L’opera
drammatica Giordano Bruno Sorgente di Fuoco
Di Carmen Moscariello.
L’apostolo della modernità
Di
Aniello
Montano
La trasposizione scenica di una storia, in cui
biografia e pensiero del personaggio sono talmente intrecciati da non poter
essere separati, non ha nessun obbligo di attenersi strettamente ai fatti
documentati o di ricostruire in modo filologicamente puntuale i contenuti delle
opere filosofiche. Ha l’obbligo, invece, di rappresentare un’atmosfera, un
ambiente culturale, lo stridore delle posizioni che si scontrano e si
combattono in un’epoca particolarmente travagliata e difficile, quale
certamente è la seconda parte del Cinquecento. E a quest’obbligo, credo, che
Carmen Moscariello abbia risposto in maniera viva e partecipata. Oggetto del
dramma, come dichiara apertamente il titolo, è la figura e il pensiero di
Giordano Bruno, filosofo ardente per temperamento e convinzione profonda, per
dedizione sincera alla verità elaborata con metodo filosofico e amore per la libertas philosophandi, conquista
preziosa della modernità.
La commedia, fin dall’inizio, vuole dar conto dello
scontro frontale tra modi diversi di concepire la verità e di intendere il
ruolo e il significato della filosofia. Da una parte c’è la tradizione
sordamente fideistica, dall’altra il pensiero nuovo, l’ansia di indagare in
modo razionale la realtà naturale e umana, il desiderio di rompere gli steccati,
superare i divieti, avventurarsi per sentieri nuovi, proporre altri traguardi,
altre mete, da scoprire e da raggiungere con la forza del pensiero libero,
sorretto da un “eroico furore”. La tradizione è rappresentata dalla folla di
uomini e donne, trasformati rispettivamente in asini e maiali dalla Maga Circe,
e poi dai dottori di Oxford, da Bellarmino, dai giudici inquisitori, dai frati
salmodianti e dalla folla che si scaglia contro il martire condotto al rogo.
L’innovazione è rappresentata da Bruno, in
primis, poi da Campanella, dai tanti filosofi e studiosi della natura,
impegnati a porsi in maniera critica e autonoma rispetto al passato e a
rifiutare l’obbedienza cieca all’autorità, restia a ogni osservazione critica.
Nei tre atti della commedia, il contrasto tra questi
due modi di pensare e di vivere è rappresentato con vivacità di situazioni e di
linguaggio, in modo da farlo risaltare al massimo, per mostrare la superiorità
degli uomini “nuovi” sui custodi del passato. Uno degli accorgimenti messi in
essere dall’Autrice è la struttura dialogica, costruita in modo tale da rendere
immediatamente palese l’asimmetria tra le due posizioni in campo. Mentre Bruno,
nella bagarre che si scatena in tutte le scene del dramma, tenta di elaborare e
presentare la sua posizione e le sue ragioni, cerca di giustificare l’ardimento
della sua nuova filosofia, elaborata recuperando spunti e intuizioni dei
filosofi-scienziati della Grecia più antica, in uno con i più recenti risultati
del pensiero scientifico e filosofico di Copernico e di Cusano, i suoi
detrattori lanciano soltanto invettive e insulti, come chi, a corto di
argomentazioni valide e fondate, si lascia andare all’aggressione, quasi
fisica, dell’avversario.
Bruno, l’intelligenza guizzante tesa a scrutare
l’infinito Universo in cui roteano infiniti mondi, desideroso di accreditare un
modo tutto nuovo di intendere e sentire Dio, la Natura, l’anima e la vita e
impegnato ad argomentare le sue ragioni con una dialettica raffinata e
scaltrita e con una tensione morale sentita e sofferta, si misura, da solo, con
l’organizzazione articolata e sedimentata del sapere tradizionale delle Chiese,
cattolica e protestante, delle Università europee, dei conventi e del sentire
comune. È una lotta impari, che il Nolano affronta con coraggio e sprezzo del
pericolo, con la serenità fiduciosa di chi sa di aver intravista la via della
verità e di avere il dovere civile e morale di percorrerla fino in fondo, senza
deflettere e senza pentirsi. Carmen Moscariello avverte la grandezza di questo
genio del pensiero, lo presenta come eroe, qual è, del “libero pensiero” e lo
fa lottare con tutta la forza del suo spirito indomito, con la gente comune,
con i dottori oxoniensi, con i teologi del tribunale dell’Inquisizione. Lo
presenta come un gigante in lotta, irremovibile e impavido, che non arretra di
fronte alle minacce, neppure nell’ora della morte. Forzando poeticamente le
testimonianze relative alla morte sul rogo, lo immagina e lo rappresenta
nell’atto di gettarsi egli stesso nelle fiamme che si levano dalla catasta di
legna nella piazza di Campo dei Fiori. È una scena, quest’ultima che ben
sintetizza e sigilla tutta la rappresentazione drammatica.
Nelle scene dei tre atti elaborati dalla
Moscariello, è icasticamente raffigurato il contrasto epocale tra due sistemi
di pensiero e potremmo dire tranquillamente tra due epoche, una strenuamente
decisa a difendere l’età medievale, l’altra impetuosamente spinta a demolirla
per far nascere la modernità; l’una tenace nella difesa di una filosofia unica,
sostanzialmente legata alla teologia e alla fede religiosa nel Dio
assolutamente trascendente, l’altra impegnata a far sorgere dalla critica
all’aristotelismo e al fideismo cristiano ad esso legato una pluralità di
filosofie e di sistemi di pensiero, tutti liberi e in perenne dialettica tra
loro.
In questo duro scontro di posizioni, la Moscariello
riesce a fare intravedere la novità del pensiero del Nolano, che lega l’idea di
Dio alla Natura, considerata imago Dei, simulacrum Dei, templum Dei, di un Dio non distante né discosto dalla Natura e
dall’uomo, ma vicino e dentro la Natura e l’uomo. E riesce anche a fare
balenare la nuova idea di morale, non più intesa come rispetto di regole
astratte, come pura contemplazione di norme credute assolute, ma come impegno,
come fatica, come tentativo continuo di affermazione di nuove condizioni di
vita, di realizzazione della “civile conversazione” e di spinta a rafforzare il
“convitto di popoli”.
Nella sua libertà ideativa e argomentativa, la
Moscariello dà conto della frattura che in quell’epoca drammatica si veniva
aprendo tra vecchio e nuovo, tra Medioevo e Modernità. E fornisce chiara l’idea
della grande attualità, ancora oggi, di quella tensione alla libertà di
pensiero, che nessun credo e nessuna istituzione potranno mai trattenere a
lungo o bloccare del tutto.
Aniello Montano
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