L’arcisenso.
Dialettica della
solitudine. Opera di Aldo Masullo Quodlibet Studio.
Rilettura di
Carmen Moscariello
Il vero
senso della vita
“L’Arcisenso”
è un viaggio che pone come uno dei suoi
obiettivi quello di sfuggire all’esilio
della coscienza dall’’uomo, è l’ascensione della bellezza, è il segnale di
liberazione della terra dall’orrore della sua fine. L’Emerito Professore
Masullo in un percorso trepidante ci conduce all’incontro di un silenzio metafisico che si traduce in un
‘attenzione strenua alla vitalità della coscienza, a un incontro del sé nella
sua più alta bellezza e solidarietà. L’epicentro dell’opera è un girasole che
vuole portare la luce là dove le tenebre potrebbero divorare il mondo. L’occhio
del filosofo scruta attento l’esterno e l’interno dell’uomo e procede per riordinare
la storia, concentrando la sua analisi su aspetti fondamentali del percorso
umano. Sgomitola con lemmi esplicativi
le categorie della vita, partendo dalla paticità (L’intoccabile tocco) ossia
dalla tensione emotiva del sé che permette all’uomo di sentire nel più profondo,
prosegue con il dolore (La scelta di Chirone), la solitudine (Leopardi, sentire
corporalmente il pensiero), il silenzio (L’”indecenza della parola”), la
Sapienza, (Nel relativo è la salvezza),
La Grazia (Il repentino della poesia). Rimane fondamentale al suo pensiero
l’intersoggettività, ma in quest’opera il Perturbante va molto oltre, il suo pensiero filosofico
così frenetico di analisi e riflessioni è, qui, percorso da incommensurata
umanità: quasi padre che prende per mano i suoi figli perché non si perdano: se gli alberi non fossero /e tutto il mondo
muto delle cose/che accompagna il mio viver sulla terra,/ io penso che morrei di solitudine/Or questo
camminare tra gli estranei/questo vuoto d’intorno m’impaura/e la certezza che
sarà per sempre./ Ma restan gli occhi crudelmente asciutti. Questi
endecasillabi di Camillo Sbarbaro ci
mettono di fronte a quanto sia grande la separazione tra gli uomini, cosa
ampiamente analizzata, quasi spolpata dal Professor Masullo, perché nulla venga lasciato al caso, ma il
filosofo va oltre il poeta, la sua grande
sfida è stata e rimane l’urgenza di espiantare
il gelo che esiste tra gli uomini, gelo che si trasforma in violenza, guerra,
bestemmia. Per farci comprendere ancor meglio il Professor Masullo si serve per le sue esplicazioni di alcuni versi dell’inconfondibile amato
Fernando Pessoa che ci descrive gli ultimi attimi di un condannato a morte: C’era una rapida storia /nello sguardo che
ha fine…/Bella donna della memoria …/E con la benda annodata , /quella improvvisa pressione/ gli ricorda il gesto e quando
egli lieve,/ di dietro il viso e l’altra mano/pose su quegli stessi occhi.
Breve/quando stava così nel silenzio. La proposta dei versi di Pessoa
serve a meglio introdurci nella paticità,
per portarci in una codificazione del repentino rappresentato nei versi di Pessoa da quella lieve carezza sugli occhi che fa
ricordare al condannato, la carezza ricevuta da una donna, un fatto, forse
lontanissimo e che niente ha a che fare con quanto sta accadendo . ….il repentino che ci “toglie terreno sotto i
piedi”, e ci “fa precipitare, fa crollare il presente ma non il suo corredo di
futuro pedissequo, che in un modo o nell’altro riprenderà il suo inveterato
passo interrotto. All’opposto, quel repentino che nell’eternità dell’istante innalza
“al settimo cielo”, sul limite del tempo e del determinismo causale, come in un
lampo fa intravedere un’altra via, tutt’altra da quella finora percorsa… la
grazia è repentino irrompere liberatorio nella vita degli uomini. Vengono da
essa distrutte pigre resistenze e spazzate via ingombranti macerie: si annuncia
finalmente non impossibile che una nuova libertà vinca la necessità
dell’ossessivo ripetersi. Di autentica bellezza ed eleganza sono queste
pagine del Perturbane come pure quelle dedicate
alla Poesia che altro non è se non la Grazia, una strada importante che ci fa
sentire la nostra coscienza, le nostre emozioni, ci permette di arrivare
all’epicentro del vivere, lontani dalle seduzioni e dagli inganni, ci fa accedere all’l’Arcisenso, ossia al vero
autentico senso della vita, una vita lontana dalla superficialità, non
abbrutita dagli egoismi, che la
coscienza vibri in noi come una scossa
elettrica che ci riporti alla luce. Il repentino e il lungo meditato guardarsi dentro
di sé in ore di approfondito silenzio, ore di solitudine che si traducono in colloquio
con se stessi e con il prossimo, tese
alla riconquista del sé e del prossimo sulla
tastiera del bello, dell’onesto, della pace, se non della felicità. In verità
Aldo Masullo usa quest’ultimo termine
con molta parsimonia, il suo pensiero in eterno movimento tende verso questo Infinito che è il sentire e
toccare l’anima, rinascere ogni ora e
vivere la nitidezza dell’universo. Il libro ha tanti percorsi, il suo studio ci
permette di inoltrarci in un bosco tenebroso e poi pian piano scoprire gli itinerari del pensiero che ci portano a
percorrere la strada del pensiero pensante
che si trasforma in luce, ci libera permettendoci di ascoltare tutte le forze che vanno a definire
una sinfonia d’archi, una narrazione in poesia della filosofia, un liberarsi
dalle paure e ascoltare la propria unicità, scansando i totalitarismi e la
massificazione del sé. Non a caso la
presentazione dell’opera, avvenuta presso la Feltrinelli di Piazza dei Martiri
a Napoli è stata nelle sue strutture, finanche negli aspetti stilisti formali
rielaborata da grandi professori, quasi tutti discepoli del Perturbante. La vita,
l’opera, il pensiero di Masullo si concretizzano nell’esempio della sua vita,
instancabile pronto a lavorare per gli amici che stima, a mettere il suo pensiero e la sua arte
educativa al servizio di chi vuole
apprendere il vero, autentico in ogni sua manifestazione umana e di pensiero:
tutti lo amano, non a caso, per molti di noi Egli è fonte inesauribile di
bellezza e speranza. Il pubblico (la sala della Feltrinelli straripava) lo ha acclamato con amore, riconoscente di tutto
quello che ha dato e che ancora darà (questa è l’ottava opera pubblicata dal giorno del suo pensionamento).L’ incontro
ha avuto come suo protagonista anche il
dolore che nel suo dinamismo è superabile e nel contempo insuperabile, perché
si ripropone in veste sempre diversa sui
binari del tempo che intanto ha valore solo se interpretato nel “Sé”. Alla rabbia del tempo, del nostro tempo in
particolare nello scontro dell’uomo contro l’uomo, fenomeno sempre più doloroso
e invadente, il prof. Aldo Masullo contrappone la ricerca e la ricchezza di una
vita interiore da trovare nel silenzio dell’anima e nel rapporto costruttivo
con il prossimo. Rapporto che non deve essere un vuoto ciarlare, ma pensare
insieme per trovare e percorrere la strada della verità. Il percorso della filosofia non è altro che rispondere al bisogno di
chiarezza, aiutata nell’esplicare il valore dell’Arcisenso dalla poesia che
permette alla tragedia del vivere di trasformarsi in gioia di vivere.
Importante è la società in cui l’individuo cresce, il Prof la distingue in
società calda e società fredda. Crescere in una società calda dove l’individuo
è tenuto in conto per la sua umanità e cultura, è curato e coccolato, dove i
sentimenti sono espressi nella loro pienezza, onestà, bellezza è un presupposto
per stare bene con se stessi e con gli altri un inizio di cambiamento dove si
possa finalmente vivere non distrutti dall’ansia di essere o di possedere. Non
che sia facile dare vita a una coscienza
armonica, bisogna non far spegnere mai l’urgenza della vita, ella deve avere
sempre un senso costruttivo, l’uomo d’intelletto, colui che conosce la strada del sé che è
strada di conoscenza e analisi non può che dare, donare agli altri. La mente
patisce il proprio essere, patire significa sentire il proprio essere e approdare all’Arcisenso che è capacità di ascoltare e amare
se stessi, ma anche rispettare e aiutare l’altro uomo. In questa strada di
chiarezza si immette la poesia che è grazia, pagine intense sono dedicate al
Leopardi, il grande poeta patisce il senso di sé e nel contempo patisce per i
suoi simili. Nella tensione verso il sé l’uomo si magnifica, diminuisce le sue
sofferenze e fa in modo che diminuiscano anche le sofferenze degli altri
uomini. La precarietà delle cose, la mutevolezza dell’essere , “non ci si può
bagnare due volte nella stessa acqua” l’insicurezza dell’essere portano l’uomo
ad inabissarsi, a sperimentare la precarietà come dolore e non senso, “la
coscienza diviene così contingenza straripata”.(Emmanuel Lévinas,
L’evasione1984).Empedocle stesso suggerisce
la conclusione appropriata. Egli chiama Grazia “ l’amica delle Muse”. Il luogo
della grazia non è pratico, cioè teologico, o giuridico, o politico, o etico, bensì
puramente estetico. E’ la bellezza, proiezione oggettiva della poeticità. In un
recentissimo libro autobiografico, una giovane coppia di ipertecnici informatici
narra l’avventura vissuta. L’uomo, investito da una traumatica diagnosi di
cancro al cervello, un giorno, repentinamente, decide di lottare e chiede alla
compagna di aiutarlo a rasarsi, alla maniera punk, come un guerriero moicano. Lei
ora scrive, la parola del repentino che innalza: Quel giorno qualcosa è
cambiato. Eravamo stati investiti dall’onda fortissima della malattia, e dal fondo
iniziavamo a risalire verso la superfice…Una consapevolezza si apriva nel mio
cuore: non la molle speranza di un lieto fine, ma la certezza che la bellezza
non ci avrebbe abbandonato. La stessa bellezza capace di sbocciare lì dentro
l’anonimo bagno di un ospedale.[1] Questo riferimento chiaro e intenso e le
altre molteplici motivazioni che nella
recinzione accorta rendono l’opera profondamente godibile e soprattutto ricca
di una umanità palpitante. Il pensiero del Professor Masullo, pur così logico, costruito stilema su
stilema per arrivare alla verità, ha un conturbante procedere su una linea di
confine che ci porta gradualmente su binari espressivi che ottengono quello
scuotimento e dritti nidificano nella nostra anima e ci rendono partecipi,
quasi un palcoscenico che si apra anche per noi per godere il più bello che la vita ci può sempre
donare in qualsiasi attimo inaspettatamente. Leggere quest’opera significa acquisire
maggiore consapevolezza per la propria vita, si sente dentro un vento mobilissimo
capace di scuotere gli uomini condannati
all’immobilismo o a una velleitaria “felicità”.(Pubblicato da Silarus, n. 317, maqggio-agosto 2018)
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