venerdì 28 giugno 2024

La Regione Toscana alla presenza del Presidente Regionale della Toscana, dell'Arttista Lilly Brogi e delle Autorità culturali della città ha premiato la scrittrice Poetessa Carmen Moscariello alla quale è stato donata una targa in oro.nto tra i più prestigiosi.

  












XII Premio Letterario Lilly Brogi alla Pergola Arte di Firenze  28 giugno 2024 - Ieri, 27 giugno 2024 alle ore 14, si è svolta la cerimonia di premiazione del dodicesimo Premio Letterario Lilly Brogi presso il suggestivo e magnifico Palazzo del Pegaso sede   della Regione Toscana a Firenze, nell' Auditorium Spadolini. L'evento ha visto la partecipazione di una sala gremita di personalità illustri, rappresentanti dell'istituzione e della cultura. Il Presidente dell'Associazione La Pergola e presidente del Premio Michael Musone  ha presieduto i lavori della Giuria del Premio Internazionale LillY Brogi La Pergola Arte Firenze con la premiazione di molti artisti e scrittori provenienti da tutta Italia. Era presente Lilly Brogi, luminosa donna, in passato, premiata dal Sindaco  della città  di Firenze  con il Giglio d'oro, riconoscimento che viene dato alle personalità più illustri.

 Lilly Brogi è scrittrice, poetessa, pittrice, impegnata nel sociale. Donna di immenso valore e di fulgida intelligenza e profonda umanità. guida e promotrice di grandi iniziative culturali  e di mostre di fama nazionale. Di origine livornese è una grane innamorata di Modigliani.

In questa occasione alla  poetessqa Carmen Moscariello per l'opera "Fratelli tutti. Charles De Foucauld "Roma Gangemi Editore  le è stato assegnata una targa in oro per la Sezione " Autori e libri indimenticabili" unica premiata in questa sezione. Per Lei è intervenuta personalmente Lilly Brogi che tra le altre cose ha detto " è dotata di un umanesimo cristiano degno di ogni rispetto"


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domenica 16 giugno 2024

"Rapsodia d'Amore per stelle e desideri".Versi tratti dall' Opera di carmen Moscariello pubblicata da Antologia Il Convivio- Catania

 


Visione quarta

(di un angelo)

A.

Insegnami quali nascoste risorse ti soccorrono

se mai  provi  stanchezza di esistere, quali cortecce

scrosti  se la lingua mai soffre secchezza.

Aprimi impenetrabili le porte dell’aria e del fuoco

che cavalca l’immenso dello spigolo del cielo dove nascono

arcane le forme che in te si modellano e si incarnano in luce.

Purissima

luce.

Brillo  di sussulti  fioriti da un amore coperto con lame

di sole che frangono il colore sempre nuovo del tuo

pallore acerbo. Sei l’uccello marino che alto volteggia

lontano dalla spiaggia e con garbo si piega

alla fatica del giorno quando la notte chiude il sipario sul pianeta

e rimbocca con dolcezza la coperta anche sulle tue ali.

 

Bianchissime

ali

In povertà di carne e solitudine forgi l’immagine

di me che parla e ascolta, si inarca alla tua visione

di compagno di viaggio. So che non è miraggio il pulviscolo

che solleva il vento alle mie spalle e freno a stento il pianto

se ti allontani. Percorro la Via Lattea verso il mio campus

stellare e ti incontro lungo il cammino consumato dalla cera.

Purissima

cera.

Infine aspetto di entrare dentro le infinite variabili

del tuo dolore di creatura per volgere lo sguardo

al vortice mutante del destino, sulle tracce

di un nascondiglio, un appiglio forse. Là vorrei legare le bretelle

delle nostre vite e tenderle fino a conquistare lo splendido

ovile del Tempo che imprigiona lamenti e sentimenti  di noi

smarriti uccelli in cerca di nidi sotto il fogliame

stratificato su rocce di millenni sciolti come neve.

Bianchissima

neve. “

C

E se dovessi scrivere i miei giorni

nelle tue visioni, sarei una donna felice?

Sospesa al tuo fiato  di fanciullo

al tuo riserbo di oggi

quando mi  leggi i tuoi versi.

Ed io volo attaccata al tuo sogno

sospesa all’architrave del tuo desiderio.

Solo io lo vedo sgargiante

nei colori esplosi del tuo arcobaleno

mentre nascondi nel foglio il tuo amore impossibile.

A:

“Sayyd

Nella hall più grande del mondo

nella metropolitana più grande del mondo

Alberto ci parla del magico saxofono di Sayyd

che riempie le ampie pareti di sofferenza ed allegria

lanciando per aria note come pipistrelli.

Le trovi lungo le vetrate di latte, stampate

su lampi di luci al neon, sulla giacca sdrucita

del mendicante rimasto in piedi tutto il tempo dell’assolo

addossato alla parete (non sa per deferenza

o perché risparmiato dalla gotta che l’uccide).

Intanto la musica corre su binari di sogni

e di amori deragliati appena dentro il tunnel della vita.

Con uno spartito tra le dita me ne sto

in giro tutto il giorno come un menestrello

d’altri tempi e soltanto a sera faccio ritorno

nella hall più grande del mondo

per togliermi la soddisfazione di restare sospeso

alla ringhiera più alta proprio come quelle capricciose

note naviganti. Spiritelli misteriosi

fantastici, sonori pipistrelli. [1]


 


 

 

 

 

 

 



[1] Alcuni dei versi di quest’opera appartengono ad altro Poeta (A) e altri ad  un   Critico Letterario –Poeta (B): sono versi scritti e dedicati alla poetessa (C).

venerdì 14 giugno 2024

L'orologio smarrito di Carmen Moscariello. Alfredo Guida Editore.

 


Riflessioni su “L’orologio smarrito ” di Carmen Moscariello

La sfera armillare insieme al libro di Eraclio che Botticelli pone sullo scrittoio di sant’Agostino , immagine che possiamo ammirare nella chiesa di Ognissanti a Firenze, ci fa intuire ancora più dei capitolo dall’XI al XXIdelle “Confessioni” che cos’è il tempo e come esso sia importante.

Se pensiamo alla trasparenza del tempo, potremmo dire che il tempo sia leggibile e, come storia, ognuno di noi sia protagonista del suo tempo, nella successione dei fatti che spesso, o a volte, sul cuscino di pietra della memoria ognuno di noi ha l’opportunità di valutarlo, di giudicarlo nelle singole azioni o in tutte le azioni che determinano una vita.

Nell’”Orologio smarrito” Il tempo è protagonista, ma non esiste una successione temporale, né un’appartenenza. Il tempo non ci appartiene, poiché non lo dominiamo, né lo programmiamo( programmarlo è solo una vaga illusione).

Quest’opera inizialmente l’avevo titolata “L’incompiuta” , a conclusione del lavoro ho cambiato il titolo, poiché mi sono resa conto che in essa era narrato non solo il mio destino, ma quello di tante persone care nella traiettoria anche di orizzonti di chi credevo aver dimenticato per sempre. Di questi infiniti percorsi umani, in cui la natura ha un ruolo determinante, si nutre questo mio sentire. In effetti nei versi c’era uno strano protagonista che non ero io , né le immagini che l’attraversavano, piuttosto un personaggio che mi coinvolgeva e teneva in pugno senza che la mia volontà potesse fare niente: anche la conclusione in prosa che mi ero illusa fosse un riassunto della mia vita, in verità in essa affoga, viaggia, cantano infiniti logaritmi, imprecisati incontri, lontane litanie: il fiume non è solo ricordo, emblema dell’infanzia , risultato di un pensiero già tutto formato, ma è testimone del rimanere tuttora incauta su un ciuffo d’erba portato dalle acque irruenti. Quindi “smarrito“ va inteso non come abbandono della vita ormai tarda, ma il tempo come assoluta ricerca della libertà e della giustizia, come totale appassionata appartenenza all’umanità che non sempre si volta al mio grido d’amore dei poeti. Il tempo diviene così caduta, ma non perde l’urgenza della redenzione, desiderio dello straordinario, ricerca del più bello, del più fascinoso, abbandono ai profumi, vessillo di ribellione( quale è stata tutta la mia vita).

Poi c’è la melanconia del tempo (spleen, come sentimento del Tempo) in cui si raccolgono le piume sparse, si fa fagotto, lo si posa ai propri piedi come altro da sé. Lo si dimentica o si crede d’averlo dimenticato per cercare lo spasimo e l’ardore di nuovi sogni. Tuttora “la vaghezza”, il sogno mi appartengono intatti, come nella fanciullezza e spesso mi fanno sentire inadatta al mondo, allora, come ora. Così il mio pensiero e la mia scrittura non rispettano le categorie temporali, viaggio ancora su un ramo nodoso, ma rimango a galla sulle raffiche del fiume, ricostruisco vite e alcune di esse confluiscono nella mia. Il loro destino mi appartiene senza iato. Perciò l’ “Orologio smarrito”, viaggia senza lancette , ma certe volte esso ha una sua furiosa forza e senza stabilire l’ora mi pone davanti registri di bellezza, di canto, di affetti, arco di tensione per una nuova vita .

La “cronocrazia” non mi appartiene, cerco l’attimo ineffabile, il Kairòs, il tempo sacro dell’intuizione che dal di dentro ci disvela la nostra appartenenza. Il tempo può, se vogliamo, essere parola rivelatrice, “ansia del tempo”(Rebora), stupore, “sospensione dell’accadere”(Pavese) o il tempo di Alda Merini : tempo perduto in vorticosi pensieri/assiepati dietro le sbarre/come rondini nude.

Mi sale nel ricordo Eliot con la sua concezione del tempo come assoluta contemporaneità, ecco forse senza volerlo la mia idea del tempo ha molto a che vedere con Il Poeta, soprattutto cerco un tempo che non depredi la mia vita, che essa non si trasformi in una corsa verso il nulla, piuttosto che la stessa morte, lo dico da credente, diventi l’apertura e l’ agognata conquista dell’infinito atemporale.

 Carmen Moscariello

 

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1Gerardo Pecoraro

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Carmen Moscariello

Scritto da Carmen Moscariello in occasione della presentazione della sua opera "L'orologio smarrito" Alfredo Guida Editore. Presentazione presso il Centro Studi Meridionali di Napoli.

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21 ore fa

 

 


I monti  parlano di fratellanza





Se il nostro mondo diventa tossico è meglio fuggire?.

Ritornare alla Natura e sapersi parlare e incontrare  con i fiori, i meravigliosi boschi e la gente semplice e onesta che decide di fare un pellegrinaggio  a Sant’Antonio nel giorno della Sua festa, tra scambio di gigli e  avanzare felici verso la meta.

Io ero quasi estranea al gruppo. Alle cinque del mattino ci simo incontrati a Lenola davanti alla statua di Padre Pio,  mi ero presentata in borsetta e ghingheri, mi hanno fatta liberare di ogni peso inutile e mi hanno guardato perplessi: ce la farà questa? Li ho sorpresi non poco! Felice di perdermi in quell’immenso di salite, di rocce, di cielo, di un’alba pallida che sembrava  provare fatica a farsi strada tra le immense querce.

Ai miei piedi la delicata inula che con il suo giallo rendeva festosi gli argini dei viottoli e mi ricordava che era il fiore giallo del gonfalone di Lenola. Metà del tragitto è stato per sentieri  accidentati. L'iniziativa pregevole è stata organizzata dagli Amici della natura di Lenola, la nostra guida è stata Rolando Corina che dopo un paio di ore di cammino ci ha divisi in due gruppi, alcuni per scorciatoie  per percorsi più difficili, altri per una strada normale. Io sono capitata nel secondo gruppo.

Alle otto in punto, dopo tre ore di cammino, incontriamo il primo ristoro in territorio di Pastena offerto da Bruno di Girolamo e famiglia,  antistante la chiesa della Madonna del Piano. Ci offrono ottimo caffè, dolci e delizie del frusinate e di Pastena in particolare. Abbiamo sostato per una mezz’ora. Finalmente svegli e tutti a chiacchierare e a ridere. Con gioia ho notato, frontalmente al piazzale della sosta, la presenza dell’albero di sorbo, non ne vedevo da moltissimi anni , lo conoscevo bene perché nei castagneti di nonna Maria ce ne erano tanti. Più avanti abbiamo incontrato pruni selvatici, subito gli uomini si sono dati da fare per cogliere i frutti prelibati per le donne, gli alberi di ciliegia erano stati già tuti ripuliti dei loro deliziosi frutti.. 

Si riparte in silenzio e a testa bassa. Il  viaggio racchiude un piccolo tesoro, un segreto di fratellanza tra i due centri montani di Lenola e Pastena, i monti Ausoni, i monti Aurunci e in lontananza le cime del Monte Calvilli.

 

Finalmente siamo a Pastena alle  ore 10,00 circa.  qui incontriamo bene apparecchiati agli angoli della piazza di Pastena  i  centri di ristoro chiamati “Mastri di Festa”. Ci vengono offerte leccornie e tanta gentilezza. Insieme a noi arriva per rifocillarsi la Banda di Pontecorvo che  suona per il Santo e per noi  bellissimi spartiti musicali. Intanto arriva la processione con le autorità religiose e quelle politiche.C'è  il giovane Sindaco di Lenola Fernando Magnafico che non lascia mai sola la sua gente, insieme a lui il Sindaco di Pastena Angelo D’Ovidio che  ci dà il benvenuto. Dopo altri spartiti bellissimi della Banda  e il rito dello scambio dei gigli tra i cittadini dei due paesi ci apprestiamo a fare l’ultimo percorso, il più difficile, poiché il sole è molto alto, prepotente e forte, avvolge e illumina i gonfaloni e la statua del Santo.

Si prega e si canta.

Mi interrogo: Si può vivere e stare bene, sentirsi al sicuro, senza avere tante pretese non spendere una lire e assistere al miracolo di una natura incontaminata e ricca di fascino e mistero?. 

Certo Lenola è pronta ad ospitare a sua volta il popolo di Pastena.

Arrivati alla piccola chiesa dedicata al Santo si assiste alla messa, molti bambini con il saio del Santo sono stati miracolati, anche la fioraia di Lenola mi racconta del grande miracolo ricevuto dal Santo per il figlio svegliatosi dal coma.

In un paio d'ore ho fatto amicizia con decine di persone del posto, così tutti gli altri lenolesi, anche il gruppo con cui ero arrivata  fin lì, mi guardava con simpatia. Mentre chiacchieravo e salutavo i miei nuovi amici la navetta  che portava i pellegrini a valle aveva finito le sue corse per dare spazio alla processione, con  mia figlia Lara e Luisa siamo tornate a piedi al centro di Pastena, in processione con la statua del Santo. Il sindaco di Lenola ci ha messo a disposizione un pullman per portarci tutti a Lenola al punto in cui era iniziato il nostro viaggio. Certo, a piedi non credo che ce l’avremmo mai fatta.

Felici?

 Posso garantirvi di si.

Carmen Moscariello