Due donne allo specchio .
MATILDE SERAO, la
donna che sapeva amare
Di Carmen
Moscariello
Leggere “Cara
Matilde”, opera di Lorenza Rocco
Carbone, ci ha messo dentro una gioia,
un senso di appartenenza e di orgoglio nell’essere e nel sentirsi donna.
Questo mondo femminile oggi più che mai offeso e vilipeso aveva bisogno di questa riflessione così
ampia, così fiammeggiante, così piena di possibilità positive e di svolte, è
una iniezione di fiducia e anche di coraggio, affinché le energie di tutte le
donne e in particolare di quelle grandi che hanno fatto la storia, ci
affianchino ci guidino, e certamente ad esse appartiene la possibilità di
salvare il mondo. Già in Profili di donne
la Rocco- Carbone ci aveva donato non
solo pagine di storia, ma viole profumate di bene , di grazia di grandezza, di irrepetibili svolte coraggiose. Lorenza Rocco ci ha già
presentato e fatto amare Elsa Morante, Annamari a Acherman (che carezza le pagine a
lei dedicate!) ,la Pimentel De Fonseca e per la stessa Matilde che in questo altro libro
è assoluta protagonista. L’autrice ci guida con mano sicura nella biografia umana, letteraria e storica della
grande giornalista; è fulgida interprete dell’appassionata scrittura e delle
opere grandi che la Serao compie per Napoli, per l’Italia, per l’Europa . La
Serao e Lorenza sono due sorelle che hanno condiviso molto, entrambe
giornaliste e scrittrici, avvolte da un incedere deciso, frontale, aperto,
senza infingimenti o ipocrisie. Beati, beate chi ha potuto godere e gode della loro amicizia: Eleonora Duse fu protetta e amata dalla grande
scrittrice e chissà quanti hanno
conosciuto il sostegno l’impegno, la capacità di dire e di proporre che
non conosce freno di Lorenza Rocco Carbone . Belli anche i congiungimenti
proposti tra le Pagine di Michele Prisco e quelle di Matilde: diverse,
importanti entrambe che ci fanno rivivere brividi e sofferenze provocate dallo
sterminator Vesevo; quelle di Prisco, nella loro fascinosa
eleganza, ci catturano e coinvolgono nello smovimento
della natura che è gravida dei colori amari del cielo per inabissarsi nelle
strade e nelle case degli uomini; quelle
di Matile sono testimonianza svelata dai suoi occhi attenti, posati su quelle
laceri genti che sono vissute da una paura corale, un urlo che si alza a Dio
per chiedere aiuto. Matilde Serao è la donna che sapeva amare: amò il suo uomo,
la sua famiglia, Napoli tutta, e quel genere umano , quegli stessi lazzari, di cui ci narra nei suoi articoli la Pimentel
De Fonseca, confusi, abbarbicati alla
mala sorte, vittime non solo della natura , ma anche di un mondo troppo malato. La Serao va a vedere
in quei bassi in quei vicoli di Napoli e descrive ogni particolare, ci conduce con lei nei
miasmi di tante vite sfortunate. Ella fu anche politicamente grande e ,
soprattutto, in questo campo per lei fu un
perenne resistere. Non è solo coraggiosa l’unica donna che firma il Manifesto degli
intellettuali antifascisti redatto da Croce e firmato da Einaudi , Corrado Alvaro,
Giovanni Amendola, Eugenio Montale, Emilio Cecchi, Guido De Ruggiero, Giustino Fortunato, Marino Moretti , Gaetano Salvemini, e… Matilde. Donna
che, in questo momento, non ha più al suo fianco il suo, ormai ex adorato, amato marito
Edoardo Scarfoglio ,dal quale si era
separata nel 1902. Né aveva alle spalle
Il Mattino fondato con Scarfoglio e che aveva lasciato nel 1903. Il manifesto di Croce è un atto d’accusa
grave, soprattutto perché rivolto al fascismo che era già sulla strada della
violenza e della costituzione di un
regime contro gli oppositori. Nella contestazione al Manifesto gentiliano si
legge:”un incoerente e bizzarro miscugli
d’appelli d’ autorità e di demagogismo, di proclamata riverenza alle leggi e di
violazione delle leggi, di concetti ultramoderni, e di vecchiumi muffiti, di
atteggiamenti assolutistici e di tendenze bolsceviche, di miscredenza e di
corteggiamenti alla chiesa cattolica, di abborrimenti della cultura e di conati
sterili verso una cultura priva delle sue premesse , di sdilinquimenti mistici
e di cinismo“
per gravi denunzie.
Né la Serao firmò senza sapere che cosa le sarebbe capitato,
lei abituata saggiamente a non fare il secondo passo senza aver meditato sul
primo.
Ma chi era questa
donna al centro della cultura non solo
napoletana, ma europea?. Aveva amici da tutto il mondo, la lodavano, la
stimavano l’adoravano, anche Croce ha parole bellissime per lei..
La Serao intesse un
rapporto carnale con Napoli e i suoi cittadini, infiammando con i suoi scritti
ogni vicolo, ogni piazza o salotto culturale di Napoli. Ha occhi che scrutano
che sanno guardare e sanno leggere. Nonostante le ferite di questa città, nei suoi
articoli brilla la lucentezza , la forza, il fascino, il mistero di Napoli che
ama e della quale chiede a gran voce il riscatto. Il nero labirinto del Ventre di Napoli ce lo fa percorrere con la sua parola abile ,
la sua ebbra vitalità, il suo canto che a volte si fa sinfonia . La sua parola
è sfuggita alla morsa del freddo, si fa positiva, diventa carezza, e lì nei
vicoli di Napoli l’amore trova il diritto di permanenza. ”Matilde Serao induceva nei romanzi, nelle novelle e fin nelle cronache
dei suoi giornali una schietta e cantante passionalità mediterranea, che è come
l’ampliamento di una canzone napoletana in un poema sinfonico, tutto intento a
svolgere i nuclei di quei semplici temi in estrose variazioni .[1]Si
infiamma la sua parola in un febbrile verticalismo che neanche la terribile
inchiesta Saredo (si conclude nel 1902),
riesce a scalfire, anzi proprio in questa occasione riceve il più alto segno
d’amore dal marito Scarfoglio che la difende dalle accuse infamanti e esalta
pubblicamente il suo coraggio, la sua
dedizione totale al giornale e alla città di Napoli. Ella aderì alla religione
della libertà che fu anche scelta etica e sociale. Gli intellettuali ,ossia i cultori della scienza e dell’arte , se, come
cittadini esercitano il loro diritto e adempiono il loro dovere di attendere
con l’opera dell’indagine e della critica e le creazioni dell’arte, a innalzare
parimenti tutti gli uomini e tutti i partiti a più alta sfera spirituale
affinché con effetti sempre più benefici , combattano le lotte necessarie . Varcare
questi limiti dell’ufficio assegnato , contaminare politica e letteratura per
patrocinare deplorevoli violenze e sopprimere la libertà di stampa.[2]
Lo stesso Montale nell’esame accorto che fa dei saggi e
delle cronache di Di Giacomo esalta la Serao, portandolo ad affermare: sul piano della felicità espressiva siamo
lontani dai migliori esempi della Serao[3]
A novant’anni dalla morte della Serao, l’opera di Lorenza
Rocco Carbone ci immette nella sua vita, coralmente, come i personaggi degli
scritti della Serao, scorriamo con le parole di Lorenza la sua vita e la sua
arte vivamente ispiratrice . Questo ultimo aspetto è molto bene esaltato
dall’opera Cara Matilde di Lorenza . La bravissima giornalista con la passione
e le capacità letterarie che la caratterizzano pone l’accento sulla scrittura e
sulla vita della grande Serao, ce la fa amare, ci porta insieme a lei a
scrutare il bello e il dolore che caratterizzarono questa esistenza, senza nulla trascurare, nè
la donna napoletana, né quella cosmopolita, né gli aspetti profondamente
umanitari che percorrono ininterrottamente la vita della Serao.
Fu donna di pace e si oppose con tutte le sue forze alla
grande guerra, alla quale pure affidò i suoi figli e condivise con le mamme
napoletane le ansie e le attese. Lei che scelse come sua religione il cristianesimo,
fu mater amabilis di un’epoca sulla
quale incise positivamente con le sue idee da protagonista. L’immagine della Serao
del” vero” non uccide gli ideali , non detta lontananze, non giudica, non
inasprisce, non cade nel becero sentimentalismo, lei sa raccontare, poiché si
cala nei cuori affamati d’amore ,li apre come una reliquia affinché anche gli
altri si inchinino alla sopportazione delle troppe miserie alle quali la vita
ci mette di fronte, nessuno escluso. I vinti della Serao non sono immagini sfocate
di una fotografia d’epoca, le sue donne sono dignitose, seppur sconfitte
,rimangono personaggi indimenticabili, perturbanti.
Donne che scrivono di donne: che esperienza solare,
solidale, sociale! Tutto questo trova approdo armonico, quale sinfonia nell’opera
Cara Matilde.
“Cara Matilde” di Lorenza Rocco, Kairos editore. Articolo
pubblicato sulla rivista culturale “Il Convivio” trimestre di Poesia Arte
Cultura, Direttore responsabile Enza Conti, Direttore Editoriale Angelo Manitta,n.72.
[1]
Francesco Flora, Storia della Letteratura italiana, Mondadori.
[2]
L’eredità letteraria, Il Novecento di Renato e fiammetta Filippelli.
[3] Eugenio
Montale, Sulla Poesia a cura di Giorgio Zampa, A. Mondadori
Nessun commento:
Posta un commento