martedì 27 marzo 2012

Due Artisti a confronto: Carmen Moscariello e Giuseppe Supino

Castello Miramare di Formia



UMANO, TROPPO UMANO



Nota di

Silvano CUCINIELLO



La serata-evento, organizzata nelle sale del Castello Miramare, è una straordinaria opportunità di vivere, in un’unica esperienza sinestetica, gli ultimi approdi della ricerca artistica di Giuseppe Supino, in pittura, e di Carmen Moscariello, in poesia.

Le loro opere sono qui accomunate da un’analoga spinta motivazionale, che muove dalla dimensione umana – fa anzi i conti con i suoi aspetti ‘troppo umani’ –, per andare oltre, per dar vita, attraverso l’arte, a una nuova umanità, trasfigurando e sublimando, piuttosto che annullarla, ogni negatività dell’esistenza.

La cifra distintiva del loro profilo intellettuale e artistico va individuata innanzitutto nella loro tensione all’autodeterminazione, perché, solo compiendo fino in fondo il percorso di emancipazione dai limiti materiali e dai condizionamenti culturali, essi si sentono spiriti liberi, si alleggeriscono dei fardelli e delle catene che imprigionano la loro creatività, offrono nuove possibilità esistenziali, riconciliano con la vita e rendono desiderabile una realtà altrimenti spregevole.

Lungi, però, dall’esaurirsi nei confini della condizione terrena, pur proiettata da entrambi verso una vertiginosa elevazione spirituale, Supino e Moscariello sentono profondamente l’inquietudine e il malessere della nostalgia, non tanto nella forma del doloroso desiderio di ritorno ad una precedente dimensione idealizzata di felicità, quanto piuttosto in quella di inesauribile spinta all’autosuperamento, di vago anelito verso un orizzonte indefinito, di intensa ricerca volta ad attingere l’assoluto nella vita e nell’arte.

Nella sua recente opera pittorica, selezionata per la serata, Giuseppe Supino rende viva e pulsante questa sua ricerca, aprendosi a sempre nuovi slanci creativi e facendo emergere la straordinaria sintonia della sua sensibilità con una natura e un’umanità, semplici ed insieme eleganti, caratterizzate dalla compostezza delle figure, dall’equilibrio delle composizioni, dall’armonia delle forme e dei colori, su cui domina potente e pura la luce, quale produttrice di senso e animatrice della vita quotidiana e universale.
Carmen Moscariello presenta, a sua volta, una nuova sfida del suo itinerario esistenziale e artistico, scegliendo la forma teatrale, di cui i versi esaltano la potenza espressiva e animano la drammaticità, per confrontarsi con il suo doppio bruniano, rivendicando per lui il riscatto sempre attuale dello spirito libero e per sé, anche a dispetto di certo misoginismo del nolano, la dignità di donna e di poeta, nell’intento di proiettarsi, con coraggiosa passionalità, oltre i limiti della miseria umana.

“E' questo un figlio?” di Giuseppe Napolitano, Ed. Eva



Il poeta è un fadista

Di Carmen Moscariello

E la danza continua, nel cosmo poetico c’è la luce e la storia, c’è il tempo e l’uomo, il fiore e la musica, c’è una figlia che nasce.

 Gabriella è come un fiore.

Il miracolo di lei si fa  gioia per chi riceve; l’attesa ha tregua, respira, canta sotto il cielo. E’ per il poeta l’orizzonte più limpido ai raggi del canto mattutino.

Nel profondo della scrittura poetica c’è lei, una galassia luminosa che ha dato al verso del poeta una luce densa, una traiettoria che ha ricostruito in anelli di bellezza un primo se stesso.

Nel disegno dell’opera riveliamo tre aspetti fondamentali: il tempo, la musica, la  luce. Sono dominanti nella pregevole raccolta e si pongono come paradigmi di chiarezza per una storia di sentimenti che si fa poesia. Un granello nella storia del tempo, una voce chiara e musicale.

La vita scorreva, nel firmamento dei giorni dell’attesa, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Veniva dai deserti di sabbia rossa, dai regni gelidi della solitudine, la figlia gli annunciò la vita, la febbre svanì e la raccolse in grembo più che madre. E’ pronto il poeta ad ogni abbraccio, leviga la parola rendendola finalmente coraggiosa d’amore, non più fuggitiva e vaga, con strofe volutamente frante, ora il sentimento è chiaro, non teme più, non può perdere ciò che è suo, ciò che gli appartiene.

Anche in questa raccolta di liriche per la figlia il tempo misura i passi, avanti e in dietro e la poesia diventa struggente, ninna nanna di parole, minuetto, fiducia in un progetto chiaro, che ai fragmenta  nudi del passato, sostituisce spazi determinati in parola determinante. (pg 29, pg32).

Il poeta per lei diventa fadista con chitarra portoghese, costruisce melodie per anime che sanno ascoltare, è questo un fado nobile non più vagabondo, non più sazio.

La grazia e la purezza che nutrono quest’opera non tolgono alla poesia di Napolitano quel nocciolo crepuscolare, amaro avvolto da vesti screpolate: il cuore del poeta  si dona interamente, ma non si libera da una tristezza andalusa, fandango la poesia rimane  introspettiva, (pg33) possiede improvvisi trasalimenti, bisognerebbe saper leggere andare ben oltre la parola poetica…..
Per quello che a noi è dato cogliere con certezza, questa raccolta non è solo opera di poesia e di amore, ma possiede in sé un itinerario chiaro di educazione, intesa quale passione per la figlia che deve crescere, alla quale il padre è pronto per dedicargli tutto se stesso in una simbiosi colorata: vederli insieme, anche al di là dei versi,  fa pensare a un quadro impressionista dove la luce, la grazia, la compostezza del dover essere li fa orbitare nella magia del  cosmo.

Ugo Piscopo "Le Campe al Castello", Salerno, Plectica

di Biagio Scognamiglio


Preside – Professore! Mai vista una terza liceale classica così coralmente tacita, attenta, concentrata in un sorriso che affiora trattenuto sui volti di tutti…

Professore – Stiamo ascoltando Aristofane …

Preside – Professore, ma è impazzito, o si burla del suo Capo d’Istituto, o ha voluto usare una metafora? Ascoltando chi?

Professore – Aristofane: grazie a questo PC portatile e alla chiavetta internet stiamo chattando con lui tramite un apposito programma evoluto. Ascoltiamolo.

Aristofane I miei Uccelli, le mie Rane, i miei Calabroni … Alle Campe, cioè ai bruchi, non ci avevo pensato; ci ha pensato Ugo Piscopo. Ed ecco là in disparte, chiuso in un suo pensoso silenzio, anche Franz Kafka, che ha sentito parlare del Castello. Noi questo testo teatrale lo ammiriamo con invidia. La satira immortale di certo cretinismo parlamentare, in me riconosciuta da Gilbert Murray, qui giunge all’acme con eleganza rara, senza quel palese odio in me stigmatizzato da Gennaro Perrotta, semmai con dissimulata commiserazione e sconsolata amarezza appena affiorante per le sorti di un’Italia “umile” allontanatasi dalla “salute”, non più “donna di province” nell’Europa di oggi.

Giacomo Leopardi Scusa, caro, le rane sono anche mie, e sono miei i topi.

Preside – Aristofane parla, Leopardi parla, Kafka tace 

Aristofane E là in disparte c’è anche Giordano Bruno, che si associa silente e partecipe alla diagnosi teatrale di Ugo Piscopo, covando fiammate di sdegno: non a caso “sorgente di fuoco”, lo definisce Carmen Moscariello, la cui opera teatrale sull’insigne Nolano è stata presentata da Aldo Masullo e Ugo Piscopo … Non è forse proprio Giordano Bruno che nella commedia Il candelaio, nel rappresentare un mondo assurdo, violento e corrotto,  sa farlo con amara comicità ?

Professore – Il nostro Aristofane sa proprio tutto degli eventi storici e attuali: a maggior ragione, quindi, è un classico contemporaneo …

Aristofane – E Ugo Piscopo è un contemporaneo classico. Al volo della sua realistica fantasia non mi ero sollevato. Ora che ho tanti secoli sulle spalle, vorrei comporre di bel nuovo testi teatrali e cimentarmi con lui in un agone. Perché questo testo teatrale mi affascina? E affascina non solo me: anche Plauto, quando l’ha letto, è rimasto a bocca aperta per lo stupore. C’è da restare davvero incantati di fronte alle Campe e al Castello. Io ero in incognito a Napoli alla presentazione e annuivo  con un sincero sbalordimento unito a una tacita intesa. Certo è che un testo teatrale bisogna non solo leggerlo, ma anche vederlo rappresentato. All’uopo regista e attori dovranno affrontare un compito invero non lieve, cimentandosi con il linguaggio dei personaggi ossia innanzitutto con gli sproloqui di un’ingannevole retorica protesa a far fessa la massa, poi con trovate sceniche come quella delle teen-escorts di Maccus dette ficedulae

Teofilo FolengoQuelle che io chiamo “puttinelle” ?

Aristofane Suvvia, Teofilo, non fare il Ribaldus! Dicevo che regista e attori saranno chiamati infine alla prova del linguaggio. Il linguaggio, nel rispecchiare “la situazione dell’Italia berlusconiana”, è la “mimesi di un viaggio verso la demenzialità e l’autodistruzione”, come chiarisce la nota dell’autore. Insomma, come scrive Vanda Monaco Westerthal nella prefazione al volume intitolata “Il teatro o del gioco atroce”, è davvero un testo “terribile”, eppure nello stesso tempo “divertito”, come osserva Sergio Lambiase sul “Corriere della Sera”.

Uno studente   Io il testo l’ho letto con un certo stupore all’inizio, poi con ammirazione crescente, e fra le tante cose mi ha colpito la sorte della parola “uomo”: che fine ha fatto la nostra humanitas ? La situazione rispecchiata è solo quella della nostra “umile Italia” o può considerarsi diffusa su scala planetaria?

Una studentessa – Per non parlare poi di quelle tirate sugli uovi e della sorte della “donna”, un tempo “domina”, ora “ficedula” …  Anche questo è un fenomeno mondiale?

Preside  – Ma Aristofane legge anche il “Corriere della Sera”? Incredibile!

Professore – Già l’elenco delle Dramatis personae, da AVUS, statua di sale,  in alto, fino a SERVI DELLA GLEBA e SCHIAVI, là in basso, alla base della colonna, come a indicare anche visivamente che sulle loro spalle grava il peso di tutti gli altri, da MACCUS and company a CRYPTOGAMUS and company …

G. B. Vico  – Ve l’avevo detto che ci sono corsi e ricorsi: questa è la barbarie ritornata, non credete?

Una studentessa  – Professore, non ci ha mica risposto …

Uno studente  Professore, non ci ha mica risposto …

Preside  – Come osate interrompere il Vico?

Professore – Dunque, dicevamo che ci sono poi denominazioni  “sfiziose”, come “Partito della Mangioria et Cricconia” e “Coalizione degli schiattamuorti” …

Preside  – Come, “schiattamuorti” ?

Professore  – Sì, vale a dire che fanno i becchini .

Torquato Tasso   – Anch’io ho letto l’opera teatrale di Ugo Piscopo e devo dire che è strutturata molto suggestivamente e mi fa ritornare in mente quei miei versi: “Così a l’egro fanciul porgiamo aspersi – di soavi licor gli orli del vaso: –  succhi amari ingannato intanto ei beve, – e da l’inganno suo vita riceve.”

Immanuel Kant  – Quelli là di succhi amari dovrebbero berne botti e botti ripiene, senza alcun risultato: sono già vaccinati, ma contro la morale, quella che ricordai all’umanità con un famoso aforisma …



Studenti e studentesse in coro  – “Il cielo stellato sopra di me,  – la legge morale in me.”



Professoressa   – Entro per la lezione di filosofia, e che vedo? Vedo una serie di autori che chattano e d’improvviso sta scattando Hegel a rivendicare come più evoluta la sua triade dialettica dello Spirito oggettivo con al culmine la sintesi dell’eticità!



Georg Wilhelm Friedrich  Hegel   – Eticità, eticità, eticità! Credevo alla coincidenza di reale e razionale, ed ecco che oggi in Italia l’eticità è razionale, ma non reale, se non al di fuori di certa politica … E allora la mia statolatria …



Niccolò Machiavelli   – Ve l’avevo detto che l’Italia …



Dante Alighieri      “ … nave sanza nocchiero in gran tempesta – non donna di province, ma … “



Gneo Nevio       Altro che Metelli !



André Malraux      – On ne fait pas de politique avec de la morale, mais on n’en fait pas davantage sans.



Preside       Che succede? Non c’è più la traduzione simultanea?



Professore       C’è un guasto tecnico. La tecnica non sempre funziona, anzi … Ma chi interviene ora? Come si affollano da ogni luogo e da ogni tempo!



H. Barh       Politik ist recht eigentlich die Kunst, sich auf den eigenen Vorteil ebenso gut als auf den des Nachbars verstehen und diesen fur jenen auszunutzen, indem man sich des Nachbars so bedient, dass er dabei meinem muss, man diene ihm.



Alberto Moravia    L’ uomo come fine.



Elio Vittorini     Uomini e no.

Luciano Bianciardi      La politica ha cessato da tempo di essere scienza del buon governo ed è diventata invece arte della conquista e della conservazione del potere.

Cesare Pascarella     E li ministri … te portano in barchetta, - e te fanno contento e cojonato.

Giosue Carducci     Voi … - piccioletti ladruncoli bastardi.

 Emilio De Marchi     La pazienza dei popoli è la mangiatoia dei tiranni.

Paul Valéry     La politica è l’arte di impedire alla gente di impicciarsi di ciò che la riguarda.

Preside      Ah, la traduzione simultanea è stata ripristinata … Ma ora basta, basta, basta!,  altrimenti ci accusano di far politica, mentre si sta facendo soltanto cultura.

Professore      Sì, basta, altrimenti quest’incontro potrebbe durare all’infinito: il testo teatrale di Ugo Piscopo ha messo in subbuglio l’intera cultura e ci sono autori del passato di ogni parte del mondo pronti a chattare sulla pièce, data la sua stimolante apertura problematica, che attira, coinvolge, spinge a sorridere amaramente e a riflettere per il modo di presentare le questioni.

Jean de Santeuil      Castigat ridendo mores.

Quinto Orazio Flacco       … ridentem dicere verum – quis vetat? Ut pueris olim dant crustula blandi – doctores, elementa velint ut discere prima.

Professore      Basta, abbiamo detto!

Preside      Veramente l’ho detto io.

Professore      Però la struttura dell’opera è coinvolgente. Primo quadro: logorrea dei personaggi o pupazzi o burattini o marionette o maschere dell’Atellana e ingresso delle ficedulae. Secondo quadro: logorrea della cosiddetta opposizione. Terzo quadro: tra schiavi e servi della gleba. Quarto quadro: le Campe respingono i tentativi di scacciarle dal Castello ad opera di “un popolo non popolo”. Ciò che colpisce è la satira della vana loquacità dei politicanti.

Uno studente      Stimolante.

Una studentessa      Spinge a riflettere.

Preside      Non pensate troppo. Eppure debbo ammettere che questo testo l’ho letto anch’io con ammirazione … Oh, ecco un Ispettore del MIUR. Buongiorno, ispettore, dica pure.

Ispettore      Pure.

Preside      Come?

Ispettore      Pure io ho letto il testo: è come un antibiotico di autentica cultura da somministrare a certi pazienti.

Voci in lontananza   Noi – ci  vedete ora in immagine – et alii ci auguriamo che questa sorta di recensione in forma di  devertissement non risulti sgradita all’Autore.

lunedì 19 marzo 2012

Premio Internazionale Tulliola 2012 - Bando






PREMIO INTERNAZIONALE TULLIOLA 2012

Premio di Poesia Renato Filippelli

XXI EDIZIONE



L’associazione culturale “TULLIOLA”,

  bandisce  il concorso della XXI edizione

del premio “Tulliola” .



Regolamento:

Il Premio di Poesia porterà il nome del Poeta Renato Filippelli che per diciannove anni l’ha presieduto, contribuendo alla sua fama e al suo prestigio.

Specificamente all’opera  del Poeta è dedicata la  seconda sezione del Premio.

Il Premio comprende 4 sezioni:

1)    Premio di Poesia Renato Filippelli: Poesia edita (inviare 10 copie);

2)    Opere edite o inedite che comprendono monografia, saggio o articolo giornalistico dedicati alla Poesia di Renato Filippelli (5 copie);

     3) Romanzo edito (inviare 5 copie)

     4) Saggistica edita (inviare 5 copie);

Non è richiesta tassa di lettura per nessuna delle sezioni.



Giurie.



Giuria della sezione Poesia edita o monografia, saggio o articolo giornalistico dedicato a Renato Filippeli .



Giuria:

Presidente: Ugo Piscopo;

Segretario: Mario Rizzi;



Componenti:  Antonio Spagnuolo,Mimma Formicola, Marina Argenziano, Silvano Cuciniello, Franco De Luca, Erasmo Magliozzi,  Mario Rizzi, Manfredo Di Biasio.

Giuria sezione Saggistica:

Presidente: Mary Attento;

Segretario: Barbara Vellucci;

Componenti: Maria Pia Selvaggio, Manfredo Di Biasio, Giuseppe Napolitano, Giuseppe De Nitto, Tommaso Pisanti.



Giuria  sezione Romanzo :

Presidente:  Ninnj Di Stefano Busà;

Segretario: Barbara Vellucci

Componenti: Antonio Spagnuolo, Michele Graziosetto Alessandro Petruccelli, Mario Rizzi, Manfredo Di Biasio,Domenico Pimpinella.

Il giudizio della Commissione è insindacabile e le opere non saranno restituite.

Carmen Moscariello è la  presidente e fondatrice del Premio;

Presidente onorario Erasmo Magliozzi.

Le opere dovranno pervenire entro e non oltre il 16 maggio 2012 presso  Carmen Moscariello, Via Paone S.Remigio, 04023 Formia -LT- .

All'interno di ogni singolo libro o articolo giornalistico inviato devono essere indicati tutti i dati del partecipante, compreso numero telefonico o indirizzo mail. Si prega di allegare anche una dichiarazione scritta e firmata con cui si autorizza la pubblicazione sul sito del proprio nome in caso di vincita o di segnalazione.  Per informazioni: tel. 320/8597966 mail: carmen.moscariello@yahoo.it  barbara.vellucci@libero.it ;

Ai vincitori andrà un’opera d’arte degli artisti: Salvatore Bartolomeo, Giuseppe Supino, Raffaella Fuscello,  Antonio Scotto,  Franco De Luca , Antonio Conte, Celestino Casaburi e Francesco Paolo Stravato.                                          

Per aver diritto al premio bisogna essere presenti alla cerimonia di premiazione. Tutti coloro che non saranno presenti non potranno ritirare il premio successivamente;

I vincitori saranno avvertiti telefonicamente, o con lettera, o tramite mail. Dovranno dare conferma della loro presenza alla cerimonia di premiazione;

La premiazione si avrà a fine ottobre  2012 nella splendida cornice del Castello Miramare di Formia.

Il Premio non chiede contributi ad enti pubblici, né a privati.

Tutti i membri della Giuria operano senza compenso alcuno.

Il numero dei premiati varia ogni anno, nel precedente concorso sono stati premiati circa 40 autori (Il Premio ha sempre avuto una funzione di incontro felice tra autori e artisti provenienti da tutta l’Italia).

Ogni informazione e tutti gli aggiornamenti saranno prontamente pubblicati anche sul sito del premio http://digilander.libero.it/premiotulliola/

La presidente del Premio
Carmen Moscariello