I Passionisti lasciano La Civita
Di Carmen
Moscariello
Un dolore, un senso di smarrimento!
Chi scrive
ha frequentato con la sua famiglia il Santuario della Madonna della Civita a
Itri.
Un eremo un
luogo del Silenzio e della Preghiera.
Lì ho
conosciuto grandi immensi monaci.
Il primo che
rimarrà sempre nel mio cuore è Padre Daniele di Gesù Crocifisso. Sono stata “la
sua figlia prediletta” così diceva Padre Emidio, Rettore per quasi trent’anni
di questa struttura avvolta dai monti scarni emersi dal mare e che raccontano
al viandante di sirene e di cavalli marini. Padre Daniele è stato un grande
missionario, l’Ordine gli aveva chiesto di tornare in Italia per un compito
ancora più grande. E’ stato un salvatore di anime, un consolatore degli
afflitti. Ha accolto nel suo umile confessionale migliaia di umili e potenti. La sua parola ha consolato tutti e raccolto e custodito le lacrime che gli erano affidate.
E’ MORTO
QUALCHE TEMPO FA.
Dopo il suo
funerale che fu l’esplosione della Grazia, c’erano forse cinquanta dei suoi
confratelli che con preghiere e canti poderosi lo accompagnarono alle porte di san Pietro
che gli aprì il Paradiso. A lui ho dedicato alcune delle mie opere poetiche.
Quando Padre Emidio invitò me e le mie figlie alla messa del trigesimo che si
tenne nel frusinate, mi disse che Padre Daniele aveva lasciato in eredità per
me le sue piccole, sacre cose:il suo Crocifisso di Passionista che l’aveva
accompagnato nelle foreste del Brasile, e un quadro raffigurante San Gabriele
dell’Addolorata (Padre Passionista: “Il Santo Ballerino”). E’ stato il mio
Padre Spirituale, mi ha fatto comprendere chi è Dio e come bisogna amarlo.
Padre
Emidio è stata una grande guida per le milioni di persone che visitavano il
Santuario e per i suoi confratelli. Un uomo di grande fede, un teologo
raffinato e profondo. Non ho mai sentito
alcun religioso esporre la parola di Dio con una sapienza agostiniana. Ho
dimenticato di chiedergli le sue omelie
prima che partisse!. Voglio dirvi che quest’Ordine Religioso ha segnato una storia di civiltà dei paesi posti come grappoli d’uva sulle scogliere del
Sud Pontino e in tutto il frusinate. A Padre Emidio si deve la costruzione di
un’enorme biblioteca, la custodia attenta e amorosa del “tesoro “ della
Madonna, intendendo con questo termine tutto ciò che riguardava il Santuario,
il restauro di tutto il Santuario, la costruzione di un convento predisposto ad
accogliere anime consacrate. Anche l’ascensore che porta all’altare, costruito
per chi ha problemi a salire le tante scale, è un
dono suo.
Per me, per la mia famiglia, i Passionisti e il Santuario della Civita sono stati pietra miliare nelle nostre umili esistenze. Lì si sono sposate le miei figlie con la benedizione di Padre Daniele. Il mio primo nipote, a Suo onore e a nome di tutti i Passionisti si chiama Giuseppe, Daniele, Gabriele, è sotto la Sua protezione, guidato dal suo amore, sono convinta che un briciolo del suo divino si annidi nel suo piccolo cuore. Con queste poche parole voglio rendere omaggio alla Grazia di Dio, Grazia della quale abbiamo goduto tutti.
L’augurio
è che i luoghi conservino la loro
sacralità. L’Ordine dei Passionisti è molto severo e ci
ha insegnato che con Dio non si scherza!
La Civita nasce come eremo e così deve
rimanere.
Sa parlare con Dio, con le montagne e con i pellegrini che la raggiungono ricolmi di fede. Le montagne intatte levigate dal sole e dalle mandrie di cavalli che occupano per intero i sentieri del Santuario, senza lasciare spazi per il viandante, sono l’eredità che i Passionisti ci lasciano. Chi scrive ha raggiunto a piedi più volte il Santuario. Erano esperienze che mettevano a contatto con Dio, sembrava che ad accompagnarci fosse la stessa presenza della Madonna. Sona andata centinaia di volte da sola, a piedi, sulla strada del Calvario, arrampicandomi in compagnia dell’alba che si estendeva tra mare e monti, ma anche con colleghe di scuola che oggi non ci sono più come Flora Bellotti e Rachele Amabile. E' stata Flora Bellotta a guidarci, (con tutti i colleghi del Magistrale "Cicerone"),le prime volte, a piedi sul Santuario.
Era un tempo di preghiere, di giovinezza, di amicizia, di grande fiducia in Dio e nel prossimo. L'augurio è che le preghiere dei monaci passionisti ci accompagnino e ci proteggano rendendoci migliori e sempre più vicini a Dio.
Il nostro pensiero d'augurio e d'affetto va anche a Don Adriano di Gesù, un sacerdote giovane,devoto alla Madonna del Colle e all'accoglienza dei pellegrini; ha già guidato con amore e dedizione la comunità cristiana di Lenola e svolto compiti importanti per la crescita del Cristianesimo e per lo sviluppo civile dei luoghi che gli furono affidati. Certo, il compito che lo attende è molto difficile: "Qui sulla Civita o ci si fa santi o è molto impegnativo affrontare i silenzi delle montagne, solo se si è in grado di sentire Dio in quei silenzi si vive nella gioia" , così mi diceva Padre Daniele che amò incondizionatamente il Santuario della Civita, neanche da malato (molto malato), voleva muoversi e allontanarsi dal suo confessionile, dai fiori, dai girasoli che ci raccontano ancora della sua Grazia, dell'amore per tutti i pellegrini e dell'adorazione del Crocifisso e della Madonna miracolosa della Civita.
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