mercoledì 26 marzo 2014

Per il 70° di Luciano Caruso - Ugo Piscopo

Il 18 marzo Luciano Caruso ha compiuto 70 anni. Lui è scomparso più di dieci anni fa (2002), ma è ancora fra noi. Anzi, oggi è fra noi ancora più di ieri, perché la sua figura e la sua opera nei nostri giorni sono più visibili, a livello nazionale e internazionale, di quando egli era in vita.
A marcare questo aspetto, gli amici (studiosi, scrittori, artisti, poeti, critici) hanno festeggiato il suo 70° dedicandogli una mostra di suoi lavori, che si è inaugurata appunto il 18 marzo, alle ore 19.00 in una nuova galleria, che avvia la sua attività con tale evento (Frame Ars Artes, dell’Arch. Paola Pozzi, Corso Vittorio Emanuele, n. 423, Napoli). In tale occasione gli amici, in tanti, si sono riuniti, in una sala affollatissima anche di giovani, e hanno cantato tutti insieme una canzone in napoletano composta dal festeggiato, hanno rilasciato testimonianze di vita e di cultura, poi, continuando l’happening, si sono recati simposialmente in un ristorante lì nei pressi. La regia del tutto è stata di Sonia, l’affettuosissima compagna di Luciano, che sta dedicando la sua intelligenza e le energie all’organizzazione e al funzionamento dell’Archivio a Firenze (la cui e-mail è archiviolucianocaruso@gmail.com), dove si conservano documenti, scritti e lavori dell’artista, insieme con carte e altro materiale che lo riguardano da presso. E’ questo un punto prezioso di riferimento per ricercatori, laureandi, persone interessate alle vicende del moderno in arte e letteratura del secondo Novecento.
Questa iniziativa non è l’unico segnale di amicizia e di stima per l’artista. A Napoli, già sulla rivista dei patafisica, di cui Luciano ha fatto parte, “Patapart”, c’è stato un omaggio a Caruso. Inoltre, è imminente la pubblicazione di un nutrito fascicolo monografico, ricco di illustrazioni, dedicato a Luciano Caruso da “Risvolti”, una rivista d’arte e letteratura sperimentali, delle edizioni Riccardi di Giorgio Moio. Vi figurano interessantissime lettere indirizzate da Luciano al direttore, note e ricordi di chi scrive questa nota, di Giovanni Polara, Barbara Cinelli e omaggi di amici artisti: Rosa Panaro, Tony Stefanucci, Mario Diacono, Adriano Accattino, Peppe Leone, Pasquale Della Ragione. Appena pubblicato, il fascicolo sarà presentato al Palazzo Reale, presso la Fondazione Premio Napoli.
Ma chi è Luciano Caruso? E’ quasi una domanda da un milione di dollari. Detto tutto di un fiato, è un vulcano in forma di persona. Nato a Foglianise (BN) nel 1944, studia e si forma a Napoli, dove si laurea con una tesi sulla poesia figurata nel Medioevo. Collabora, quindi, per sei anni con la cattedra di Storia della Filosofia presso la Federico II e insieme esplode in una intensa produzione di idee, di ricerche, di operazioni culturali fondate sull’impegno di disoccultare la de-formazione del mondo. L’attività intellettuale, la produzione artistica come poeta verbo-visuale, gli interventi nel dibattito sullo stato dell’arte nel mondo moderno, sono branditi e adoperati come clava per mandare in frantumi tutte le certezze rassicuranti e le finzioni linguistiche ed estetologiche adoperate a sostegno del potere, che lui da raffinato chiama, con nobile lessema greco, “cratos”. Questa sua vigoria agonica, poggiata su una solida griglia di studi, si esprime in molteplici direzioni, ma seconda una regia unitaria di spostamento su nuove frontiere. Prende a rivisitare il futurismo e gli altri movimenti dell’avanguardia storica, per assumere un bordo e dare un abbrivio alle sue teorie e al suo lavoro scarnificante sul piano filologico a una Weltanschauung di rifacimento dei linguaggi e delle sensibilità dei nuovi tempi, su una piattaforma squisitamente concretamente materialistica, costituita da rigorose conoscenze di quanto bolle in pentola in questo ambito, all’interno di un nuovo sperimentalismo, non più viscerale e istintivo, come quello dell’avanguardia storica, ma lucidamente freddo, se non cinico. Prende ad animare gruppi sperimentali e fogli di supporto come “Ana etcetera”, “Linea Sud”, “Continuum”, “Continuazione A-Z”, “E/mana/zione”. Fonda e dirige collane, come i Lilliput (Colonnese). Tiene esposizioni di sue opere e di opere di autori che gli sono compagni di strada. Dà contributi all’avanzamento delle ricerche sul futurismo. Quindi si trasferisce a Firenze, dove poi terminerà prematuramente i suoi giorni. I nuovi rapporti con la città toscana sono fortemente stimolanti per la definizione di un atteggiamento più riccamente motivato e responsabile delle scelte intellettuali. Lo si nota subito nelle collane da lui fondate e dirette per la Salimbeni Edizioni Speciali (“Futuristi – Fonti delle avanguardie del Novecento”) e per Belforte di Livorno (“Le brache di Gutenberg: cronaca & storia”).
Oggi, di Luciano ognuno ha una sua immagine. Ma il fatto è che egli è tutte queste immagini con qualcosa di più, che è consegnato al segreto della sua vicenda complessiva. Vicenda che si coniuga su molteplici registri: poesia, arte, promozione di cultura e di eventi, studi ricerche edizioni, torrenti di rapinose, sollecitanti, energizzanti polemiche. Tutte nel segno dello sperimentalismo radicale, di etimo futurista-dadaista. Per la costruzione di un nuovo gusto e di un nuovo linguaggio costituiti sull’eleganza e sulla consapevolezza intellettuale dello stato dell’arte delle situazioni in movimento. Il suo fine è di avvicinare le punte di vita, arte, poesia e rimetterle in questione, costringendole a rifondarsi daccapo, ogni giorno, ogni attimo, per un’avventura rivoluzionaria.

                                                               Ugo Piscopo

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