mercoledì 14 febbraio 2018

Intervista di Fiorella Franchini a Carmen Moscariello : Perchè rieditare "Figli difficili"?


Perché rieditare questo libro di Michele Prisco?

Luigi Pellegrini, nel ripubblicare a distanza di sessantadue anni dalla sua prima Edizione della Rizzoli(1954) quest’opera di eccezionale bellezza ed eleganza, ha sicuramente fatta una scelta editoriale vincente. Nella serata di presentazione a Castellammare sono state vendute in pochi istanti tutte le copie disponibili (ne erano parecchie) . Inoltre, molte importanti case Editrici, come per esempio la Bompiani, hanno di nuovo un occhio attento sui classici-moderni, non a caso negli scaffali della Feltrinelli di Napoli a piazza dei Martiri, venerdì scorso,  ho notato negli scaffali in bella mostra  e ho ricomprato la nuovissima edizione de”Gli indifferenti “di Moravia. Sembra che gli editori abbiano  la memoria corta , ma in verità non rinunciano alla ripubblicazione di libri che segnano la storia della letteratura italiana. Non dimentichiamo che pochi mesi fa è anche uscito l’interessante testo di Simone Gambacorta, sempre dedicato a Michele Prisco, ”Appartenere alle parole” Galaad edizioni,  e, non voglio dimenticare, anche il testo “Destini Sincronici Amelia Rosselli e Rocco Scotellara con lettere inedite di Michele Prisco a Rocco Scotellaro  edito da Guida Editori. Naturalmente gli estimatori di Prisco e gli amanti della bella scrittura e di quei romanzi fascinosi del Nostro che non si limitano a raccontare storie, ma vanno ben oltre, nello scandaglio   delle situazioni, non solo reali, si aspettano, ormai è ora, un “Meridiano” dedicato al grande Maestro.

Perché rieditarlo? L’opera ha al centro una sfera d’ossidiana memoria, ha i profumi e le alchimie del Vesuvio che affonda le sue radici nelle vite delle cittadine che Prisco vorrebbe attraversare come l’acqua sorgiva che penetra la roccia. Il silicio, la polvere della memoria può provocare improvvisi sussulti, non controllabili da alcuno.

E’ un romanzo psicologico o sociologico?

La critica togata ha molto abusato di questi steccati, rigidi ,inautentici. Dare l’una o l’altra di queste definizioni è limitativo. Prisco è nato con la stoffa del grande scrittore, perciò il suo pensiero è dinamico, nessuna rete può contenerlo, anche definirlo scrittore del neorealismo o ancor peggio scrittore napoletano, significa mortificare la sua grandezza e originalità. Certamente la sua arte è astorica come per tutti i grandi, perciò riprendere in mano i suoi libri e leggerli significa coccolare la propria anima e anche imparare a scrivere, poiché il suo logos è un'orchestra di suoni e fiati.
Qual è la modernità di questo test?

Sicuramente è nella  la sua forza di fascinazione , nella capacità di raccontare l’imprevedibile sussulto della natura umana. Il romanzo mi fa molto pensare al Vesuvio, d’altronde nell’opera è sempre presente, anche quando non viene nominato. Ciò che apparentemente  sembra pacifico può pronunciarsi improvvisamente in terremoto e si sa che  i terremoti possono radere al suolo molte cose, soprattutto ciò che la mano dell’uomo ha devastato con le sue incongruenze. Ebbene, Prisco, su queste cose ha giustamente poggiato il piede, senza fare sconti a nessuno. L’opera è modernissima, sembra scritta ieri: con occhi smagati, l’Autore ci mette in guardia dal non causare altri disastri, l’incursione della memoria nella vita di ciascun protagonista  provoca lacerazioni profonde che nemmeno l’apparente chiusura “felice” fa dimenticare ciò che l’opera è effettivamente, a mio parere, una forte denunzia delle debolezze umane che sono causa di molte vite non vissute.

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