È in libreria il saggio di Giovanni D'Andrea "La lunga guerra all’ultimo guerriero divino nel Meridione d’Italia: l’Arcangelo Michael", edito da Guida.
Il libro si può acquistare presso le librerie Guida e i punti vendita Feltrinelli; online su books.google.it, casalini.it, licosa.com, ibs.it, amazon.com, inmondadori.it e altri siti.
Si tratta di un’indagine sull’ultimo guerriero alato, l’Arcangelo Michael, e la sua guerra nel Meridione d’Italia, andando tra grotte e ruderi, tra monti e monasteri, tra greci e latini. In questo corposo e qualitativamente rilevante volume, infatti, si ritrovano: l’interpretazione corografica del culto rupestre micaelico e delle sue stratificazioni mitologiche, cultuali, storiche e antropologiche nelle regioni meridionali d’Italia colonizzate dai monaci italo-greci; il legame tra il culto micaelico nelle grotte e il monachesimo italo-greco nel Meridione d’Italia; la sopraffazione operata dai Papi, dalla Chiesa latina e dal monachesimo benedettino sui monaci italo-greci; l’estinzione del culto micaelico come segno della secolare conflittualità tra la Chiesa latina occidentale e la Chiesa greca orientale; gli emblematici e significativi casi nelle regioni meridionali.
Un lungo lavoro di ricerca storiografica, frutto di studi su testi multidisciplinari e collaudato con scoperte e ricerche speleologiche personali scaturite dall'esperienza sul campo. Le campagne esplorative e speleo-topografiche in molti siti rupestri e ipogei, come le numerose e solo in parte note cavità cilentane dedicate all’arcangelo Michele, hanno portato l'autore ad analisi e interpretazioni davvero originali, avvertendo la necessità e l’utilità di una sistemazione organica degli stessi, attraverso la redazione di un saggio speleo-storiografico e geografico, condotto con metodo scientifico ma con criteri e intendimenti divulgativi.
Il testo rivisita, nei suoi risvolti antropologici, culturali e storici, “un Meridione sempre più sradicato o al massimo artificialmente rinvasato”.
L'autore
Giovanni D’Andrea è nato a Napoli nel 1963 da padre napoletano e da madre danese. Ha conseguito la maturità classica. Seguendo una forte inclinazione al mare e alle sue attività, ha operato in campo ambientalistico a favore della sua difesa come responsabile del settore mare e coste per la delegazione regionale del WWF; ha conseguito varie abilitazioni subacquee fino al grado di guida subacquea; iscritto nella gente di mare, ha conseguito i titoli professionali fino al grado di Direttore di macchina per la pesca mediterranea ed oceanica, suo attuale status lavorativo. Parimenti ha sempre coltivato curiosità scientifica e culturale per il territorio regionale, iscrivendosi a varie associazioni nazionali che ne curano studi e attività di ricerca. Socio della prestigiosa sezione napoletana del Club Alpino Italiano, ha fatto parte del suo Gruppo speleologico. Conseguite varie specializzazioni tecniche e prodotte varie pubblicazioni su studi condotti volontariamente, è dal 1996 socio della Società speleologica italiana e dal 1998 socio della Società Geografica italiana. I suoi interessi, le competenze conseguite e le ricerche condotte sul territorio regionale lo hanno interfacciato con le soprintendenze ai beni archeologici della Campania che, riconoscendone il valore e le capacità tecniche, lo hanno incaricato per alcune importanti esplorazioni speleotopografiche (Grotta Azzurra di Capri, bunkers di Cuma, crypta romana di Cuma). In seguito, le attività di ricerca e il cambio di residenza lo hanno portato, rispettivamente, ad operare e abitare nel Cilento. Quivi, pur navigando nel Mediterraneo con flotte siciliane, è iniziata una decennale attività di studio e ricerca speleologica sul patrimonio culturale, carsico e rupestre del Cilento, che in collaborazione con le autorità competenti sui beni culturali, archeologici e naturalistici è confluita nella presente pubblicazione.
dal testo
L’inevitabile multidisciplinarietà della materia speleologica, che è poi un mondo, un campo di osservazione (oggi e per molto tempo ancora) sconosciuto, ignoto e non da tutti verificabile, costringerebbe lo speleologo, oltre ai cimenti fisici già di per sé notevoli, a impegni culturali e scientifici, inauditi per un singolo che, se pur motivato, non dispone certo di mecenatismi o quanto meno delle risorse pure destinate alla ricerca scientifica. Ma qualcuno entra in grotta proprio con il coraggio, oltre che fisico, anche culturale; quello stesso coraggio, quella stessa audacia indagativa e scientifica che ha spinto alcuni uomini, nel corso dei secoli, ad avventurarsi, ad esplorare, a studiare e a provare la fondatezza delle interpretazioni proprie o altrui. Interpretazioni via via fallaci o geniali ma interessanti o fascinose, proprio per quella consapevole e seducente suggestione che provano i Pionieri, gli Antesignani e i Precursori di ogni avventura della conoscenza. Di per sé, anche solo tutto quest’ardimento indagativo nei confronti del mondo ipogeo e di quello che racchiude, impone apprezzamento e rispetto. (...)
Nello speleologo, in conclusione, si uniscono varie dimensioni dell’animo e dell’intelligenza d’ogni uomo di “superficie”: spirito d’avventura, curiosità, ricerca di emozioni, esplorazione, vocazione scientifica, sensibilità culturale, spirito di sacrificio, spirito di osservazione, consapevolezza dei propri limiti e del rischio… Occorre però una metodologia di approccio al mondo ipogeo in cui tutte queste dimensioni, unite ad una solida base scientifica e culturale, consentano allo speleologo di non smettere mai di essere quello che in realtà deve e dovrà essere: il migliore specialista del sotterraneo.
l'incipit
Esplorando le grotte dedicate all’Arcangelo, molti sono stati gli interrogativi che mi sono posto, similmente a tutti quelli che, nel corso dei secoli, mi hanno sicuramente e per vari motivi, preceduto. Le risposte, raccolte in questa Ricerca, che è meglio definire Indagine, sono il frutto di uno studio che è durato alcuni anni e che si è piegato, a volte curioso, a volte perplesso, su molti testi.
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