martedì 5 giugno 2018

Matilde Serao.


Due donne  allo specchio .

MATILDE SERAO, la donna che sapeva amare

Di Carmen Moscariello

Leggere  “Cara Matilde”,  opera di Lorenza Rocco Carbone, ci  ha messo dentro una gioia, un senso di appartenenza e di orgoglio  nell’essere e nel sentirsi  donna.  Questo mondo femminile oggi più che mai offeso e vilipeso  aveva bisogno di questa riflessione così ampia, così fiammeggiante, così piena di possibilità positive e di svolte, è una iniezione di fiducia e anche di coraggio, affinché le energie di tutte le donne e in particolare di quelle grandi che hanno fatto la storia, ci affianchino ci guidino, e certamente ad esse appartiene la possibilità di salvare il mondo. Già in Profili di donne la Rocco- Carbone  ci aveva donato non solo pagine di storia, ma viole profumate di bene ,  di grazia di grandezza, di irrepetibili  svolte coraggiose. Lorenza Rocco ci ha già presentato e fatto amare Elsa Morante,  Annamari a Acherman (che carezza le pagine a lei dedicate!) ,la Pimentel De Fonseca e  per la stessa Matilde che in questo altro libro è assoluta protagonista. L’autrice ci guida con mano sicura nella  biografia umana, letteraria e storica della grande giornalista; è fulgida interprete dell’appassionata scrittura e delle opere grandi che la Serao compie per Napoli, per l’Italia, per l’Europa . La Serao e Lorenza sono due sorelle che hanno condiviso molto, entrambe giornaliste e scrittrici, avvolte da un incedere deciso, frontale, aperto, senza infingimenti o ipocrisie. Beati, beate chi ha potuto godere  e gode della loro amicizia:  Eleonora Duse fu protetta e amata dalla grande scrittrice e chissà quanti hanno  conosciuto il sostegno l’impegno, la capacità di dire e di proporre che non conosce freno di Lorenza Rocco Carbone . Belli anche i congiungimenti proposti tra le Pagine di Michele Prisco e quelle di Matilde: diverse, importanti entrambe che ci fanno rivivere brividi e sofferenze provocate dallo sterminator  Vesevo;  quelle di Prisco, nella loro fascinosa eleganza,                                               ci catturano e coinvolgono nello smovimento della natura che è gravida dei colori amari del cielo per inabissarsi nelle strade e nelle case degli uomini;  quelle di Matile sono testimonianza svelata dai suoi occhi attenti, posati su quelle laceri genti che sono vissute da una paura corale, un urlo che si alza a Dio per chiedere aiuto. Matilde Serao è la donna che sapeva amare: amò il suo uomo, la sua famiglia, Napoli tutta, e quel genere umano , quegli stessi  lazzari,  di cui ci narra nei suoi articoli la Pimentel De  Fonseca, confusi, abbarbicati alla mala sorte, vittime non solo della natura , ma anche di  un mondo troppo malato. La Serao va a vedere in quei bassi in quei vicoli di Napoli e descrive  ogni particolare, ci conduce con lei nei miasmi di tante vite sfortunate. Ella fu anche politicamente grande e , soprattutto,  in questo campo per lei  fu  un perenne resistere. Non è solo coraggiosa l’unica  donna che firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce e firmato da Einaudi , Corrado Alvaro, Giovanni Amendola, Eugenio Montale, Emilio Cecchi,  Guido De Ruggiero, Giustino  Fortunato, Marino   Moretti , Gaetano Salvemini, e… Matilde. Donna che, in questo momento, non ha più al suo fianco   il suo, ormai ex adorato, amato marito Edoardo Scarfoglio ,dal quale  si era separata  nel 1902. Né aveva alle spalle Il Mattino  fondato con Scarfoglio  e che aveva lasciato nel 1903.  Il manifesto di Croce è un atto d’accusa grave, soprattutto perché rivolto al fascismo che era già sulla strada della violenza  e della costituzione di un regime contro gli oppositori. Nella contestazione al Manifesto gentiliano si legge:”un incoerente e bizzarro miscugli d’appelli d’ autorità e di demagogismo, di proclamata riverenza alle leggi e di violazione delle leggi, di concetti ultramoderni, e di vecchiumi muffiti, di atteggiamenti assolutistici e di tendenze bolsceviche, di miscredenza e di corteggiamenti alla chiesa cattolica, di abborrimenti della cultura e di conati sterili verso una cultura priva delle sue premesse , di sdilinquimenti mistici e di cinismo“

per gravi denunzie.

Né la Serao firmò senza sapere che cosa le sarebbe capitato, lei abituata saggiamente a non fare il secondo passo senza aver meditato sul primo.

 Ma chi era questa donna al centro della cultura  non solo napoletana, ma europea?. Aveva amici da tutto il mondo, la lodavano, la stimavano l’adoravano, anche Croce ha parole bellissime per lei..

La Serao  intesse un rapporto carnale con Napoli e i suoi cittadini, infiammando con i suoi scritti ogni vicolo, ogni piazza o salotto culturale di Napoli. Ha occhi che scrutano che sanno guardare e sanno leggere. Nonostante le ferite di questa città, nei suoi articoli brilla la lucentezza , la forza, il fascino, il mistero di Napoli che ama e della quale chiede a gran voce il riscatto. Il nero labirinto del Ventre di Napoli  ce lo fa percorrere con la sua parola abile , la sua ebbra vitalità, il suo canto che a volte si fa sinfonia . La sua parola è sfuggita alla morsa del freddo, si fa positiva, diventa carezza, e lì nei vicoli di Napoli l’amore trova il diritto di permanenza. ”Matilde Serao induceva nei romanzi, nelle novelle e fin nelle cronache dei suoi giornali una schietta e cantante passionalità mediterranea, che è come l’ampliamento di una canzone napoletana in un poema sinfonico, tutto intento a svolgere i nuclei di quei semplici temi in estrose variazioni .[1]Si infiamma la sua parola in un febbrile verticalismo che neanche la terribile inchiesta Saredo  (si conclude nel 1902), riesce a scalfire, anzi proprio in questa occasione riceve il più alto segno d’amore dal marito Scarfoglio che la difende dalle accuse infamanti e esalta pubblicamente  il suo coraggio, la sua dedizione totale al giornale e alla città di Napoli. Ella aderì alla religione della libertà che fu anche scelta etica e sociale. Gli intellettuali ,ossia i cultori della scienza e dell’arte , se, come cittadini esercitano il loro diritto e adempiono il loro dovere di attendere con l’opera dell’indagine e della critica e le creazioni dell’arte, a innalzare parimenti tutti gli uomini e tutti i partiti a più alta sfera spirituale affinché con effetti sempre più benefici , combattano le lotte necessarie . Varcare questi limiti dell’ufficio assegnato , contaminare politica e letteratura per patrocinare deplorevoli violenze e sopprimere la libertà di stampa.[2]

Lo stesso Montale nell’esame accorto che fa dei saggi e delle cronache di Di Giacomo esalta la Serao, portandolo ad affermare: sul piano della felicità espressiva siamo lontani dai migliori esempi della Serao[3]

A novant’anni dalla morte della Serao, l’opera di Lorenza Rocco Carbone ci immette nella sua vita, coralmente, come i personaggi degli scritti della Serao, scorriamo con le parole di Lorenza la sua vita e la sua arte vivamente ispiratrice . Questo ultimo aspetto è molto bene esaltato dall’opera Cara Matilde di Lorenza . La bravissima giornalista con la passione e le capacità letterarie che la caratterizzano pone l’accento sulla scrittura e sulla vita della grande Serao, ce la fa amare, ci porta insieme a lei a scrutare il bello e il dolore che caratterizzarono  questa esistenza, senza nulla trascurare, nè la donna napoletana, né quella cosmopolita, né gli aspetti profondamente umanitari che percorrono ininterrottamente la vita della Serao.

Fu donna di pace e si oppose con tutte le sue forze alla grande guerra, alla quale pure affidò i suoi figli e condivise con le mamme napoletane le ansie e le attese. Lei che scelse come sua religione il cristianesimo, fu mater amabilis di  un’epoca sulla quale incise positivamente con le sue idee da protagonista. L’immagine della Serao del” vero” non uccide gli ideali , non detta lontananze, non giudica, non inasprisce, non cade nel becero sentimentalismo, lei sa raccontare, poiché si cala nei cuori affamati d’amore ,li apre come una reliquia affinché anche gli altri si inchinino alla sopportazione delle troppe miserie alle quali la vita ci mette di fronte, nessuno escluso. I vinti della Serao non sono immagini sfocate di una fotografia d’epoca, le sue donne sono dignitose, seppur sconfitte ,rimangono personaggi indimenticabili, perturbanti.

Donne che scrivono di donne: che esperienza solare, solidale, sociale! Tutto questo trova approdo armonico, quale sinfonia nell’opera Cara Matilde.

“Cara Matilde” di Lorenza Rocco, Kairos editore. Articolo pubblicato sulla rivista culturale “Il Convivio” trimestre di Poesia Arte Cultura, Direttore responsabile Enza Conti, Direttore Editoriale Angelo Manitta,n.72.



[1] Francesco Flora, Storia della Letteratura italiana, Mondadori.
[2] L’eredità letteraria, Il Novecento di Renato e fiammetta Filippelli.
[3] Eugenio Montale, Sulla Poesia a cura di Giorgio Zampa, A. Mondadori

Nessun commento:

Posta un commento