Vergati dal presidente del
premio Ugo Piscopo
Sez. A, Poesia
1. Michele Urrasio, Sillabe di
silenzio
Raccolta sobria, vigilata e lavorata al
bulino, dall’andamento complessivamente poematico, che potrebbe
intitolarsi De reditu suo. E’, infatti, per appunti e per
frammenti, un diario, senza concessioni al patetico e al descrittivo,
di ritorno alle ragioni e alle figure decisive dell’esistenza, su
cui dominante è quella paterna, ora intravista, ora appena sfiorata,
ora inquisita con un altro sguardo rispetto al passato. E’ un
ritorno che è un itinerario verso le verità, che parlano in maniera
misurata e ferma della necessità di esserci in umiltà e serietà.
2. Nazario Pardini, Si aggirava nei
boschi una fanciulla
Un inquieto vagare tra i boschi
intrigati della vita e, innanzitutto, della memoria è la raccolta di
Pardini, molto elaborata e, per così dire, argomentata, alla
presenza intravista in filigrana della poesia di tutti i tempi, a
cominciare fondamentalmente dalla Grecia antica e dai tempi di Icaro,
che lasciò il suo nome a un pelago periglioso e avido di inghiottire
ancora oggi altri trasvolatori folli. Questa esperienza della
complessità (culturale) tempo-spaziale è affidata felicemente al
supporto di intrecci di narratologia e levità poetica, di simbologia
e balzi in avanti dell’immaginario.
3. Andrea Venzi, Cielo di cristallo
Non inganni il titolo, Cielo di
cristallo, che si riferisce a un sogno di deliziosa intatta
felicità fatto dalla donna amata e rapita troppo presto da un
destino crudele. Esso semplicemente accende uno squarcio di purissima
luce in un mondo, che invece si costituisce essenzialmente su cifre
opposte: il dolore, l’assurdo, le voci d’ombra e di mistero.
Nella mimesi delle acute contraddizioni, la scrittura traccia i
diagrammi delle angosce quotidiane, mentre viene acquistando spessore
uno sfondo oscuro, gotico, conturbante.
4. Michela Marano, Frammenti
in-versi
E’ una voce, questa di Michela
Marano, che si viene facendo, mentre passa e ripassa su ponti di
silenzio e di indicibile, su flussi di parole che si strappano ed
estraniano ai loro nidi semantici, per germinare su altri orizzonti.
E’ una voce, che intanto ascolta la presenza di altre voci, che
appartengono al tempo, alla natura, alla storia, nelle quali il
provvisorio e l’istantaneo rinviano spontaneamente a concrete
situazioni, come quelle dei drammi del Sud, che si ripetono e sono
sempre implacabilmente nuovi.
5. Laura Croce, La scienza e la voce
Procedimento di impianto
costruttivistico e astrattizzante, quindi squisitamente moderno,
quello di Laura Croce, la cui scrittura è tutta una tessitura che
rivendica a sé, al suo porsi in essere in quanto tessitura, il
primato assoluto. E’ significativo l’esplicito richiamarsi a
griglie e a cifre iconograficamente identitarie. Col felice risultato
di intrigare nelle sue maglie un’immaginazione che intreccia
eleganza e levità di tocco.
Sez. B, Narrativa
2. Nicoletta e Luigino Vador, Il
maestro di violino
Delizioso romanzo, Il maestro di
violino, indirizzato ai giovanissimi, ma anche a tutti i giovani
spiritualmente, anche se provetti in età. Il tema, il vuoto
incolmabile lasciato nel cuore di un adolescente dall’abbandono del
padre, può riecheggiare e riecheggia situazioni già note nel
romanzo e nel cinema, ma viene riproposto in termini nuovi, nello
scandaglio dei flussi inquietanti che a ondate si susseguono
nell’animo del protagonista. Il quale si scopre uno colpito
dall’assenza, ma anche abitante di un universo parallelo
inquietante, ma non disperante, soprattutto se dispone della musica
di un violino.
3. Antonio Crisafi, Gocce d’amore
Narrazione decisamente interessante,
Gocce d’amore, innanzitutto per l’essenzialità e
sobrietà, senza concessioni a commenti e a meditazioni marginali,
poi per i rispecchiamenti oggettivi, certe volte neppure nominati, di
situazioni in movimento sul piano nazionale e internazionale nel
corso del trentennio che va dagli anni Sessanta a tutti gli anni
Ottanta. Per l’Italia è il periodo del decollo industriale, quando
il mito degli Stati Uniti si fa irresistibile. Tra le forze di
maggiore coinvolgimento dell’immaginario è il jazz, con la sua
capitale, New Orleans. Gli Usa diventano asse di attrazione anche per
Marinella, una ragazza proveniente dalle campagne del Vicentino, che
negli Stati Uniti incontra un altro destino di successo e di fama,
scoprendo, però, in ultimo che forse tutto questo non basta, perché
c’è qualcosa di più importante, che lei può riconquistare col
ritorno alla sua terra natale.
3. Giancarlo Piciarelli, Come quando
fuori piove
Come quando fuori piove fa parte
del genere di romanzo, il poliziesco, che è oggi particolarmente
fiorente e atteso dal pubblico dei lettori. Il protagonista è un
disinvolto, acuto e arguto Commissario di polizia, Leonardo Blasi,
detto Leo per gli amici e innanzitutto per l’autore. E’ cioè
quello che ci vuole per le indagini mirate a identificare e a
incastrare un serial killer di quattro delitti in cui le vittime sono
quattro donne, sul cui corpo viene lasciata una carta di gioco di
seme diverso, ma secondo l’ordine classico rispecchiato nel titolo.
Il Commissario, che ha più di qualche affinità col suo collega
Montalbano di Camilleri, ma ha un’agilità e una celerità di mosse
feline che sono sue proprie, riesce a scoperchiare il vaso di Pandora
dei mali che affliggono una certa società nella Roma dei nostri
giorni e a ricostruire il tessuto di tanta indicibile realtà,
placando in ultimo sé stesso nella conferma di appartenere a un
tempo di mordi e fuggi.
Sec. C, Saggistica
Paolo Miggiano, A testa alta
Un libro che mancava, questo di
Miggiano, prefato da un’ottima e opportuna nota di Raffaele Cantone
e accompagnato, in appendice, dalla sinossi di una documentazione,
che forse non sarebbe male raccogliere e studiare a vari livelli. E’
la ricostruzione di una vicenda suggestiva sotto molteplici aspetti,
quella di un lavoratore, Federico Del Prete, che da operatore
pressoché marginale, in quanto venditore ambulante, rivendica per sé
e per gli altri suoi umili colleghi un riconoscimento e il diritto di
difendersi contro soprusi e controlli spietati della comunità da
parte della malavita organizzata. Cade, in ultimo, assassinato il 18
febbraio 2002, alla vigilia del processo, che lo vedeva testimone di
accusa contro un potente clan locale. Il caso viene scandagliato e
ricostruito da Miggiano, con risultati nettamente stimolanti, anche
sotto il profilo di dare potenziamento alla storiografia degli umili.
Albino Bernardini, Un secolo di
memorie
Anche il libro di Bernardini, come
quello di Miggiano, ci voleva davvero. E’ l’attraversamento
veloce, fatto con garbo e sorridente comprensione delle imperfezioni
dell’esistenza e della società, di una vita intensa e agonica, che
ha attraversato un secolo di vicende travolgenti per tutti dentro e
fuori dei confini nazionali. Il personaggio è notissimo: è l’autore
stesso, la cui figura è entrata nelle nostre case portataci dall’eco
dei dibattiti e dai nuovi media, innanzitutto il cinema. Distintosi
nei campi della scuola, della creatività letteraria e dell’impegno
a innalzare i livelli della vita democratica, Bernardini ci consegna
adesso un filo rosso per capire la sua avventura, che lo porta da un
paesino del Nuorese, dove nasce, fino a Roma e oltre, come esponente
di punta di una cultura che si proietta a rinnovarsi e ad allargarsi
anche sul versante del popolare, nel senso indicato da Gramsci.
Gennaro Cesaro, Napoli dei suicidi,
delle vite bruciate e della monnezza
Con la sua nota passione di
intellettuale indisponibile alle compromissioni, Gennaro Cesaro ci
dà ancora uno spaccato su Napoli, dopo quelli affidati a libri
pubblicati con Ferraro, con Tullio Pironti e per i tipi di altri
editori. Qui, più intensamente che altrove, egli disegna, con
indignazione savonaroliana, scenari a tinte fosche, di una Napoli
irredimibile “lugubre laboratorio sperimentale per malsani commerci
e corruzione ai più diversi livelli”. Le pezze d’appoggio, le
ricava dalle testimonianze e dalle vicende di intellettuali e
scrittori, a cominciare da Leopardi in poi. Utilissimo, a ogni modo,
è il libro come pungolo etico-civile e anche per gli spazi concessi
ad autori molto significativi, che rischiano di essere dimenticati,
da Adriano Tilgher e Guglielmo Peirce a Lanfranco Orsini ed Enzo
Striano.
Federico Bardanzellu, L’isola di
Circe
Bardanzellu, con questo libro, dà un
ulteriore contributo agli studi archeologici, in cui egli è un
addetto ai lavori, e insieme coinvolge anche i non addetti ai lavori
in un avvincente viaggio mentale attraverso leggende e realtà di un
luogo fortemente suggestivo come il Circeo. In questa scrittura, si
lascia apprezzare e godere l’intreccio tra conoscenza diretta e
dinamicamente in movimento delle questioni trattate e l’elegante e
intrigante abilità di porgere il racconto ai lettori. Catturante è
anche la seria passione etico-civile di denunzia di uno stato di
abbandono di un patrimonio prezioso sotto molteplici punti di vista e
della connivenza oggettivamente espressa da amministratori e società
cosiddetta “civile” nei confronti di patenti e orrendi abusi.
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