sabato 20 agosto 2022

"Ospite sulla nave di Gheddafi" di Carmen Moscariello

 













Ospite sulla nave di Gheddafi

Di Carmen Moscariello

 

Quel viaggio l’aveva sempre affascinata.

I fiordi sono come un abbraccio, tanti fiori e le casette nella quali aveva sognato di abitare fin da bambina.

Un luogo che era già annidato, come tante altre cose, come tanti altri luoghi e persone nelle sue precedenti vite, da esse  affioravano e le chiedevano ragione del freddo, dell’amore, di Dio, delle sue ricerche di donna libera.

Circa 20 anni fa era partita per il Polo Nord, il viaggio seppur bellissimo per tanti aspetti era stato un disastro. Aveva preso un aereo ad Amsterdam che  l’aveva posata con una ventina di persone su un palmo di terra al Polo Nord ,  aveva avuto l’impressione che l’aereo atterrasse sulle acque gelide. La luce era accecante faceva male agli occhi, non sapeva che fra qualche giorno l’avrebbe rimpianta. Il periodo scelto era tra i più difficili, tra poco vedere il sole naufragare nel mare sarebbe stata un’inutile speranza. Poi la follia di scendere dal Mare del Nord verso i paesi del Mar Baltico con i postali, questi erano piccole navi fornite di rompighiaccio, adibite a portare la posta agli abitanti dei fiordi,  si infilavano in essi e ne uscivano con grande maestria per poi proseguire il loro viaggio fino all’Estonia. Era fantastico, ma  le acque di quel mare, anche quelle del mar Baltico spesso le apparivano tetre, un colore mai visto, tra il nero, il grigio e le onde  alte oltre i cinque metri. Per molti giorni aveva sofferto il mal di mare e aveva creduto di morire. Lei in cabina e gli avventori, per la maggior parte del posto, mangiavano aringhe affumicate e bevevano birra fin dalle sette del mattino, gli apparvero insaziabili, per  loro quel mare era una carezza.[1]Così pian piano dalla punta più alta scendeva dai fiordi verso la Norvegia, l’Islanda e la Germania. Un viaggio “al contrario”. Ancora oggi si chiedeva come aveva potuto realizzare un’idea così malsana.

 Poi in tempi recenti, un desiderio di purezza, di trasparenza, di fresco, di lontananza l’aveva portata a prenotare in una mattinata di folle caldo questo viaggio. Il primo approdo fu  all’ aeroporto di Helsinki, lì aspettò la nave (non i postali) per due giorni, visitare la città fu un’esperienza indimenticabile. Aveva lasciato la sua terra tormentata dagli incendi  e con una puzza di fumo stomachevole. Difficile raccontare il travaso di anime dannate nei luoghi in cui viveva che aumentavano il caos in folli corse in milioni di macchine verso le spiagge. Qui , ad Helsinki era così bello, i concerti per le strade attiravano la sua attenzione facendole dimenticare ogni cosa. Pochissime le persone per strada, ovunque andava era coccolata ed amata, come se fosse tornata in una terra che  l’aspettava da tempo . La temperatura qui non superava i dodici gradi. La mattina dopo aveva l’imbarco alle 10. Scoprì che Helsinki aveva decine di porti e fu costretta a chiamare la compagnia  per sapere da quale porto partiva la sua nave. Alle 13 le avevano già assegnata un bellissima cabina al tredicesimo ponte, la nave era immensa erano 3000 passeggeri e 2500 uomini dell’equipaggio. Tutto era ovattato .Il personale era gentile e professionalmente perfetto. La nave di notte navigava e correva come un cavallo di razza. Si partiva alle 19, si viaggiava di notte e si sbarcava alle sette del mattino per nuove escursioni in terra ferma. Il mare le appariva così duro e amaro, ma  veniva tagliato dalla nave, come se le acque fossero burro, essa riusciva ad entrare nei fiordi come in un vestito aderente.     






Lei restava durante gli approdi a guardare gli ormeggi, senza fiato , pensava che prima o poi sarebbe avvenuto qualcosa di grave, solo qualche volta la nave rimaneva ad attenderli e a dondolarsi nelle parte più larghe dei fiordi, scendevano nelle scialuppe e in breve approdavamo sulla terra ferma. I fiordi, erano uno più bello dell’altro. La visita era a piedi, a volte le escursioni duravano più di sei ore. Nel pomeriggio alle diciassette,  le scialuppe li attendevano, facevano decine di viaggi per ricaricare  tutti i passeggeri e  partire  alle 19 in punto  per un nuovo fiordo. Comprese  al fine come era possibile che una nave così immensa  potesse inserirsi nei fiordi e viaggiare come  una moto d’acqua. A farle capire qualcosa furono gli arredamenti, le opere d’arte che arricchivano la nave. Poi  gli oggetti le ricordavano sempre di più il mondo arabo. Lei aveva viaggiato più volte con quella compagnia , ma questa nave era diversa da tutte le altre . Si camminava e ci si muoveva come tra le nuvole. Tutto era studiato affinché il mare potente e violento non arrecasse fastidii agli avventori. A farle capire molte cose furono i quadri, avevano immagini africane che esaltavano la cultura di quel popolo  del deserto. Andò a documentarsi e scoprì che questa era la nave di Gheddafi, il figlio del dittatore Annibal curatore della flotta navale libica, l’aveva costruita per il padre ed era dotata di motori particolari, di un’agilità che la faceva rassomigliare a un aereo, ma  è più giusto dire ad un delfino, si confondeva con questi meravigliosi animali che a volte la  inseguivano per ore, senza possibilità di raggiungerla. I luoghi di divertimento avevano ancora una certa severità. Notò che alcune piscine poste all’esterno, avevano forme capienti molto particolari, apprese che quelle erano state destinate agli squali e potevano contenere centoventi tonnellate di acqua di mare. L’aveva chiamata “Fenicia, c’erano colonne e statue alte molti metri, i soffitti dei saloni raggiungevano i venti metri e statue neoclassiche addobbavano ogni angolo della nave. Era una nave di centoquarantamila tonnellate ed era progettata anche con una piattaforma per la partenza e l’atterraggio di piccoli aerei. Soprattutto era velocissima, ad ogni pericolo poteva volare come il vento e mimetizzarsi. Oggi le sue sale  ospitavano cantanti e musicisti provenienti da tutto il mondo. Durante la navigazione si poteva andare a teatro, applaudire  bellissimi ballerini brasiliani (c’era il meglio di ogni popolo), pranzare in sale meravigliose con cuochi di ogni nazione . Correre e mantenersi in forma sui ponti della nave e in grandiose palestre, godere di cure per il benessere del  corpo e della mente, eppure non riusciva a liberarsi del pensiero di Gheddafi, aveva paura che le comparisse davanti da un momento all’altro, per  gettarli tutti o in bocca agli squali o nelle acque gelide e nere del Mare del Nord e del mar  Baltico. Programmava , per allontanare la paura, le sue discese a Lubecca, nella casa dei nonni di Thomas Mann, casa oggi trasformata in un magnifico museo, o visitare le mura antiche della città di Tallinn, un museo sotto il cielo, oppure nei saloni della reggia fatta costruire da Pietro il Grande per la moglie Katerina  imperatrice di tutte le Russie, o ad  Oslo, dove  vedere finalmente nel museo dedicato a Edvard Munch “L’urlo”.

(“Ospite sulla nave di Gheddafi” di Carmen Moscariello, opera in pubblicazione.)

 



[1] Molti anni fa, per un breve periodo “il Tempo” dedicava un’intera pagina perché Walter Mauro  e Carmen Moscariello e altri giornalisti potessero narrare le loro esperienze di viaggio.

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