giovedì 7 gennaio 2021

Louise Glück : Liris selvatico. ( (Il Saggiatore, 2020), trad. it. M. Bacigalupo)

 








  • The Wild Iris

    At the end of my suffering
    there was a door.

    Hear me out: that which you call death
    I remember.

    Overhead, noises, branches of the pine shifting.
    Then nothing. The weak sun
    flickered over the dry surface.

    It is terrible to survive
    as consciousness
    buried in the dark earth.

    Then it was over: that which you fear, being
    a soul and unable
    to speak, ending abruptly, the stiff earth
    bending a little. And what I took to be
    birds darting in low shrubs.

    You who do not remember
    passage from the other world
    I tell you I could speak again: whatever
    returns from oblivion returns
    to find a voice:

    from the center of my life came
    a great fountain, deep blue
    shadows on azure seawater.

    *

    L'iris selvatico

    Alla fine del mio soffrire
    c’era una porta.

    Sentimi bene: ciò che chiami morte
    lo ricordo.

    Sopra, rumori, rami di pino smossi.
    Poi niente. Il sole debole
    tremolava sulla superficie secca.

    È terribile sopravvivere
    come coscienza
    sepolta sulla terra scura.

    Poi finì: ciò che temi, essere
    un’anima e non poter
    parlare, finì a un tratto, la terra rigida
    un poco curvandosi. E quel che mi parve
    uccelli sfreccianti in cespugli bassi.

    Tu che non ricordi
    passaggio dall’altro mondo
    ti dico che seppi parlare di nuovo: tutto ciò
    che ritorna dall’oblio ritorna
    per trovare una voce:

    dal centro della mia vita venne
    una grande fontana, ombre blu
    profondo su acqua di mare azzurra.

    L'iris selvatico

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