sabato 11 settembre 2021

Dante Maffia "la carne viva di un Sud che non vuole restare nel guado"

 Dante Maffia:Egli è "La carne viva di un Sud  che non vuole restare nel guado" 


Dante Maffia è  un grande della Cultura, il più grande. Ha un cuore generoso, le sue parole vibrano, sono battiti di un cuore che sa amare il mondo, ne conosce ogni spasimo, sa le sue ferite e i suoi dolori. Egli è uno in cui rivivono i più grandi classici.Figlio di quella Magna Grecia che rese immortali i paesi che si affacciavano sulle coste del Mediterraneo. E'  quel mare generoso da dove la cultura dei popoli si è sviluppata e diffusa in tutto il mondo. Un Dio greco che è esempio di umanità e di immensa incomparabile cultura. 

Che cosa è la poesia per Dante Maffia

si adagia nel consenso d’una foglia

snebulata da sé e dal cordoglio
e attestata su creste che non conoscono i rituali
e così si sbambaglia in ciurmose estasi
tra urli deviati e devianti

tra cupole! Sì, cupole sonanti
errabondi singulti basaglieschi”.


“solo la pazzia può avere pienezza di ragione,
il resto è disumano andare
per luoghi sconosciuti,
affrontare le diatribe inutili del piacere,
la sconfinata architettura della parola
che biascica e si dibatte nell’inerzia
del Paradiso Terrestre”.


“L’immobilità era la fase estrema,
ma lei ribadiva ch’era la prima, l’inizio, la certezza.
Non aveva torto.
L’importante è che adesso
non gema nella fossa,
non faccia prediche ai vermi,
non impartisca assoluzioni,
non sfogli il dizionario dei sofismi”.

Ho preso tre passi brevi, soltanto per dare l’idea dello stile, del linguaggio, della libertà assoluta dell’espressione, non catechizzata, non succube degli archetipi, non serva di abitudini ormai vuote e mansuete. La mia irriverenza punta soprattutto a cercare di dare la sveglia ai poeti che ancora cercano la metafora “carina e ben azzeccata”. La Poesia dev’essere interamente una metafora, non a tratti, non a bocconi. E ogni Parola deve centrare l’essenza di mondi in sommovimento, del farsi, del lievito necessario per mettere incinto l’Universo però fuori dai sofismi. Non sfogliare il dizionario dei sofismi!

 

DICONO DI LUI E DELLA SUA POESIA

Pier Paolo Pasolini. “La tua poesia sa di conoscenza, ha il sapore della Calabria antica e Dario fa bene a parlarne con entusiasmo, ammirato anche dalla tua cultura che gli sembra smisurata, anche se lui esagera sempre”.

Italo Calvino. “Ti ho letto con piacere scoprendo via via un poeta che sa essere elegante e forbito”.

Gesualdo Bufalino. “Ho parlato con Leonardo Sciascia per vedere di creare il caso Dante Maffia, anche con l’aiuto di Giampaolo Rugarli che ha proposto l’idea. Non so se riusciremo a farti amare e leggere, come sarebbe giusto, so però che vali davvero, se questo può consolarti”.

Leonardo Sciascia. “Mi fa piacere che tu abbia apprezzato i miei scritti sui poeti dialettali. Cose di gioventù… Per la tua poesia prima o poi verrà fuori qualcosa di buono, abbi fiducia… io sono convinto che tu sei uno dei grandi poeti di cui si parlerà molto; nelle tue parole c’è la carne viva di un Sud che non vuole restare nel guado e vuole liberarsi dalle ombre”.

Gregory Corso. “Mio nonno era calabrese come te, io dunque sono in parte calabrese, sono tuo parente, e ne sono orgoglioso. La generosità dei calabresi è famosa. Nella tua poesia leggo un pizzico d’anarchia che mi fa pensare che tu sei sulla strada giusta, anche se ti consiglio di uccidere i residui fantasmi del passato che di tanto in tanto ti preparano degli agguati, perché sono prepotenti e non ammettono le ragioni del rischio”.

Josif Brodskij. “Ho letto in viaggio, di ritorno dalla Sicilia (dove siamo stati molto bene, vero?) alcune tue poesie, aiutato anche da mia moglie. Mi ha colpito la tua solarità, la tua dovizia coloristica, la tua musica che sento tua e di nessun altro. Sono contento di averti conosciuto”.

 

MAFFIA E I POETI “INFLUENCERS”

Sono onnivoro, ma torno e ritorno all’”Odissea”, alle “Metamorfosi” di Ovidio, alla “Commedia”, alla “Gerusalemme Liberata” e alle “Rime” del Tasso, a Campanella, a Foscolo, a Saba, a Cardarelli, a Sinisgalli, a Gatto, a Baudelaire, a Frénaud, a Lorca, a Borges, a Marina Cvetaeva, senza trascurare i nuovissimi e le nuovissime: verifiche e confronti sono sempre necessari. Tuttavia devo confessare che leggo molti più narratori e saggisti anziché poeti: ovviamente i classici, ma con passione leggo Giambattista Basile, Musil, Sologub, Celine, Manuel Scorza, Miguel De Unamuno, Tahar Bel Jelloun, Yasunari Kawabata, Solgenitsin, Rulfo, Sterne, Cervantes, Buzzati, la Ortese, Bevilacqua (che trovo soprattutto un grande poeta). Mi sono fatto un piccolo angolo nella biblioteca in cui ho messo i cento autori prediletti, l’elenco sarebbe lungo.

Voglio specificare che non amo i narratori cerebrali, i ragionieri della scrittura o i fumisti, ma quelli che si fanno capire senza difficoltà. La linearità e la semplicità per me sono essenziali, sia in poesia e sia in narrativa. Umberto Saba diceva di trovare l’infinito nell’umiltà.

 

Dante Maffìa (1946) fu segnalato da Aldo Palazzeschi e da Leonardo Sciascia che, con Dario Bellezza, lo ritengono “uno dei più felici poeti dell’Italia moderna”. Giudizio condiviso anche da Magris, Bodei, Ferroni, Pontiggia, Brodskji, Vargas Llosa, Dario Fo, Borges. È tradotto in diciotto lingue. Ha vinto i premi: Montale, Gatto, Stresa, Viareggio, Alvaro, Matteotti, Camaiore, Tarquinia Cardarelli, Circe Sabaudia, Rhegium Julii, Alda Merini ed Eminescu.

Il Presidente della Repubblica Ciampi, nel 2004, lo ha insignito della Medaglia d’oro per Meriti Culturali. Il Consiglio Regionale della Calabria, le Fondazioni Spinelli, Guarasci, Farina, Di Liegro e Crocetta, e l’Università di Craiova (Romania), lo hanno candidato al Premio Nobel. Recente il volume degli Atti del Convegno tenutosi sulla sua opera, Ti presento Maffia, a cura di Rocco Paternostro, edito da Aracne (Roma). Ha ricevuto la Laurea Honoris Causa dalla Pontificia Università.

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