lunedì 1 aprile 2019


L’attualità in continuo divenire di Pasolini 

Di

Carmen Moscariello

 Dolorosamente intatto è tutto ciò che Pasolini ci ha lasciato: i suoi versi , i suoi film , i romanzi, i suoi articoli.


Il mordente “scandaloso”  che animò la sua vita non ha conosciuto stanchezze. Ma, partiamo dal poeta Attilio Bertolucci che lo frequentò per l’intera sua vita,come pure  i suoi famosi figli che se lo videro per casa fin dalla prima infanzia: “Avevo da pochi giorni pubblicato “La capanna indiana” quando una mattina arrivò su Giorgio Bassani con un giovane non tanto alto , che non portava la giacca, come tutti in quegli anni , ma un maglione vagamente norvegese . Non che fosse timido, era riservato, parlava poco, sorrideva come da chi sa dove. Si chiamava Pier Paolo Pasolini. Dissi a Bassani che mi sentivo molto triste lontano dai miei,[1] lui rispose che se tenevo duro un anno era fatta. Ho tenuto duro ma non è fatta neppure oggi. Eravamo tutti esiliati dal Nord in  quel tiepido piovoso maggio  del Centro Sud. Pasolini continuava a scrivere bellissime poesie in friulano, ma si preparava a comporre “ Le ceneri di Gramsci”.


A un certo punto entrò Malerba con la sua bottiglia di latte, ne beveva moltissimo. Aiutava Lattuada che stava girando un film in cui Silvana Mangano doveva fare la suora. Pasolini si fece coraggio cavò fuori un tesserino da comparsa cinematografica che teneva unito a quello dell’abbonamento al tram … Malerba promise con gentilezza di farlo lavorare come comparsa. Prima di andarsene Pasolini mi lasciò un giornale …. In terza pagina c’era una sua recensione al mio libro. Aveva capito tutto, ero commosso e quasi spaventato . Prima di lui avevano parlato soltanto di idillio, lui parlava acutamente di nevrosi. Pasolini era molto povero…. Ma volle che andassi a pranzo a casa sua”[2]Questo racconto  di Bertolucci ci apre le porte  a quelle che poi saranno i grandi eventi e le grandi intuizioni che caratterizzarono la vita di Pasolini. A lui dobbiamo anche la scoperta della poesia di Amelia Rosselli,[3] anche con lei intraprese un’ amicizia che durò fino alla sua morte. A quest’anima grande e geniale  furono legati anche molti altri grandi personaggi della Roma del tempo, importante fu la sua amicizia con Alberto Moravia, Dacia Maraini, con loro e la Callas fece il viaggio in Egitto e la Maraini ci parla della bisessualità di Pasolini, forse per un periodo legato da tenera amicizia a Maria Callas. 


Il fuoco dell’amicizia e dell’incontro si irradiarono  molto ampiamente, fino a creare vere e proprie “comunità”, alcuni di loro vivevano nella stessa strada o insieme nella stessa casa.

 Abbiamo detto di Bertolucci, fu proprio il grande poeta a presentare il giovane e sperduto friulano a Livio Garzanti e  sempre in questo periodo Amelia Rosselli visse nella stessa casa con Dario Bellezza, amico fraterno, a sua volta, di Pasolini, ma anche la grandezza del mondo napoletano si affacciava a Roma per esempi Anna Maria Ortese e ancora dal Nord  Anna Maria Ginzburg.

 Gli incontri avvenivano a Roma al caffè Rosati.

 Un altro mondo!

Dove l’amicizia aveva un senso, dove ci si incontrava, ci sia aiutava. Il genio veniva riconosciuto e curato e amato da tutti.

 Ce lo propone anche una mostra appena aperta a Roma “Poeti a Roma. Resi superbi dall’amicizia” curata da Giuseppe Carrera e Igor Patrunno, da non perdere.  

Ritornando al genio pasoliniano, più che mai la critica e i fatti della nostra storia

ci riportano a Pasolini: Le sue intuizioni  sono oggi da molti considerate certezze inconfutabili, come la vivida pietas del suo “ Vangelo” che ha reso nel tempo una verità preziosa.

Nell’iter che egli ha percorso ha creato parentesi importanti per la comprensione di fenomeni artistici, sociali, e politici del nostro tempo.” L’interesse attorno a lui si è fatto (anche e soprattutto nei giovani ) in chi non c’era via via più appassionato e –nel senso positivo del termine- più problematico. Questa attualità in continuo divenire , e proprio per questo non accantonabile, non è l’attualità megastorica”  del grande artista” del “classico” ; e dentro il presente storico si muove con esso, lo nutre e se ne nutre”[4].

Una riscoperta vitale che con maggiore obiettività riesamina e studia tutto il suo pensiero e la sua arte.

In questa analisi non bisogna trascurare il cinema i suoi esordi partono dalla sua collaborazione con Bolognini, anche in questo campo le amicizie furono importanti la Callas che abbiamo già citato e Anna Magnani furono presenze importanti nel percorso della sua arte. Questo dei suoi film è un campo minato poiché non solo della loro grandezza, oggi universalmente riconosciuta, dobbiamo parlare, ma anche delle persecuzioni che subì per le sue opere ritenute spesso scandalose.


Cominciò con “ Accattone”, pellicola respinta dalla Federiz, la casa di produzione di Federico Fellini e Clemente Fracassi e più tardi prodotta da Alfredo Bini. Su questa pellicola ci sono testimonianze importanti a sostegno della grandezza dell’opera, come le parole di Attilio Bertolucci e di Enzo Siciliano che insieme ad Alfonso Gatto rivestì anche il ruolo di attore nel “Vangelo secondo Matteo” (1964).

Cenere e fuoco , l’opera cinematografica di Pasolini ha spesso i tratti dell’epicità con segni vivi di riscatto morale . Per esempio, “mamma Roma” (1962)nella sua primitività e rozzezza trova redenzione nell’angoscia mortale, così bene interpretata da Anna Magnani. Il codice popolare di Pasolini si manifesta intessuto di umorismo, di spirito romanesco, crudeltà ed egoismo, si palesa in tutti i suoi aspetti in “La Ricotta”(1962-63) ,opera per la quale Pasolini fu condannato per vilipendio della religione.

Vogliamo sottolineare infine il grande interesse che Pasolini ebbe per la musica e le scelte musicali che fece per i suoi film: Johann Sebastian Bach per “Accattone”; Antonio Vivaldi in “Mamma Roma” e per altri film scelse musiche di Verdi, canti della rivoluzione cubana, russa e algerina, fino ad arrivare a Mozart nell’”Edipo Re”
e agli sconvolgenti canti d’amore iraniani in “Medea”. Scelte apparentemente assurde soprattutto per quei film a tema popolare ma che invece dimostrano la genialità del cineasta che dal caos dei contrasti faceva nascere la grane originalità dell’opera. Il cinema per Pasolini fu un nuovo linguaggio d’arte,  una vera e propria lingua. Figlio della “scuola dell’immediato” di Cabrol, Godard, Truffout, della cosiddetta “Camera stylo” di Pierre Cost, Pasolini fece del cinema un mezzo immediato, repentino per fermare un’illusione, per richiamare insieme il fatalismo della vita e quello  della morte.








[1] Nel 1951 Bertolucci abitava a Roma . Non insegnava più e scriveva i parlati per Antonio Marchi. Abitava al Tritone in un appartamento in affitto che Anna Banti aveva fittato a lui e a Malerba.
[2] Attilio Bertoluccii “Aritmie”, pgg. 160, 161; Garzanti, Saggi Blù, settembre 1991.
[3]“ Il lapsus” della poesia della Rosselli fu una sua scoperta e sempre lui la presentò al mondo culturale del tempo e alla Garzanti.
[4] Giovanni Raboni, Corriere della sera, 12 gennaio 1992.

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