domenica 27 gennaio 2019

Lettera da Cuba- I cieli caraibici di Hemingway di Carmen Moscariello


Lettera da Cuba di Carmen Moscariello

I cieli caraibici di  Hemingway






“Siete una generazione perduta” :così la signora Gertrude Stein disse in The Sun  Also  Rises (Fiesta 1926). E, fu questo il cardine di tutta l’opera di Hemingway e di altri scrittori suoi contemporanei .Pound, Fitzegerald, Hemingway appartennero a questo buio senza stelle dell’epoca nuova che oltre al male e alla guerra sembra non regalasse e non regali più niente di buono all’umanità. Eppure, Hemingway sperduto nel buio ,andò alla ricerca esaltante della vita e dell’amore in quei paesi dove il mare, il cielo e le stelle potessero  ancora parlare al suo animo, già da tempo sull’orlo dell’abisso.

Ed ecco perché alla sua grinta di inviato di guerra ,a seguito della prima e della terza armata (1944-1945), incorpora la voglia di conoscere luoghi sempre nuovi ,incontaminati, lontani dalla civiltà del businesss, con nel sangue un flusso che rompeva le vene: la Cina, l’Africa, l’India, Cuba diventano luoghi dove la sua irrequietudine trova sfogo e la sua vena letteraria esplode nelle sue forme più alte, fino a portarlo, dopo l’incidente aereo in Africa (1954) al premio Nobel per la Letteratura(1954)   che non potrà ritirare personalmente proprio per i postumi dell’incidente.

Noi in un nostro soggiorno a Cuba abbiamo voluto inseguire i luoghi e le tracce di Hemingway, qui molto è rimasto di lui, il mare caraibico ci parla del suo amore per questa terra e del suo lungo soggiorno: tra le onde coralline e i barracuda che infidi arrivano fino a riva, il mito ha preso il posto della ricerca e dello studio attento del suo pensiero e delle sue opere. Nella “Riviste de Avance”, che accoglie la critica togata dell’isola ,il pensiero di Hemingway segue i ritmi afro-cubani , come se lo scrittore avesse avuto come impostazione artistica solo i luoghi caraibici. Tutto il popolo cubano considera Hemingway un cittadino dell’isola, nessuno ricorda che ere un americano, anche Castro lo amava molto. E la casa di Finca Viga è divenuta un museo da mostrare con orgoglio ai visitatori. Va riconosciuto a Casto che nell’antiamericanismo fortemente propagandato ha salvato la figura di Hemingway e quelle di straordinari pittori futuristi, impressionisti e surrealisti che risentono fortemente della cultura occidentale, come Wilfredo Lam, o Roul Martinez e Pedro Mariano Rodriguez.

Nella casa di Finca Viga l’autore dimorò per quasi venti anni, qui sotto il cielo dell’Havana bevve fiumi di cocktails, poi descritti nella loro composizione in molte sue opere ed articoli[1]: il rum carta blanca con mentuccia (hierbabuena),limon soda e ghiaccio, il cuba libra, mojito, il daiquiri, l’emingway si possono gustare in tutte le taberne dell’Avana, di Camaguey e di Santiago de Cuba e sentire nel cuore il grande demone raccontatoci da Hemingwaye di come la malinconia allenta i suoi lacci e lo faceva convolare a nozze per la terza volta con la giornalista Martha Gelhurn.

Tutto è rimasto intatto, la storia si è cristallizzata tra i colori meravigliosi dei pappagallini che ora abitano il silenzio della casa, essi  sono addetti ad accogliere gli ospiti con garbo . Anche il ricordo per Gregorio Fuentes , il protagonista de “Il vecchio e il mare (noi in altri viaggi l’abbiamo conosciuto di persona (1995), fu  grande amico dello scrittore con il suo sigaro e le rughe profonde, sembra di vederlo ancora fiutare il vento che viene dal mare. Chiedemmo, allora, volemmo sapere di quando usciva con lui sulla Pilar  e lo portava oltre la barriera corallina a vedere gli squali e i curiosi barracuda (le acque cubane ne ospitano molti, arrivano silenziosi tra le gambe dei bagnanti), La pilar ancora ormeggiata sulla spiaggia sembra che aspetti il suo padrone per rimettersi  in  mare; di fronte c’è l’oceano : immenso, inghiotte il cielo e la sabbia è morbida come talco di  leggero fumo di pensieri e di attese : ci incamminiamo verso il centro del villaggio, abitato da pochi pescatori e da tanti bambini, tutti scalzi, ma allegramente disegnano gli aironi rosa :- immobili corolle- sul canalone, con la penna (bene prezioso!) regalatagli dal turista di turno. Si apre all’improvviso una piazzetta che al centro ha un busto severo di  Hemingway con i baffi spazzolati. Di fronte si erge la nera fortezza di Cojamar . Da qui Hemingway scriveva i suoi pezzi , curava il divorzio dalla sua seconda moglie, si sposava con Martha, per divorziare subito dopo e sposare Mary Velsh.

Nelle cinque camere del cottage senza vetri alle finestre (come quasi tutte le case a Cuba) e l’ingresso senza porte si sente solo il rumore dei nostri passi sul legno del pavimento e il fruscio di microscopici pappagallini che spiano il silenzio dal soffitto. Alle pareti decine di manifesti di corride e tra i suoi libri, a centinaia , ne  scopriamo uno di Palazzeschi nella edizione della Villardi ,e una vecchia cartina geografica dell’Italia insieme a fotografie che ritraggono l’artista a Venezia e in Spagna. Poi negli angoli della casa la lenza e le reti: appoggiato in un armadio di frassino un vecchi fucile a due canne.

Per ammirare lo splendido tramonto in tutte le tinte dell’arancio e del cobalto ci arrampichiamo alla sommità della torre che affianca la casa con ancora impiantato il suo telescopio : da qui Hemingway esplorava l’incanto del cielo di Cuba e spiava l’avvicinarsi dei tifoni e degli uragani nella stagione autunnale. Pensiamo a quanto furono esaltanti questi luoghi per la sua scrittura, per l’animo; pensiamo ai riflessi del sole sul mare tropicale alle rughe di Fuentes , quasi fossero erosioni di un deserto senza pesci , alle piogge tropicali che puntuali alle cinque della sera lavano il viso dei bambini affamati con negli occhi la luce del mare.
Carmen Moscariello
Da Il Tempo Roma 2005                                                                                                                                                                                                                                                           

[1] Noi proprio davanti al portico della casa di Hemingway abbiamo bevuto uno di questi cocKtails preparati in bicchieri stretti e lunghi, dove i liquidi colorati che lo componevano, non dovevano mescolarsi mai (quasi come le strisce dell’arcobaleno): bisogna attendere quasi mezzora per la preparazione: il risultato è una vera opera d’arte per gli occhi e per il gusto.

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