Edizioni del Centro Dorso Avellino |
PREFAZIONE
Attilio Marinari (Montella, 9 luglio 1923 – Roma, 11 febbraio 2000) dà alla sua vicenda umana e intellettuale una coerente e lucida curvatura ideale, che si costituisce sulla cifra dell’assunzione di responsabilità laboriosa e critica alla costruzione di una nuova società e di nuove prospettive intellettuali controllate razionalmente e legittimate dall’esigenza di cambiamenti laici e democratici della realtà. Proveniente da ambiente sociale modesto, ottiene brillanti risultati negli studi, pur incalzato da materiali difficoltà. Laureato in lettere, è docente, quindi preside in vari licei dal 1961 al 1989, anno di pensionamento. Tiene dei corsi all’Università di Salerno, ma non ottiene formale cittadinanza nel mondo accademico, “per le contradizion che nol consente” che non umilia chi ne è vittima, ma torna a disdoro delle istituzioni. Il meglio di Attilio è nella sua scarnificante e irriducibile intelligenza, negli studi condotti con impegno etico-politico, nelle pratiche politiche e didattiche realizzate come programmi mentali. Della figura e dell’opera di Marinari, il quaderno ricostruisce, per sfaccettature, per squarci, per velature memoriali, per documentazioni, il fondamentale reticolo.
Nella prima sezione, due eccezionali compagni di scuola, Antonio Maccanico e Antonio La Penna, danno delle preziose testimonianze, per perentori asterischi il primo, per suggerimenti di orizzonti generali il secondo.
La seconda sezione raccoglie quattro decisive comunicazioni, rispettivamente di Carlo Muscetta, Nino Borsellino, Achille Tartaro, Dante Della Terza, tenute in una giornata di ricordo presso il liceo “Mamiani” di Roma (9 maggio 2000): basterebbero già questi quattro testi a dare riscontro dell’alto profilo di Marinari come intellettuale.
La terza sezione contiene documenti e interventi del seminario svoltosi ad Avellino, presso la Biblioteca provinciale il 26 maggio 2000, dal titolo “La filologia come vita”: un essenziale telegramma di Nicola Mancino, un colloquiale fax di Walter Veltroni, un affettuoso tracciato di Anna Maria Carpenito Vetrano, una comunicazione tra amici sericamente smorzata di Gennaro Bianco sull’impegno politico e intellettuale di Marinari, una ricognizione di Ugo Piscopo sull’ampiezza e lo spessore degli studi di Marinari dedicati a Vincenzo Padula.
Nella quarta sezione, attraverso il ricordo di Giovanni Pionati, di Aurelio Benevento, di Giuseppe D’Errico, di Giuseppe Marano, di Mario Garofalo, il discorso, pur intersecandosi, si arricchisce di dettagli e suggestioni confirmatori e probatori del decoro, se non del carisma, e del vigore intellettuale di Attilio.
La penultima sezione offre tre tracciati inediti, scritti dall’autore su se stesso, che daranno certamente spunto di riflessione e di interrogazione agli studiosi.
La bibliografia, che segue i tre tracciati, ammette perfezionamenti e integrazioni, intanto costituisce una griglia fondamentale.
Chiudono il quaderno luminose pagine di Marinari, stralciate da opere pubblicate.
Napoli, 13 giugno 2001
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