venerdì 2 settembre 2022

Dante Maffia. Le più belle poesie d'amore di tutti i tempi.

Dante Maffia

Le più belle poesie d’amore di tutti i tempi

Volume III, Pace Editore., prefazione di Francesco Perri

Nota di Carmen Moscariello

 

 


 Leggendo quest’opera Mi sono chiesta  come la Parola può  riempire un cuore  di tante emozioni!

 Questa silloge è un cantico Creaturarum, si muovono in essa infiniti percorsi, lampi e tuoni, sfinimenti e ardori.

Mi ha rapportato a mille oceani, a quelli della musica dell’arte pittorica e naturalmente alla Poesia, in questo caso al Divino Dante e alla Commedia. Mi ha chiarito percorsi rimasti nella mia vita sempre in bilico, non del tutto approfonditi.

Così  non ero mai riuscita a comprendere fino in fondo  in tutta la sua bellezza, il suo carisma il messaggio che il Grande Poeta Dante Alighieri  volesse veramente trasmetterci  con la danza, presente in tutte e tre le Cantiche e perché  questa che nel medioevo era quasi un oggetto dissacrato potesse divenire geometrica distanza da Dio stesso. Quest’opera di Dante Maffia mi ha donato un’improvvisa illuminazione.

 In questo prezioso e sublime volume , ho finalmente sentito nel cuore, fino in fondo, non in modo formale, come è stato fino ad oggi, quale immensità essa comprendeva. Non un generico messaggio, ma voleva non solo farci comprendere le beatitudine e le virtù cardinali,  ma immergerci nell’Amore. E così è stata questa esperienza di lettura delle Poesie d’Amore  che io non paragonerei  a nessun altra.

 La silloge di Maffia va sfogliata con delicatezza, poiché in essa è racchiusa la storia di un’anima in tutta la sua interezza, direi in tutta la sua grandezza. Ma essa non è una sola vita d’amore, è sorella, corolla di molte altre.

Protagonista non solo la donna che rimane  come grande protagonista di questi versi magnifici, ma lo sono anche  i luoghi, il passato, il presente e il futuro, la speranza, la possibilità, la convinzione, a volte messa in dubbio dal Poeta,  di aver fatto molti passi verso l’Infinito.  Come già  il Fiorentino,  nei quattro volumi che Dante ci ha consegnato nutriti di  migliaia di versi, ci rende partecipe  e  rende visibile ciò che è invisibile. Il verso è sempre piano, ma  lascia scoprire nonostante il gioco infantile della margherita:“mama non mama” la  dannazione che c’è e come!

Poiché l’amore può essere anche sfinimento, ricerca accurata di qualcosa che non si fa capire. Maffia la esterna nelle attese, nei sogni, nelle lontananze, nella ricerca umanissima del linguaggio, nel non essere contento a volte di sé , nonostante la gloria che l’avvolge, gloria che è  anch’essa amore per il Poeta.

Lo vediamo come è accolto nei convegni, nel mondo, Il Giappone che gli pubblica  migliaia di hayku, e gli dedica un premio a suo nome,la passione della Calabria che lo ricambia di un amore totale assoluto come se in esso volesse identificarsi, ma soprattutto in quest’opera c’è il conflitto e la continua sfida alla vecchiaia e alla morte, al male della dimenticanza.

Se volessimo anche raffigurarla questa Silloge, per meglio immergerci in essa , io penserei alla rappresentazioni che Gustavo Doré fa del canto VII e XIV dell’Inferno. Qui le anime dannate danzano la ridda . una danza antichissima. A volerci dire che la vita non è per niente lineare, né semplice e ci costringe a spingere grossi macigni, per un estenuante  quasi folle ricerca del Dio che è nell’uomo.

 Dante Maffia lo sente dentro di Sé , gli squarcia il cuore , ma non si fa fermare.  C’ è un eroismo  presente nell’amore che si corolla nella sua disperazione  di  sentirsi  inadeguato, questo il poeta non se lo perdona.

A volte la sua anima è flagellata da una pioggia di fuoco.

 

 

 

A una prima lettura avevo pensato di quest’opera  che nella corte federiciana, del suo Federico, l’imperatore l’avrebbe tenuto in somma grazia e rispetto. Dove avrebbe mai potuto trovare un poeta come Dante Maffia?

Ma le cose non stanno così! Né sono così semplici!

 Egli ha saputo lavorare la parola, che nelle sue mani diviene cera plasmabile, così bene, così attentamente, affinché convincesse il lettore che l’Amore è la cosa più bella che può capitare all’uomo e che può portarlo più vicino a Dio, ma c’è anche altro che l’Autore ammorbidisce quasi per non ferire il nostro animo e per condurci in una nave senza tormenti attorno alla finestra col geranio del la sua casa a Roma  o nei vicoli stretti e fascinosi di Roseto, di fronte al mare e a cospetto del Castello di Federico in cui  i falchi dell’Imperatore ancora gli fanno compagnia,  ma sempre  di più c’è il mare che è amore senza limite, al suo cospetto si assiste allo spogliarsi delle convenzioni, dei rituali ai quali suo malgrado è costretto l’uomo su questa terra.

 Molto interessante la Prefazione al III  volume  di Fracesco Perri, adegua con voce calda il suo passo a quello del Poeta, si muove cauto e rispettoso di ogni virgola in essa racchiusa. E poi c’è la pioggia di fuoco che il Poeta non tenta mai di scacciare, né la subisce, la vive con tutta la sua vitalità, l’alimenta con speranze impossibili. Per porgli al fianco di questa tempesta sconcertata il candore e la purezza della madre, per Lei riesce a scrivere sempre i versi più puri che ci fanno piangere che ci spiegano e ci fanno comprendere senza ombre e senza dubbi cos’è la grandezza dell’amore: non ha distanze; è  senza tempo; senza limiti; vive e si alimenta di forze misteriose e sconosciute finanche al Poeta. Tra i tanti  levatoi, e le tante strade e esperienze vissute e percorse fino in fondo o spezzate a metà, vorrei fermare l’attenzione su tre cardini, che direi che possiamo consacrare  come formelle che ci indicano le strade dei santuari o per meglio dire la strada della santità. I suoi versi incantati mi hanno riportato le immagini di Federico Zuccari, di Sandro Botticelli riferiti sempre alla Divina Commedia, di come Dante   viene immesso da Beatrice nella danza del Paradiso e fa comprendere a Noi e al Divino la potenza dell’amore. Maffia con grande maestria ci tiene molto a insegnarci questo percorso. La seconda formella è il grande rispetto per la donna, per lei Dante ha una tenerezza immane. La terza formella è la richiesta d’amore per sé, egli non sa vivere, non potrebbe vivere senza amare ed essere amato.

Carmen Moscariello

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