Castel di Sangro Presentato con grande successo l’opera di Carmen
Moscariello “Celestino V e Benedetto XVI Soli della chiesa . Erano presenti
grandi personalità del mondo della chiesa e della cultura. Moltissimo pubblico,
per questa ragione la presentazione è stata spostata dalla pinacoteca alla
Biblioteca comunale. Accoglienza affettuosa e cordiale.
Da Castel di Sangro , Celestino V iniziò la sua vita da eremita. In questo
paese fu accolto anche da Papa nel suo viaggio verso Napoli con Carlo D’Angiò.
Relatrice la scrittrice Maria Pia Trozzi e il Dottore, Poeta , Dirrettore della Pinacoteca Pasqualino del Cimmuto..
Scritto da Carmen Moscariello
timore e reverenza mi sono avvicinata all’infinita e raffinata cultura di Benedetto XVI, al suo pensiero che ha radici e forze nella storia dell’uomo e di tutto il Cristianesimo.
Egli è un filosofo teologo che più lo studi e leggi i suoi
libri, le sue omelie, le sue lettere, più lo ami e più ti senti vicino a Dio,
ti porta su quella sua strada segnata da Fede e Ragione.
Ci si sente impari di fronte a questa grandezza. Egli ci presenta Dio e la
Chiesa nella loro bellezza e di quanto la loro presenza sia essenziale alle
nostre vite.
Senza Dio si ignorano due parole essenziali alla vita dell’umanità: Amore e
Pace. Su queste due grandi colonne poggia la Chiesa, perciò la nostra fede, con
la presenza del Cristo fatto uomo, può rendere il mondo migliore.
Dalla sua morte non mi abbandona il pensiero di Benedetto, così per tanto
tempo ho iniziato le mie giornate con il proposito di leggere una
sua omelia, una sua lettere, una sua considerazione sull’arte e sulla musica,
le sue appassionate analisi sui Padri della Chiesa, cercando di entrare passo
dopo passo nel suo infinito pensare e nel suo amore incondizionato per
l’umanita e la Madre Chiesa.
Mi sento fortemente colpevole poiché anch’io nel passato mi sono lasciata sviare
da interpretazioni giornalistiche dei suoi detrattori che purtroppo sono stati
e sono tuttora tanti.
Soprattutto agli inizi del suo pontificato, non lo ho
amato abbastanza, perdendomi così l’occasione di percorrere con maggiore
coscienza e rigore la strada di Dio.
Ecco quello che Egli ha voluto insegnarci e credo che sostanzia il suo
pontificato: il suo magistero fu ed è la strada che porta a Dio, è
bello avere Dio come sicuro obiettivo e compagno nello scalpiccio
accidentato delle nostre strade.
In seguito, leggendolo in molte sue pieghe biografiche scopro
che era un appassionato della musica, della poesia e dell’arte e in molti
passaggi delle sue analisi teologiche e teologali ritiene che anche
questo sia un modo per rimanere vicini alla bellezza di Dio, anche la poesia,
la musica e l’arte sono strade della catechesi che portano a Dio.
Nella serie di catechesi sui Padri della Chiesa egli ci ricorda che molti
di questi padri amarono la musica da Romano Il Melode[1] a Sant’Ambrogio , a San Tommaso, a
san Giovanni della Croce.
Io stesso ho constatato di quanto la musica e i canti religiosi facciano
parte di tutta la liturgia e della catechesi della chiesa. Ricordo come se
fosse oggi un viaggio scolastico con i miei alunni all’
Abbazia di Montecassino. La visita era naturalmente prenotata eravamo lì per
una mostra di incunabuli allestita nella biblioteca. [2] I monaci appena
mettemmo piedi nel monastero ci accolsero con canti e musica gregoriana, non li
vedevamo, ma io provai in me l’incanto di essere in Paradiso. Anche
in luoghi meno famosi come nell’Abbazia di Santa Maria del Colle a Lenola dove
c’è un coro da fare invidia a quello di San Pietro, i canti sono tutti in
latino (come era desiderio di Benedetto XVI ) sono tuttora qualcosa di sublime,
di non raccontabile con parola umana, poiché anch’essi sono testimonianza della
bellezza di Dio. E forse che Benedetto XVI non ci illumini dicendoci di
allontanarci dalla volgarità del vivere, dall’approssimazione dei costumi,
dalla bestemmia, da ogni perdizione della propria coscienza e non ci inviti a
riflettere sulla nostra società superficiale e narcisista.
I suoi detrattori hanno avuto molto da dire anche su queste parole.
Forse che non sia vero che per credere e amare la parola di Dio sia
necessario rigore, passione, rispetto delle regole della chiesa e dell’uomo,
dell’ambiente?
Non credo che questo e, non solo questo, sia rigorismo, o peggio ancora
conservatorismo.
Le molte critiche che sono piovute su di Lui, soprattutto dalla Germania e
dall’America, come le accuse di poco rigore nella lotta alla pedofilia, gli
avranno provocato non poca sofferenza. Eppure le leggi più severe nel trattare
questo miasma sono state scritte e dettate sotto il suo pontificato
e alle quali lo stesso Francesco si sta attenendo con coraggio, dolore, e
forza.
Quello che più vale e lo mette in stretta vicinanza a Pietro da
Morrone è il suo insegnamento: l’invito a pregare, a incontrare Dio
ogni giorno nell’ostia consacrata. Egli ci insegna come farlo: la
preghiera è un mezzo meraviglioso per mettersi in contatto con Dio.
Pregare, pregare, pregare.
E’ questo l’insegnamento più determinante della sua fede che lo accomuna al
suo Fratello di sangue San Pietro Confessore- Papa Celestino V.
Nella serie delle catechesi sui Padri della Chiesa,[3] e in opere prestigiose di
meravigliosa e facile lettura[4]vorrei ricordare con le parole di
Benedetto Romano il Melode, nato verso il 490 a Emesa (oggi Homs) in Siria.
Teologo, poeta e compositore, “appartiene alla grande schiera dei teologi che
hanno trasformato la teologia in poesia”. Pensiamo anche al suo compatriota,
sant’Efrem di Siria, vissuto duecento anni prima di lui. Ma
meditiamo anche su teologi dell’Occidente, come
sant’Ambrogio, i cui inni sono ancora oggi parte della nostra liturgia e
toccano l’anima; o a un teologo, a un pensatore di grande vigore, come san
Tommaso,[5] che ci ha donato gli inni della
Festa del Corpus Domini; pensiamo a san Giovanni della Croce[6](1542-1591) che oltre la dolce musicalità
delle sue opere accompagnate dal suono dell’organo, di infinita bellezza sono
il “Canto spirituale” e “Il mistero dell’unione” fu un grande riformatore e
chiese come Benedetto XVI maggior rigore alla Chiesa. Con Santa Teresa Davila
il Doctor mYsticus, gigante della fede, operò una grande riforma della chiesa,
soprattutto in Spagna fu Santo, ma anche musicista e poeta “La notte
scura”, e dunque il suo operare, furono un esempio chiaro
di questa fusione tra teologia e poesia. Scelse e amò la
vergine del Carmelo e fu carmelitano. Non è un caso che il Papa Emerito o citi
come espressione di bellezza della chiesa cattolica.
La fede è amore e perciò crea poesia e crea musica. La fede è gioia, perciò
crea bellezza.
Anche gli inni liturgici sono una forma di catechesi , infatti ab origine
erano solo questi. Romano resta nella storia come uno dei più rappresentativi
autori di inni liturgici. L’omelia era allora, per i fedeli, l’occasione
praticamente unica d’istruzione catechetica. Romano si pone così come testimone
eminente del sentimento religioso della sua epoca, ma anche di un modo vivace e
originale di catechesi. Attraverso le sue composizioni possiamo renderci conto
della creatività di questa forma di catechesi, della creatività del pensiero
teologico, dell’estetica e dell’innografia sacra di quel tempo. Il luogo in cui
Romano predicava era un santuario di periferia di Costantinopoli: egli saliva
all’ambone posto al centro della chiesa e parlava alla comunità ricorrendo ad
una messinscena piuttosto dispendiosa: utilizzava raffigurazioni murali o icone
disposte sull’ambone e ricorreva anche al dialogo. Le sue erano omelie metriche
cantate, dette "contaci" (kontákia). Il termine kontákion,
"piccola verga", pare rinviare al bastoncino attorno al quale si
avvolgeva il rotolo di un manoscritto liturgico o di altra specie.
I kontákia giunti a noi sotto
Da questo contatto del cuore con la Verità che è Amore nasce la cultura, è
nata tutta la grande cultura cristiana. E se la fede rimane viva, anche
quest’eredità culturale non diventa una cosa morta, ma rimane viva e presente.
Le icone, le grandi chiese costruite dall’uomo in onore di Dio, di Cristo e
della Vergine sono pagine bellissime ed eterne della storia del Cristianesimo
parlano anche oggi al cuore dei credenti, non sono cose del passato. Le
cattedrali non sono monumenti medievali, ma case di vita, dove ci sentiamo
"a casa": incontriamo Dio e ci incontriamo.[7]
Poesia e teologia
Fondare la nostra vita su Gesù
e sulla salda roccia della sua Parola
Noi siamo un fiume solo
se uno ha peccato
tutti siamo feriti.
Invece il cielo gli agnelli i prati
sempre fedeli a compiere lo stesso mistero
inesauribile di riti novelli.
E’ Dio che in essi fiorisce,
si espande, dilaga
e poi ritorna a fiorire.
Dove sarà mai paradiso
Fuori di questa unione divenuta cosciente?
Questo solo è peccato,
origine di ogni altro errare:
il non aver saputo che la terra è di Dio.
Ed egli è nel cuore delle cerve[8]
Egli è nel cuore delle cerve»[9] con un verso solo siamo proiettati nell’orizzonte dei
testi biblici nel dolce cantare di San Francesco, di David Maria Turoldo e,
perché non pensare anche alla Ginestra del Leopardi dove la fusione della
natura e l’uomo è senza precedenti per la potenza delle immagini e della parola
poetica? Questi poeti sono i protagonisti soprattutto della
Catechesi di Papa Francesco: ogni giorno ci invita alla pace, ogni giorno ci
prega di rispettare e amare la natura. La salvaguardia della natura è nella
dottrina cristiana occupa un posto primordiale potremmo dire al pari della
Pace.
L’uomo che distrugge il prossimo e annienta la natura
si mette sul piano dei demoni. Ma ritornando al grande teologo egli ci insegna
che la poesia può raccontare l’odore della terra, il senso della vita spesa al
servizio di Cristo.
Mi sono interrogata più volte su quanto abbia sofferto
Benedetto XVI che inquieto cercava l’odore del pane, il canto che
annunciava la parola di Dio e le bianche betulle che lente cantavano
gli inni alla madre di Dio, pregando per questo mondo che spesso ci disonora,
una società che voleva la morte di Dio, divorata dal super ego il
cui unico terribile desiderio era ed è sopraffare il prossimo. Aveva già
previsto nei suoi scritti l’orrore delle guerra che stiamo vivendo, mi
riferisco alla carneficina dell’Ucraina e della striscia di Gaza: perpetrando
la condotta dell’individualismo, l’azzeramento del “Noi” al quale tanto teneva
il Pontefice, da soli non si costruisce il bene, non c’è futuro per l’uomo. La
chiesa cattolica ha la sua forza e il suo fondamento nell’amore per
il prossimo e la catechesi di papa Francesco è una preghiera
quotidiana sull’accoglienza dei poveri e degli emigrati. Cosi
Bendetto XVI:i suoi scritti non sono solo estensione della
preghiera, visione del Padre, il candore della colomba che annunzia la
resurrezione, Egli aveva occhi bene aperti sul mondo sapeva che a grandi passi
ci si avviava verso il precipizio, ha tentato invano di fermarci, di riflettere
sul nostro operato. E la sua voce flebile , quasi un sussurro ancora
ci invita, ci supplica a cambiare strada, scegliere la via della
fede, accostarsi a Dio, immergerci nella purezza dei Santi. Questo è anche l’appello
quotidiano anche di Papa Francesco. Guai all’uomo se non ci fosse la chiesa e i
suoi santi e i pastori saremmo ancora di più un popolo di disperati, se solo
guardiamo alle dottrine marxiste che avevano cancellato Dio dal
cuore degli uomini, ci accorgiamo di popoli che comunque cercavano Dio. Ricordo
in un mio viaggio risalente al 1973, anzi in un lungo soggiorno a Dubrovnik ,
avevo una collana con un piccolo crocifisso al collo, molti lo guardavano con
dolore, poiché a loro era vietato.[10]
La parola profetica è poesia.
La voce di Benedetto è una voce di preghiera, ma
è anche una voce di denuncia del presente che non conosce
la “sacralità “della vita, né quella di Dio.
C’è in Lui un impulso irrefrenabile a cambiare la
storia a legarci alle nostre origini cristiane ad avere come maestri i grandi
Padri della chiesa.
La non quiete, il volgare trasformismo non fa
altro che creare il caos e dunque la morte.
Non c’è utopia né pensiero puramente astratto
nell’opera di Benedetto, ma la totale fiducia in Dio e nella Chiesa e
nell’uomo.
La chiesa di Dio deve strappare l’uomo al suo inferno,
aprire varchi verso l’amore di Cristo, bere a quella croce del mistero della
vita e della morte e risorgere, riportarci sul colle dove il
sole sta sorgendo e nel silenzio della preghiera ascoltare la natura
e bere ai ruscelli cristallini dell’onestà, del rispetto per i fratelli.
Salire sulla collina dove il sole non tramonta.
La fede è verità e trova le sue radici ricche di linfa
vitale nell’amore. “Non ho mai saputo accettare questa “civiltà”: la civiltà
dello scialo, del consumo, delle magnifiche sorti e progressive che sono, al
contrario, una marcia verso la morte più che verso la vita. Questi sono temi,
per me, che costituiscono veramente uno stato di provocazione continua: da qui
nascono il mio grido, la mia denuncia, la possibilità di farsi sentire come
voce che condanna o annuncia”. [11]
Non basta denunciare il presente anarchico e corrotto,
ma occorre insegnare all’uomo che non è ideatore solo di mostri, di orrore, ma
anche di rifulgere raggiante accanto a Dio e ai suoi
angeli. “Bisogna che l’uomo riconosca la sua sconfitta;
gridare forte che questa non è una civiltà umana; che la tecnica e la stessa
scienza sono, per ora, nella norma più estesa, le assi della cassa da morto
dell’uomo”.[12]
Benedetto XVI ritiene che la ragione non è
solo la maestra delle scienze, la ragione fa parte della teologia è elemento
determinante, essa non è la regina di due mondi diversi, ma di due mondi che si
appartengono. E’ di chi dissente e perciò è rifiutato in quanto sovvertitore.
E ritorna meravigliosa nella sua vita e nei suoi
scritti l’immagine di Gesù crocifisso,[13] bellissima
la testimonianza a Vienna nel 2007 sul crocifisso del Duomo
di Sarzana, nell’abbazia di
Heiligenkreuz poté ammirarne la copia : “Gli occhi di Cristo sono lo
sguardo del Dio che ama. Questo sguardo si volge ad ogni uomo. Il Signore,
infatti, guarda nel cuore di ciascuno di noi”
Foto di Falconio Alberto.
A confermare questo delirio di bellezza e santità ci
sono meravigliose fotografie dell'Artista Falconio Alberto anch'esse
testimoniano la storia di "Due Soli della chiesa." L'Editore
Gangemi ha contribuito a
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