mercoledì 14 dicembre 2011

"Giordano Bruno Sorgente di Fuoco" di Carmen Moscariello, recensione a cura di Ninnj Di Stefano Busà

La presentazione dell'ultimo lavoro teatrale di Carmen Moscariello, organizzata dall'Editore Guida di Napoli il giorno 20 dicembre è un'occasione per esprimere un giudizio complessivo sull'attività della stessa.
Sono stata chiamata dall'autrice a fare da relatrice sull'opera, in occasione della cerimonia di presentazione che si terrà nella “Sala Rossa” del previsto programma col pubblico. Non essendo stata nelle condizioni di farlo fisicamente, per motivi di salute, desidero postare il mio giudizio sull'opera in questione, che a mio parere, è degna di attenzione, perché possiede una caratteristica di attualità e di comparazione molto forte coi tempi che viviamo. Ne parleranno dettagliatamente due personalità di tutto rilievo: Aldo Masullo e Ugo Piscopo, nomi assai noti nel diorama critico meridionale e nazionale.
Guida, un grande nome nel campo editoriale del Sud, ne ha pubblicato il libro che ora fresco di stampa e reduce dai fasti dell'esposizione alla Fiera del libro di Torino, sta per essere mostrato al grande pubblico nella sua veste migliore: ovvero un lavoro teatrale che potrebbe interessare il nostro tempo.
C'è un filo conduttore tra i tempi del filosofo e i giorni nostri, si fa riferimento a quel mondo di falsificazione, di ipocrisia, di sfaldamento e disorientamento del sistema etico, di interconnessioni, corruttele, peculato, tra la politica e la religione, tra la Chiesa e i laici, tra il libero pensiero e i falsi miti che popolano, anche e soprattutto, il sistema istituzionale della modernità: le connivenze, le interferenze, le invasioni di campo in un clima nettamente cancerogeno della politica e della società attuali che stanno ammorbando ogni giorno di più e in modo devastante l'obiettivo finale del <bene comune>. 
"Giordano Bruno e la sorgente di fuoco" è il titolo emblematico del libro, e credo sia per l'ardore, la passione di questo frate "eretico" militante, che tentò di portare a galla i difetti, stravolgendo tutti i dogmi e i paradossi filosofico-strumentali della Chiesa di allora. La sua filosofia aveva creato il panico e aveva allarmato la Chiesa e il Papato, che avevano ritenuto opportuno di bruciarlo nella pubblica piazza. Il tessuto teologico dilaniato e travolto dalla Riforma e Controriforma è stato più volte ricondotto alla revisione di taluni punti teologici, ma non ha cambiato la struttura pervasiva e invasiva delle sue maestranze.
Giordano Bruno, condannato dalla Chiesa e bruciato vivo per eresia a Roma nel 1600, non è solo un "simbolo" contro la disonestà e l'ambizione dei poteri forti, ma oggi viene rivisitato alla luce della sua dimensione umana sui "diritti" dell'umanità stessa, che viene dispogliata dal suo "essere" spirituale, nella veste più degna e pura: la visione di Dio e della sua VERITA' assoluta.
Un atto di miserabilità e di distruzione del libero pensiero, era stato perpetrato allora come ora, con un sovvertimento dei valori e un'ingerenza nella fede del cristianesimo, un atto di apostasia nei riguardi di una dottrina evangelica che diventa aporetica e distruttiva, un'ingannevole arbitrario storico (allora come ora) di sovranità terrena, assai pericoloso nel sistema e nel tessuto socio-culturale e morale di una dottrina, perché vuole schiacciare il  <pensiero libero> per imporre le sue distorte ragion di forza, la sua politica oppressiva, le sue ingiustizie di classe, nel clima imbarbarito di un bene finalizzato al potere.
Il fuoco che arde è un tentativo di metaforizzare il concetto logico del ruolo che si assumono la società e la Chiesa, in un momento storico di grandi carenze, di profonde divisioni ecclesiali e politiche, di ingerenze macroscopiche nei diversi livelli del sistema economico e politico, il cui maggiore obiettivo è quello di inibire il tratto  -verginale-  di purezza dell'evangelizzazione, con un comportamento osceno e pusillanime, che sempre più va orientando le sue necessità alla logica del fine materico, trascurando: la spiritualità, la lealtà, la morale, il sentimento, la logica, la giustizia, per rincorrere un sistema merceologico e materialista dell'essere.
Tra i personaggi del dramma s'incontra anche una figura di scrittore come Tommaso Campanella, che si presenta come compagno di sventura, entrambi infatti sono antesignani di un periodo storico che prelude alla nostra modernità e per certi aspetti anticipa il malessere e il disagio generazionale.
L'opera in questione andrebbe portata sugli spalti di un teatro, quale rappresentazione dei tempi che corrono, nella fedeltà ad una concezione che stratifica ogni giorno di più le incongruenze e i conflitti, riducendo il pensiero a formule aritmetiche che parlano solo la lingua dell'economia, della finanza marcescenti, inculcando un modello malato di esistenza e di etica. Il libro di Carmen Moscariello è allineato ai tempi, bisogna leggerlo nella sua chiave di  antinomia e di disagio dell'oggi, proprio in funzione di questa analogia temporale che induce a riflessioni, indicando come la nemesi storica tenda a ripetersi, ad essere reiterata attraverso la distorta analisi delle sue componenti: l'uomo non impara mai la lezione dalla vita, persiste nei suoi errori di fondo, si muove tra il suo personale malessere e quello dei suoi  simili con disinvolta disumanità,
L'eretico Giordano Bruno "docet", ma il mondo attuale sembra non accorgersi che, reiterando gli stessi madornali errori, il mondo infligge a tutta l'umanità l'annientamento della coscienza e della libertà individuali, ne comprime e ne falsifica la verità, brucia il pensiero "libero" e pericolosamente si avvicina agli estremi di una catastrofe mondiale, di cui è impossibile valutarne le conseguenze.
 
Penna interessante e moderna, quella della Moscariello, sa trattare le varie strutture del linguaggio in un piano di grande e interessante equilibrio dialogico comportamentale, finalizzati a mostrare il disagio generazionale e a farlo emergere attraverso un confronto di stratificazioni storiche degne della massima attenzione.
Giordano Bruno è il personaggio che meglio ha saputo rappresentare il malessere del suo tempo in un Sud alla mercé della Santa Inquisizione, arretrata e sterile dal punto di vista evangelico, in un periodo storico/temporale di profondo disagio socio-culturale, il quale si avvicina molto ai nostri giorni.

lunedì 12 dicembre 2011

Ugo Piscopo "Le Campe al Castello"


Un'azione teatrale divisa in quattro quadri. Uno scandaglio di profonda attualità nel tempo dell'Italia berlusconiana. Un mondo di bruchi di cinica e spietata intelligenza (nell'Italia meridionale con il termine d'origine tardo-latina "campe" si indicano i bruchi). Un ritratto estremo di un paese che naviga verso la deriva. Un trionfo di voci, echi, sussurri e grida abitano Le Campe al Castello. "Un testo terribile - scrive nella prefazione Vanda Monaco Westerstal - una crudeltà fredda dalla quale è difficile staccare lo sguardo eppure leggendolo, l'occhio e l'orecchio scivolano su lame affilate. Sì anche l'orecchio nel quale risuonano i linguaggi diversi dell'Italia d'oggi, che Ugo Piscopo, attraverso un  complesso gioco di accelerazione e decelerazioni, pause e ritmi, trasforma in linguaggi drammaturgici. (...) L'autore compie un gioco di prospettiva, come avviene in un  testo teatrale che sia appunto teatro, e qui il gioco è atroce. Piscopo pone davanti all'occhio-orecchio del lettore il politically correct mescolato a svolazzamenti burocratici tipo toni cortesi, grazie, prego e così via, per fabbricare un sipario leggero e trasparente, che lievemente ondeggia in gonfiori di attesa.

Invito alla presentazione del libro "Giordano Bruno sorgente di fuoco" di Carmen Moscariello



Articoli sull'evento:





Giuseppe Napolitano


"Non ho più rifugio"

Mi rifugiavo
in me
quando non essere
con te
volevo

Nudo senza più questo
bisogno
non so rifugi in cui
parlarti
ancora


Nuage

Prends ma voix
amène-moi à l'écho.
Prends mon image
amène moi dans ton ombre.
Sur le pays du rȇve
je suis un nuage solitaire.
Là où tu es est un lieu de retrouvailles.

Nuvola

Prendi la mia voce
portami all'eco
prendi la mia immagine
portami nella tua ombra
Sul paese del sogno io
sono una nube solitaria
là dove tu sei un luogo per ritrovarsi




Apparenza di certezza

Solo se riesci a toglierla poi scopri
di avere un'altra maschera sul volto:
il tuo che più non ricordavi fosse
somigliante così tanto a quel che sei

Solo nell'inespresso cui donavi
frequente l'apparenza di certezza
hai finalmente chiaro un sentimento:
dentro abitava in te il burattinaio

Leone D'Ambrosio




Per questa ragione

Non ora, ti spiegherei
il possibile che ingombra,
ciò che mi è più caro
alla finestra sopravvive.
La verità è comunque
in terra più che in cielo,
è un fuscello d'eternità
per non morire altrove.
Per questa ragione
rimando ogni festa breve
ché non sia scarto
di foglia per il ramo.

domenica 11 dicembre 2011

Intervista di Carmen Moscariello alla Poetessa Ninnj Di Stefano Busà

D. cosa trovano nella Poesia i giovani di oggi? in un'epoca così martoriata e incurante della poesia, come e perché, secondo Lei si avvicinano al mondo un po' astratto come quello dei versi?

 

R. proprio nella tipologia del dire, del dialogo o del suo allontanamento in termini concreti dalla cultura  sta la sua risposta. La gioventù di oggi, è vero, non è affatto aliena alla Poesia, come si potrebbe supporre. Proprio in una situazione che incombe drammaticamente sulle spalle della loro generazione, il fattore poesia ne rappresenta antropologicamente il transito difficile e spesso ingrato. I giovani forse, più degli adulti, sanno bene che vi è un divario tra il passato e il presente, e vi sarà un ulteriore scollamento anche nel futuro, perciò si avvicinano alla Poesia come a qualcosa che intimamente assolve e momentaneamente lenisce senza ulteriori afflizioni. La parola scritta è <Verbo>, ma è un linguaggio che sta nella prontezza della sua vocazione, della sua emotività, ne rappresenta i nuovi momenti, la nuova ironia, i simboli, le passioni, la fede nel futuro. Forse perciò la Poesia non li coglie impreparati, non ha bisogno di interloquire con altri, solo con se stessa. La poesia è il valore stesso del loro linguaggio che non si rivolge a nessun'altro, se non al rischio dell'emozione, dell'ispirazione. Perciò al momento attuale è un valore aggiunto: un simbolo che vuole transitare alla Storia

 

D: cosa ritiene che il poeta di oggi debba fare per introdursi in un mondo astratto e tendenzioso e conflittuale e incoerente come quello dell'oggi.

 

R: il poeta è una via di mezzo tra il suo ego più permissivo e il suo riscatto dalla solitudine e dal dubbio. All'uno si rivolge perché è tendenzialmente portato a intravedere i contorni dell'io narcisistico e più egoista, all'altro proprio nella funzione di un riscatto liberatorio e lenitorio.

In entrambi i casi il poeta è condannato alla solitudine e alla full immersion nel mondo, proprio perché avvertito e reso  -testimonial-  di un diverso modo di interpretare la vita, il poeta ne assorbe le asperità e attraverso la poesia induce le sue potenzialità espressive a rigenerasi e ad ossigenarsi.

 

D: in che modo il poeta si colloca nel mondo di oggi?

 

R: è una domanda difficile. Credo che, come la musica ha bisogno di armonia, il poeta ha bisogno di versi per sintonizzarsi col mondo. La sua matrice è sempre spiccatamente subliminale, quando scrive o si fa interprete di un'aspettativa molto precoce quale è l'occasione di esser(ci), qui e dove lo stabilisce l'avventura del poiein, spesso il luogo o il modo non sono necessariamente avvertiti. Quello che il poeta avverte nel profondo è il suo <io>, il suo fine soggettivo, ineludibile  e sorprendentemente misterioso, un richiamo quasi all'altrove, infatti per il poeta la poesia non à mai nei paraggi è sempre oltre il recinto, oltre l'ostacolo, lontano da se stesso.

 

D. Lei è scrittrice bene affermata, conosciuta. In quale ruolo si ritrova a collegarsi, sono state le occasioni a  renderla interessante? oppure, ha determinato la sua pagina poetica una sorta di significazione interiore che l'ha spinta alla ricerca di sé?

 
R: come soggetto del mondo che mi circonda, la Poesia ha rappresentato, fin da subito, la rappresentazione di un ordine dentro la realtà del caos. In giovane età, mi sono prefigurato un mondo forse migliore, vi ho creduto, ho cercato di rifletterlo nella bellezza e ricchezza di una prospettiva che mi dava lenimento: immaginarsi il bello, a volte, è come possederlo, trascriverne vuol dire, assaporarlo, raggiungerlo anche attraverso la sofferenza e il distacco. Oggi, sono in uno stato di atarassia, ovvero la funzione della Bellezza in sé è andata scemando e nella poesia ritrovo i presupposti di una dimensione oggettiva che progetta la forma espressiva, senza più appropriarsene, come se la Poesia fosse compagna di vita, nicchia refrigerante di un piacere sempre nuovo, il ritrovamento di una misura d'ispirazione autoreferenziale, di coscienza e di vita.

Poesia del Poeta Virginio Gambone dedicata a Carmen Moscariello

Ho letto le tue poesie:

 Parole che vanno dritte al cuore:

pelle d'oca sul mio corpo

grumi di lacrime non pianti

sullo schermo

Un mare d'amore donato

a volte solo atteso

mai prosciugato.



C'è Nazarin

che porta la croce con noi

e noi con lui:

la necessità d'amare

nonostante tutto

nostalgia del bello

nonostante tutto

speranza di salvezza

nonostante tutto:

l'amore esiste

il bello esiste

la salvezza esiste

altrimenti

non ne avremmo nostalgia.



Ed è gioia

nei tuoi versi

e luce nei tuoi pensieri,

amica ritrovata.



La tristezza  può attendere

se si incontra

Carmen
tra gli “spinali nvrattusi" della vita.

L’opera teatrale “Giordano Bruno - Sorgente di fuoco” di Carmen Moscariello

Comunicato stampa



L’opera teatrale “Giordano Bruno - Sorgente di fuoco” di Carmen Moscariello

sarà presentata martedì 20 dicembre 2011 alle ore 16,30

a Napoli nella Saletta Rossa della libreria Port’Alba. Relatori Aldo Masullo e Ugo Piscopo


Saranno due insigni rappresentanti della cultura italiana, Aldo Masullo e Ugo Piscopo, a presentare nella storica Saletta Rossa della libreria Port’Alba l’ultima opera teatrale della poetessa Carmen Moscariello: "Giordano Bruno - Sorgente di fuoco". L’opera sarà recitata dagli attori Lia Della Rosa, Christian Repici, Domenico Versaggi Panno, alla chitarra Giovanni Della Rosa, due in fotografia di Franco De Luca.

Il libro, che si avvale della Prefazione di Aniello Montano e reca la pregevole copertina disegnata dal Maestro Salvatore Bartolomeo, è un'opera in tre atti e analizza il percorso di sofferenze e torture inflitte dalla chiesa al Monaco eretico, divenuto simbolo della libertà di pensiero e fondatore della Nuova era. Giovanni Paolo II, tra gli altri grandi meriti, ebbe quello di chiedere scusa per gli errori commessi dalla Chiesa nel periodo della Controriforma cattolica, riferendosi in primis a Galileo e a Bruno.

L’opera della Moscariello è senz’altro un esempio di grande coraggio per le precise denunzie contro la chiesa e contro una società corrotta e omologata, simile per molti versi al nostro quotidiano nichilismo. I fili si confondono e si intrecciano in uno spasimo arguto di passato e presente rasentando forme di identificazione della scrittrice con il grande Nolano, fino ad arrivare a un dialogo-scontro tra il Filosofo e la Donna-Poeta. L’opera in ottave concentra nel verso una musicalità aspra e rivoluzionaria, tutto si muove e si trasforma in uno scenario rapido e tempestoso di grande suggestione. L’opera non rispecchia i canoni filosofici, si muove visionaria alla ricerca del Bene Assoluto per il quale vale la pena vivere e anche morire. Creativo, intuitivo il verso ha ritmi incalzanti, capovolge anche la figura della donna-strega che durante l’Inquisizione venne bruciata e nell’opera si erge a giudice supremo delle bassezze e morbosità umane. Passionale il dramma esprime il dolore per una societàche si sbriciola, malata di ipocrisia e volgarità. L’assenza della “verità” porta la stessa chiesa ad offendere Dio e l’uomo come essere amato da Dio al di sopra di tutti. Si stagliano quindi figure come quelle del Bellarmino, di Campanella, dei giudici della Santa inquisizione, del rogo, del fuoco non come elemento di pena, ma come simbolo di divina purificazione.

martedì 6 dicembre 2011

Presentazione dell'opera teatrale "Giordano Bruno sorgente di fuoco" di Carmen Moscariello

Comunicato stampa.

L’opera teatrale Giordano Bruno Sorgente di fuoco di Carmen Moscariello sarà presentata martedì 20 dicembre, ore 16:30, presso la libreria Guida Port’Alba di Napoli. Relatori il Filosofo, Onorevole Aldo Masullo e il Poeta Ugo Piscopo.

L’editore Guida presenta nella storica Saletta Rossa della libreria Port’ Alba, ( luogo sacro della cultura,  riconosciuto Patrimonio dell’Umanità) l’ultima opera teatrale della Poetessa Carmen Moscariello. Relatori due insigni rappresentanti della cultura italiana l’Onorevole-Filosofo Aldo Masullo e il grande Poeta Ugo Piscopo.

Il libro che porta la pregevole copertina disegnata dal Maestro Salvatore Bartolomeo è un’opera in tre atti e analizza il percorso di sofferenze e torture inflitte dalla chiesa al Monaco eretico, divenuto simbolo della libertà di pensiero e fondatore della Nuova era. Giovanni Paolo secondo, tra gli altri grandi meriti, ebbe quello di chiedere scusa per gli errori commessi dalla Chiesa nel periodo della Controriforma cattolica, riferendosi in primis a Galileo e a Bruno. L’opera sarà recitata dagli attori Lia Della Rosa, Franco De Luca, Christian Repigi, Domenico Versaggi  Panno, alla chitarra Giovanni Della Rosa, fotografia di Franco De Luca.
L’opera della Moscariello è senz’altro un esempio di grande coraggio per le precise denunzie contro la chiesa e contro una società corrotta e omologata, simile per molti versi al nostro quotidiano nichilismo. I fili si confondono e si intrecciano in uno spasimo arguto di passato e presente rasentando forme di identificazione della scrittrice con il grande Nolano,fino ad arrivare a un dialogo- scontro tra il Filosofo e la Donna –Poeta. L’opera in ottave concentra nel verso una musicalità aspra e rivoluzionaria, tutto si muove e si trasforma in uno scenario rapido e tempestoso di grande suggestione. L’opera non rispecchia i canoni filosofici, si muove visionaria alla ricerca del Bene Assoluto per il quale vale la pena vivere e anche morire. Creativo, intuitivo il verso ha ritmi incalzanti, capovolge anche la figura della donna –strega che durante l’Inquisizione venne bruciata e nell’opera si erge a giudice supremo delle bassezze e morbosità umane. Passionale il dramma esprime il dolore per una società che si sbriciola, malata di ipocrisia e volgarità. L’assenza della “verità” porta la stessa chiesa ad offendere Dio e l’uomo come essere amato da Dio al di sopra di tutti. Si stagliano quindi figure come quelle del Bellarmino, di Campanella, dei giudici della Santa inquisizione, del rogo, del fuoco non come elemento di pena, ma come simbolo di divina purificazione.