Dante Maffia
Le più belle poesie d’amore di tutti
i tempi
Volume III,
Pace Editore., prefazione di Francesco Perri
Nota di
Carmen Moscariello
Leggendo quest’opera Mi sono chiesta come la Parola può riempire un cuore di tante emozioni!
Questa silloge è un cantico Creaturarum, si muovono in essa infiniti percorsi, lampi e
tuoni, sfinimenti e ardori.
Mi ha rapportato a mille oceani, a
quelli della musica dell’arte pittorica e naturalmente alla Poesia, in questo
caso al Divino Dante e alla Commedia. Mi ha chiarito percorsi rimasti nella mia
vita sempre in bilico, non del tutto approfonditi.
Così non ero mai riuscita a comprendere fino in
fondo in tutta la sua bellezza, il suo
carisma il messaggio che il Grande Poeta Dante Alighieri volesse veramente trasmetterci con la danza, presente in tutte e tre le
Cantiche e perché questa che nel
medioevo era quasi un oggetto dissacrato potesse divenire geometrica distanza
da Dio stesso. Quest’opera di Dante Maffia mi ha donato un’improvvisa illuminazione.
In questo prezioso e sublime volume , ho
finalmente sentito nel cuore, fino in fondo, non in modo formale, come è stato
fino ad oggi, quale immensità essa comprendeva. Non un generico messaggio, ma
voleva non solo farci comprendere le beatitudine e le virtù cardinali, ma immergerci nell’Amore. E così è stata
questa esperienza di lettura delle Poesie d’Amore che io non paragonerei a nessun altra.
La
silloge di Maffia va sfogliata con delicatezza, poiché in essa è racchiusa la
storia di un’anima in tutta la sua interezza, direi in tutta la sua grandezza.
Ma essa non è una sola vita d’amore, è sorella, corolla di molte altre.
Protagonista non solo la donna che rimane come grande protagonista di questi versi magnifici,
ma lo sono anche i luoghi, il passato,
il presente e il futuro, la speranza, la possibilità, la convinzione, a volte
messa in dubbio dal Poeta, di aver fatto
molti passi verso l’Infinito. Come già il Fiorentino, nei quattro volumi che Dante ci ha consegnato
nutriti di migliaia di versi, ci rende
partecipe e rende visibile ciò che è invisibile. Il verso
è sempre piano, ma lascia scoprire nonostante
il gioco infantile della margherita:“mama non mama” la dannazione che c’è e come!
Poiché l’amore può essere anche sfinimento,
ricerca accurata di qualcosa che non si fa capire. Maffia la esterna nelle
attese, nei sogni, nelle lontananze, nella ricerca umanissima del linguaggio, nel
non essere contento a volte di sé , nonostante la gloria che l’avvolge, gloria
che è anch’essa amore per il Poeta.
Lo vediamo come è accolto nei
convegni, nel mondo, Il Giappone che gli pubblica migliaia di hayku, e gli dedica un premio a
suo nome,la passione della Calabria che lo ricambia di un amore totale assoluto
come se in esso volesse identificarsi, ma soprattutto in quest’opera c’è il
conflitto e la continua sfida alla vecchiaia e alla morte, al male della
dimenticanza.
Se
volessimo anche raffigurarla questa Silloge, per meglio immergerci in essa , io
penserei alla rappresentazioni che Gustavo Doré fa del canto VII e XIV
dell’Inferno. Qui le anime dannate danzano
la ridda . una danza antichissima. A volerci dire che la vita non è per niente
lineare, né semplice e ci costringe a spingere grossi macigni, per un
estenuante quasi folle ricerca del Dio
che è nell’uomo.
Dante Maffia lo sente dentro di Sé , gli squarcia
il cuore , ma non si fa fermare. C’ è un
eroismo presente nell’amore che si
corolla nella sua disperazione di sentirsi
inadeguato, questo il poeta non se lo perdona.
A volte la sua anima è flagellata
da una pioggia di fuoco.
A una prima lettura avevo
pensato di quest’opera che nella corte federiciana,
del suo Federico, l’imperatore l’avrebbe tenuto in somma grazia e rispetto. Dove
avrebbe mai potuto trovare un poeta come Dante Maffia?
Ma le cose non stanno così! Né
sono così semplici!
Egli ha saputo lavorare la parola, che nelle
sue mani diviene cera plasmabile, così bene, così
attentamente, affinché convincesse il lettore che l’Amore è la cosa più bella
che può capitare all’uomo e che può portarlo più vicino a Dio, ma c’è anche
altro che l’Autore ammorbidisce quasi per non ferire il nostro animo e per
condurci in una nave senza tormenti attorno alla finestra col geranio del la
sua casa a Roma o nei vicoli stretti
e fascinosi di Roseto, di fronte al mare e a cospetto del Castello di Federico
in cui i falchi dell’Imperatore ancora
gli fanno compagnia, ma sempre di più c’è il mare che è amore senza limite, al
suo cospetto si assiste allo spogliarsi delle convenzioni, dei rituali ai quali
suo malgrado è costretto l’uomo su questa terra.
Molto interessante la Prefazione al III volume
di Fracesco Perri, adegua con voce calda il suo passo a quello del
Poeta, si muove cauto e rispettoso di ogni virgola in essa racchiusa. E poi c’è
la pioggia di fuoco che il Poeta non tenta mai di scacciare, né la subisce, la
vive con tutta la sua vitalità, l’alimenta con speranze impossibili. Per porgli
al fianco di questa tempesta sconcertata il candore e la purezza della madre,
per Lei riesce a scrivere sempre i versi più puri che ci fanno piangere che ci spiegano
e ci fanno comprendere senza ombre e senza dubbi cos’è la grandezza dell’amore:
non ha distanze; è senza tempo; senza
limiti; vive e si alimenta di forze misteriose e sconosciute finanche al Poeta.
Tra i tanti levatoi, e le tante strade e
esperienze vissute e percorse fino in fondo o spezzate a metà, vorrei fermare l’attenzione
su tre cardini, che direi che possiamo consacrare come formelle che ci indicano le strade dei
santuari o per meglio dire la strada della santità. I suoi versi incantati mi
hanno riportato le immagini di Federico Zuccari, di Sandro Botticelli riferiti
sempre alla Divina Commedia, di come Dante
viene immesso da Beatrice nella
danza del Paradiso e fa comprendere a Noi e al Divino la potenza dell’amore.
Maffia con grande maestria ci tiene molto a insegnarci questo percorso. La
seconda formella è il grande rispetto per la donna, per lei Dante ha una
tenerezza immane. La terza formella è la richiesta d’amore per sé, egli non sa
vivere, non potrebbe vivere senza amare ed essere amato.
Carmen Moscariello
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