domenica 11 febbraio 2018






E'
 seduto sull'oceano del cielo

il mio ricordo, quando le ore si stemperano nel dolce

 fluire delle acque taumaturgiche alle mie ferite

 ha una lucentezza insolita, ora

riposa la sorgente di fuoco: si è persa nel firmamento del bene;

si  tramuta in veste sacerdotale di chi

 ha votato la vita alla parola

il silenzio è corda di violino, è nettare per i fiori

assetati. Il deserto si muove doloroso

con i suoi venti polverosi che  tolgono

il respiro già corto. Il tempo della storia

 conosce le  ambasce. Nel naufragio affonderà  il mondo?

Le sabbie desertificano e l’acqua è un amante traditore

 lontano e distratto: non disseta, non rianima, non dà la vita.

E’ un’immobilità inquieta con il fiore artico nodoso

 di gelo gelato all’occhiello di un bottone nero, rallentata  la voce.

La chanson de l’eau ha perso il suo ritmo

 le cose che doveva fare il coraggio  sono lontane.

L’ aspide entrato nel mistero del mondo

 morderà la  mano, né la sorte

ballerina assetata anch’essa, conosce più lo zampillo ardito e gioioso,

né serba rancore per chi ha devastato l’oceano.

La storia del mondo non può essere che la verità

che Apollo sacro donò  alla Pizia

per la durata dei giorni  nel bene o nel male!

Tutti ti temono con gli artigli  vagabondi dei venti

non trovi pace. Assetati di acqua  nell’universo

del pensiero scandito, sbriciolato, ricostruito,

 lanciato nel cielo come un razzo di morte

 anomalo  ormai anch’egli  privo di sostanza

rallenta nella malattia del mondo la linfa

né le acque che furono travolgenti vogliono ripetere

il miracolo della salvezza

Chi  salirà sull’Arca?

Io non ho il potere di soffiare nella creta e il mondo

non riemerge dalle acque .

Il popolo degli esiliati attraversa il deserto, né le acque

coprono la fuga ai dannati.
(Dalla raccolta “ La pizia non dà più oracoli “di Carmen Moscariello, 2018) E' severamente vietata qualsiasi riproduzione. Le prime due foto appartengono a Franco De Luca.)












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