venerdì 17 marzo 2023

” Ingiustizie clamorose della Chiesa e della storia dell’umanità” Saggio di Carmen Moscariello


 




E’ stato pubblicato in questi giorni l’ultimo lavoro di Carmen  Moscariello con l’Editore Guida di Napoli,.

Questo della Moscariello è’ un lavoro di indagine psicologico/analitica molto accurato e senza precedenti. Un poema introspettivo tutto da approfondire, uno scavo forte che porta in superficie, dai meandri bui dell’uomo, la forza di risalire dalle correnti del male e giungere ad una riappacifocazione con se stesso e con il senso morale ed etico della coscienza e della conoscenza. Tra le righe vi è la rivisitazione di una compatta e autoreferente condanna ai mali del mondo: una sorta di esplorazione a 360° nella psiche del genere umano portato alla solitudine e alla disperazione da una sorte infausta che lo rilega ai margini del suo solipsismo, della sofferenza e del dolore, ma contemporaneamente lo mette in allarme su quell’inferno programmatico che si va costruendo da solo con le sue azioni indegne e le sue “bestialità” i suoi istinti primordiali, le corruzioni, le nefandezze di ogni genere. Gli fa intuire il senso retrospettivo della storia condannandolo ad essere, suo malgrado, uno spettatore piuttosto che un protagonista. La scena in cui si svolge tutto il dramma, consente di avvertire molti riferimenti ai grandi Autori del passato che vengono menzionati e studiati come personalità degne della massima considerazione. Supponiamo che la scrittrice abbia voluto mettere in evidenza l’impermeabilità delle azioni umane votate al declino, alla conflittualità, al male belligerante che riassumono i tratti peculiari dell’esistente funestato dal suo destino di essere incompiuto, solitario, misero escludendolo dalla salvezza.

Vi è in questo lavoro intenso di ricostruzione e di elaborazione tutto il progetto di voler introdurre ad una revisione programmatica del mondo, stritolato da forze centrifughe che lo collocano molto in basso del pianeta-uomo. Nonostante tutto, e malgrado il linguaggio crudo e cruento, dettati apposta, dall’autrice proprio per mettere l’uomo a fronte del suo dramma, Carmen Moscarello tende a valorizzare il referente umano progettandolo ad una rielaborazione etica, ad un preciso e dettagliato esame di coscienza che lo induca alla “catarsi” rimuovendo le ragioni stesse del comportamento e del fraintendimento. Versi forti, dominati da una energia intellettuale che non è mai retorica, ma vuole trasferire alla storia di oggi la sua parte di responsabilità nei riguardi della sua condotta meschina e miserevole. Taluni riferimenti mostrano avvenimenti del passato il cui bagaglio di cultura e di opposizione alla corruzione furono esempi per l’umanità.  Un “male” quello di vivere che presuppone le condizioni di pre-morte ancora in vita, un peccato senza remissione, un trascinamento della propria condanna di dolore attraverso i secoli: neppure  il rogo per l’eretico che tuonava il suo je accuse dal proscenio ha potuto evitare il protrarsi del peccato e dell’incesto,. Reiterato attraverso i secoli e trasferiti da una generazione all’altra i mali persistono: si va dalla pedofilia, alla corruzione del clero, a guerre, fame e genocidi, scorrerie morali di ogni genere, che portano tutti ad un solo unico, imponderabile destino: la catastrofe e la fine ingloriosa dell’uomo sulla terra, passando attraverso le inagibili e intollerabili progettazioni di congelamento spirituale, i quali si sono riadattati in ogni epoca rilegando l’uomo al suo miserevole stato. Né hanno potuto sconfiggere il  -male- le sempre più strategiche e incessanti scoperte, gli avanzamenti del progresso tecnologico, o i rimedi apparenti della medicina, dell’astronomia, dell’astrofisica,. Ogni male sempre torna, a devastare la logica umana, forse perciò, più agguerrita che mai nei cuori degli uomini a infliggere altre pene e altri peccati da scontare con il patimento e il travaglio della progenie che sembra non avere scampo che quello di reiterare i suoi malifici, le sue contraddizioni, i suoi inganni.

La Storia ce lo insegna: niente è cambiato, ma nel caso in questione “repetita non iuvant” la nemesi storica riproduce il profilo dell’uomo in condizioni di frustrazioni ineludibili e di sconfitte etiche sempre più strabilianti.

Un libro a fortissime tinte, un dramma moderno  che delinea i tratti salienti dell’umanità in condizioni davvero precarie. Carmen Moscarello li fa parlare, presta loro il proscenio, induce personaggi del passato: Giordano Bruno, la Maga Circe…a tuonare contro i riottosi e irrecuperabili segnali di martirizzazione esistenziale, di condanna al dilagare  del malessere, dell’imperfezione del peccato. Ma l’uomo di ogni epoca resta sordo al  richiamo di recupero, persistente la sua ottusità, inconcludente la sua smania di essere faber del suo viaggio terreno, detrattore della propria immagine e della propria sconfessione. L’autrice prende in prestito dalla Storia alcuni episodi d’intemperanza alla logica, per vivisezionare il corpo infetto del peccato.

E’ un’opera che lascia il lettore esterrefatto, lo induce a riflettere sui suoi errori, lo incalza, lo inquieta, ma gli indica la stradina secondaria che porta alla catarsi e forse al ravvedimento.

Il tutto è condito e reso fruibile da uno strano ingrediente, -il responso storico- – , che appare come il bilancio retrospettivo sull’indagine umana di tutti i tempi. Intensamente elegante appare il connubio tra Poesia eTeologia, tra il reale e il surreale, tra l’emozione e la suggestione, il bene e il male. Carmen Moscarello è una scrittrice che sa picchiare forte sulle parole, indicare un supporto per arginare il maleficio di essere i peggiori nemici di se stessi, coi tempi che corrono, mi appare un modo estremamente indicativo di far intendere la sorte infausta che toccherà al mondo, se continuerà a cavalcare il male senza pensare minimamente di arginarlo.

Ninnj di Stefano.

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martedì 14 marzo 2023

Piccolo teatro filosofico di Aldo Masullo. Lettura di Carmen Moscariello: Visionari legami

 






Piccolo teatro filosofico . Dialogo su anima, verità, giustizia,tempo.

Opera di Aldo Masullo, Editore Mursia.

Visionari legami di una Filosofia tiatrica.

di Carmen Moscariello

Piccolo teatro filosofico : Masullo, il Grande Filosofo è in questo caso attore e regista di un’opera  in quattro “ tempi”.

 Non interpreta il teatro come hanno fatto Nietzsche (Centralità della tragedia greca); Hegel (Interpretazione della tragedia greca); Kierkegaard ( La lettura del Don Giovanni );  Walter Benjamin  (Rilettura del teatro tedesco barocco). Egli calca il palcoscenico del Pensiero che non può essere se non quello dell’Anima,  della Verità, della Giustizia, del Tempo. Sulla scia di Eschilo, Seneca, Deleuze, Sartre,  Badiou ha costruito un meta teatro pronto a calarsi nella coscienza dell’uomo. Quattro atti, in ognuno due protagonisti.  Il dialogo è il sentiero argenteo su cui  personaggi spaiati si muovono. Sembrano esserci nell’opera linee di fuga da quei percorsi severamente filosofici, terapie per una società schizofrenica,messaggi che stritolano la mordacchia dell’homo homini lupus. Protagonisti  dei quattro dialoghi sono:

l ‘anima, la verità,la giustizia, il tempo. Appare Masullo come l’Empedocle di Holderlin nel la ricerca delle origini e del principio primo della vita in accattivanti e raffinati duelli per un tempo che scorre inesorabile ed eterno. La filosofia è la vera protagonista dello spettacolo. Lei  per il Piccolo teatro di Masullo scende dal palcoscenico per donarsi al popolo a differenza , in questo caso, dell’Empedocle  di Holderlin che rimane severo maestro di pensiero, da concedersi solo agli  eletti. Il dinamismo della vita e della storia, o meglio come fa dire l’Autore a Eraclito l’Oscuro”il fiume è la vita nel suo venir vivendosi, il mutar di vissuto in vissuto…di salto in salto di sorpresa in sorpresa, la continua discontinuità, l’ininterrotto sostituirsi di momento a momento sembrano interessare non solo la piéce del Dialogo tra Eraclito l’Oscuro e uno sveglio orologiaio, ma tutta l’opera improntata a uno sconvolgimento di regole storiche, drammatiche e umane. Rimane però un nucleo “divino” che riguarda la ricerca e il confronto col proprio simile: “Originaria è la relazione. Non v’è un momento di vita o modo di essere di ognuno di

 

 

 

noi che non sia un trovarsi in relazione agli altri”fa dire al l maestro del dubbio Amleto nel dialogo con papa Benedetto.

Percorre le strade di un teatro di pensiero, surrealista nella struttura, ma rigorosamente metafisico nella costruzione dei dialoghi, lo stesso linguaggio è filosofico,  seppur moderato da un’ espressione “minore” determinata dall’incontro con persone non impegnate in rigorosi percorsi di pensiero (l’orologiaio, il procuratore di Stato). Masullo riprende il principio di Marx espresso nelle Tesi su Feuerbach  e cioè che il filosofo non deve limitarsi ad interpretare il mondo, ma a cambiarlo. Principio questo  che appartiene a tutto il percorso filosofico e di vita di Aldo Masullo: lo studioso è colui che guida, chi indica la strada all’uomo per salvarlo dalle sue miserie e dai suoi errori, per trasformare la società in una società “civile”. Una pratica artistica tra le più alte che molti studiosi , poeti, scrittori hanno tradita, alcuni allontanandosi dal mondo, seguendo il vascello folle dell’isolamento, altri limitandosi a descrivere con cronaca banale la realtà pratica e quotidiana: queste due tipologie”d’arte” sono destinate ad autodistruggersi e a non recare alcun vantaggio né alla società, né al singolo uomo.

Lo sdoppiamento che l’Autore applica ai suoi dialoghi è relativo, poiché si comprende facilmente la sua posizione che rimane fuori dal nichilismo contemporaneo pur non lasciandosi tentare dalla fede (Dialogo di Benedetto papa e del principe Amleto). L’ ardimentoso Filosofo, in situazioni apparentemente deraglianti, ci dona un Giordano Bruno che discute di Libertà con un asfittico procuratore;  ameno è anche il dialogo che vede coinvolto il Papa Benedetto  con  Amleto o Eraclito L’Oscuro che parla dello scorrere del tempo con un sveglio orologiaio. Nell’opera fiammeggia l’audacia nel fare incontrare epoche diverse, personaggi differenti dislocati in spazi storici totalmente incompatibili che mai nessuno ha pensato di far incontrare, per discutere sui  principi dell’origine della vita  (non più l’acqua, il fuoco e l’aria…, ma la verità, l’anima, la gistizia, il tempo…).

Che cosa è dunque il Piccolo teatro di Aldo Masullo? Solo questo apparente originale castello di fuoco  in cui personaggi vivi e pensanti si scontrano?O piuttosto  il divampare di  una visione del mondo dove l’uomo, se vuole sopravvivere, deve riconoscere il suo prossimo e  rispettarlo.

E’ certo  che la funzione di quest’opera ha nei suoi quattro spartiti la medesima finalità: dialogare per convincere; dialogare per non dividersi; dialogare per educare; dialogare per disbrogliare la strada della verità.

Al contrario di Giles Deleuze (Differenze e ripetizioni)  e di Carmelo Bene, per i quali  è il monologo l’essenza del tetro,(  il dialogo è per il potere), Masullo   predilige il dialogo per chiare motivazioni sociali: il dialogo è per l’Autore così importante che l’ultima parte dell’opera porta una preziosa gemma titolata Breve riflessione sul dialogo.  

Nonostante questa importante differenza di pensiero tra i tre immortali Maestri del teatro filosofico moderno del mondo occidentale,  tuttavia, Aldo Masullo non è in contraddizione con Giles Deleuze, né con  Carmelo Bene,  Egli si serve, come Giles,  del Kronos  ossia  partendo dal presente (l’Autore e il mondo che lo circonda) orchestra le circostanze in modo da farle muovere  liberamente, anzi si intrecciano , si intersecano con il passato e con il futuro, in spazi creativi dilatati infinitamente (questi spazi creativi sono simili a un’eco che attraversa le rupi del tempo ) ed Egli   come Carmelo Bene ha nel cuore il dolore e la storia dell’uomo quale protagonista (primo attore) del mondo. Così i personaggi di Masullo  pur appartenendo alcuni a secoli passati, possono tranquillamente discutere con uomini del nostro tempo (vedi per esempio la piéce, veramente raffinata e acida del dialogo tra Giordano Bruno e di un procuratore di Stato).

La mente indaga, accorda, disunisce  e il pensiero pensante si fa spettacolo, senza perdere la sua forza interiore e le sue capacità di trasmettere, di comunicare il bene della vita nella sua bellezza e unicità.

Carmen Moscariello