Perché rieditare
questo libro di Michele Prisco?
Luigi Pellegrini, nel ripubblicare a distanza di sessantadue
anni dalla sua prima Edizione della Rizzoli(1954) quest’opera di eccezionale
bellezza ed eleganza, ha sicuramente fatta una scelta editoriale vincente.
Nella serata di presentazione a Castellammare sono state vendute in pochi
istanti tutte le copie disponibili (ne erano parecchie) . Inoltre, molte
importanti case Editrici, come per esempio la Bompiani, hanno di nuovo un
occhio attento sui classici-moderni, non a caso negli scaffali della
Feltrinelli di Napoli a piazza dei Martiri, venerdì scorso, ho notato negli scaffali in bella mostra e ho ricomprato la nuovissima edizione de”Gli
indifferenti “di Moravia. Sembra che gli editori abbiano la memoria corta , ma in verità non
rinunciano alla ripubblicazione di libri che segnano la storia della
letteratura italiana. Non dimentichiamo che pochi mesi fa è anche uscito
l’interessante testo di Simone Gambacorta, sempre dedicato a Michele Prisco, ”Appartenere
alle parole” Galaad edizioni, e, non
voglio dimenticare, anche il testo “Destini Sincronici Amelia Rosselli e Rocco
Scotellara con lettere inedite di Michele Prisco a Rocco Scotellaro edito da Guida Editori. Naturalmente gli
estimatori di Prisco e gli amanti della bella scrittura e di quei romanzi
fascinosi del Nostro che non si limitano a raccontare storie, ma vanno ben
oltre, nello scandaglio delle
situazioni, non solo reali, si aspettano, ormai è ora, un “Meridiano” dedicato
al grande Maestro.
Perché rieditarlo? L’opera ha al centro una sfera
d’ossidiana memoria, ha i profumi e le alchimie del Vesuvio che affonda le sue
radici nelle vite delle cittadine che Prisco vorrebbe attraversare come l’acqua
sorgiva che penetra la roccia. Il silicio, la polvere della memoria può
provocare improvvisi sussulti, non controllabili da alcuno.
E’ un romanzo
psicologico o sociologico?
La critica togata ha molto abusato di questi steccati,
rigidi ,inautentici. Dare l’una o l’altra di queste definizioni è limitativo.
Prisco è nato con la stoffa del grande scrittore, perciò il suo pensiero è
dinamico, nessuna rete può contenerlo, anche definirlo scrittore del
neorealismo o ancor peggio scrittore napoletano, significa mortificare la sua
grandezza e originalità. Certamente la sua arte è astorica come per tutti i
grandi, perciò riprendere in mano i suoi libri e leggerli significa coccolare
la propria anima e anche imparare a scrivere, poiché il suo logos è un'orchestra di suoni e fiati.
Qual è la modernità di questo test?
Sicuramente è nella la sua forza di fascinazione , nella capacità
di raccontare l’imprevedibile sussulto della natura umana. Il romanzo mi fa
molto pensare al Vesuvio, d’altronde nell’opera è sempre presente, anche quando
non viene nominato. Ciò che apparentemente sembra pacifico può pronunciarsi
improvvisamente in terremoto e si sa che i terremoti possono radere al suolo molte
cose, soprattutto ciò che la mano dell’uomo ha devastato con le sue
incongruenze. Ebbene, Prisco, su queste cose ha giustamente poggiato il piede,
senza fare sconti a nessuno. L’opera è modernissima, sembra scritta ieri: con
occhi smagati, l’Autore ci mette in guardia dal non causare altri disastri,
l’incursione della memoria nella vita di ciascun protagonista provoca lacerazioni profonde che nemmeno
l’apparente chiusura “felice” fa dimenticare ciò che l’opera è effettivamente,
a mio parere, una forte denunzia delle debolezze umane che sono causa di molte
vite non vissute.
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