Venerdì sera mi è arrivata la lettera di Papa Francesco, ancora mi tremano le mani per l'emozione. Era in ospedale quando gli avevo inviato il mio libro: "I due Soli della chiesa. Benedetto XVI e Celestino V" .
lunedì 19 maggio 2025
domenica 18 maggio 2025
Un’arte rispettosa di Dio e del prossimo.
di Carmen Moscariello
Ennio Morricone in una lontana intervista rilascia a
Famiglia Cristiana a Vito Amodio disse: L’unica certezza che ho è la fede, è
lei che mi sostiene in questo mondo difficile.” L’intimità con Cristo è la più
alta poesia che ci coinvolge e ci salva.
Io mi sento d’affermare che la Poesia è anchessa un
termine di paragone che ci riscatta e ci riporta all’amore dell’umanità. A
queste mie parole Aldo Masullo avrebbe sorriso e mi avrebbe compatita, forse mi
avrebbe detto :camminare tra le pietre della terra non ha niente a che vedere
con le bellezze del paradiso. Avrebbe aggiunto, anche con un po’ di
insofferenza : “sei un ingenua” Epopure, anch’egli ateo si è dedicato a
cacciare ogni male dalla sua vità e ha dedicato all’amore (La sua socialità)
anche all’ultimo essere umano, il più povero il più abbandonato. Io aggiungerei che il quotidiano rapporto con Dio
tramite la preghiera è uno scalino importante , sia che sei laico che
credente. Oggi ci dedichiamo alla nuova affascinante raccolta di poesie di Franco
Russo. Le sue preghiere in dialetto
napoletano sono preghiere. Sono l’armonia con cui si cerca il dialogo con Dio e
con l’uomo. Nel libro in pubblicazione ho trovato e confrontato in ognuna
l’intensità di questo rapporto. Noi critici o poeti spesso trascuriamo la
bellezza della verità, una poesia che non dice verità e sacrilega, fingere
anche in poesia è un atto di dolore dal quale bisogna fuggire sdegnati.
La Poesia è sacra quanto la musica e la Filosofia,
quando scopro impotente che per essa si mercanteggia è per me come una ferita nel cuore. Il grande
Poeta Renato Filippelli fin da quando
avevo ventidue anni e stavo
avvicinandomi alla Poesia, mi regalò cinque o sei suoi libri della sua poesia ,
volevo pagarglieli , mi rispose offeso:
“la poesia è un dono!”.
Credo che i versi di Franco Russo si muovono in questi prati di cielo:
generosità eleganza, canto, amore e rispetto per il prossimo, amore per Cristo
e per la sua parola. Con questo non voglio dire che siano poesie religiose,
esse comprendono non solo Il credo , ma anche il sorriso dell’arte. L’arte ci
porta serenità. Chi scrive è una fanatica delle mostre, ci vado a qualsiasi
condizioni e sacrificio poiché l’arte mi rasserena, mi rende più buona, mi
aiuta a capire. Non dobbiamo mai dimenticare il senso catartico del bello. Ho
parlato all’inizio della musicalità, sicuramente questi versi del poeta sono
musicali, popolari nel senso di estensione e consegna a tutti gli uomini di una
grammatica dei misteri dell’anima e della mente.
La poesia di
Franco Russo affascina, sorprende.
E’ uno spartito musicale, qui il dialetto napoletano
afferma una voce sacrale, piena di armonie, di desiderio di raccontare, stare
vicino al mondo intero, amarlo, goderlo,
accoglierlo in dolcezza e candore. Ho letto migliaia di poeti, a differenza di
tutti questi, il grande Templare ( difensori del Sepolcro di Cristo per loro ho avuto sempre grande ammirazione) porta a
noi l’amore per la vita, la certezza di chi crede, di chi ama il fratello e la
famiglia solo nelle luce della grande fiducia. Si coglie la certezza del
cammino cristiano e di vivere la fede non come cosa aleatoria e lontana, ma
come strumento di salvezza e di vicinanza al Buon Dio e soprattutto c’è la
grande presenza del Cristo in croce nel quale i templari credono fermamente.
Nei versi non c’è dualismo tra la parola e quello che il Poeta effettivamente è
come uomo. Ho provato sempre gioia quando i versi, trovavano conforto non solo nella bellezza
della lingua (in questo caso il dialetto napoletano) , ma anche nel dolce
sentire dell’animo. Non ho trovato iato
tra quello che si scrive e quello che effettivamente è l’uomo che
scrive poesie. Questo congiungimento è una rarità. Provo molto dolore quando
la Poesia non ha respiro e si scrive solo per farsi chiamare poeti. La poesia
di Franco Russo è una cosa bella, in
essa si può scorgere e risalire a una sorgente cristallina, dove non esiste il male. Qui, nei versi c’è
l’ultimo respiro di Cristo Generoso che ama l’umanità e per essa si è fatto
crocifiggere. Ci sono i pezzi della croce di Cristo, quelli autentici e i
chiodi, proprio quelli che Gli trapassarono le mani e i piedi . Se vogliamo andare a constatare, e toglierci ogni
dubbio, troviamo questi versi come
testimonianza di cosa significhi essere buoni cristiani, testimonia
dell’ardore e del coraggio nel percorrere le strade del Cristianesimo. Pensieri
e convinzioni salvati e portati a noi dai Templari. Ebbene nelle poesie di Franco
Russo troviamo la gioia di vivere di un ragazzo che guarda il mondo con la sua giovane anima, con
fiducia e gioia e ce lo descrive, vi
nuota dentro felice e ci porta a conoscere la moglie, i figli, gli amici, le
feste, i luoghi, le chiese, i santi, le processioni. Il coro ha tutte voci
degli angeli del paradiso terrestre dove non trovi neanche una nota stonata,
questo non lo intendo solo in senso metaforico. Gli scritti del Poeta sono musica, candore, soprattutto speranza.
Leggere questi spartiti di sera, ci portano in luoghi dove la preghiera e
l’amore per Dio, la Madonna e soprattutto
il rispetto per tutti gli esseri
umani, ci spinge a chiedere perdono per non esserci mai accorti che la vita è
armonia, è speranza, come Papa Francesco ci ha spiegato. Peccato che Murolo non ci sia più chissà quale
splendore avrebbe creato con questi versi e con le sue mille chitarre, ma anche
quella voce fatta di nebbie e di singhiozzi che si fermano in gola, di
crepuscoli, di volo, di stelle di Pino
Daniele, anche le sue chitarre colorate magnetiche avrebbero amato queste
poesie-canzoni e ci avrebbe regalato
anche a noi l’incanto della vita.
Carmen Moscariello.
Vietata
qualsiasi riproduzione
martedì 13 maggio 2025
Munch e gli spettri della sua arte. di Carmen Moscariello
Il sole si estingue, cala la notte, e il crepuscolo trasforma i mortali in spettri e cadaveri.
Di Carmen
Moscariello
«Verrà,
comunque, forse un giorno in cui saremo tanto avanzati, così illuminati, da
poter osservare con indifferenza lo spettacolo brutale, cinico, crudele, che ci
propone l'esistenza. Allora avremo disinnescato gli strumenti inferiori ed
inattendibili di pensiero detti sentimenti, divenuti superflui e nocivi per la
maturazione dello strumento di giudizio.»
(August Strindberg, prefazione a La
signorina Julie[1]).
Strindberg e Munch ((Løten, 1863 – Oslo, 1944) si conobbero e si apprezzarono. La prima recensione all’Urlo si deve
proprio a Strindberg..
Due grandi artisti e intellettuali nati
sui meravigliosi fiordi, lingue di fuoco che non appartengono né al mare, né
alla terra, né al cielo.
Sul fiordo nero e blu sul quale è
adagiata Oslo e quel cielo di sangue che contrasta l’infinito nero del mare che
lo avvolge sono il palcoscenico sul quale le opere pittoriche di Munch si mostrano al pubblico attento.. Navigare su quel mare senza onde, ora immenso e ora ti stritola in
infiniti aguzzi corridoi, mette
inquietudine, non ha niente dei nostri luccicanti mari mediterranei, della
calda e morbida sabbia dove si baciano e
danzano infiniti colori. Da questo ambiente nascono gli spettri di Munch hanno il viso verde sanno di marcio, di decomposizione.
Sanno di Morte.
Ombre che si aggirano smarrite, estranee ai nostri universi.
Ora, in Italia dopo moltissimi anni di assenza si può godere di una sua
grande mostra.
Il
museo di Oslo dedicato a Munch è stato molto generoso: a Palazzo Bonaparte è stata
allestita una eccezionale e grande mostra(più di 100 opere), già ospitata a
Milano, ora a Roma e resterà in Italia ancora per poco. Tutte e due i piani meravigliosi del Palazzo Bonaparte sono occupati dalla mostra, per ogni piano
decine di sale, spazi dedicati all’inquieto Maestro, alle sue donne (due), c’è
anche un suo taccuino, ai membri della sua famiglia e agli amici. Pochi i
capolavori dedicati agli animali e alla natura. Sono quelli che Munch compose
non appena uscito dal manicomio e solo essi hanno i colori della speranza.
Un uomo infelice, profondamente infelice “alla nascita ereditai la follia e la tubercolosi”, così esordisce. Credeva di morire giovane come la sua mamma o sua sorella Sophie e un fratello e poi ancora una sorella malata di depressione cronica, un disastro la storia della
sua famiglia. Ho percepito in tutti suoi capolavori sempre e costante la presenza della morte, le sue fauci crudeli non lo abbandonarono mai, gli spettri e i fantasmi della sua anima divennero i protagonisti della sua opera, sebbene, poi, visse fine ad ottanta anni, nessun membro della famiglia, né i suoi amici godettero di una simile fortuna. Lo stesso drammaturgo August Strindbergh morì all’età di sessant' anni.
La storia della pittura di Munch è
legata ai grandi filosofi dell’esistenzialismo, l’Urlo è la sintesi della
filosofia di Kierkegard (I Critici discutono se era a conoscenza della
filosofia di Kierkegaard prima o dopo dell’Urlo).
La mostra era molto affollata osservatori venuti dal mondo che guardavano in silenzio, esterrefatti, in nessuna mostra ho notato tanto silenzio. I colori dei quadri a tempera erano quasi sempre gli stessi un rosso denso di tormenti , un verde cupo e un giallo marcio che rappresentava gli ambienti. Tutti i quadri di Munch hanno un palcoscenico con tanti personaggi smunti, uno solo è attento e rivolto al pubblico che guarda come se non solo invitasse a salire sul palco gli spettatori, ma anche a riflettere su cosa è la vita.
Le litanie che si cantano nella meravigliosa casa (palazzo) che fu di proprietà della madre di Napoleone sono i silenzi della morte o la si attende o è già arrivata. (la famiglia che veglia Sophie che sta per morire. Ebbe solo due amori tormentati,(la donna vampiro) aveva paura delle donne, forse delle possibili gravidanze, c’è un’opera straordinaria dedicata all’amata , dove la cornice rossa è attraversa da tanti spermatozoi veloci filamenti neri che vogliono ingravidare la donna, in basso molto piccolo un neonato, forse un aborto (per vederlo bisogna avere occhi attenti). Temeva la nascita di un figlio che poteva ereditare i suoi stessi disastri: la follia e la tubercolosi. Una delle sorelle era folle e Sophie morì giovanissima di tubercolosi, così pure la madre.
Nella mostra c’erano quantomeno quattro o cinque riproduzione dell’Urlo, il Maestro amava ritornare sulle opere che avevano avuto fortuna e riprodurle, riproponendole più volte, ma posso garantirvi che ognuna di loro provoca emozioni diverse, quelle emozioni che Munch temeva.
Oserei dire che i quadri di Munch pur avendoli visti ad Oslo nel 2023 e
in Italia nel 1999, nel palazzo Bonaparte gli effetti e la bellezza sono maggiormente esaltati, soprattutto le
opere del primo piano immersi nell’ombra, o nel buio godevano di uno spicchio
di luce, quello di Piazza Venezia e del
Vittoriano. Filtravano prepotentemente quasi a voler contrastare la presenza
costante della morte e del dolore. Munch ci presenta un mondo precario dal
quale chiunque può essere sputato fuori, senza lasciare tracce.
In genere di Munch si conosce soprattutto l’Urlo, invece ci sono molte sue opere meravigliose che certamente impegnarono la sua vita dolorosa e afflitta. “Melanconia” opera che dipinse immediatamente dopo l’Urlo la ritengo l’opera pittorica più bella del nostro Novecento. Egli si dedicò all’arte con grande passione, non voleva assolutamente essere distratto da questa immensità, l’unica cosa per cui valeva la
pena vivere, le donne vampiro forse le vide
avvolte da un eccessivo misticismo, non osava toccarle. Esasperata una delle
due tentò di mozzargli le dita per essere stata continuamente rifiutata
perché il Maestro era impegnato in mostre in ogni parte del mondo.
Lasciò per un lungo periodo Oslo, stanco
delle critiche non sempre positive dei suoi contemporanei e si recò a Parigi per un
lungo periodo, lì conobbe i mostri sacri del postimpressionismo, apprese e
rielaborò tecniche nuove.
Gli ultimi anni della sua vita, direi soprattutto
l’ultimo furono terribili, la sua arte fu messa al bando dal Nazismo, fu considerata pericolosa e distruttiva.
L' Espressionismo che la domina nasce , come abbiamo visto, soprattutto dalla sua storia sfortunata, ma altri fattori la illuminano, la ingigantiscono come gli scritti di Soren Kierkegaardche dal 1863, molto influirono sulla sua arte,lo stesso può dirsi degli studi sull’incoscio di Freud. L’ambiente della città di Oslo era opprimente era fuori dai grandi movimenti parigini e un senso di ansia e di angoscia devastava ogni desiderio di vita, nessuna speranza nel progresso un solipsismo annientante che portava gli artisti a un doloroso isolamento.
La
prima mostra di Munch, avvenuta nel 1892, fu un vero e proprio disastro, le
critiche furono feroci, non capirono che Munch aveva aperto le sue porte all’Espressionismo,
la critica fu contro non solo ai colori impastati nel grigio, troppo densi, anche nei quadri ad olio non
c’è fluidità, ma riguardò anche i soggetti disegnati, senza vita, senza
vigore.
La
poetica dell’angoscia non era accettata dalla società borghese che senza
ammetterlo si riconosceva in quei quadri e
ne aveva paura.
Kierkgaard
influirà non poco sia sulla pittura che sulla scrittura del Nostro che così si
esprimeva:
“Sono stanco di
essere associato alla scuola tedesca (a prescindere dalla stima che nutro nei
confronti dei risultati che i grandi tedeschi hanno raggiunto nell’arte e nella
filosofia). Noi, qui, abbiamo Strindberg, Ibsen, e altri, e anche Hans Jæger.
Inoltre, stranamente, sono riuscito a leggere
Søren Kierkegaard solo in anni recenti”[1] Sappiamo per certo che dal 1982 molto si
confrontò dopo l’esposizione del primo dipinto
dell’Urlo col drammaturgo August Strindberg, Anche
Strindberg,
nelle sue opere allora appena pubblicate era molto pessimista , La
signorina Julie o Il padre, erano invase da grande angoscia. Per entrambi il devastante
decadimento dell’uomo arrecava ansia e abbattimento.
Non a caso Nieszche parla dei due grandi artisti come devastati dal nichilismo
e in preda alla follia.
Testimone degli stati d’animo è anche la recensione che il drammaturgo scrisse per: “ l’Urlo “sulla rivista La revue blanche nel 1896, descrivendo l’opera in questi termini: “Cri d’épouvante devant la nature rougissant de colère et qui se prépare à parler pour la tempête et le tonnerre aux petits étourdis s’imaginant être dieux sans en avoir l’air. Crépuscule. Le soleil s’éteint, la nuit tombe, et le crépuscule transforme les mortels en spectres et cadavres, au moment où ils vont à la maison s’envelopper sous le linceul du lit et s’abandonner au sommeil. Cette mort apparente qui reconstitue la vie, cette faculté de souffrir originaire du ciel ou de l’enfer” (“Grido di spavento davanti alla natura che arrossisce di collera e che si prepara a parlare attraverso la tempesta e il tuono ai piccoli uomini confusi che s’immaginano di essere dèi senza averne la parvenza. Crepuscolo. Il sole si estingue, cala la notte, e il crepuscolo trasforma i mortali in spettri e cadaveri, nel momento in cui vanno a casa a coprirsi sotto le lenzuola del letto e ad abbandonarsi al sonno. Questa morte apparente che ricrea la vita, questa facoltà di soffrire originaria del cielo o dell’inferno”).
Tratto
dall’opera di Carmen Moscariello :” Artisti e Drammaturghi dei Fiordi” 2025 .
Munch. Il grido interiore
E’ vietato qualsivoglia utilizzo. Opera
in pubblicazione.
A Roma la mostra resterà aperta
fino al 2 giugno 2025
mercoledì 7 maggio 2025
Una sfida all'apparire. L'arte Nouveau di Jonni Mattei Pensato da Carmen Moscariello
L’Arte Nouveau
di Jonni Mattei, una sfida all’apparire.
Di Carmen
Moscariello.
Il giovane Jonni Mattei è un autodidatta, l’arte ce l’ha nel sangue e la esprime in colori freddi e caldi, non è solo dell’arte dei colori e delle linee che voglio parlarvi. Il suo costruire è’ attraversato da un soffio mai violento di contestazione e di volontà di cambiamento, un desiderio di chiudere in un armadio tutte le finzioni della mente e del cuore alle quali la società moderna ci sottopone. Il suo è l’inserirsi su problematiche reali, guarda con occhio acuto e anima libera. Quello che ho trovato interessante nella sua arte, in alcuni casi splendido, è il suo vigore: lo è nell’uso del colore, ma anche dei soggetti che si sceglie. Uomini e donne, ambienti naturali a artificiale simboli di una filosofia moderna, che non urla, sa filtrare le infinite telature del suo desiderio di esprimere non solo situazioni, personaggi della storia, emergono anche improvvisi sguardi di donna che tagliano l’aria, sguardi attenti sulla cloaca senza cuore e senza rispetto. Ho trovato intenso e significativo, con meteore di dolore se non di strazio la sua opera "Deportazione degli emigranti" , dove troneggia, come Cerbero nell'inferno dantesco, sulle povere anime Trump, anime che fanno ritornare in mente tutto l'inferno dantesco, ma anche dei quotidiani urli del quotidiano soffrire. Anime per le quali non cìè scampo, neanche Dio le può salvare. Il ricordo va a quelle che sulla sponta aspettano di essere traghettate nell'inferno, quelle della prima cantica. Nel quadro impatta tracotante e violenta l’immagine di Trump.
Un bellissimo
capolavoro realizzato con arte povera, con uno strutturalismo che invita al
recupero anche delle piccole cose inutili, prevalgono il cartone i sacchi , pannelli. C’è un
voltare le spalle alla tempera, alla voglia di
abbellire, di creare un’estetica da palcoscenico che niente ha a che
vedere con l’arte. Si coglie la frenesia
che diviene immediatezza, non c’è tempo da perdere.. .lo spray nei suoi colori
esuberanti fa il resto.
Mi sono recata a vedere le opere di questo
giovane artista, non in una mostra, ma in un garage, dove trovano approdo e
pace gli arnesi di contadino e non solo quelli di suo padre Sandro , ma anche i suoi: “ Mi diverto con la
pittura la sera,-mi dice- quando finisco
di lavorare negli oliveti o dove mi capita” Questo ragazzo sa vivere guardando
in faccia la realtà, con poche illusioni , molta forza e molti valori. Non c’è
il desiderio folle di essere qualcuno o di sfidare il tempo o la vita: “ questi
miei lavori mi danno tregua, mi mettono nelle condizioni di pensare di
riflettere”. L’artista sa guardarsi dentro senza paura, soprattutto ha capito e
ha strutturato tutta la sua esistenza sprangando le strade all’inganno, Per il successo a qualsiasi costo non gli interessa, egli è solo con i suoi pensieri da snidare,
sbrogliare per realizzare quello che è la sua perfezione, il suo traguardo.
Il contesto è
molto originale, ma le sue radici si espandono dall’arte pop inglese, a quella
americana, per trovare grandi approdi anche in Italia.
Se solo ripensiamo alle immagini di Marilyn Monroe
a quelle della coca cola di Schifano
stiamo assistendo a grandi svolte, un nouveau realismo che partendo da una scatola americana con zuppa di fagioli,
questa trova posto nelle sale al Museo Mane di New YorK,
una sfilza di scatole esposte anziché in un supermercato negli scaffali del
museo.
Non ci deve far
storcere il naso, l’arte è ciò che noi vogliamo esprimere e ci serviamo dei
mezzi, in questo caso degli oggetti che soddisfano il percorso dei nostri
pensieri e del nostro sentire. L’Impressionismo si è stravolto e gli artisti a
loro modo esprimono le critiche alla società moderna, rivoltano, ricostruiscono
purché ci sia un percorso veritiero. No, alla menzogna all’orrore dei
personaggi di Pirandello, vedi” Sei personaggi in cerca d’autore”, in una confusione
o torpore drammatico, dove viene annientata qualsivoglia dimensione
dell’Essere. Sembrerà assurdo , ma i costruttori dell’arte nouveau guardano
negli occhi ciò che siamo, non ciò che sembriamo o vogliamo ostinatamente apparire. All’arte museale
sostituiscono l’arte di strada, monumentale, vicina a noi , ai nostri momenti
di vita, è lei che ci cerca, è lei che ci compare di fronte senza essere chiamati.
La grande rivoluzione che in Inghilterra ha compiuto la Chester, la Pop
artexbition visual arts , le contestualizzazioni di Richard Hamilton, di Peter
Blake al quale si deve la copertina del disco dei Beatles ha smussato la
perfezione del bello, le chimere sono finite, ora c’è l’uomo con la sua brutalità che l’artista racconta senza limiti, senza
paraocchi, una libertà che è soprattutto verità di esistere. La cosa più
drammatica che ha creato il secolo scorso è stato l’uomo e la donna maschera,
fingere di essere fino alla morte, oltre la morte. E’ questo che contestano gli
artisti che hanno aderito a questa corrente e Jonni è un artista che sa quello
che vuole senza infingimenti.
Recensione di Carmen Moscariello
1 - Quadro con la striscia gialla centrale con contorno rosso: "Varsavia kiss"
2 - Quadro multicolore Ruta Colombia: "Ruta Colombia -Feliz-!"
3 - Quadro con uomo sulla sinistra sotto una fila di luci gialle: "El Giangre"
4 - Quadro con ragazza riccia di spalle con vestito rosso: "Suerte"
5 - Quadro con scritta viva tu e faccia multicolore: "Chica libre"
6 - Quadro donna con spalla in mostra su pannello marrone vernice nera titolo in basso a destra: "Exsenza"
7 - Quadro donna con orecchino a cerchio su pannello marrone vernice nera: "Sun"
8 - Quadro di ragazza con occhi verdi in risalto su pannello marrone vernice nera (spunto copertina National Geographic): "Afghan"
9 - Tavoletta in cartongesso con due ghepardi multicolore: "Brazil Rapido"
1 - Quadro con il bambino su sfondo rosso: (spunto dalla copertina album U2)
titolo: "J'attendrai ici"
2 - Quadro di Trump: "Fail american again - you're fired! -"
3 - Quadro New York 1 (senza statua della libertà): "No Way"
4 - Quadro New York 2 (con la statua): "Deep City light"
5 -
6 - Quadro Mosca sfondo rosso spray (titolo in a destra): "No Moscow mule"
7 - Quadro Clochard su pannello: " c'est la vie, chérie"
8 - Quadro Clochard con Cagnolino su cartone: "Otro Mundo"
9 - Quadro su pannello grigio spray rosso con murales donna su muro (titolo in basso a destra): "Una strada che"
10 - Quadro donna su cartone bianco con fiori rossi tra i capelli: " No lights Prostituta"