Il 18 marzo Luciano Caruso ha compiuto
70 anni. Lui è scomparso più di dieci anni fa (2002), ma è ancora
fra noi. Anzi, oggi è fra noi ancora più di ieri, perché la sua
figura e la sua opera nei nostri giorni sono più visibili, a livello
nazionale e internazionale, di quando egli era in vita.
A marcare questo aspetto, gli amici
(studiosi, scrittori, artisti, poeti, critici) hanno festeggiato il
suo 70° dedicandogli una mostra di suoi lavori, che si è inaugurata
appunto il 18 marzo, alle ore 19.00 in una nuova galleria, che avvia
la sua attività con tale evento (Frame Ars Artes, dell’Arch. Paola
Pozzi, Corso Vittorio Emanuele, n. 423, Napoli). In tale occasione
gli amici, in tanti, si sono riuniti, in una sala affollatissima
anche di giovani, e hanno cantato tutti insieme una canzone in
napoletano composta dal festeggiato, hanno rilasciato testimonianze
di vita e di cultura, poi, continuando l’happening, si sono recati
simposialmente in un ristorante lì nei pressi. La regia del tutto è
stata di Sonia, l’affettuosissima compagna di Luciano, che sta
dedicando la sua intelligenza e le energie all’organizzazione e al
funzionamento dell’Archivio a Firenze (la cui e-mail è
archiviolucianocaruso@gmail.com), dove si conservano documenti,
scritti e lavori dell’artista, insieme con carte e altro materiale
che lo riguardano da presso. E’ questo un punto prezioso di
riferimento per ricercatori, laureandi, persone interessate alle
vicende del moderno in arte e letteratura del secondo Novecento.
Questa iniziativa non è l’unico
segnale di amicizia e di stima per l’artista. A Napoli, già sulla
rivista dei patafisica, di cui Luciano ha fatto parte, “Patapart”,
c’è stato un omaggio a Caruso. Inoltre, è imminente la
pubblicazione di un nutrito fascicolo monografico, ricco di
illustrazioni, dedicato a Luciano Caruso da “Risvolti”, una
rivista d’arte e letteratura sperimentali, delle edizioni Riccardi
di Giorgio Moio. Vi figurano interessantissime lettere indirizzate da
Luciano al direttore, note e ricordi di chi scrive questa nota, di
Giovanni Polara, Barbara Cinelli e omaggi di amici artisti: Rosa
Panaro, Tony Stefanucci, Mario Diacono, Adriano Accattino, Peppe
Leone, Pasquale Della Ragione. Appena pubblicato, il fascicolo sarà
presentato al Palazzo Reale, presso la Fondazione Premio Napoli.
Ma chi è Luciano Caruso? E’ quasi
una domanda da un milione di dollari. Detto tutto di un fiato, è un
vulcano in forma di persona. Nato a Foglianise (BN) nel 1944, studia
e si forma a Napoli, dove si laurea con una tesi sulla poesia
figurata nel Medioevo. Collabora, quindi, per sei anni con la
cattedra di Storia della Filosofia presso la Federico II e insieme
esplode in una intensa produzione di idee, di ricerche, di operazioni
culturali fondate sull’impegno di disoccultare la de-formazione del
mondo. L’attività intellettuale, la produzione artistica come
poeta verbo-visuale, gli interventi nel dibattito sullo stato
dell’arte nel mondo moderno, sono branditi e adoperati come clava
per mandare in frantumi tutte le certezze rassicuranti e le finzioni
linguistiche ed estetologiche adoperate a sostegno del potere, che
lui da raffinato chiama, con nobile lessema greco, “cratos”.
Questa sua vigoria agonica, poggiata su una solida griglia di studi,
si esprime in molteplici direzioni, ma seconda una regia unitaria di
spostamento su nuove frontiere. Prende a rivisitare il futurismo e
gli altri movimenti dell’avanguardia storica, per assumere un bordo
e dare un abbrivio alle sue teorie e al suo lavoro scarnificante sul
piano filologico a una Weltanschauung di rifacimento dei linguaggi e
delle sensibilità dei nuovi tempi, su una piattaforma squisitamente
concretamente materialistica, costituita da rigorose conoscenze di
quanto bolle in pentola in questo ambito, all’interno di un nuovo
sperimentalismo, non più viscerale e istintivo, come quello
dell’avanguardia storica, ma lucidamente freddo, se non cinico.
Prende ad animare gruppi sperimentali e fogli di supporto come “Ana
etcetera”, “Linea Sud”, “Continuum”, “Continuazione A-Z”,
“E/mana/zione”. Fonda e dirige collane, come i Lilliput
(Colonnese). Tiene esposizioni di sue opere e di opere di autori che
gli sono compagni di strada. Dà contributi all’avanzamento delle
ricerche sul futurismo. Quindi si trasferisce a Firenze, dove poi
terminerà prematuramente i suoi giorni. I nuovi rapporti con la
città toscana sono fortemente stimolanti per la definizione di un
atteggiamento più riccamente motivato e responsabile delle scelte
intellettuali. Lo si nota subito nelle collane da lui fondate e
dirette per la Salimbeni Edizioni Speciali (“Futuristi – Fonti
delle avanguardie del Novecento”) e per Belforte di Livorno (“Le
brache di Gutenberg: cronaca & storia”).
Oggi, di Luciano ognuno ha una sua
immagine. Ma il fatto è che egli è tutte queste immagini con
qualcosa di più, che è consegnato al segreto della sua vicenda
complessiva. Vicenda che si coniuga su molteplici registri: poesia,
arte, promozione di cultura e di eventi, studi ricerche edizioni,
torrenti di rapinose, sollecitanti, energizzanti polemiche. Tutte nel
segno dello sperimentalismo radicale, di etimo futurista-dadaista.
Per la costruzione di un nuovo gusto e di un nuovo linguaggio
costituiti sull’eleganza e sulla consapevolezza intellettuale dello
stato dell’arte delle situazioni in movimento. Il suo fine è di
avvicinare le punte di vita, arte, poesia e rimetterle in questione,
costringendole a rifondarsi daccapo, ogni giorno, ogni attimo, per
un’avventura rivoluzionaria.
Ugo Piscopo
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