Analisi critica
Di
Carmen Moscariello
Quella
generazione del 15 e del 17 ebbe del divino! La città di Fondi partorì miti che
dureranno nel tempo, anzi il tempo gli darà più forza e vigore.
”Che cosa
felice-scriveva De libero a Guido Ruggiero- il bel quadro degli Amici nello studio che
Menico ha impiantato”. Nel quadro sublimato dalla staticità si vedono: Domenico Purificato, Libero De
Libero, Peppe de Santis, Pietro Ingrao,
Guido Ruggiero, Leopoldo Savona, Don
Danino Di Sarra, Marcello De Vito, Nino Peppe e i fratelli del maestro Adelmo e
Oddino,(si fondono nel quadro amicizie e parentele di sangue).
Ho la fortuna e la gioia di averli conosciuti quasi tutti e li ho nel cuore.
Ho la fortuna e la gioia di averli conosciuti quasi tutti e li ho nel cuore.
E’ questa la
generazione dei grandi che Fondi partorì in un’età felice che fece dire al
filosofo Franco Lombardi che ci troviamo di fronte” alla cultura della Fondanità”.
Chissà chi
di loro fu il caposcuola? De Libero, Purificato? Certamente uno di loro aprì la
porta alla fama e alla gloria, tirandosi dietro gli altri. A Roma alla
galleria “La cometa” trovarono giusta
allocazione: Il pittore, il poeta, lo scrittore, il regista, il grande politico
(purtroppo nei giorni di questa mostra, Ingrao era ricoverato in ospedale a Fondi e faceva temere per la sua vita).Lì si
confrontarono con Valery, Strawinski, Concteau, Cagli, Mafai, la loro
straordinaria umantà trovò giusta armonia.
Ma,
soprattutto Purificato non si dimenticò mai di Fondi, la onorò con mostre,
incontri con i più grandi personaggi del suo tempo, grandi attori di cinema e
di teatro, personalità del mondo letterario.Egli fu per Fondi, come Remigio
Paone fu per Formia.
Chi scrive ricorda
bene Guido Ruggiero, Peppe de Santis, per essi, come inviata della Rai (TG3
Lzio) e de “Il tempo”, ha scritto più volte e da essi ho appreso aspetti importanti
della vita e dell’opera di Purificato e di De Libero.
Qualche tempo fa, al Maestro, presenti i figli dell’Artista, Gaeta dedicò una mostra e, in particolare, espose in modo trionfale nella prima sala “La morte di Pulcinella all’assedio di Gaeta”, tela spettacolare, dove placido si poggia il mistero del tempo nella magica attesa di un altrove senza veemenza.
Qualche tempo fa, al Maestro, presenti i figli dell’Artista, Gaeta dedicò una mostra e, in particolare, espose in modo trionfale nella prima sala “La morte di Pulcinella all’assedio di Gaeta”, tela spettacolare, dove placido si poggia il mistero del tempo nella magica attesa di un altrove senza veemenza.
L’arte di
Purificato vibra di compostezza. Nei visi tessuti dalla terra l’urlo è
smorzato e il corpo placido della donna
si espone in tutta la sua sensualità e bellezza.L’opera va
letta nella sua coralità, fa ricordare la “Cavalleria rusticana” , qui, però, la morte aleggia senza planare. I molti
personaggi sorprendono per l’armonia che esprimono. E’ l’ uso
delicato del colore che annulla le differenze :tra uomini e donne tra Cristo e
l’Universo.Nelle le sue piccole fragili creature, smorzato è il dolore, e la morte è senza falce, accoglie in amorevole abbraccio
Pulcinella. La stessa guerra che è la causa del male appare dimenticata, fuori
dalla porta.Risente
l’opera anche dei fluidi pittorici e letterari del Novecento, di quel
movimento non solo estetico della Generazione del 14 a cui aderirono tra gli altri Sironi e Funi.Un’arte tesa
non solo ad esigenze estetiche, ma anche sociali. I punti essenziali potrebbero riassumersi nel
mito e nella storia.Certe forme plastiche dell’opera riportano a Velazquez
e in particolare a una delle sue opere più grandi: Las Merinos, i personaggi per la grande opera di Purificato sono
posizionati quasi tutti alle spalle dei due protagonisti principali (la
donna col seno denudato e Arlecchino,
quello in primo piano, poiché di “Arlecchino”nell’opera ne appaiono più di uno.
Il linguaggio appare austero, a volte, stemperato dai colori forti che aprono alla magia del mito. Margherita
Sorfatti (collaboratrice di Mussolini) parlò nella mostra sul Novecentismo (erano esposte anche opere di Purificato) inauguratasi a Milano nel 1926 di realismo
magico e di nuovi miti.Sembra che
Purificato in quest’opera voglia
effettivamente rispondere a canoni precisi e a valori umani, sociali, religiosi,
riscontrabili in modo dettagliato anche sulla rivista “Novecento” di
Bontempelli.
Il regista Peppe De Santis
Il regista Peppe De Santis
Nessun commento:
Posta un commento