RESIPISCENZA
Quanto tempo sprecato, quante
dispersioni di venti sulle vele
nel mare dei miei anni! E questo solo
per evitare che le nostre rotte
s'incrociassero.
SENZA CONFINI (a Renato junior)
Renato, nipotino di cinque anni,
a te che mi rinnovi
nel nome e nell'amore del fantastico,
un giorno dissi: "Si avvicina al nonno
l'oro di un volo spinto oltre le stelle,
e non potrai
più ascoltare da lui favole e storie."
Tu ribattesti: "Le potrò ascoltare
in sogno, nonno, se mi cercherai."
A MIMMA, MIA MOGLIE
Tempesta con avventi
d'inusitato azzurro
fu il nostro matrimonio;
ed ora è un cielo di serene attese.
Bella sei ancora nel declino,
ma la tua giovinezza ebbe splendore
di petali sfogliati dall'aurora.
Ricordo ancora il giorno
in cui, sposa per gioco,
venisti alla mia soglia, e non avevi
coraggio di chiamarmi.
Ma ti vide mia madre e ti sorrise.
PREGHIERA
Vedi come ti cerca la mia carne
spirituale? Guizzano
ciechi i miei sensi per la troppa luce,
se t'avvicini. Ascolta,
come l'accordatore il suo strumento
e abbassa le cortine
sulla mia antica insonnia.
PER GLI IMMIGRATI CLANDESTINI
Voi, dolore del mondo,
quale torto recaste al vostro Dio,
così profondo
che la sua carità vi disconobbe?
Eredi di naufragi millenari
vi salvi la deriva, e la speranza
vi conservi le lampade
che accendeste in viaggio sulle sponde
della pietosa Italia.
PRESI IL SUO VOLTO... (a Chiara, ultima nata)
Umbria gentile, a musicarti i colli
era il passo del vento fra gli ulivi
su fantasmi d'amore a piedi nudi.
Avanti sera vidi il tuo sepolcro,
Santo Francesco,
e la luce passare sulle mani
congiunte della mia creatura.
Io pensavo i suoi sogni fare un ebbro
tumulto, come tortore alle soglie
del tuo paradiso.
E lei disse, in un moto del sorriso:
"Essere l'acqua delle fonti
il sole, il vento, lo stellato acceso
sul Subasio, la morte
che inclina sopra i frati
cieli leggeri come palpebre
per aver tutte le benedizioni
delle tue mani meridiane, o Santo."
Io la guardavo in un tremore; poi
presi il suo volto e dissi piano: "Chiara...".
SPIRITUALITA’
DI Renato Filippellli
Guida Editore 2012
Nota introduttiva di
Fiammetta Filippelli
Prefazione di
Raffaele Nogaro
Recensione
all’opera di Carmen Moscariello
XENIA
L’ultimo dono, il dono
votivo per quelli che ha amato in vita e in morte, nel velo luminoso
della sua storia di uomo e di poeta, egli ha voluto ancora donarsi.
Si consegna alla sua famiglia, non un singhiozzo per la sua
malattia. L’opera nonostante abbia come protagonisti principali la
moglie, i figli, il nipote Renato junior, la vecchia suocera, un
passerotto, la morte del fratello maggiore e della piccola nipote,
si apre alla fine nel cielo: la parola è lieve, luminosa come una
cometa portatrice d’Avvento. Una vita che non si chiude, che non
abbandona, tutt’altro l’abbraccio è un velo bianco, la parola
poetica è corolla al verbum del Vangelo e al percorso già
compiuto.
Doveroso il titolo
dell’opera “Spiritualità”, poiché è vero che Filippelli è
stato un grande poeta, critico letterario, saggista, grande e
indimenticabile professore, ma in primo luogo è stato un uomo buono,
con un’anima sentinella ai profumi della vita, che soprattutto
nell’ultimo decennio della sua vita ha ricercato Dio nella via
della Croce, ha percorso una strada chiodata , un viaggio
attraversato in ogni sua fibra da profonda spiritualità, quasi che
i suoi giorni ultimi siano stati un incontro con il Golgata.
L’anima sua pulita, la sua tenerezza per le creature del mondo, il
suo animo generoso, la sua furiosa onestà, l’inattaccabile sua
dignità, il rispetto per il decoro degli uomini tutti, lo hanno
portato a dare soccorso (non solo letterario)a coloro che glielo
chiedevano. Il severo percorso della poesia, ha segnato tutta la sua
esistenza e anche i versi dell’ultima raccolta , ci mantengono
vicini alla sua anima profonda, a credere alla poesia come preciso
valore morale. L’opera “Spiritualità” è per tutti quelli che
l’hanno amato un trait d’unione con il suo cuore, quest’opera è
guida per la sua amatissima famiglia, è consegna d’amore per tutti
loro, ma anche messaggio per noi , poiché in questi versi le vele di
canapa della sua poesia costeggiano gli infiniti abbracci della
vita. Ha contato a tal punto la poesia nella sua vita che anche
quando la morte aveva calato le sue carte, (lui aveva ben capito) ,
non un lamento, i l suo cuore inossidabile scriveva ancora e
“Spiritualità” è frutto di questi giorni in cui si tirano le
somme, si guarda nelle fessure del tempo, ci si interroga sui tanti
tracciati che attraversano come vene azzurre la vita di ogni uomo. A
Fiammetta, figlia adorata, ha lasciato il compito di curare la
pubblicazione dei suoi ultimi scritti e lei lo ho ha fatto con la
devozione di sempre. Millenaria Spiritualità dove il presente, il
passato e il futuro hanno la fragranza di quel pane di San Giuseppe
(pag 27) che intreccia ai baccanali dell’uomo la devozione per la
vita, una spiaggia di bianca organza, il velo dello Sposo che tutto
congiunge.
Presenze
preesistenti e luoghi della vita girano sulla stessa giostra
incontrandosi, la distanza è una categoria d’assenza, cosi pure
l’addio è una parola drammaticamente percepita sola una volta.
Il poeta vuole ancora parlare ai suoi cari, ma anche ai suoi morti ,
questo percorso-incontro non conosce alcuna biforcazione. La sua
poesia si fa carne, i suoi versi lievi tolgono qualsiasi iato tra
vita e morte, annulla qualsiasi dicotomia, e più che la linea della
vita e della morte prevale un cerchio, dove è bene accolto ogni
passo di danza, ogni levità di canto.
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