venerdì 20 aprile 2012

Relazione e note del Professore Onorevole Aldo Masullo su "Giordano Bruno Sorgente di fuoco" di Carmen Moscariello

Di Barbara Vellucci

Il Prof Aldo Masullo è una grande personalità del mondo della cultura e in particolare della Filosofia. Tre volte parlamentare nel partito comunista, come parlamentare europeo ha lavorato con Nilde Iotti nella commissione legale; ha fatto parte tra l’altro della commissione per l’istruzione pubblica e i beni culturali, ha inciso profondamente  quando in aula sono stati discussi i disegni di legge relativi ai temi quali l’ergastolo e la procreazione assistita. Ha diretto per due mandati il nuovo dipartimento di Studi filosofici dell’università di Napoli. Grande studioso di Husserl, ha analizzato i grandi modelli idealistici e fenomenologici della soggettività, approfondendo il ruolo dell’intersoggettività.

E’ anche uno dei più importanti e riconosciuti  esperti della filosofia bruniana, come relatore insieme al Poeta Ugo Piscopo, un altro insigne nome della cultura italiana , ha analizzato il dramma lirico Giordano Bruno Sorgente di fuoco  della Moscariello.

Partendo dalle metafore iniziali del dramma, grottesche e demenziali, in cui la scrittrice trasforma in osceni animali i responsabili di un mondo fiaccato dalla corruzione e dalle perversioni. Le parole dell’opera viaggiano su lame affilate e colpiscono senza misericordia, né il potente di turno può liberare i dannati della vita dalla tortura in cui la maga Circe li ha imprigionati.  O meglio, il signore potente li libera dalla prigionia della maga, ma non dall’essere animali (Maiali, asini e scrofe), quelli, afferma Masullo, non sono diventati animali, lo erano per il loro malvagio operare. Il proemio racconta il tormento della morte dell’uomo che porta al nulla e quindi, anche all’annullamento della memoria. Il filosofo incalza, osservando che nel dramma in versi della Moscariello la solitudine dell’uomo è corretta dalla memoria, che è nei versi straordinaria energia aggressiva.

Dall’opera si evince che per ciò che attiene l’interpretazione della Chiesa del pensiero di Bruno, ancora oggi essa rimpicciolisce il grande filosofo, poiché il pensiero filosofico  del Nolano non è il suo contendere con la chiesa, ma il suo contendere  con un mondo che andava scomparendo. L’infinito temporale di Bruno non ha bisogno del perdono della chiesa che giammai ha riconosciuto le teorie di Bruno, né che lei ha sbagliato.

I tre atti testimoniano come fosse non sostenibile l’accusa della chiesa e la condanna al rogo, né la tesi  che voleva al centro dell’universo la terra.

 Questo testo afferma il professor Masullo “è all’insegna del fuoco, in cui la parola è incandescente, nell’incandescenza del pensiero, questa incandescenza viene partecipata dalla poetessa” Il Poeta Ugo Piscopo anch’egli un creativo della parola e del pensiero tra i più amati e colti del diorama  odierno, nonché curatore della postfazione del testo, con Aniello Montano (prefazione al libro) e Ninnj Di Stefano Busà, ha ragione secondo il Professor Masullo, quando sostiene che Bruno è colui che padroneggia più lingue e che quando scrive ha una scrittura matematica che prende da più parti. Il plurilinguismo del suo pensiero si concretizza nello scontro tra i dotti professori inglesi  e Giordano Bruno, scontro raccontato nel II atto. Qui il filosofo nolano  difenderà le sue convinzioni relative agli infiniti mondi e che la terra è solo una particella marginale dell’universo. La tesi infinitistica si intreccia con considerazioni di carattere filosofico ,critico e considerazioni di carattere poetico- letterario.

“ Si coglie come questo lavoro, in qualche modo sia nel suo diritto molto fedele al suo titolo “Sorgente di fuoco” è l’espressione con cui Carmen Moscariello nello stesso titolo parla di se stessa. E’ essa stessa “Sorgente di fuoco”, tutta l’opera è all’insegna dell’energia che proviene da un’anima libera, ribelle ad ogni mistificazione ed a ogni volgare camuffamento dell’uomo. Il pensiero di Bruno, la sua scelta della morte al rogo si avverte fin dai primi versi, il grande nolano sa quale destino lo attende e gli va incontro senza timore alcuno.” La capacità di sintesi della scrittura poetica sostituisce decine di anni di lezione per illustrare la filosofia bruniana”, invece l’incandescenza della scrittura  partecipa immediatamente  le atmosfere del tempo e i personaggi che incarnano la storia, dal Bellarmino, a Campanella.. L’incandescenza del pensiero è avvertibile in tutta l’opera, viene partecipata passionariamente. E’ la poesia della Moscariello e della poesia in genere quel mezzo che meglio fa avvertire e comprendere questi grandi momenti dell’umanità in cui avvengono le fratture, nasce così una poesia che non può essere se non di carattere drammatico, tutti i personaggi dell’opera sono portatori di una loro forza, perché un personaggio come Bruno non può essere che  un personaggio teatrale.”

Il teatro dell’umanità è quello che Carmen Moscariello ha espresso con la sua modalità poetica, ponendo al centro della sua opera  questa straordinaria figura di Bruno che si pone come frattura tra tutto il passato e l’intero futuro.

Allora, dice il professor Masullo, “noi abbiamo questo testo sul quale bisognerebbe soffermarsi a lungo, singolare è il dialogo tra Giordano Bruno e la Donna-Poeta che fa per così dire da introito al dramma: La Donna-Poeta si misura con Giordano Bruno  e qui è da notate  un pizzico di polemica femminista  contro il maschilista Bruno, il quale per quanto sia distruttore- innovatore,  pecca di qualche malattia del suo tempo,la malattia maschilistica , perché se l’ordine del mondo è gerarchico, l’ordine del mondo non può essere se non di vari gradi , ma di gradi tutti occupati da maschi.” Bruno ha un senso di prudenza nei riguardi dell’essere femminile, come se voglia stare ad una certa distanza. Nel film su Giordano Bruno di Giuliano Montaldo (1973) c’è un passaggio in una scena in cui viene rappresentato Bruno in una camera da letto di una bellissima donna veneziana(Fosca, interpretata da Charlotte Rampling) e Bruno(Gian Maria Volonté)  in posizione verticale che indifferente alla nudità di Fosca,  spiega  la sua teoria degli infiniti  mondi. Una forma di misoginismo signorile, del maschio che non stima molto l’intelligenza della donna, in fondo se la donna parla o non parla, non conta.

Il testo della Moscariello, secondo Masullo è anche una vendetta contro il maschilistica Bruno, però è una vendetta che si risolve in una specie d’abbraccio: mentre per metà i due si ingiuriano a vicenda, si contestano le opposte posizioni, poi a un certo punto la scena  cambia di tono nei riguardi della donna, quando lei dice: “ ho sperimentato anch’io, seppur donna,  l’ascensione al monte Ventoso,e di quanto l’universo accenda il nostro cuore.”

“Bruno subito abbocca all’esca”.

Il maschilista Bruno riconosce in questa donna qualcosa che sente solidale e con empito accoglie il principio che l’infinito è dentro di noi,quindi anche nella Donna –Poeta, seppur  con grande tenerezza, dice:” però sei donna.”
Nella parte finale c’è la chiave dell’intera opera di Carmen dove sostiene che per essere liberi è necessario un coraggio inaudito e “il mio mondo è peggiore di quello che  ti bruciò”E’un dramma nel quale il filo conduttore è il contrastotra il tartufiamo di una società malata e corrotta e l’empito delle anime libere che aspirano all’infinito.

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