Versi di Carmen Moscariello per Amelia Rosselli (Morte di Rocco Scotellaro)
Ho acceso piano una candela
sono i tuoi occhi senza lagrime
e le tue mani bianche
i tuoi pensieri bianchi
come lenzuola fischiate dal vento
leggere e fragili.
Le nuvole ti chiudono nel loro ventre caldo
perché tu non inciampi
La candida candela della tua anima
pura come il cuore di una mandorla
ora sfregiata dalla violenza della morte
le mie parole hanno seccato il fiato
senza scaldare il tuo cuore
Il nostro amore resta lì alla finestra ed io
prego nei tuoi occhi la speranza.
Al Margine, pg 76
da "Destini sincroni
ci" Amelia Rosselli e Rocco Scotellaro, di Carmen Moscariello, Guida Editori
domenica 25 marzo 2018
giovedì 22 marzo 2018
mercoledì 21 marzo 2018
Trenta miserie per l'Italia di Roberto Roversi
È l'anno
'68? l'anno '77? l'anno 2006?
A Bologna
(Italia numero ventiquattro sconquassata da mille mani e colori)
l'estate scoppia sempre con lunghi singhiozzi
con ululi di sirena sperduta nel mare in notti profonde.
Contro la porta di una chiesa giovani appena
nati stanno distesi. E aspettano.
Il cielo soffia sulla loro pelle che stride
perché non riescono a dimenticarsi di vivere.
C'è ancora un vecchio che ascolta esplodere la canzone delle pietre.
Un'ondata travolge la piazza.
Le torri sono tronchi di un legno molto duro.
I giovani hanno capelli di ferro e gli occhi di creta.
Si muove il vecchio con uno sputo che è un mare.
Tutti lasciano i buchi dove si va per confondersi
per visitare un amico o per piangere in solitudine.
Galoppa per la pianura il dolore incontro a un altro dolore.
È vero che all'alba
la vita è un'oliva verde appassita strizzata
e molti sembrano sulla riva in procella di
un fiume distesi.
Il giorno si mette a gridare a chiamare chiamare
le formiche pazienti
che alzano un muro con le seguenti parole:
Noi non dimentichiamo mai i morti.
Noi siamo uomini e anche noi piangiamo.
Ci guardiamo le mani che stretti i fucili
ma non odiamo.
Sulla piazza di giovani barbe sbatte il respiro
da primo giorno del mondo.
È lì che ciascuno ha vicino una mano. Una mano.
E non si lascia incantare.
A Bologna
(Italia numero ventiquattro sconquassata da mille mani e colori)
l'estate scoppia sempre con lunghi singhiozzi
con ululi di sirena sperduta nel mare in notti profonde.
Contro la porta di una chiesa giovani appena
nati stanno distesi. E aspettano.
Il cielo soffia sulla loro pelle che stride
perché non riescono a dimenticarsi di vivere.
C'è ancora un vecchio che ascolta esplodere la canzone delle pietre.
Un'ondata travolge la piazza.
Le torri sono tronchi di un legno molto duro.
I giovani hanno capelli di ferro e gli occhi di creta.
Si muove il vecchio con uno sputo che è un mare.
Tutti lasciano i buchi dove si va per confondersi
per visitare un amico o per piangere in solitudine.
Galoppa per la pianura il dolore incontro a un altro dolore.
È vero che all'alba
la vita è un'oliva verde appassita strizzata
e molti sembrano sulla riva in procella di
un fiume distesi.
Il giorno si mette a gridare a chiamare chiamare
le formiche pazienti
che alzano un muro con le seguenti parole:
Noi non dimentichiamo mai i morti.
Noi siamo uomini e anche noi piangiamo.
Ci guardiamo le mani che stretti i fucili
ma non odiamo.
Sulla piazza di giovani barbe sbatte il respiro
da primo giorno del mondo.
È lì che ciascuno ha vicino una mano. Una mano.
E non si lascia incantare.
da Trenta
miserie d'Italia di Roberto Roversi.
lunedì 19 marzo 2018
Perdona questo desiderio
Perdona
questo desiderio
prendimi adesso Baby, qui come sono
stringimi forte, o amore, amore prova a capire
ll desiderio è forte, è forte il fuoco che respiro.
L’amore è un banchetto sul quale ci sfamiamo
Prendi la mia mano mentre il sole tramonta
e il desiderio è forte , ti porto dentro come figlio
nella tana calda della vita , selvaggia danza che
vince gli altri
sorpresi al lento andare, formiche stanche
Avanti ora prova a capire il fuoco che respiro
Tu mi hai dato
tutto il tuo amore
Io preda, danzo nel cielo nella gioia di essere viva, sopra
al mondo noi siamo
svetta rossa la criniera, né il volo incute paura.
Così sono: perdutamente viva nella morte, lì io ti cerco.
Non camminerai più da solo, io sarò per sempre al tuo
fianco
tu pesco fiorito, tu primavera, corona ai miei giovani
anni
tu che cercasti lo Spirito che genera l’arte
tu che abiti il nostro respiro.
L’amore è un banchetto sul quale ci sfamiamo
prendi la mia mano mentre il sole tramonta
e il desiderio è forte , voglio il mio viaggio con te
voglio un lungo viaggio, camminerò a piedi nudi, graffierò il mare
avanti ora prova a capire il fuoco che respiro
come mi sento quando sono nelle tue mani
prendi la mia mano, vieni al riparo
loro non possono ferirti ora
loro non possono ferirti, poiché la notte appartiene agli amanti
Essa è del desiderio la notte è del nostro amore,
appartiene a noi. Ho dubbi quando sono sola
rimango in attesa che tu
venga. L’amore è un angelo travestito da
desiderio
qui nel nostro letto, schiarito di luna fino al mattino nitido, finché
nacque la luce
Avanti adesso prova a capire come mi sento
sotto il tuo comando
Qui nel nostro letto finché il mattino arrivi
prendi la mia mano fin quando il
sole non tramonti
Loro non possono ferirti
perché la notte ci appartiene
Perdona questo desiderio infiammato
Io credo che sia ora
prendimi ancora perché in questa notte
ci sono due che si amano
danziamo a piedi nudi nelle stelle .[1](Traduzione e rielaborazione di Carmen Moscariello: Dancin Borefoot di Patti Smith)
[1] Because the night di Patti Smith,libera
rielaborazione e traduzione di Carmen
Moscariello
[2]
Ungaretti
mercoledì 14 marzo 2018
L'Arcisenso" l'ultima opera dell'Emerito Professore Aldo Masullo
Su un punto, decisivo per l’antropologia fenomenologica, aveva richiamato l’attenzione Merleau-Ponty nel suo ultimo libro, osservando che toccare un altro uomo è toccarne il corpo, sentir-si toccarlo, e tuttavia mai sentire il sentir-si toccato di lui, mai dunque toccare non il suo corpo ma lui stesso. Non si esiste, se non si sente di esistere, ma il sentir-si dell’altro mai io potrò sentirlo, così come nessun altro potrà sentire il mio sentir-mi. Il Sentir-si, l’Arcisenso, è l’Intoccabile. Alla luce di questa sottile ma inoppugnabile consapevolezza, si scopre alle radici dell’esistenza la fondamentale dialettica della solitudine. L’io, costituitosi nella relazione con altri, presto si accorge che essa non può attuarsi pienamente, come intimità autentica, trasparenza senza opacità. Allora, corrottosi il desiderio di relazione nell’antagonismo sociale, l’io tende ad abbandonarsi all’odio o cedere alla castrante paura dell’intimità. D’altra parte, paradossalmente, è per l’impossibilità della relazione che il teatro del mondo vive, drammatica pluralità di attori: l’insuperabile solitudine d’ognuno assicura la non riducibilità dei molti a esistenziali fusioni e li oppone al totalitario dominio dell’uno. (Presentazione di Quodlibet).
Il libro sarà presentato il 3 aprile, ore 17,30 presso la libreria Feltrinelli di Piazza dei Martiri.
sabato 10 marzo 2018
Attendendo Matisse di Carmen Moscariello
scaldato dal sole di Roma
qui attendendo Matisse
parlo ai tetti e ai colombi.
Racconto una storia di donna
nel vento giocoso dei rossi capelli
sperpero pensieri
in un sorriso scontroso.
Matisse sciaborda colori
affoga il pensiero in grigio di selci
il tempo trasmigra all'occhiello
e la sciarpa accarezza il mio collo. (Dalla raccolta "Attendendo Matisse" di Carmen Moscariello )
martedì 6 marzo 2018
In me il tuo ricordo
In me il tuo ricordo
da "Frontiera"(Vittorio Sereni)
In me il tuo ricordo è un fruscìo
solo di velocipedi che vanno
quietamente là dove l'altezza
del meriggio discende
al più fiammante vespero
tra cancelli e case
e sospirosi declivi
di finestre riaperte sull'estate.
Solo, di me, distante
dura un lamento di treni,
d'anime che se ne vanno.
E là leggera te ne vai sul vento,
ti perdi nella sera.
solo di velocipedi che vanno
quietamente là dove l'altezza
del meriggio discende
al più fiammante vespero
tra cancelli e case
e sospirosi declivi
di finestre riaperte sull'estate.
Solo, di me, distante
dura un lamento di treni,
d'anime che se ne vanno.
E là leggera te ne vai sul vento,
ti perdi nella sera.
Le poetesse?
Le
poetesse? La poesia è un mondo per uomini?
La società Perché sono poche è fatta per gli uomini. Non si concepisce la donna che vive sola, che vive di se stessa, che guadagna quello che può. Dà fastidio la donna che pensa, la donna intellettuale. Il nostro mondo non è fatto di uomini, è fatto di cretini. Per quanto riguarda i poeti, quelli veri sono pochi, bisogna girarsi indietro guardare il passato. A proposito di donne, in questi giorni ho scritto una poesia pensando a quelle anziane: “I ghiacciai sono tutte le lacrime rapprese delle madri su cui vanno gli sciatori, queste lacrime non si sono mai sciolte”.(Alda Merini)
La società Perché sono poche è fatta per gli uomini. Non si concepisce la donna che vive sola, che vive di se stessa, che guadagna quello che può. Dà fastidio la donna che pensa, la donna intellettuale. Il nostro mondo non è fatto di uomini, è fatto di cretini. Per quanto riguarda i poeti, quelli veri sono pochi, bisogna girarsi indietro guardare il passato. A proposito di donne, in questi giorni ho scritto una poesia pensando a quelle anziane: “I ghiacciai sono tutte le lacrime rapprese delle madri su cui vanno gli sciatori, queste lacrime non si sono mai sciolte”.(Alda Merini)
domenica 4 marzo 2018
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