lunedì 19 maggio 2025

 Venerdì sera mi è arrivata la lettera di Papa Francesco, ancora mi tremano le mani per l'emozione. Era in ospedale quando gli avevo inviato il mio libro: "I due Soli della chiesa. Benedetto XVI e Celestino V" .

Tramite la Segreteria Vaticana mi è giunta una lettera piena di affetto e preghiere a firma di Monsignore Roberto Campini Assessore dello Stato Pontificio che mi scriveva in nome del Santo Padre. La mia commozione è stata infinita. Papa Francesco mi aveva già scritto in seguito alla mia pubblicazione "Fratelli tutti. Charles De Foucaudl ", libro presentato a Roma il 16 maggio dell'anno scorso, giorno della proclamazione della Santità di Charles" Ci ha lasciato un grande Papa che aveva nel cuore tutti gli umili della terra, tutti noi nel suo cuore, a tutti erano dedicate le sue cure. Estendo a tutti quelli che leggeranno questo messaggio di pregare Dio, affinchè si riconosca la Santità della sua vita e del suo ministero.
Carmen Moscariello
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domenica 18 maggio 2025

 

Un’arte rispettosa di Dio e del prossimo.

di Carmen Moscariello


 

 

 

 

Ennio Morricone in una lontana intervista rilascia a Famiglia Cristiana a Vito Amodio disse: L’unica certezza che ho è la fede, è lei che mi sostiene in questo mondo difficile.” L’intimità con Cristo è la più alta poesia che ci coinvolge e ci salva.

Io mi sento d’affermare che la Poesia è anchessa un termine di paragone che ci riscatta e ci riporta all’amore dell’umanità. A queste mie parole Aldo Masullo avrebbe sorriso e mi avrebbe compatita, forse mi avrebbe detto :camminare tra le pietre della terra non ha niente a che vedere con le bellezze del paradiso. Avrebbe aggiunto, anche con un po’ di insofferenza : “sei un ingenua” Epopure, anch’egli ateo si è dedicato a cacciare ogni male dalla sua vità e ha dedicato all’amore (La sua socialità) anche all’ultimo essere umano, il più povero il più abbandonato. Io aggiungerei che il quotidiano rapporto con Dio  tramite la preghiera è uno scalino importante , sia che sei laico che credente. Oggi ci dedichiamo alla nuova affascinante raccolta di poesie di Franco Russo. Le sue preghiere in  dialetto napoletano sono preghiere. Sono l’armonia con cui si cerca il dialogo con Dio e con l’uomo. Nel libro in pubblicazione ho trovato e confrontato in ognuna l’intensità di questo rapporto. Noi critici o poeti spesso trascuriamo la bellezza della verità, una poesia che non dice verità e sacrilega, fingere anche in poesia è un atto di dolore dal quale bisogna fuggire sdegnati.

La Poesia è sacra quanto la musica e la Filosofia, quando scopro impotente che per essa si mercanteggia  è per me come una ferita nel cuore. Il grande Poeta  Renato Filippelli fin da quando avevo ventidue anni  e stavo avvicinandomi alla Poesia, mi regalò cinque o sei suoi libri della sua poesia , volevo  pagarglieli , mi rispose offeso: “la poesia è un dono!”.

Credo che i versi di Franco  Russo si muovono in questi prati di cielo: generosità eleganza, canto, amore e rispetto per il prossimo, amore per Cristo e per la sua parola. Con questo non voglio dire che siano poesie religiose, esse comprendono non solo Il credo , ma anche il sorriso dell’arte. L’arte ci porta serenità. Chi scrive è una fanatica delle mostre, ci vado a qualsiasi condizioni e sacrificio poiché l’arte mi rasserena, mi rende più buona, mi aiuta a capire. Non dobbiamo mai dimenticare il senso catartico del bello. Ho parlato all’inizio della musicalità, sicuramente questi versi del poeta sono musicali, popolari nel senso di estensione e consegna a tutti gli uomini di una grammatica dei misteri dell’anima e della mente.

 La poesia di Franco Russo affascina, sorprende.

E’ uno spartito musicale, qui il dialetto napoletano afferma una voce sacrale, piena di armonie, di desiderio di raccontare, stare vicino  al mondo intero, amarlo, goderlo, accoglierlo in dolcezza e candore. Ho letto migliaia di poeti, a differenza di tutti questi, il grande Templare ( difensori del Sepolcro di Cristo per loro  ho avuto sempre grande ammirazione) porta a noi l’amore per la vita, la certezza di chi crede, di chi ama il fratello e la famiglia solo nelle luce della grande fiducia. Si coglie la certezza del cammino cristiano e di vivere la fede non come cosa aleatoria e lontana, ma come strumento di salvezza e di vicinanza al Buon Dio e soprattutto c’è la grande presenza del Cristo in croce nel quale i templari credono fermamente. Nei versi non c’è dualismo tra la parola e quello che il Poeta effettivamente è come uomo. Ho provato sempre gioia quando i versi,  trovavano conforto non solo nella bellezza della lingua (in questo caso il dialetto napoletano) , ma anche nel dolce sentire dell’animo. Non ho trovato  iato tra quello che si scrive e quello che effettivamente è l’uomo che scrive poesie. Questo congiungimento è una rarità. Provo molto dolore quando la Poesia non ha respiro e si scrive solo per farsi chiamare poeti. La poesia di Franco Russo è una cosa bella,  in essa si può scorgere e risalire a una sorgente cristallina,  dove non esiste il male. Qui, nei versi c’è l’ultimo respiro di Cristo Generoso che ama l’umanità e per essa si è fatto crocifiggere. Ci sono i pezzi della croce di Cristo, quelli autentici e i chiodi, proprio quelli che Gli trapassarono le mani e i piedi . Se  vogliamo andare a constatare, e toglierci ogni dubbio, troviamo questi versi come  testimonianza di cosa significhi essere buoni cristiani, testimonia dell’ardore e del coraggio nel percorrere le strade del Cristianesimo. Pensieri e convinzioni salvati e portati a noi dai Templari. Ebbene nelle poesie di Franco Russo troviamo la gioia di vivere di un ragazzo che  guarda il mondo con la sua giovane anima, con fiducia e gioia  e ce lo descrive, vi nuota dentro felice e ci porta a conoscere la moglie, i figli, gli amici, le feste, i luoghi, le chiese, i santi, le processioni. Il coro ha tutte voci degli angeli del paradiso terrestre dove non trovi neanche una nota stonata, questo non lo intendo solo in senso metaforico. Gli scritti del Poeta  sono musica, candore, soprattutto speranza. Leggere questi spartiti di sera, ci portano in luoghi dove la preghiera e l’amore per Dio, la Madonna e soprattutto  il rispetto per  tutti gli esseri umani, ci spinge a chiedere perdono per non esserci mai accorti che la vita è armonia, è speranza, come Papa Francesco ci ha spiegato. Peccato  che Murolo non ci sia più chissà quale splendore avrebbe creato con questi versi e con le sue mille chitarre, ma anche quella voce fatta di nebbie e di singhiozzi che si fermano in gola, di crepuscoli, di volo, di stelle  di Pino Daniele, anche le sue chitarre colorate magnetiche avrebbero amato queste poesie-canzoni e ci avrebbe  regalato anche a noi l’incanto della vita.

Carmen Moscariello.

Vietata qualsiasi riproduzione

 

 

 

 

 

 

 

martedì 13 maggio 2025

Munch e gli spettri della sua arte. di Carmen Moscariello

 Il sole si estingue, cala la notte, e il crepuscolo trasforma i mortali in spettri e cadaveri.

 


Di Carmen Moscariello

 

 


 

 

 

 

«Verrà, comunque, forse un giorno in cui saremo tanto avanzati, così illuminati, da poter osservare con indifferenza lo spettacolo brutale, cinico, crudele, che ci propone l'esistenza. Allora avremo disinnescato gli strumenti inferiori ed inattendibili di pensiero detti sentimenti, divenuti superflui e nocivi per la maturazione dello strumento di giudizio.»

(August Strindberg, prefazione a La signorina Julie[1]).

Strindberg e Munch ((Løten, 1863 – Oslo, 1944) si conobbero e si apprezzarono. La prima recensione all’Urlo si deve proprio a Strindberg..

Due grandi artisti e intellettuali nati sui meravigliosi fiordi, lingue di fuoco che non appartengono né al mare, né alla terra, né al cielo.

  Sul fiordo nero e blu  sul quale è adagiata Oslo e quel cielo di sangue che contrasta l’infinito nero del mare che lo avvolge sono il palcoscenico sul quale le opere pittoriche di Munch si mostrano al pubblico attento.. Navigare su quel mare senza onde, ora immenso e ora ti stritola in infiniti aguzzi corridoi,  mette inquietudine, non ha niente dei nostri luccicanti mari mediterranei, della calda e morbida sabbia  dove si baciano e danzano infiniti colori. Da questo ambiente nascono gli spettri di Munch hanno il viso verde  sanno di marcio, di decomposizione.

Sanno di Morte. 

Ombre che si aggirano smarrite, estranee ai nostri universi. 

Ora, in Italia dopo moltissimi anni di assenza si può godere di una sua grande mostra.

 Il museo di Oslo dedicato a Munch è stato molto  generoso: a Palazzo Bonaparte è stata allestita una eccezionale e grande mostra(più di 100 opere), già ospitata a Milano, ora a Roma e resterà in Italia ancora per poco. Tutte e due i piani meravigliosi  del Palazzo   Bonaparte sono occupati dalla mostra, per ogni piano decine di sale, spazi dedicati all’inquieto Maestro, alle sue donne (due), c’è anche un suo taccuino, ai membri della sua famiglia e agli amici. Pochi i capolavori dedicati agli animali e alla natura. Sono quelli che Munch compose non appena uscito dal manicomio e solo  essi hanno i colori della speranza.

Un uomo infelice, profondamente infelice “alla nascita ereditai la follia e la tubercolosi”, così esordisce. Credeva di morire giovane come la sua mamma o sua sorella Sophie e un fratello e poi ancora una sorella malata di depressione cronica, un disastro la storia della 

 sua famiglia. Ho percepito in tutti suoi capolavori sempre e costante la presenza della morte, le sue fauci crudeli non lo abbandonarono mai, gli spettri e i fantasmi della sua anima divennero i protagonisti della sua opera, sebbene, poi, visse fine ad ottanta anni, nessun membro della famiglia, né i suoi amici godettero di una simile fortuna. Lo stesso drammaturgo August Strindbergh morì all’età di sessant' anni.

La storia della pittura di Munch è legata ai grandi filosofi dell’esistenzialismo, l’Urlo è la sintesi della filosofia di Kierkegard (I Critici discutono se era a conoscenza della filosofia di Kierkegaard prima o dopo dell’Urlo).

  La mostra era molto affollata osservatori venuti dal mondo che guardavano in silenzio, esterrefatti, in nessuna mostra ho notato tanto silenzio. I colori dei quadri a tempera erano quasi sempre gli stessi un rosso denso di tormenti , un verde cupo e un giallo marcio che rappresentava gli ambienti. Tutti i quadri di Munch hanno un palcoscenico con tanti personaggi smunti, uno solo è attento e rivolto al pubblico che guarda come se non solo invitasse a salire sul palco gli spettatori, ma anche a riflettere su cosa è la vita.

Le litanie che si cantano nella meravigliosa casa (palazzo) che fu di proprietà della madre di Napoleone sono i silenzi della morte o la si attende o è già arrivata. (la famiglia che veglia Sophie che sta per morire. Ebbe solo due amori tormentati,(la donna vampiro) aveva paura delle donne, forse delle possibili gravidanze, c’è un’opera straordinaria dedicata all’amata , dove la cornice rossa è attraversa  da tanti spermatozoi veloci filamenti neri che vogliono ingravidare la donna, in basso molto piccolo un neonato, forse un aborto (per vederlo bisogna avere occhi attenti). Temeva la nascita di un figlio che poteva ereditare i suoi stessi disastri: la follia e la tubercolosi. Una delle sorelle era folle e Sophie morì giovanissima di tubercolosi, così pure la madre.

Nella mostra c’erano quantomeno quattro o cinque riproduzione dell’Urlo, il Maestro amava ritornare sulle opere che avevano avuto fortuna e riprodurle, riproponendole più volte, ma posso garantirvi che ognuna di loro  provoca  emozioni diverse, quelle emozioni che Munch temeva.

 Oserei dire che i quadri di Munch pur avendoli visti ad Oslo nel 2023 e in Italia nel 1999, nel palazzo Bonaparte gli effetti e la bellezza  sono maggiormente esaltati, soprattutto le opere del primo piano immersi nell’ombra, o nel buio godevano di uno spicchio di luce, quello di Piazza  Venezia e del Vittoriano. Filtravano prepotentemente quasi a voler contrastare la presenza costante della morte e del dolore. Munch ci presenta un mondo precario dal quale chiunque può essere sputato fuori, senza lasciare tracce.

In genere di Munch si conosce soprattutto l’Urlo, invece ci sono molte sue opere meravigliose che certamente impegnarono la sua vita dolorosa e afflitta. “Melanconia” opera che dipinse immediatamente dopo l’Urlo la ritengo l’opera pittorica più bella del nostro Novecento. Egli si dedicò all’arte con grande passione, non voleva assolutamente essere distratto da questa immensità, l’unica cosa per cui valeva la

pena vivere, le donne vampiro forse le vide avvolte da un eccessivo misticismo, non osava toccarle. Esasperata una delle due  tentò di mozzargli le dita  per essere stata continuamente rifiutata perché il Maestro era impegnato in mostre in ogni parte del mondo.

Lasciò per un lungo periodo Oslo, stanco delle critiche non sempre positive dei  suoi contemporanei e si recò a Parigi per un lungo periodo, lì conobbe i mostri sacri del postimpressionismo, apprese e rielaborò tecniche nuove.

Gli ultimi anni della sua vita, direi soprattutto l’ultimo furono terribili, la sua arte fu messa al bando dal Nazismo, fu  considerata pericolosa e distruttiva.

L' Espressionismo che la domina nasce , come abbiamo visto, soprattutto dalla sua storia sfortunata, ma altri fattori la illuminano, la ingigantiscono come gli scritti  di  Soren Kierkegaardche dal   1863,  molto influirono sulla sua arte,lo stesso può dirsi degli   studi sull’incoscio di Freud. L’ambiente della città di Oslo era opprimente era fuori dai grandi movimenti parigini e un senso di ansia e  di angoscia devastava ogni desiderio di vita, nessuna speranza nel progresso un solipsismo annientante che portava gli artisti a un  doloroso isolamento.

La prima mostra di Munch, avvenuta nel 1892, fu un vero e proprio disastro, le critiche furono feroci, non capirono che Munch aveva aperto le sue porte all’Espressionismo, la critica fu contro non solo ai colori impastati nel grigio,  troppo densi, anche nei quadri ad olio non c’è fluidità,  ma riguardò  anche i soggetti disegnati, senza vita, senza vigore.

  La poetica dell’angoscia non era accettata dalla società borghese che senza ammetterlo si riconosceva in quei quadri e  ne aveva paura.

Kierkgaard influirà non poco sia sulla pittura che sulla scrittura del Nostro che così si esprimeva:

 “Sono stanco di essere associato alla scuola tedesca (a prescindere dalla stima che nutro nei confronti dei risultati che i grandi tedeschi hanno raggiunto nell’arte e nella filosofia). Noi, qui, abbiamo Strindberg, Ibsen, e altri, e anche Hans Jæger. Inoltre, stranamente, sono riuscito a leggere

Søren Kierkegaard solo in anni recenti”[1]  Sappiamo per certo che dal 1982 molto si confrontò dopo l’esposizione del primo dipinto   dell’Urlo col drammaturgo August Strindberg,  Anche

Strindberg,  nelle sue opere allora appena  pubblicate era molto pessimista ,  La signorina Julie o Il padre, erano invase da grande  angoscia. Per entrambi il devastante decadimento dell’uomo arrecava ansia  e abbattimento. Non a caso Nieszche parla dei due grandi artisti come devastati dal nichilismo e in preda alla follia.

Testimone degli stati d’animo è anche la recensione che il drammaturgo scrisse per: “ l’Urlo “sulla rivista La revue blanche nel 1896, descrivendo l’opera in questi termini: “Cri d’épouvante devant la nature rougissant de colère et qui se prépare à parler pour la tempête et le tonnerre aux petits étourdis s’imaginant être dieux sans en avoir l’air. Crépuscule. Le soleil s’éteint, la nuit tombe, et le crépuscule transforme les mortels en spectres et cadavres, au moment où ils vont à la maison s’envelopper sous le linceul du lit et s’abandonner au sommeil. Cette mort apparente qui reconstitue la vie, cette faculté de souffrir originaire du ciel ou de l’enfer” (“Grido di spavento davanti alla natura che arrossisce di collera e che si prepara a parlare attraverso la tempesta e il tuono ai piccoli uomini confusi che s’immaginano di essere dèi senza averne la parvenza. Crepuscolo. Il sole si estingue, cala la notte, e il crepuscolo trasforma i mortali in spettri e cadaveri, nel  momento in cui vanno a casa a coprirsi sotto le lenzuola del letto e ad abbandonarsi al sonno. Questa morte apparente che ricrea la vita, questa facoltà di soffrire originaria del cielo o dell’inferno”).

 

 

Tratto dall’opera di Carmen Moscariello :” Artisti  e Drammaturghi  dei Fiordi” 2025 .

 

 

Munch. Il grido interiore

E’ vietato qualsivoglia utilizzo. Opera in pubblicazione.

  A Roma la mostra resterà aperta  fino al 2 giugno 2025

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Dalla lettera allo storico dell’arte tedesco Ragnar Hoppe. (5novembre 1929 .

mercoledì 7 maggio 2025

Una sfida all'apparire. L'arte Nouveau di Jonni Mattei Pensato da Carmen Moscariello

 



 Quadro deportati da Trump sfondo verde: "Run Jack Run!").

 

L’Arte Nouveau di  Jonni Mattei, una sfida all’apparire.

Di Carmen Moscariello.

Il giovane Jonni Mattei è un autodidatta, l’arte ce l’ha nel sangue e la esprime in colori freddi e caldi,  non è solo dell’arte dei colori e  delle  linee che voglio parlarvi. Il suo costruire è’ attraversato da un soffio mai violento di contestazione e di volontà di cambiamento, un desiderio di chiudere in un armadio tutte le finzioni della mente e del cuore alle quali la società moderna ci sottopone. Il suo è l’inserirsi su problematiche reali, guarda con occhio acuto e anima libera. Quello che ho trovato interessante  nella sua arte, in alcuni casi splendido, è il suo vigore: lo è nell’uso del colore, ma anche dei soggetti che si sceglie. Uomini e donne, ambienti naturali a artificiale  simboli di una filosofia moderna, che non urla, sa filtrare le infinite telature del   suo desiderio di esprimere non solo situazioni, personaggi della storia,  emergono anche improvvisi  sguardi di donna che tagliano l’aria, sguardi attenti sulla cloaca senza cuore e senza rispetto. Ho trovato intenso e significativo, con meteore di dolore se non di strazio la sua opera "Deportazione degli emigranti" , dove troneggia, come Cerbero nell'inferno dantesco, sulle povere anime Trump, anime che fanno ritornare in mente  tutto l'inferno dantesco, ma anche dei quotidiani urli del quotidiano soffrire. Anime per le quali non cìè scampo, neanche Dio le può salvare. Il ricordo va a quelle che sulla sponta aspettano di essere traghettate nell'inferno, quelle della  prima cantica. Nel quadro impatta tracotante e violenta l’immagine di Trump.

 


 

Un bellissimo capolavoro realizzato con arte povera, con uno strutturalismo che invita al recupero anche delle piccole cose inutili, prevalgono  il cartone i sacchi , pannelli. C’è un voltare le spalle alla tempera, alla voglia di  abbellire, di creare un’estetica da palcoscenico che niente ha a che vedere  con l’arte. Si coglie la frenesia che diviene immediatezza, non c’è tempo da perdere.. .lo spray nei suoi colori esuberanti fa il resto.

 Mi sono recata a vedere le opere di questo giovane artista, non in una mostra, ma in un garage, dove trovano approdo e pace gli arnesi di contadino e non solo quelli di suo padre  Sandro , ma anche i suoi: “ Mi diverto con la pittura  la sera,-mi dice- quando finisco di lavorare negli oliveti o dove mi capita” Questo ragazzo sa vivere guardando in faccia la realtà, con poche illusioni , molta forza e molti valori. Non c’è il desiderio folle di essere qualcuno o di sfidare il tempo o la vita: “ questi miei lavori mi danno tregua, mi mettono nelle condizioni di pensare di riflettere”. L’artista sa guardarsi dentro senza paura, soprattutto ha capito e ha strutturato tutta la sua esistenza sprangando le strade all’inganno, Per il  successo a qualsiasi costo non gli interessa, egli è solo con i suoi pensieri da snidare, sbrogliare per realizzare quello che è la sua perfezione, il suo traguardo.






Il contesto è molto originale, ma le sue radici si espandono dall’arte pop inglese, a quella americana, per trovare grandi approdi anche in Italia.

 Se solo ripensiamo alle immagini di Marilyn Monroe a  quelle della coca cola di Schifano stiamo assistendo a grandi svolte, un nouveau realismo che partendo da  una scatola americana con zuppa di fagioli, questa  trova posto nelle sale al Museo Mane di New YorK, una sfilza di scatole esposte anziché in un supermercato negli scaffali del museo.

Non ci deve far storcere il naso, l’arte è ciò che noi vogliamo esprimere e ci serviamo dei mezzi, in questo caso degli oggetti che soddisfano il percorso dei nostri pensieri e del nostro sentire. L’Impressionismo si è stravolto e gli artisti a loro modo esprimono le critiche alla società moderna, rivoltano, ricostruiscono purché ci sia un percorso veritiero. No, alla menzogna all’orrore dei personaggi di Pirandello, vedi” Sei personaggi in cerca d’autore”, in una confusione o torpore drammatico, dove viene annientata qualsivoglia dimensione dell’Essere. Sembrerà assurdo , ma i costruttori dell’arte nouveau guardano negli occhi ciò che siamo, non ciò che sembriamo o vogliamo ostinatamente apparire. All’arte museale sostituiscono l’arte di strada, monumentale, vicina a noi , ai nostri momenti di vita, è lei che ci cerca, è lei che ci compare di fronte senza essere chiamati. La grande rivoluzione che in Inghilterra ha compiuto la Chester, la Pop artexbition visual arts , le contestualizzazioni di Richard Hamilton, di Peter Blake al quale si deve la copertina del disco dei Beatles ha smussato la perfezione del bello, le chimere sono finite, ora c’è l’uomo con la sua brutalità  che l’artista racconta senza limiti, senza paraocchi, una libertà che è soprattutto verità di esistere. La cosa più drammatica che ha creato il secolo scorso è stato l’uomo e la donna maschera, fingere di essere fino alla morte, oltre la morte. E’ questo che contestano gli artisti che hanno aderito a questa corrente e Jonni è un artista che sa quello che vuole senza infingimenti.








Recensione di Carmen Moscariello

 

 Opere proposte per una eventuale Prima Mostra.

 

 

 

 

1 - Quadro con la striscia gialla centrale con contorno rosso: "Varsavia kiss" 

 

2 - Quadro multicolore Ruta Colombia: "Ruta Colombia -Feliz-!"

 

3 - Quadro con uomo sulla sinistra sotto una fila di luci gialle: "El Giangre"

 

4 - Quadro con ragazza riccia di spalle con vestito rosso: "Suerte"

 

5 - Quadro con scritta viva tu e faccia multicolore: "Chica libre"

 

6 - Quadro donna con spalla in mostra su pannello marrone vernice nera titolo in basso a destra: "Exsenza"

 

7 - Quadro donna con orecchino a cerchio su pannello marrone vernice nera: "Sun"

 

8 - Quadro di ragazza con occhi verdi in risalto su pannello marrone vernice nera (spunto copertina National Geographic): "Afghan"  

 

9 - Tavoletta in cartongesso con due ghepardi multicolore: "Brazil Rapido"

1 - Quadro con il bambino su sfondo rosso: (spunto dalla copertina album U2) 

titolo: "J'attendrai ici"  

 

2 - Quadro di Trump: "Fail american again - you're fired! -"

 

3 - Quadro New York 1 (senza statua della libertà): "No Way"

 

4 - Quadro New York 2 (con la statua): "Deep City light"

 

5 -

 

6 - Quadro Mosca sfondo rosso spray (titolo in a destra): "No Moscow mule"

 

7 - Quadro Clochard su pannello: " c'est la vie, chérie"

 

8 - Quadro Clochard con Cagnolino su cartone: "Otro Mundo"

 

9 - Quadro su pannello grigio spray rosso con murales donna su muro (titolo in basso a destra): "Una strada che"

 

10 - Quadro donna su cartone bianco con fiori rossi tra i capelli: " No lights Prostituta"