Con questa poesia ho vinto il premio della Giuria :Premio "Capri per Pablo Neruda"
Venne
il rabdomante, portò con sé tuoni e lampi
aveva
anche una piccola frusta
che in
prossimità della casa vibrò come un serpente
mi
disse: “qui c’è l’acqua”.
Felice
feci scavare. Volevo un pozzo uguale
a
quello della casa di mia madre
dove
una fata refrigerava le mie attese. Mio padre
d’estate
vi calava un cesto ricolmo
io
restavo lì per ore a guardarlo dondolare,
contavo
le formiche dei bordi
che
sfidavano i punti estremi e
mai cadevano, restavano lì a pettinarsi l’un l’altra
ascoltavo il lieve gorgogliare della sorgente
e i
raggi del sole filavano un manto
d’argento
dai riflessi vocianti. Sentivo bambina la nostra
casa già
ammantata
di crepuscolo, né la mia trepidante attesa
mi
apriva gli enigmi del di girasole.
Un
giorno una negromante uscì dalla porpora del papavero
e
cosparse l’acqua di veleni,
io
lottai, lo dissi a mia madre,
ma
non mi credette
tremolava
l’acqua e io
mi
specchiai più giù, a fondo
sulla
bocca del pozzo
nelle
sue viscere.
L'opera è del Maestro Ernesto D'Argenio, donatami per il mio pensionamento dalla scuola. Anche il Pittore è di origine irpina, ha vissuto a lungo a Parigi.
Molto bella.
RispondiEliminaVersi intrisi del candore e i ricordi di una bambina. Tanta la nostalgia: c'è il richiamo alla terra, alle origini dell'uomo, alle cose più semplici di un tempo che non torna. Quella bambina è al contempo curiosa e impaurito dal nuovo.
Complimenti, Premio meritatissimo!!