venerdì 19 ottobre 2012

Commosso ricordo della poetessa Rita Sinagoga

COMUNICATO STAMPA

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Venafro
Commosso ricordo della poetessa Rita Sinagoga

Una bella serata, molto intensa, che ha coinvolto e a momenti emozionato tutto il pubblico in sala. Su iniziativa di Ida Di Ianni e Amerigo Iannacone, l’incontro, tenuto a Venafro, nella sede dell’Auser, ha voluto ricordare a sei anni dalla morte, avvenuta il 18 ottobre 2006, la giovane poetessa venafrana Rita Sinagoga, autrice della plaquette “Nel silenzio della notte” (Ed. Eva, Venafro, 2002). Dopo il saluto del Presidente dell’Auser, Nicandro Silvestri, sono intervenuti i poeti Maria Pia De Martino, Ida Di Ianni, Maria Giusti, Amerigo Iannacone, Giuseppe Napolitano, Antonella Sozio, che hanno oltre a leggere e commentare le poesie di Rita Sinagoga, hanno presentato, ognuno dalla propria angolazione, la sua personalità.
In sala, oltre ai familiari dei Rita, visibilmente commossi, erano presenti altri poeti e scrittori, alcuni dei quali (Maria Benedetta Cerro, Elena Grande, Filippo De Angelis) hanno portato il loro saluto.
«Rita amava intensamente la vita. – ha detto tra l’altro Amerigo Iannacone – Ce lo dicono le sue poesie. Per esempio quando scrive: «Vorrei correre, / vorrei tanto mettermi a correre / e non fermarmi mai», oppure: “Il tuo sorriso è per me / la voglia, il coraggio, / la gioia di vivere. / Mi chiedo: quando / riuscirò a vivere?” Ma allora perché una persona che ama la vita, ci rinuncia? C’è forse una contraddizione? Io penso di no. Rita amava la vita, ma non riusciva a raggiungerla. Amava la vita, ma dalla vita si sentiva tradita. Certo molti di noi sono traditi dalla vita – o tali si sentono – eppure continuano a vivere, senza gesti sconsiderati. Ma Rita era una donna particolarmente sensibile e, direi, perciò molto fragile.»
Ha poi concluso leggendo un proprio testo dal titolo “Se muore un poeta - Ricordando Rita”.
«Se muore un amico / muore un poco di noi, / se muore un poeta / moriamo un po’ tutti / se muore un poeta giovane / piangono gli dei / se muore per sua volontà / siamo tutti un po’ responsabili. / Non avremo pubbliche accuse / ma non potremo / sfuggire alla condanna / che la nostra coscienza / ci infliggerà.»





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