Cinema
Freud L’ultima analisi.
Regia
di Matthew Brown
La pellicola è tratta dall'opera teatrale Freud's
last session di Mark St. Germain, fortemente riadattata per il grande
schermo.
Libera analisi di Carmen
Moscariello
Un
Mostro Sacro, un vecchio che della vita conosce i meandri,un mondo alla deriva.
Il Mostro è lì,
orribile: la vecchiaia,(Freud ha 83 anni), il cancro alla mascella e la guerra.
Il Film si apre senza
mistificazione sull’abisso che è la vita con le sue paure, i suoi incubi e la
realtà dell’orrore che nel film è anche rappresentata dalla guerra. Le bombe che
cadono senza pietà, l’orrore della fuga nei rifugi e l’allarme che spacca la
notte, la morte dei bambini.
Il film esordisce in questo modo.
Sigmond Freud (Anthony Hopkins) non è l’unico protagonista , lo
sono anche gli eventi tutti della storia, della vecchiaia, degli studi, della
presenza o dell’assenza di Dio, della malattia che annienta l’uomo che lo rende
debole e vulnerabile, ma non meno violento.
E’ un’opera d’arte per
intellettuali, per chi ha studiato Freud, per chi conosce bene i suoi libri.
Non è un Freud da
salotto.
Come potrebbe mai
esserlo?
C’è un monologo(a volte dialogo!) aggressivo e
violento, capace di rompere ogni
indugio, di squarciare tutte le bugie della vita, tutti gli inganni, ogni
spasimo, ogni incubo, ogni follia e degenerazione umana. Noi conosciamo Freud, soprattutto
per l’interpretazione dei sogni[1],
nel film più che dei sogni, si parla di incubi, con le bombe sulla testa di
tutti con ventimila morti al giorno. Il periodo storico (1939) è quello inerente
l’occupazione della Polonia, quei giorni , quei cieli, i morti sono la tragedia
che invade anche la storia contemporanea. Alla domanda
di Albert
Einstein sul perché della guerra, Freud riconosce l’esistenza in ogni uomo di istinti violenti che spesso prendono il sopravvento sulla razionalità. La lotta perenne tra “Eros” e “Thanatos”, prevale
sulla vita. L’uomo si trasforma in demonio e la vita in una foglia secca,
senza nessuna importanza che qualsiasi pazzo può calpestare e distruggere.
La casa di
Freud che il film ci presenta è un antro (metaforicamente è il subconscio
dell’uomo e del mondo), nell’antro Freud lotta contro l’idea di Dio o della
divinità si circonda di fantocci (di idoli simboli di tutte le religioni, inutili, statuine di creta senza l’anima, che certo non possono
alleviare la immane caduta nell’inferno del vivere.
Il Padre
della psicanalisi si ritrova in uno dei
periodi più terribili della sua vita, molti demoni lo assediano: la vecchiaia, la malattia
(il cancro alla bocca), la guerra, il rapporto con la figlia Anna, l’assenza
totale della moglie (Il professore di Oxfor (Matthew Goode )gli chiede
numerose volte dov’ è tua moglie e lui
svia come un pensiero fastidioso , molesto e decide di non rispondere mai),
tutto è destabilizzato. Dio non esiste,
né può salvare l’umanità , ma neanche la psicanalisi è in grado di farlo. Su
questo argomento lo scontro con il grande teologo è violento. Egli (il Maestro)
sa azzerare qualsiasi risposta.
Lo
scienziato conosce gli abissi della coscienza e di quali mostruosità sono
capaci!.
La vita è
senza speranza!.
Lo spirito di vita contro quello di morte, che è
il principale responsabile di ogni guerra, prevale in molti uomini.
Un film molto importante e intenso che ci
permette di capire fino in fondo quello che ci sta piovendo addosso, nonostante
la cultura, l’humanitas nella quale noi
continuiamo a credere e della quale ci vantiamo!. Freud ci avrebbe deriso: Poveri
stupidi- illusi, come fa con il suo giovane interlocutore, che psicanalizza e
scopre subito gli incubi terribili che lo assediano nella solitudine del buio e
il grande docente di Oxford, il teologo Matthew
Brown , uomo che aveva conosciuto l’incubo delle trincee della Prima
Guerra Mondiale, si piega debole e indifeso ai piedi delle suoi irrisolti
problemi, nonostante la sua fede in Dio.
Sigmund
Freud individua con la sua intelligenza demoniaca subito gli abitatori
dell’antro e tenta di demolire il teologo.
L’inerzia contro un
modo pericoloso permette a Thanatos di distruggere ogni cosa come è già successo tante volte
nella storia.
Lo scontro tra il giovane Professore di Oxford
e il Padre della psicanalisi si incentra soprattutto su una domanda: Dio
esiste?
I due si azzufferanno violentemente,
tentando ognuno di demolire la tesi dell’altro.
La discussione diventa dolorosissima, poiché
la malattia gli impone continue siringhe per calmargli il dolore. Il dolore che
porta lo stesso Freud a strapparsi dalla bocca una mascella di metallo che lo
annienta fino a deciderlo al suicidio. Freud muore nel suo antro in solitudine, lontano da Vienna,
scacciato dalla sua casa dal nazismo, solo la figlia Anna(Liv Lisa Fries),a
lungo psicanalizzata dal padre sulla sua omosessualità, ella gli dà conforto e amore e nei suoi ultimi
giorni di vita e accetta la sua omosessualità, che serpeggia in tutto il film
, ma che trova soluzione solo alla fine.
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