martedì 14 agosto 2012
Un fuoco, un uomo nuovo sulla Terra - di Francesco Bellanti
“Io dirò la verità. Intervista a Giordano Bruno”. Il nuovo libro di Guido del Giudice. Il nuovo saggio di Guido del Giudice “Io dirò la verità. Intervista a Giordano Bruno” (pp. 128, euro 12, Di Renzo Editore), anche a un non specialista dell’opera Giordano Bruno come me, che tuttavia ha letto almeno una mezza dozzina di libri sul grande filosofo di Nola, appare sin dalle prime pagine un libro agile, un saggio chiaro ed esaustivo sul grande filosofo degli infiniti mondi. Un libro che si legge d’un fiato, che riempie dei vuoti ma suscita anche nuova brama di conoscenza, di approfondimento dell’opera di una delle menti più grandi dell’umanità. Come solo i bei libri sanno fare. Di che cosa parla il libro? Il libro è composto da interviste immaginarie che mettono in rilievo il pensiero di un uomo consapevole della sua modernità. Si parla in questo libro di magia, di scienza, di filosofia, di poesia, di tolleranza, di eresia, della Chiesa e degli infiniti mondi, e di molti altri aspetti significativi del pensiero di Bruno. Il libro di Del Giudice è incentrato sugli incontri che effettivamente avvennero nel dicembre del 1599 nelle carceri del S. Uffizio Romano tra il grande filosofo nolano e i due inquisitori domenicani, Ippolito Maria Beccaria, generale dei Domenicani, e Paolo Isaresi, suo vicario, incaricati dal Collegio giudicante di tentare, per l’ultima volta, di indurre all’abiura l’eretico pertinace. Vi emerge la figura di questo Beccaria, che nella storia di questo famoso processo non era sembrato così importante. Si discutono tutti i più importanti punti della filosofia di Bruno, che è in realtà il vero titano della vicenda. Anche se io credo che Bruno non fosse così sicuro in questi ultimi giorni del suo processo. Nei vari capitoli, la discussione si articola come una vera e propria intervista al Nolano sui principali aspetti della sua filosofia e delle sue scelte di vita. Si va dall’arte della memoria all’infinità dei mondi, dai dogmi cristiani agli eroici furori. La mente dei due teologi inquisitori, come anche quella più poderosa di Roberto Bellarmino che è dietro di loro, di fronte a questo universo popolato di infiniti mondi creato dal sogno di Bruno, era smarrita. Per loro l’universo doveva restare un carcere. Quasi sicuramente, come Bellarmino, i due inquisitori avevano percepito che Bruno, con la sua visione dell’infinito aperta ad una pluralità di mondi, aveva aperto un’epoca nuova per lo sviluppo del pensiero moderno. Vivevano nella certezza della fede ma anche nel terrore del tempo nuovo che si apriva. Lo stesso Bellarmino confidò in seguito a Galilei che, se le sue osservazioni sperimentali a sostegno della visione eliocentrica si fossero rivelate scientificamente certe, si sarebbero dovute rivedere le Scritture. Quello che, infatti, dopo è avvenuto. I due inquisitori, Beccaria e Isaresi, erano in balìa di un’illusione, l’immane compito di condurre all’abiura un intellettuale di prestigio che avrebbe portato nuova gloria alla Chiesa. Credo che fossero consapevoli di essere destinati al fallimento, e di essere amareggiati per questo, perché la Chiesa non voleva il martirio del Nolano, sapeva che aveva tutto da perdere con questo nuovo grande martire. Anche Bruno ormai aveva tutto da perdere ad abiurare, egli non poteva più abiurare in quanto il suo pensiero non aveva più nulla di cristiano. Le sue posizioni filosofiche e teologiche erano ormai incompatibili col pensiero cristiano. In quei momenti, Bruno quasi sicuramente è consapevole di andare incontro al rogo e al silenzio, ma probabilmente è anche consapevole che la storia gli darà ragione per sempre. Per questo motivo, e questo lo si evince anche nei dialoghi di Del Giudice, nonostante l’angoscia della morte prossima, egli emerge intellettualmente come un titano davanti ai suoi carnefici. Certo, Bruno voleva apparire come un libero pensatore non come un teologo, ma le leggi in materia allora erano chiare e lui le conosceva. E occorre anche dire che la Chiesa, in base alle leggi di allora, assicurò a Bruno un processo regolare. Nemmeno questo era una cosa facile, perché la storia non aveva incontrato un uomo come Giordano Bruno. Ma chi era Giordano Bruno? A mio modo di vedere, Giordano Bruno forse fu essenzialmente un poeta, più che un filosofo, perché solo i poeti autentici sono capaci di intuizioni rivoluzionarie come quelle di Bruno in ambiti così diversi oggi come l’astronomia, la matematica, la filosofia, la religione, la libertà di pensiero. Bruno - tra magia e arte della memoria, tra nuove concezioni astronomiche, e nuove e più moderne visioni della natura e della religiosità - è l’uomo che chiude un tempo e ne apre un altro, e di questo bisogna tenere conto anche per capire le sue contraddizioni. Il risvegliatore degli animi dormienti era un libero pensatore insofferente a qualsiasi potere, una mente brillante, sostanzialmente un anarchico, nemico di ogni legge e di ogni dogma, un intellettuale europeo come pochi lo sono stati fra gli Italiani. Era un eretico, sì, ma un eretico che non meritava il rogo, che ha vinto la sua battaglia contro un titano della Chiesa come Roberto Bellarmino. Roberto Bellarmino, il futuro Santo e Dottore della Chiesa, che non era solo un gesuita, un cardinale, era anche un grande teologo, uno scrittore, uno degli uomini più colti e intelligenti della Chiesa di quel tempo. Bruno ha potuto vincere la sua battaglia contro Bellarmino e la Chiesa di allora perché era un moderno. Moderno perché era un uomo che non voleva far progredire la scienza o la filosofia ma l’uomo, moderno perché aveva compreso il dramma dell’uomo, l’impossibilità di perseguire la pace e la felicità solo attraverso il progresso tecnico e scientifico. La scienza, sostiene Bruno, anche se porta tanti vantaggi, se non serve all’uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l’uomo. Giordano Bruno è l’uomo, l’uomo moderno, l’uomo nuovo, l’uomo tormentato, geniale, che annuncia e anticipa i tempi, e per fare questo fatica a liberarsi dell’antico. Egli ha capito ciò che serve per comprendere l’universo e giungere alla verità. Dio, la natura, l’uomo: sembra Hölderlin. Un pensiero romantico, bello, moderno. Il Buddismo. L’Induismo. Forse è panteismo. È comunque un’eresia, non è più Cristianesimo. Bruno è moderno perché il suo pensiero è rivoluzionario ma non sempre coerente. È un uomo che ha i piedi nel Rinascimento e nel Medioevo e la mente già nel Settecento. Una mente sterminata, profonda, impressionante, una delle più straordinarie presenze nella cultura europea di quel tempo e di oggi. Il ribelle, il rivoluzionario, il mistico. L’intellettuale immenso, il poeta e il filosofo, lo scrittore facondo. Egli stesso si definiva stupore del genere umano. È moderno anche perché il suo pensiero non è sempre coerente, ha molti punti oscuri, zone d’ombra. Non si può sostenere in nome della ragione l’assurdità della fede e poi praticare la magia e l’arte della memoria. Anche se quella che allora si chiamava magia faceva parte della vita e della conoscenza. La Chiesa si avviava a imparare la lingua degli uomini per potere parlare la lingua di Dio. Forse, in quel momento, come adesso, il Cattolicesimo non era nemico della libertà, forse il Cattolicesimo voleva che la libertà fosse ancorata alla verità. Anche se, questo Bruno sosteneva, nulla si deve frapporre fra l’uomo e la conoscenza, perché solo così si conquista la verità. E la libertà. Bisogna ricercare la conoscenza al di là di ogni logica di mercato. Si deve studiare per capire il mondo, non per accumulare ricchezza e potere. La vita non va separata dalla filosofia, non ci deve essere scissione tra sapere e vita. Bruno è l’uomo nuovo, l’uomo moderno che cerca la conoscenza, il senso dell’essere, la vita. è un uomo il cui pensiero è molto più avanti del suo tempo e del suo spazio, e trova punti fecondi di contatto col pensiero induista e buddista, come per esempio la sua credenza nella metempsicosi o l’idea che la morte altro non sia se non la dispersione di scintille di energia vitale nell’universo, energia che pervade e crea altra materia. Io non credo che Bruno avesse come obiettivo la rifondazione di una Chiesa corrotta e dissoluta sul piano morale, incapace di qualsiasi progresso teologico o culturale. Le sue idee ormai erano troppo al di fuori dei dogmi della Chiesa, per esempio il suo rifiuto della transustanziazione e della Trinità, di un Dio personale. Bruno restituisce la Terra all’uomo, anzi l’universo, e fa dell’uomo il centro della storia. Giordano Bruno fu un grande filosofo, un matematico, un teologo, ma fu soprattutto un uomo moderno, un poeta, perché solo la potenza di un sogno poteva comprendere la realtà dell’universo infinito, di mondi infiniti, di un Dio che pervade tutte le cose dell’universo. Del Giudice, lo studioso napoletano che ha dato - con molti libri e un’attività eroica - un contributo decisivo per la riscoperta e la corretta interpretazione della vita e del pensiero del filosofo di Nola bruciato vivo dalla Chiesa cattolica in Campo de’ Fiori a Roma il 17 febbraio del 1600, non è solo divulgatore dell’opera del Nolano. è un esegeta, un acuto e intelligente interprete che sa penetrare nelle pieghe più riposte del pensiero, anzi negli infiniti mondi di un grande intellettuale, di un uomo che voleva risvegliare l’umanità dormiente coi suoi eroici furori. Lo fa in questo libro con una scrittura chiara e precisa, che nelle domande e soprattutto nelle risposte di Bruno è anche rigorosa perché filosofica; una scrittura poetica, in quanto si interna nell’anima di un pensiero complesso e affascinante, e ne riproduce il pathos, l’afflato, la tensione lirica di uno dei pensatori più inquietanti dell’umanità.
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