mercoledì 15 maggio 2013

Calabria extra e intra moenia 2012, Di Ugo Piscopo, Editore Rubettino


Recensione di Carmen Moscariello
Il passo del Drago
Il tu’uhm può generare potenti incantesimi: la voce che si affaccia da infiniti spazi, i suoni percepiti nei loro colori, la danza che è turbine inquieto e la libertà di essere in questo mondo che solo volendo potremmo sentirlo bellissimo avvolto – avvolgente in un incanto di gelsomino con tutti i profumi della giovinezza. Il libro di Piscopo Calabria exstra e intra moenia possiede questa profonda consapevolezza del tempo che è viaggio dell’uomo dentro la storia, è un riscatto dalla povertà umana e sociale; ci riporta anche in forme dell’oblio che ci fanno abbandonare le vecchie strade della geografia per convertirci all’ inebrio risveglio in note di sole e di luce, di pulviscolo. Vite parallele che nascono da cespugli inesplorati. Tratta l’opera in particolare del viaggio del giovane Ugo nella Calabria degli anni cinquanta. Domina nella costruzione della parola il passo del Drago, la danza dello spirito delle acque misto ad esperienze sociali, ma animato anche da segreti ancestrali; ha anche l’ ardire dell’uomo che attraversa il Passo Verde del Drago. Il viaggio si innerva nel profumo selvatico dell’Irpinia e della Calabria , racchiude il mito dell’amicizia, del ricordo, dell’incontro. E’ uno strano viaggio quello di Piscopo, dove punto di partenza è vedere la Sila, ma poi il Poeta realizza incontri che si protraggono dagli anni cinquanta ad oggi, senza perdere minimamente la loro energia, la loro sacralità. Il Drago in una maniera sinuosa e ondulata ci guida dalla casa dei nonni, al collegio napoletano, fino al suo amico in Calabria in esperienze tattili di Tempo.
Come sappiamo tutti Il drago è un animale anfibo capace di volare , nuotare, camminare sulla terra, egli nel mito rappresenta la dignità. Ebbene l’opera racchiude non un semplice trascorso di luoghi da raccontare, ma la costruzione perspicace della vita nella dignità, nel rispetto di se stesso e degli altri in egual modo. Il drago è sacro e merita grande rispetto. Il passo del taichi modula l’esistenza, è contro corrente, furioso di scelte, di suoni: il drago che insegue ; insegue la perla della saggezza, nella continua ricerca.
Qui, la biblioteca della memoria è maestra della buona sorte. Non è vaga nostalgia o ricerca di una giovinezza lontana, ma è luogo di eterno sentire, di sempre nuove nidificazioni senza perdere niente di quello che è stato. La Calabria col suo fascino, con la sua povertà e purezza è la scenografia che questa volta Piscopo si è scelta per rappresentare, extra e intra moenia la storia di un uomo che cerca i luoghi per soddisfare la sua conoscenza, ma soprattutto il suo è un viaggio corale verso il sacro del mondo, dove anche il pavimento di terra battuta della casa dell’amico e dei nonni risuona nel fiato dell’’ oboe e nella pioggia del flauto traverso del dramma musicale della tetralogia: L’anello del Nibelungo di Wagner con il mito dell’uomo del coraggio e la grandezza del drago Fafuer che grazie al suo caldo sangue permetterà a Sigfried finalmente di intendere il canto degli uccelli e chi meglio di Piscopo può orchestrare le note del mito , dell’arcaico, della ragione, delle mille esistenze che egli ha vissuto e vive, dei fiumi che perennemente lo attraversano.

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