MITO
E POESIA NELLA “Proserpina” DI CARMEN MOSCARIELLO
Turbine di emozioni, sentimenti
puri e profondi. Tutto ciò è il testo teatrale “Proserpina” della poetessa
Carmen Moscariello.
Fin dai primi versi si
percepiscono forti stati d’animo, presenti anche in scene particolarmente
reali;ed è proprio questo che sa di meraviglioso, il riuscire ad accostare la
finzione alla realtà, in modo legiadro.
Il testo ci riporta indietro
nel tempo e ci fa approdare nell’antico mondo, dove dei e dee regnavano sovrani
e l’amore genera gelo e primavera.
Incontriamo nel lungo cammino
l’amore materno, più forte di qualsiasi altro sentimento, componente soave e
fondamentale ; tutto riecheggia intorno ad esso, anche la scelta che la giovane
fanciulla Proserpina affronta, anche il dolore profondo e sovrano di Cèrere,
madre e donna, nella quali si fonde razionale e irrazionale.
La creatività intesa come
capacità di giocare con la mente dei personaggi lascia stupiti. Ma,chi più di
tutti rimane impresso è Plutone, re degli inferi, una figura che guardata in
modo superficiale, può essere facilmente odiata, ma grazie alla straordinaria
bravura dell’autrice si riesce a guardarlo nel profondo della sua coscienza.
Ecco, ciò che più ci
affascina, è scoprire la voglia immensa di amare, il bisogno di avere accanto
un’altra persona, sia esso un bisogno egoistico, o sublime. Essere pronti a
tutto pur di vivere, trasportati dalle emozioni. Invece, la rassegnazione
dell’amore materno fa da cornice.
Un testo ricco, puro, sincero e umile.
L’umiltà è il sostantivo che le Donne-Dee, pur potenti e sovrane, sprigionano.
Mentre, si legge il testo
teatrale si viene accompagnati, senza mai esser persi di vista, verso lo
sguardo confuso di Proserpina, in bilico tra due scelte: da un lato l’amata
madre quindi la felicità egoistica,
dall’altra Plutone , dunque gli inferi, il dovere.
Il viaggio si conclude in modo
“ragionevole”. Viene accettata la divisione temporale-metafisica:
primavera-inverno ; terra-inferi, morte-vita.
Così Proserpina trasmuta
dolcemente senza più la disperazione ed il pianto : dall’oltre tomba verso il
tanto amato grembo materno e , riparte da esso, sempre lentamente per approdare
nel sonno lontano della morte.
Valentina Teseo
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