Recensione di
Carmen Moscariello
Il passo del
Drago
Il tu’uhm può generare
potenti incantesimi: la voce che si affaccia da infiniti spazi, i
suoni percepiti nei loro colori, la danza che è turbine inquieto e
la libertà di essere in questo mondo che solo volendo potremmo
sentirlo bellissimo avvolto – avvolgente in un incanto di
gelsomino con tutti i profumi della giovinezza. Il libro di Piscopo
Calabria exstra e intra moenia possiede questa profonda
consapevolezza del tempo che è viaggio dell’uomo dentro la
storia, è un riscatto dalla povertà umana e sociale; ci riporta
anche in forme dell’oblio che ci fanno abbandonare le vecchie
strade della geografia per convertirci all’ inebrio risveglio in
note di sole e di luce, di pulviscolo. Vite parallele che nascono da
cespugli inesplorati. Tratta l’opera in particolare del viaggio
del giovane Ugo nella Calabria degli anni cinquanta. Domina nella
costruzione della parola il passo del Drago, la danza dello spirito
delle acque misto ad esperienze sociali, ma animato anche da segreti
ancestrali; ha anche l’ ardire dell’uomo che attraversa il
Passo Verde del Drago. Il viaggio si innerva nel profumo selvatico
dell’Irpinia e della Calabria , racchiude il mito dell’amicizia,
del ricordo, dell’incontro. E’ uno strano viaggio quello di
Piscopo, dove punto di partenza è vedere la Sila, ma poi il Poeta
realizza incontri che si protraggono dagli anni cinquanta ad oggi,
senza perdere minimamente la loro energia, la loro sacralità. Il
Drago in una maniera sinuosa e ondulata ci guida dalla casa dei
nonni, al collegio napoletano, fino al suo amico in Calabria in
esperienze tattili di Tempo.
Come sappiamo tutti Il
drago è un animale anfibo capace di volare , nuotare, camminare
sulla terra, egli nel mito rappresenta la dignità. Ebbene l’opera
racchiude non un semplice trascorso di luoghi da raccontare, ma la
costruzione perspicace della vita nella dignità, nel rispetto di se
stesso e degli altri in egual modo. Il drago è sacro e merita grande
rispetto. Il passo del taichi modula l’esistenza, è contro
corrente, furioso di scelte, di suoni: il drago che insegue ;
insegue la perla della saggezza, nella continua ricerca.
Qui, la biblioteca della
memoria è maestra della buona sorte. Non è vaga nostalgia o ricerca
di una giovinezza lontana, ma è luogo di eterno sentire, di sempre
nuove nidificazioni senza perdere niente di quello che è stato.
La Calabria col suo fascino, con la sua povertà e purezza è la
scenografia che questa volta Piscopo si è scelta per
rappresentare, extra e intra moenia
la storia di un uomo che cerca i luoghi per soddisfare la sua
conoscenza, ma soprattutto il suo è un viaggio corale verso il
sacro del mondo, dove anche il pavimento di terra battuta della casa
dell’amico e dei nonni risuona nel fiato dell’’ oboe e nella
pioggia del flauto traverso del dramma musicale della tetralogia:
L’anello del Nibelungo di Wagner con il mito dell’uomo del
coraggio e la grandezza del drago Fafuer che grazie al suo caldo
sangue permetterà a Sigfried finalmente di intendere il canto degli
uccelli e chi meglio di Piscopo può orchestrare le note del mito ,
dell’arcaico, della ragione, delle mille esistenze che egli ha
vissuto e vive, dei fiumi che perennemente lo attraversano.
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