lunedì 23 marzo 2020

Carri incolonnati dal silenzio





Piega il vento tenue di questo mattino
i miei passi sicuri mi portano alla discesa al mare della mia casa
silenziosa casa, non conto più gli scalini che scendo
sento già sotto i miei piedi il tremolar della marina.
Le corolle non sono ancora aperte
ma gli uccelli felici cantano, fra i mirti mi accolgono
sembra che plaudano non so bene per cosa.
Questa natura così felice e il mio cuore così stanco è infelice!.
Orde di coronavirus invadono il mondo e il mio giardino e il mio  mare plaudono alla morte.
Le onde sono ferme, mai le ho viste così tranquille
eppure le previsioni danno tempesta,
indifferenti, vestite di rosa e d’azzurro
saltellano come fanciulle
che giocano a palla.

Che succede?
Perché tu Natura ci abbandoni?
Quanto è arrabbiato il buon Dio con Noi?


Mi fermo lì sulla risacca, non c’è anima viva
Nessuno può uscire
Il vento è vago, indifferente
nemmeno assorto.
Ed ora anch’egli mi ha abbandonato.
Sulla spiaggia pulita come non l’ho mai vista
ci sono i giocattoli pietosi, le   barche
rovesciate dal vento di Giuseppe e Leonardo,
non li vedo da un mese da quando siamo reclusi.
Risalire la strada verso casa è duro
vagheggia il sole un arancio sconosciuto, lì
tra il melo selvatico e un fiorire di mimose.
Da giorni ho guardato il mare solo dal mio balcone
gli ho chiesto disperata perché, perché tutto questo? E gli uomini,
ancor più le donne ,  non affievoliscono la loro rabbia,
l’odio, le loro miserie aleggiano nell’aria come il coronavirus
non si vedono, ma colpiscono a morte.
Si sbiancano le mie mani accarezzando la sabbia, lei indifesa e morbida
si lascia abbracciare senza fiatare, non è lei la voce di castigo,
non è lei che ci rimprovera, chi dunque o mio Dio?
E’ questo il dies irae,? Morte maledetta
 bastarda anche tu incolonnata dal silenzio, in carri
 funebri senza fiori , senza preghiere,
il pianto è dei vivi e dei morti, anch'essi in solitudine
 miserabile donna  risparmia almeno i bambini.
Formia, San Remigio, ore 7,47
Carmen Moscariello

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