Castello Miramare di Formia
UMANO, TROPPO UMANO
Nota di
Silvano CUCINIELLO
La serata-evento, organizzata nelle sale del Castello Miramare, è una straordinaria opportunità di vivere, in un’unica esperienza sinestetica, gli ultimi approdi della ricerca artistica di Giuseppe Supino, in pittura, e di Carmen Moscariello, in poesia.
Le loro opere sono qui accomunate da una analoga spinta motivazionale, che muove dalla dimensione umana – fa anzi i conti con i suoi aspetti ‘troppo umani’ –, per andare oltre, per dar vita, attraverso l’arte, a una nuova umanità, trasfigurando e sublimando, piuttosto che annullarla, ogni negatività dell’esistenza.
La cifra distintiva del loro profilo intellettuale e artistico va individuata innanzitutto nella loro tensione all’autodeterminazione, perché, solo compiendo fino in fondo il percorso di emancipazione dai limiti materiali e dai condizionamenti culturali, essi si sentono spiriti liberi, si alleggeriscono dei fardelli e delle catene che imprigionano la loro creatività, offrono nuove possibilità esistenziali, riconciliano con la vita e rendono desiderabile una realtà altrimenti spregevole.
Lungi, però, dall’esaurirsi nei confini della condizione terrena, pur proiettata da entrambi verso una vertiginosa elevazione spirituale, Supino e Moscariello sentono profondamente l’inquietudine e il malessere della nostalgia, non tanto nella forma del doloroso desiderio di ritorno ad una precedente dimensione idealizzata di felicità, quanto piuttosto in quella di inesauribile spinta all’autosuperamento, di vago anelito verso un orizzonte indefinito, di intensa ricerca volta ad attingere l’assoluto nella vita e nell’arte.
Nella sua recente opera pittorica, selezionata per la serata, Giuseppe Supino rende viva e pulsante questa sua ricerca, aprendosi a sempre nuovi slanci creativi e facendo emergere la straordinaria sintonia della sua sensibilità con una natura e un’umanità, semplici ed insieme eleganti, caratterizzate dalla compostezza delle figure, dall’equilibrio delle composizioni, dall’armonia delle forme e dei colori, su cui domina potente e pura la luce, quale produttrice di senso e animatrice della vita quotidiana e universale.
Carmen Moscariello presenta, a sua volta, una nuova sfida del suo itinerario esistenziale e artistico, scegliendo la forma teatrale, di cui i versi esaltano la potenza espressiva e animano la drammaticità, per confrontarsi con il suo doppio bruniano, rivendicando per lui il riscatto sempre attuale dello spirito libero e per sé, anche a dispetto di certo misoginismo del nolano, la dignità di donna e di poeta, nell’intento di proiettarsi, con coraggiosa passionalità, oltre i limiti della miseria umana.
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