EVVIVA LA PANDEMIA
Per la prima volta al mondo, grazie al Covid, siamo tutti
uguali e a parlare sono soltanto gli occhi, che, come si sa, sono lo specchio
dell’anima.
Ho notato che ci si saluta spesso pensando di avere
riconosciuta la persona e magari è solo una parvenza di quella che pensavamo.
Comunque c’è maggiore attenzione agli altri, una curiosità che spinge a vedere
chi si nasconde dietro le mascherine.
All’inizio personalmente ho avuto un enorme fastidio nel
vedere la processione di mascherati che si muovevano per strada, nei caffè, nei
parchi, nelle piazze, nei supermercati. Poi lo spettacolo ha cominciato a
interessarmi, anzi a piacermi perché si è fatta scommessa, scoperta,
improvvisazione, possibilità di agire in maniera anonima mettendo in primo piano
la parola, il parlare, il saper o non saper dire, perfino il chiedere senza
ammiccamenti e senza sorrisi.
Adesso che il teatro è al completo, e le parti sono state
assegnate, ognuno interpreta il ruolo che gli è stato assegnato e lo fa senza
preoccuparsi se riesce nella parte oppure no.
E’previsto dal regista che molti sbaglino sia le parole e sia il tono, e dunque
nessuno fa caso al disastro che ne scaturisce. La confusione è sovrana. La
Bibbia l’aveva previsto e scritto chiaramente: le lingue si sarebbero confuse
creando uno spaccato tra prima e dopo, ribaltando i valori, rendendoli anime
vaganti in cerca di adozione.
Ero abituato a vedere le maschere a Carnevale o in qualche
spettacolo del Settecento e invece mi trovo perennemente maschere davanti che
però non hanno un volto, una fisionomia, ma sono uniformi, a parte i colori e
qualche bizzarria dei cinesi o dei miei nipoti che ci hanno appiccicato le
immagini dei cartoni animati.
Perché qualcuno ha voluto, ha deciso di mascherare tutti, di
rendere tutti anonime presenze che vagolano
come spettri dando l’impressione di non sapere dove andare?
Niente accade per caso, specie quando, come in questa
occasione, la tragedia si presenta ridicola e scoraggiante e invita a ricamare
barzellette.
Chi sono gli uomini con le maschere? Che devono fare? Le
donne che cosa faranno, truccheranno le maschere? Si faranno costruire maschere
alla Cleopatra? O accetteranno di convivere con la loro faccia così com’è e
accettaranno anche di condividere la sorte con il primo che starà loro accanto?
C’è chi colleziona enigmi, chi note di tarantella, chi immagini
(da incubo) dei due Maestri assoluti della canzone di tutti i tempi di cui si
continuano a celebrare i funerali senza interruzione: una forma di idolatria
che pare paghi alla grande per risolvere le cancrene psicologiche che
aggrediscono le donzelle aride e i giovanotti irascibili. Ormai si recita solo a soggetto, tutto è
predisposto nella mediocrità più assoluta, i sogni sono sati cancellati, non
per decreto ministeriale, semplicemente perché guazzare nel fango sembra che
dia brividi inediti, le finestre sono chiuse, gli aquiloni non sono di moda e
gli arcobaleni, appena escono, vengono sfracellati dai pompieri in agguato da
quando la Protezione Civile ha sparso la voce che sono probabilmente bombe
all’idrogino.
Si campa, cioè si vive aspettando l’ora dell’apertivo da
prendere in compagnia per sfoggiare il pantalone nuovo o la camicetta appena
acquistata alla boutique, aspettando l’ora del pranzo o della cena per aprire
le scatolette del primo o del secondo e le bottigliette delle vitamine. Tutto
in scatola, ormai.
Di solito si mangia davanti al televisore assistendo alla
quattrocentesima puntata del “Matrimonio in pericolo” o del “Commissario
imbroglione” e si sbadiglia aprendo la bocca con grida da iene in calore.
Poi c’è l’ora del fumetto, sempre con la maschrina ben
salda, per non dare la tentazione ai personaggi di uscire dal libro o dallo
schermo a condividere la gioia della noiosa giornata.
Davvero il Covid è stato salutare per ridimensionare le
impurità sociali, le ingiustizie, le disparità e non so che altro, a detta dei
sociologi che ne sparano più dei preti sull’altare.
L’anima è un opzional, una distesa di spine che bisogna
estirpare dando aiuto al vicino in difficoltà. E così le spine si accumulato
sulle strade, nelle piazze, nei campi sportivi, sulle spiagge per creare i
nuovi monumenti, per ricordare che le rose hanno anche le spine.
Eppure, essendo una recita a soggetto, ognuno conosce bene
la parte.
Che cos’è che si è rotto? Che cosa non funziona?
Comunque la conta dei morti è salutare. Se in Italia si arrivasse almeno al
trenta per cento dei decessi poi si vivrebbe meglio. Meno pensioni, meno
ospedali intasati, popolazione tutta giovane e lavoro per tutti.
E’l’obiettivo, in fondo, degli economisti. Finalmente, per
la prima volta, dopo più d’un secolo, il bilancio dello Stato in parità.
Non sarebbe male che non si facessero i funerali, forse
occorre una legge immediata per proibirli. La società ha fretta, deve crescere
il pil, troppe energie e troppe spese per qualcosa che in fondo poi…
“Signore e signori, si apre il sipario, ecco la nuova favola
che Collodi ha tenuta inedita per troppo tempo. E’quella di Pinocchia, la bella
fanciulla che si trasforma in burattino. La sorte che toccherà a molti e a
breve”.
Dalla sala:
“Ah Capocomico, ma che dici? Non vedi che ormai tutte le
donne sono dei burattini?”.
“Buturrino sarai tu”, ribatte Carmen La Sconsolata, “e tutti
gli uomini sono dei burattoni”.
“Va bene, lo spettacolo sta per cominciare. Chiudete i
cellulari- Ecco Pinocchia, l’essenza del genere femminile”.
Un lancio di cipolle guaste e di pomodori acidi arriva
dritto in faccia al Capocomico.
“Ah bello, buturrino sei tu, cocco di mamma”.
Giù le maschere.
Evviva la Pandemia!
DANTE MAFFIA
[UW1]dare
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