R. proprio nella tipologia del dire, del dialogo o del suo allontanamento in termini concreti dalla cultura sta la sua risposta. La gioventù di oggi, è vero, non è affatto aliena alla Poesia, come si potrebbe supporre. Proprio in una situazione che incombe drammaticamente sulle spalle della loro generazione, il fattore poesia ne rappresenta antropologicamente il transito difficile e spesso ingrato. I giovani forse, più degli adulti, sanno bene che vi è un divario tra il passato e il presente, e vi sarà un ulteriore scollamento anche nel futuro, perciò si avvicinano alla Poesia come a qualcosa che intimamente assolve e momentaneamente lenisce senza ulteriori afflizioni. La parola scritta è <Verbo>, ma è un linguaggio che sta nella prontezza della sua vocazione, della sua emotività, ne rappresenta i nuovi momenti, la nuova ironia, i simboli, le passioni, la fede nel futuro. Forse perciò la Poesia non li coglie impreparati, non ha bisogno di interloquire con altri, solo con se stessa. La poesia è il valore stesso del loro linguaggio che non si rivolge a nessun'altro, se non al rischio dell'emozione, dell'ispirazione. Perciò al momento attuale è un valore aggiunto: un simbolo che vuole transitare alla Storia
D: cosa ritiene che il poeta di oggi debba fare per introdursi in un mondo astratto e tendenzioso e conflittuale e incoerente come quello dell'oggi.
R: il poeta è una via di mezzo tra il suo ego più permissivo e il suo riscatto dalla solitudine e dal dubbio. All'uno si rivolge perché è tendenzialmente portato a intravedere i contorni dell'io narcisistico e più egoista, all'altro proprio nella funzione di un riscatto liberatorio e lenitorio.
In entrambi i casi il poeta è condannato alla solitudine e alla full immersion nel mondo, proprio perché avvertito e reso -testimonial- di un diverso modo di interpretare la vita, il poeta ne assorbe le asperità e attraverso la poesia induce le sue potenzialità espressive a rigenerasi e ad ossigenarsi.
D: in che modo il poeta si colloca nel mondo di oggi?
R: è una domanda difficile. Credo che, come la musica ha bisogno di armonia, il poeta ha bisogno di versi per sintonizzarsi col mondo. La sua matrice è sempre spiccatamente subliminale, quando scrive o si fa interprete di un'aspettativa molto precoce quale è l'occasione di esser(ci), qui e dove lo stabilisce l'avventura del poiein, spesso il luogo o il modo non sono necessariamente avvertiti. Quello che il poeta avverte nel profondo è il suo <io>, il suo fine soggettivo, ineludibile e sorprendentemente misterioso, un richiamo quasi all'altrove, infatti per il poeta la poesia non à mai nei paraggi è sempre oltre il recinto, oltre l'ostacolo, lontano da se stesso.
D. Lei è scrittrice bene affermata, conosciuta. In quale ruolo si ritrova a collegarsi, sono state le occasioni a renderla interessante? oppure, ha determinato la sua pagina poetica una sorta di significazione interiore che l'ha spinta alla ricerca di sé?
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