Su un punto, decisivo per l’antropologia fenomenologica, aveva richiamato l’attenzione Merleau-Ponty nel suo ultimo libro, osservando che toccare un altro uomo è toccarne il corpo, sentir-si toccarlo, e tuttavia mai sentire il sentir-si toccato di lui, mai dunque toccare non il suo corpo ma lui stesso. Non si esiste, se non si sente di esistere, ma il sentir-si dell’altro mai io potrò sentirlo, così come nessun altro potrà sentire il mio sentir-mi. Il Sentir-si, l’Arcisenso, è l’Intoccabile. Alla luce di questa sottile ma inoppugnabile consapevolezza, si scopre alle radici dell’esistenza la fondamentale dialettica della solitudine. L’io, costituitosi nella relazione con altri, presto si accorge che essa non può attuarsi pienamente, come intimità autentica, trasparenza senza opacità. Allora, corrottosi il desiderio di relazione nell’antagonismo sociale, l’io tende ad abbandonarsi all’odio o cedere alla castrante paura dell’intimità. D’altra parte, paradossalmente, è per l’impossibilità della relazione che il teatro del mondo vive, drammatica pluralità di attori: l’insuperabile solitudine d’ognuno assicura la non riducibilità dei molti a esistenziali fusioni e li oppone al totalitario dominio dell’uno. (Presentazione di Quodlibet).
Il libro sarà presentato il 3 aprile, ore 17,30 presso la libreria Feltrinelli di Piazza dei Martiri.
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