giovedì 21 ottobre 2021

L'arte di Antonio Sicurezza : L'amore delle somiglianze di Carmen Moscariello


 

L’amore delle Somiglianze

DI

Carmen Moscariello

Vorremmo seguire in questo nostro studio su Antonio Sicurezza un iter non ancora tracciato. Ossia collocare la sua vita e quindi la sua arte in un percorso storico- artistico non  del tutto estraneo ai suoi contemporanei. Molto spesso  è stato considerato, anche da illustri critici, come una voce solitaria, o forse, a nostro avviso, “unica”, del suo tempo. Dal momento che la sua arte e un binomio inscindibile con la sua vita, cercheremo di capire chi era e chi è oggi Antonio Sicurezza.

Se ci incamminiamo verso la sua casa in Santa Maria La Noce e chiediamo di lui al popolino, tutti lo conoscono e lo ricordano  nelle sue esperienze di vita quotidiana, lo raccontano con amore. Tempo addietro sono stata invitata da un alunna dell’allora  Magistrale “Cicerone” a visitare la sua casa, poiché aveva da mostrarmi un quadro, qui in un umilissimo appartamento di Castellone troneggiava, come su un altare, un’opera bellissima di Sicurezza che raffigurava  una donna giovane con capelli nerissimi, quasi gitana, la padrona di casa mi spiegò che lei aveva posato molte volte per l’Artista, quel quadro era opera di  Sicurezza, la raffigurava ed era un dono del Maestro. E’, dunque, un artista che appartiene al popolo e abbiamo la presunzione di credere che questa “appartenenza” non gli sia mai dispiaciuta. Questo preludio  andremo man mano a chiarirlo nel nostro scritto.


L’attitudine di ricerca di Sicurezza non va intesa in un dualistico sentire di umano e divino , i due percorso si intuiano: ciò che è umano è anche divino. Non solo le opere sacre, ma, ancor di più quelle più reali quasi carnali, sanno di rarefatta limpidezza. Potremmo dire con   Renè Chahar “Tu as diné de levain” (Tu ti sei cibato di lievito), il lievito che ha nutrito la vita di Sicurezza è stato in primis la passione ( ho chiesto al figlio Ammiraglio Eugenio Sicurezza, cosa ricordava del Padre, mi ha risposto: “Ci mandava a prendere l’acqua giù a Castellone, acqua che serviva alla sua pittura”) , ecco, Eugenio ci indica  un primo tassello importante su cui il Padre costruirà l’intera sua opera: la passione, la totale assoluta concentrazione sul suo lavoro, questo avvenne fino ai suoi ultimi anni di vita. La sua passione fu anche punto di partenza per una personalità solida, soprattutto onesta che non si limitava alla conoscenza di fatti locali, abbiamo scoperto che fu appassionato studioso e sostenitore di Adriano Olivetti (si faceva arrivare a Formia la rivista -mensile di politica e cultura Comunità – Edizioni di Comunità, fondata da Adriano Olivetti nel 1942 ) condivideva le idee politiche e sociali di Adriano Olivetti e  del Movimento “Comunità” che lo straordinario personaggio  aveva creato, circondandosi del fior fiore degli intellettuali del tempo da Rocco Scotellaro, a Carlo Levi, a Manlio Rossi Doria, Amelia Rosselli e tanti altri nomi illustri.

 Prima ancora dell’incontro col pensiero di Adriano Olivetti egli subì la guerra con i suoi cari e con la popolazione di Castellone e di Formia; interrogando il popolino abbiamo saputo che egli si mise a capo di un folto gruppo di persone che guidò oltre la linea Gustav , verso la salvezza e che in quella occasione, battezzò un bambino, nato sotto i bombardamenti (Già nel 1944  a Vibo Valentia aveva preso i voti di terziario francescano, che confermerà poi a Minturno  nel 1966 . Questo ci obbliga ad esplicare un altro aspetto importante dell’uomo e dell’artista, egli fu terziario francescano e come il grande Santo sposò la vita degli umili, d’altronde le miserie della guerra e le sue condizioni economiche non certo floride lo resero ancor più uomo di fede, passionevole nei confronti dei sofferenti. La sua arte risente di questa sua profonda e ardita personalità, si nutre di spartiti in oboe  con punte  di chiaroveggenza , brividi di armonica bellezza , filigrana di colori forti e tenui, uno scorrere della vita e del tempo in mistico chiarore.  La fibrillazione ansiosa della vita, che come testimonia la nipote Anna Luce Sicurezza nel bel volume “Antonio Sicurezza Temi sacri e religiosi”, di Ferdinando Buranelli, De Luca Editori d’arte, maggio 2013 , non fu facile, i problemi economici non lo assillarono , nel senso che relegò alla moglie……. tutte le problematiche materiali della famiglia , che lo lasciò indisturbato nel suo lavoro d’artista, così i figli, sapevano di avere in casa un uomo speciale e lo assecondarono amorevolmente  in tutte le sue esigenze.  La lettura delle opere di Sicurezza, non solo quelle a tema religioso mi fanno pensare all’enciclica di Papa Francesco “Evangeli gaudium” 8 nn167;264)  questo contenuto si integra alla perfezione con quanto scritto da Benedetto XVI ,in   Vocazione e santità toccate dalla bellezza” “Che cos’è la bellezza, che scrittori, poeti, musicisti, pittori, artisti contemplano e traducono nel loro linguaggio, se non il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne? (Papa Benedetto XVI)”La vocazione è vivere con amore e offrire la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno; questo ci aiuta a diventare santi , ad essere un segno visibile dell’amore di Dio  e della sua presenza accanto a ciascuno di noi” (Papa Francesco) Sembra che il Mastro anticipi e abbia in sé il credo dei due grandi Papi:  ha saputo fare del quotidiano amore per gli umili, per la natura e per Cristo una struttura  di bellezza, di armonia, di preghiera nelle sue opere. Avvicinarsi ai quadri di Sicurezza distribuiti in molte chiese  è semplice, accattivante, non è necessario essere maestri di storia dell’arte per sentire quel fluido misterico che lega l’uomo a Dio. Tante volte davanti alla Madonna di Pompei , opera insigne del Maestro, posta nelle vicinanze dell’uscita della chiesa di Santa Teresa a Formia, si avverte come una carezza materna che ti  consola dagli affanni. Un battito silenzioso di pace, un tacere dei tamburi di guerra, una volontà purificante, travolgente. La bellezza è una somma virtù è il trait d’union con la bellezza cosmica e la grandezza di Dio: Sicurezza se non l’avesse avuta dentro al suo cuore  con radici profonde e vibratili non avrebbe potuto donarci una simile opera. Davanti a capolavori di tal fatta puoi intuire cos’è la grazia, sentirti sul punto di cogliere quell’Assoluto Perfetto che solo l’opera d’arte ci può dare. Per opere sacre io intendo anche le nature morte, il Maestro, come  Giorgio Morandi,[1] (Bologna 1890-1964) disegna oggetti, li accosta secondo il gusto, ma la chiave di lettura non mi fa dire che io vedo  solo  delle singolarità oggettive, l’opera ci riporta a un’intelligenza originaria  a un Logos creatore in cui il dualismo (ragione dell’uomo e oggetti naturali) si chiude in un abbraccio inscindibile, tutto vive del  Vero e del Bene.




Il Vero e il Bene sono il pane quotidiano del Terziario, quante volte propone nelle sue opere il pane, quasi ci voglia condurre a quella tavola degli apostoli che nel gesto sacro di spezzarlo per donarlo, ci riporti all’eucarestia. L’opera di Purificato non va letta solo nei segni, ma in quello che lei rappresenta, in quali emozioni susciti in noi, sempre , anche se la contempliamo una molteplicità di volte. Essa non ci stanca, ci affascina sempre di più e ci porta a  coniugare insieme la teologia, la scienza della natura , la filosofia, la poesia. Lo spirito onesto dell’Artista è concentrato in  quella che è la sua idea di Dio, di come egli intenda la vita lontana dalla mostruosità delle guerre, dalla barbarie del potere, dal tragico odio che annienta. Il filo conduttore della meravigliosa esperienza di Sicurezza è nella vita intesa come pace, navighiamo come in un lago; non mancano venti e burrasche. La nostra barca è quasi travolta dalle tentazioni di ogni giorno. [2]Pur tuttavia,  pensiamo che l’artista viva sulla propria pelle e, la rifiuti con sdegno, l’esperienza dolorosa della guerra, l’arroganza dei potenti, certe volgarità umane dalle quali si tiene ben lontano. L’Umile Dio dell’alba non si piega a chiedere visualità, non si accosta ai grandi del tempo che vivono a Roma  e ottengono onori e favori, non aspira a  queste cose non sa cosa farsene. Vive nel suo immaginario un percorso nemmeno dettato dalla propria ragione, ma piuttosto è vissuto da un’ urgenza interiore  che è quella del l’appartenenza  alla grandezza cosmica. L’arte di Sicurezza ha un risvolto etico profondo: è commovente pensarlo nella sua solitudine a dipingere a donare le proprie opere per pochi spiccioli, pur sapendo che il suo lavoro vale, vale molto. Ma, il denaro per un uomo come Sicurezza non ha vigore, la povertà francescana non lo spaventa, anzi sceglie con lucida determinazione questa strada.

E’ stato un uomo fortunato, non solo perché il buon Dio gli ha dato il dono della lettura del Creato, ma anche perché ha avuto una famiglia che lo ha assecondato in quelle urgenze, che lo poneva interprete di Dio nell’arte, fortunato anche perché ha saputo scegliere senza infingimenti con chi stare. La sua vita è prima d’ogni altra cosa un inno alla libertà, senza di essa non si può essere Maestro , Artista, Poeta, Musico. Chi non possiede una coscienza libera non ha nulla da donare, se non la vergogna di essere servo.  La sua malinconia del mondo (anche questo sentire profondamente umano) ,che è difficile da leggere in quei suoi colori vigorosi,  è nutrita  da questo lembo di cielo, da questa serafica appartenenza alle cose. Non c’è niente di settoriale nei lavori di Sicurezza, egli si volge al cielo , all’anfora, al girasole, alla barca , al cibo umile dell’uomo sempre con identico  serafico ascolto. Non c’è nulla nella sua arte che faccia pensare the modern vice of unrest (al vizio moderno dell’irrequietezza)[3], è il sacro che lo domina, o meglio la grazia agostiniana, per questi motivi rimane estraneo all’arte dell’ irrazionale. Quindi, a nostro avviso, Sicurezza è ben calato nel suo tempo, ne avverte tutta la fragilità e in base a quella storia decide la sua strada , che ripeto essa non è solo una scelta artistica, rimane inscindibile dal suo percorso di  vita. Da negare, però, con fermezza il catalogare genericamente nel “ realismo” la sua opera, l’oggettività è ridata alla luce, partorita e rinvigorita da quei fervori francescani e cristiani dei quali dicevamo (il realismo si limita a riprodurre fedelmente l’oggetto, non si pone il problema della Grazia). Conoscendo la sua autenticità di uomo, non scelse certo di prendere i voti di terziario francescano senza profonde meditazioni , la  frequentazione dei frati Minori di Minturno non è cosa occasionale o momentanea. La sua ricca fertilità creativa anche quando deve rispondere ad opere commissionate dalla Chiesa o dai privati è sempre autentica, come pure la sua capacità di rinnovarsi e di sorprenderci. Il tempo non corrode il suo rapporto con gli oggetti, rimane vibratile fino agli ultimi giorni di vita, la tempera e la spatola ( la sua esperienza materica) alle quali ricorre negli anni maturi potrebbe far pensare a una certa rudezza (che c’è), ma essa è spasimo, volontà dell’oltre, magnifica ricerca di Dio nelle cose.  La spatola diviene produttrice di altri segmenti temporali, ama rispondere alla sua anima, all’anima mundi dove egli proietta le sue passioni, le sue paure, il suo orgoglio. L’ enfasi del bello si manifesta proprio nei colori e nell’uso della spatola, così che, la pittura di Sicurezza non è placida munifica visione, tantomeno è il Nothing , c’è invece una ricerca accurata, uno studio particolareggiato di ogni soggetto, finanche la scelta dei “modelli” doveva corrispondere non solo visivamente a quello che voleva raffigurare, ma anche interiormente. Nella scelta dell’uomo che doveva posare per la realizzazione del San Francesco della chiesa del Carmine, Sicurezza non si attiene soltanto alle sembianze che lo accostino all’immagine del Santo, ma deve essere  anche un uomo di profonda coscienza,  un uomo che ha sentito  Dio. La stessa scelta in quell’opera magnifica che è ….e la vita continua  (1978) dove l’immagine della donna incinta (la nuora)  è sovrastata dai cipressi  (io sono come il cipresso verdeggiante/e grazie a me tu porterai il tuo frutto[4](“l’albero pizzuto dei morti”, come diceva la moglie di Sicurezza , l’albero in cui le figlie del re Etocle di Orcomeno furono trasformate in cipressi , o quel  Ciparisso[5] ( il più bello della gente di Ceo) di ovidiana memoria), questi alberi, non quieti,  mossi dal vento della vita sovrastano ogni cosa del mondo, entrano di diritto, sacralmente nell’opera che indica l’ultimo cammino dell’uomo sulla terra, quasi preveggenza alla sua morte (1979).

Nessuno creda che si possa staccare la Poesia e dunque l’Arte dalla vita[6], l’itinerario catartico dell’arte di Sicurezza è nel viaggio che  fa compiere alla materia, lo porta alla  compensazione di volume e luce, di quest’ultima è molto difficile stabilirne l’origine, perché Egli possedeva il senso dello spazio e la luce poteva filtrare da ogni dove dal palcoscenico che aveva allestito. La pregnanza lumistica , la ierofania,il chiarismo sono per Sicurezza, come lo furono per Dante nella raffigurazione di Beatrice, un modo di superare la materia, di trasformarla in hieròs . Dipingere la realtà d’ogni giorno è un fatto umanamente profondo[7],reso straordinario dal suo demon artistico che è nella perfetta distribuzione della luce. Lo spessore di Sicurezza è anche nella sua alta professionalità, egli usa in alcune opere la tecnica a guazzo (gouache) che è estremamente difficile, poiché lo strato iniziale , se ben fatto dà quella luce perlacea che è in ogni lavoro di Sicurezza, o,  invece,  determinare disparità, diversità di colori o addirittura delle crepe, cosa mai notata nei lavori del Maestro.

Alla luce anche delle tecniche usate, per quanto i suoi lavori possano sembrare oggettivi, incide nella  creazione  la memoria della Somiglianza, intendendo ciò che Platone ci ha dimostrato nel mito della caverna,  o come anche Munch ci insegna riguardo alla sua pittura: ”Dipingo non quello che vedo, ma quello che ho visto”. E’ la memoria, dunque,  che  trasforma il creato  in visione di appartenenza , quindi l’oggetto elaborato   dall’Artista, traslato dalla sua coscienza, diviene amore delle Somiglianze da condividere con l’ umanità intera.

Carmen Moscariello

[1] Il Poeta  Giuseppe Conte, Oggi e Domani 1996

[2] Enar. in Ps.25,4.

[3] Thomas Hardy.

[4] La Bibbia, Profeta Osea, 14,9

[5] Metamorfosi, Ovidio

[6] David Maria Turoldo

[7] Attilio Bertolucci

Brevi pareri su alcuni dei libri letti da Carmen Moscariello

 

L’angelo di pietra di Roberto Bigotto

 

La Poesia di Roberto Bigotto punge come il gelido vento di Pasternac ne Il dottor Zivago.

L’ululato dei lupi martella una società in decomposizione dove il Poeta  cosciente di questa polvere velenosa avverte, apre gli occhi ai coinquilini del mondo, ma il suo canto e un grido desolato. Gli altri, l’umanità tutta  sono lontani, persi  nello  squallore quotidiano, lungo le steppe di un divenire senza domani.

Brulica il suo pensiero nell’ironia laconica, non si stupisce, marchia il verbo con la sua sapienza e procede nell’empireo celeste. La stanza del silenzio, però condanna anche il poeta!

 

 


Asaic Naic , Una ragazza del Sud

 

L’opera sorprende per la sua crudità, ma quale altro tono usare per una ragazza del Sud?

 Vivere proiettata verso la luce, verso un riscatto della propria dignità,  dopo un’esistenza affogata nel retrogrado sentire , dove il maschio offende e deruba la gioia di vivere, colpevolizzando e violentando.

Per quante donne la vita non è stata altro, se non il sottomettersi alla volontà del maschio.

Mamme educate i vostri figli maschi, affinchè non dimentichino il rispetto per la donna.

 E’ questo che con i denti ancora digrignati ci dice l’Autrice.

L’opera si presta ad una lettura tutta d’un fiato, qui la storia dell’ultimo secolo si muove di pari passo  con quello della vita  di una donna del Sud che prende coscienza della propria dignità e riscatta la sua vita anche con quest’opera di denunzia.

 

 

entropia d’amore di emanuela antonini

 Emanuela Antonini è una donna coraggiosa, è una poetessa ed ora ci consegna questo  romanzo delicato, scritto sottovoce, dove i sentimenti trovano una serafica  composizione. I percorsi paralleli di due donne appartenenti a stagioni storiche diverse ora si infilano in una sola collana di rubini per far scintillare il senso generoso  e dignitoso dell’essere donna-innamorata che per amore rischia, anche la vita. Coraggiosi cuori, ancora una volta appartenenti a due donne!

 

 

 

 

 

Profili d’alberi di Marilena Ferrone

 

Il Poeta sa guardare oltre. E,  la Poetessa, aquilana, sottovento già ascoltò in lontananza il terremoto che colpirà due anni dopo la pubblicazione di questa raccolta . L’aquila è coraggiosa terra abitata dalla pena, il  respiro di questa terra nutre la scrittura dell’artista, che è densa, evocatrice, a tratti misteriosa. Bellissime anche le immagini di fuoco che impreziosiscono l’opera.

 

 

 

Criptogrammi di Salvatore Contessini

E’ un’opera escatologica, ricamata come tela di ragno, lieve ragnatela di solitudine.

Un’assenza dolorosa muove l’elegante verso e il tempo si misura col metro del cordoglio

Filtra ogni parola di una luce angelica , attraversa i criptogrammi e li ricompone come per ritrovare, o scoprire(?)vie misteriose…. quasi canto d’Orfeo al quale nessuno può resistere.

 

Verde napoletano di Letizia Triches

 

E’  un romanzo inquietante su una Napoli che non è mai quella che sembra……

Alcune pagine(quelle più torbide) ci fanno pensare ad  Enzo Striano della Pimentel Fonsega.

Un giallo mozza fiato con miriade di figure –ombra che si allacciano , come vite, alle due protagoniste, l’uso simbolico di un linguaggio visivo rende le scene indimenticabili

 

 

Il violino del cielo di Aldo Mazza

 

Una madre può essere anche la rovina di un figlio e insieme a lei i pregiudizi?

A dominare quest’opera è il manicomio, quello di una volta, dove viene rinchiuso un musicista, solo perchè si innamora della persona sbagliata.

Sembra una storia del passato, ma non è così,il protagonista è vittima di una figura materna-dominante che gli rovinerà la vita, fino a rinchiuderlo in manicomio.

Questa esperienza dolorosa è riscattata dalla musica che permette al protagonista-musicista di valicare i muri del manicomio e vivere in un mondo lontano intessuto di estasi.

 

Vieni non aver paura di Franco Fangaza

Il ritmo è tutto in questo libro.

Esso si sposa con una grande conquista:la speranza e la ricerca della gioia.

In questa  vita si può essere anche felici.

 Franco Fangaza, prendendoci per mano e liberandoci dolcemente dai nostri timori, ci indica la strada.

 

Bisogno e soddisfazione Ciro Iannone

 Risponde questo testo alle domande, alle curiosità , ai miti della sessualità

Un saggio scientifico che Ciro Iannone con la sua grande esperienza di medico –sessuologo ci insegna, programmandoci una vita più soddisfacente.

 

Globalizzati, ma liberi e sviluppati di Cristina Morra

 

Il testo  che già dalla copertina aiuta a riflettere: l’immagine del globo terrestre stretto da un rete, con un bimbo che guarda esterefatto, è un’opera di grande sensibilità e tutto proteso verso la preoccupante situazione del mondo, un testo  di didattica, strumento  di grande formazione per i giovani e per i docenti.

Esso ci apre gli occhi sulle ricadute della globalizzazione e sugli squilibri planetari

Carmen Moscariello