giordano Bruno Maestro di Anarchia,  Pp. 66,67
[7] De l’infinito universo e mondi, in Dial.met pp 362, 363. GIordano Bruno Maestro di anarchia, pg.47.
[8] Ibidem, pg. 47
[9] “Pasolini e l’anarchia del potere”, intervista a Pasolini.
[11] Dial.met.,p399
[12] Aldo Masullo,”Giordano Bruno Maestro di anarchia”, pg.11, Edizioni Saletta dell’uva.
[13] “Amor di Roma” Luci di ricordo di Emerico Giachery, Del cielo stellato, Giugno 2016.

sabato 27 aprile 2019


Questo scorcio d'amore
scaldato dal sole di Roma
qui attendendo Matisse
parlo ai tetti e ai colombi
racconto una storia di donna
nel vento  dai rossi capelli

pensieri
dal profondo c' è il sorriso scontroso
del lungo presente da vivere
Matisse sciaborda i colori
al grigio di selci
il tempo trasmigra all'occhiello
e la sciarpa accarezza il mio collo.

(Dalla raccolta "Attendendo Matisse" di Carmen Moscariello1992)

giovedì 18 aprile 2019


DESTINI SINCRONICI: AMELIA ROSSELLI E ROCCO SCOTELLARO,

di CARMEN MOSCARIELLO

Rilettura del poeta Michele Urrasio 




Ho letto e meditato, con profondo diletto, il libro di Carmen Moscariello, intestato Destini  sincronici (Guida Editori, Napoli, 2015) , nelle cui pagine la poetessa-scrittrice ripercorre la vicenda culturale, sentimentale e umana di Amelia Rosselli e di Rocco Scotellaro, due protagonisti di un segmento della storia  letteraria del Primo Novecento. L’ho letto con il piacere e con il trasporto con cui si sfoglia un libro di narrativa, piacevolissimo nello stile e coinvolgente nel modo di rievocare “due strade” che si incrociano per poi esaurirsi nello stesso spasimo, nello stesso triste orizzonte.

Per la prima volta, posso affermarlo con onestà, mi trovo a esaminare un libro di analisi critica, libero dall’intento di suggerire criteri e giudizi, che, di frequente, risultano affrettati e poco aderenti alla verità.

Vite parallele travagliate e incise da immensi affanni: il breve destino di Rocco Scotellaro si incontra e coincide, nella sua provvisorietà, con quello della donna amata; Amelia Rosselli si spegnerà nel mistero del suo dramma: perduti gli affetti familiari, smarrisce il barlume in cui intravedeva la luce “oltre il tunnel”, si piega alle proprie fragilità e accetta il doloroso declino.

Carmen Moscariello segue le vicende dei due letterati con passione e viva partecipazione e, in punta di piedi, li accompagna nel loro incedere tra plaghe e burroni, tra il calore del sentimento amoroso e il richiamo di calanchi aperti a un difficile riscatto. Nel volume della Moscariello si avverte la nostalgia della pianura, l’esigenza della sosta dopo tanto attendere, l’ansia di scorgere il sorriso dell’alba e la tenerezza dell’erba nuova. Ma vi è da percorrere un tratto lastricato da evidenti difficoltà: le ristrettezze economiche di Rocco Scotellaro e l’urgenza di esorcizzare il vuoto dei lutti di Amelia. È la vicenda di due anime sorrette e rinvigorite da un profondo senso di dignità, che contraddistingue ogni essere eletto, ogni spirito che guarda oltre il proprio respiro e anela al traguardo senza implorare sillabe di conforto.

Scotellato, più che nelle pagine di prosa pur attestanti una resa sicura, esprimerà il suo rammarico lungo i tornanti dei versi: qui si dispiega la sua anima e si appalesa il suo sentire senza infingimenti. Qui è ridisegnato il suo volto e quello della sua gente, laboriosa e tenace, silenziosa e gelosa di custodire nelle pieghe delle labbra cucite i graffi di una millenaria nobiltà. Qui il vento degli accadimenti ravviva il cammino di questo pugno di terra, dove il falco sorveglia dall’alto il percorso umano verso giorni pesanti di fatiche e avari di certezze, e dove il pastore spera di cogliere nel calpestio del gregge una goccia di futuro.

Un’eco di sottile speranza «che il male e le ingiustizie non potevano durare in eterno» agita le opere di Scotellaro. Un senso di tristezza infinita caratterizza i versi della Rosselli, difficili da interpretare a un esame superficiale, ma densi delle asperità del suo destino, indirizzato verso la nebbia del nulla, verso il richiamo dell’abisso, soprattutto dopo la perdita dell’uomo, “con cui aveva vissuto un’intensa storia sentimentale”, e nei cui occhi aveva scorto un soffio di luce, un sentore di quiete.

Il silenzio definitivo suggellerà l’esito di due “destini sincronici”, lasciando un profondo rammarico in tanti, amici, uomini di cultura, esponenti della migliore politica, i quali avevano creduto e sperato che le voci entusiastiche dei due giovani avrebbero contribuito a ridurre le incongruenze del tempo e a lenire le sofferenze del mondo. Ma spesso le aspirazioni umane non trovano accoglimento nel regno degli astri e, con amaro risveglio, si è costretti a incassare colpi sinistri e a perdere animi eletti che aspirano, al pari di molti come noi, a sorprendere varchi aperti a orizzonti più confortanti.

Una lettura allettante, dunque, densa di ricordi, di eventi, di testimonianze, resa ancora più piacevole dalla scoperta di fare analisi critica – quella della Moscariello – senza arrovellamenti concettuali e affrettati giudizi, sorretta da un andamento narrativo che avvolge i protagonisti di un alone che rende accettabili persino lo sconforto e la disperazione, l’esigenza di aiuto e l’asprezza del vero, la vacuità del sogno e l’ascolto della voce interiore, ostinata a suggerirci di credere nello schiudersi di albe nuove.

È il pregio della scrittura di Carmen Moscariello, la quale nei versi dedicati ai due autori in esame, rivela, per intero, la sua capacità di calarsi in realtà che riempiono di tenerezza il suo animo, e le consentono di cogliere nel mistero del vivere l’aspirazione degli uomini, degli ultimi soprattutto, ad avere un futuro dignitoso, confortato dal «profumo del pane e della libertà».
Michele Urrasio


domenica 14 aprile 2019

Canto d'addio" di carmen Moscariello


Canto d'addio

Ed eccoti  ,


s
ei tornata  di nuovo

a Parigi per bere la vita
varco le ciglia dei tuoi furori

troveremo scampo?

Il desiderio gioca con i nostri corpi

la pioggia batte i tetti di Parigi

ed io non voglio, non  posso

 lasciarti.  Conosco l’intima  strada

della follia, il marcio odore dei  bistrot, noi

a ripercorrere lo scisma dei nostri passi

 il silenzio del seme ha 
gettato radici  nei nostri cuori.


Questi versi di Carmen Moscariello fanno parte dell'opera della poetessa,in pubblicazione, "Modigliani, l'anima dipinta". Riguardano l'amore tormentato tra la poetessa Anna Achmatova e Modigliani. L'Achmatova si recò più volte a Parigi, nel 1910 e nel 1911. Qui conobbe l'artista. Interessante leggere i suoi libri, tra questi: "Le rose di Modigliani"



domenica 7 aprile 2019

Pablo Neruda:Lentamente muore...

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Pablo Neruda