Cromie d’Autunno
di Carmen Moscariello
Si apre il girasole nel suo splendore e gli echi viaggiano in un mondo sperato, fatto di luce, di onestà e di ostinata ricerca del vero. L’arte del grande Maestro matura in sentieri ardui e solitari di meditazione e di ricerca, faville di vita vissuta sugli speroni di un Dio contiguo. Questo intenso e instancabile analizzare porta l’arte a livelli di sublimazione, ma anche di studi tecnici a servizio di un simbolico-evanescente magnificat. Implume, delicato sentiero di primule, nonostante l’accordato litsziano, a mo’ di minuetto, tremulo, nato da note che si allungano nella notte stellata.
In queste ultime opere, che il Maestro ha prodotte, c’è tra le altre un Arlecchino in manto viola che si inneva in perturbante attesa di un sogno, forse di qualcosa che la vita può ancora donare. Le faville si irradiano dalle mani, questa volta non levigate ed eteree come quelle alle quali l’artista ci ha abituato, ma nodose fuori da ogni canone, aperte ad accogliere il grande dono dell’Essere.
Senza maschera è Arlecchino, o meglio con una maschera ridotta a pendendif, quasi che il maestro volesse imporre la propria verità nuda, chiara, dolorosa, senza alcuna ambiguità o sortilegio.
Che la maschera cada, finalmente!
La maschera che il mondo ci impone per dimenticare la propria accidia, i propri fallimenti , Supino non teme alcuno: il mondo ci guardi per quello che siamo -dice-, non temiamo giudizi, navighiamo alla ricerca del tempo perduto e guadagniamo il nostro tempo nella ricerca di Dio. E ancora a conferma di quanto sopra, c’è anche come recentissimo lavoro quello dedicato a un Cristo-Uomo: un’altra tela che il Maestro mi ha dato il privilegio di vedere in fieri, (fin dall’accurata preparazione della mestica, tra miscellanea del bianco piombo e del bianco zinco ) e in seguito di seguire queste due opere nei mesi di lavoro che l’hanno prodotte: testimoniano nella loro straordinaria bellezza le albe insonni, nel silenzio dei ritmi del cuore, nei dolori che l’anima e il corpo infliggono all’uomo. Impressionante il miracolo a cui si assiste nel volteggio quotidiano di foglie d’autunno che ogni giorno danzano nei chiari pensieri, nella dolorosa ricerca di testimoniare ciò che il cuore detta. Trovarle in una metamorfosi quotidiana, dove lo studio della luce, delle ombre e penombre, dei pieni e dei vuoti, del tono su tono danno vita a un mondo viola, a piegature setose, morbide sensualità, a pudori romantici.
Anche adesso l’arte di Supino ci sorprende per i suoi fuochi levigati, sotto lo stilema raffinato, studiato fino allo spasimo arde una ribellione al male, una tessitura di scelte coraggiose che tutte confluiscono non pacificate nella sua arte.
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