L’attualità in continuo
divenire di Pasolini
Di
Carmen Moscariello
Dolorosamente intatto è tutto ciò che Pasolini ci ha lasciato:
i suoi versi , i suoi film , i romanzi, i suoi articoli.
Il mordente
“scandaloso” che animò la sua vita non
ha conosciuto stanchezze. Ma, partiamo dal poeta Attilio Bertolucci che lo
frequentò per l’intera sua vita,come pure i suoi famosi figli che se lo videro per casa
fin dalla prima infanzia: “Avevo da pochi
giorni pubblicato “La capanna indiana” quando una mattina arrivò su Giorgio
Bassani con un giovane non tanto alto , che non portava la giacca, come tutti
in quegli anni , ma un maglione vagamente norvegese . Non che fosse timido, era
riservato, parlava poco, sorrideva come da chi sa dove. Si chiamava Pier Paolo
Pasolini. Dissi a Bassani che mi sentivo molto triste lontano dai miei,[1] lui
rispose che se tenevo duro un anno era fatta. Ho tenuto duro ma non è fatta
neppure oggi. Eravamo tutti esiliati dal Nord in quel tiepido piovoso maggio del Centro Sud. Pasolini continuava a
scrivere bellissime poesie in friulano, ma si preparava a comporre “ Le ceneri
di Gramsci”.
A un certo punto entrò Malerba con la
sua bottiglia di latte, ne beveva moltissimo. Aiutava Lattuada che stava
girando un film in cui Silvana Mangano doveva fare la suora. Pasolini si fece
coraggio cavò fuori un tesserino da comparsa cinematografica che teneva unito a
quello dell’abbonamento al tram … Malerba promise con gentilezza di farlo
lavorare come comparsa. Prima di andarsene Pasolini mi lasciò un giornale …. In
terza pagina c’era una sua recensione al mio libro. Aveva capito tutto, ero
commosso e quasi spaventato . Prima di lui avevano parlato soltanto di idillio,
lui parlava acutamente di nevrosi. Pasolini era molto povero…. Ma volle che
andassi a pranzo a casa sua”[2]Questo racconto di Bertolucci ci apre le porte a quelle che poi saranno i grandi eventi e le
grandi intuizioni che caratterizzarono la vita di Pasolini. A lui dobbiamo
anche la scoperta della poesia di Amelia Rosselli,[3]
anche con lei intraprese un’ amicizia che durò fino alla sua morte. A
quest’anima grande e geniale furono
legati anche molti altri grandi personaggi della Roma del tempo, importante fu
la sua amicizia con Alberto Moravia, Dacia Maraini, con loro e la Callas fece
il viaggio in Egitto e la Maraini ci parla della bisessualità di Pasolini,
forse per un periodo legato da tenera amicizia a Maria Callas.
Il fuoco
dell’amicizia e dell’incontro si irradiarono
molto ampiamente, fino a creare vere e proprie “comunità”, alcuni di loro
vivevano nella stessa strada o insieme nella stessa casa.
Abbiamo detto di Bertolucci, fu proprio il
grande poeta a presentare il giovane e sperduto friulano a Livio Garzanti
e sempre in questo periodo Amelia
Rosselli visse nella stessa casa con Dario Bellezza, amico fraterno, a sua
volta, di Pasolini, ma anche la grandezza del mondo napoletano si affacciava a
Roma per esempi Anna Maria Ortese e ancora dal Nord Anna Maria Ginzburg.
Gli incontri avvenivano a Roma al caffè Rosati.
Un altro mondo!
Dove
l’amicizia aveva un senso, dove ci si incontrava, ci sia aiutava. Il genio
veniva riconosciuto e curato e amato da tutti.
Ce lo propone anche una mostra appena aperta a
Roma “Poeti a Roma. Resi superbi dall’amicizia” curata da Giuseppe Carrera e
Igor Patrunno, da non perdere.
Ritornando
al genio pasoliniano, più che mai la critica e i fatti della nostra storia
ci riportano
a Pasolini: Le sue intuizioni sono oggi
da molti considerate certezze inconfutabili, come la vivida pietas del suo “ Vangelo” che ha reso nel tempo una verità
preziosa.
Nell’iter
che egli ha percorso ha creato parentesi importanti per la comprensione di
fenomeni artistici, sociali, e politici del nostro tempo.” L’interesse attorno a lui si è fatto (anche e soprattutto nei giovani )
in chi non c’era via via più appassionato e –nel senso positivo del termine-
più problematico. Questa attualità in continuo divenire , e proprio per questo
non accantonabile, non è l’attualità megastorica” del grande artista” del “classico” ; e dentro
il presente storico si muove con esso, lo nutre e se ne nutre”[4].
Una
riscoperta vitale che con maggiore obiettività riesamina e studia tutto il suo
pensiero e la sua arte.
In questa
analisi non bisogna trascurare il cinema i suoi esordi partono dalla sua
collaborazione con Bolognini, anche in questo campo le amicizie furono
importanti la Callas che abbiamo già citato e Anna Magnani furono presenze
importanti nel percorso della sua arte. Questo dei suoi film è un campo minato
poiché non solo della loro grandezza, oggi universalmente riconosciuta,
dobbiamo parlare, ma anche delle persecuzioni che subì per le sue opere
ritenute spesso scandalose.
Cominciò con
“ Accattone”, pellicola respinta dalla Federiz, la casa di produzione di
Federico Fellini e Clemente Fracassi e più tardi prodotta da Alfredo Bini. Su
questa pellicola ci sono testimonianze importanti a sostegno della grandezza
dell’opera, come le parole di Attilio Bertolucci e di Enzo Siciliano che
insieme ad Alfonso Gatto rivestì anche il ruolo di attore nel “Vangelo secondo
Matteo” (1964).
Cenere e
fuoco , l’opera cinematografica di Pasolini ha spesso i tratti dell’epicità con
segni vivi di riscatto morale . Per esempio, “mamma Roma” (1962)nella sua
primitività e rozzezza trova redenzione nell’angoscia mortale, così bene
interpretata da Anna Magnani. Il codice popolare di Pasolini si manifesta intessuto
di umorismo, di spirito romanesco, crudeltà ed egoismo, si palesa in tutti i
suoi aspetti in “La Ricotta”(1962-63) ,opera per la quale Pasolini fu
condannato per vilipendio della religione.
Vogliamo
sottolineare infine il grande interesse che Pasolini ebbe per la musica e le
scelte musicali che fece per i suoi film: Johann Sebastian Bach per
“Accattone”; Antonio Vivaldi in “Mamma Roma” e per altri film scelse musiche di
Verdi, canti della rivoluzione cubana, russa e algerina, fino ad arrivare a Mozart
nell’”Edipo Re”
e agli
sconvolgenti canti d’amore iraniani in “Medea”. Scelte apparentemente assurde
soprattutto per quei film a tema popolare ma che invece dimostrano la genialità
del cineasta che dal caos dei contrasti faceva nascere la grane originalità
dell’opera. Il cinema per Pasolini fu un nuovo linguaggio d’arte, una vera e propria lingua. Figlio della
“scuola dell’immediato” di Cabrol, Godard, Truffout, della cosiddetta “Camera
stylo” di Pierre Cost, Pasolini fece del cinema un mezzo immediato, repentino
per fermare un’illusione, per richiamare insieme il fatalismo della vita e
quello della morte.
[1] Nel 1951
Bertolucci abitava a Roma . Non insegnava più e scriveva i parlati per Antonio
Marchi. Abitava al Tritone in un appartamento in affitto che Anna Banti aveva
fittato a lui e a Malerba.
[2] Attilio
Bertoluccii “Aritmie”, pgg. 160, 161; Garzanti, Saggi Blù, settembre 1991.
[3]“ Il
lapsus” della poesia della Rosselli fu una sua scoperta e sempre lui la
presentò al mondo culturale del tempo e alla Garzanti.
[4] Giovanni
Raboni, Corriere della sera, 12 gennaio 1992.
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