mercoledì 25 maggio 2022

DANTE MAFFIA scrive su "Fratelli tutti" di Carmen Moscariello

 







CARMEN MOSCARIELLO, Charles de Foucauld – Fratelli tutti – Un’incredibile storia vera, Roma, Gangemi Editore International, 2022, pagg. 143.

 

Carmen Moscariello, è bene sottolinearlo subito, è una delle grandi protagoniste del mondo culturale del Secondo Novecento. E’ regista, poetessa, drammaturga, giornalista. Un’attività frenetica, sempre sulla breccia, nonostante l’impegno di professoressa di Italiano e Latino nei Licei.

E’ impossibile dare una sintesi esaustiva di tutto quel che ha fatto, dei libri pubblicati, degli oltre cinquemila articoli scritti, come impossibile è dare conto della sterminato interesse dei critici che le hanno dedicato pagine di rilievo storicizzando la sua presenza. Dico soltanto che non si ottiene tanto interesse se nelle pagine non si mette anima, cultura, esperienza e intelligenza, cose che lei ha fatto senza risparmiarsi, in modo da aprire di continuo strade che a volte sembravano impervie e con il suo intervento sono divenute agevoli.

A me piace di Carmen il suo essere, senza peraltro sbandierarlo, donna del Rinascimento, sia per le qualità prensili mostrate in ogni direzione e sia per la scelta degli argomenti che diventano sempre, nelle sue costruzioni o ricostruzioni, momenti di meditazione, di confessione, di confronto, di progetto che negli incastri e nelle pieghe nasconde sempre un forte impegno sociale.

Leggere Carmen Moscariello, nonostante la palestra filosofica e filologica portata avanti con Raffello Franchini, è un piacere enorme. Si ha costantemente l’impressione di scoprire il mistero che sta dietro i concetti, dietro gli argomenti e non si fa fatica, perché (è la grande lezione che da Benedetto Croce è filtrata nella prassi di Raffaello Franchini e poi in quella di Carmen Moscariello) nel comprendere, nell’appassionarsi, nel districare la fioritura delle tesi, delle descrizioni, delle affermazioni si entra in una dimensione  umanissima, elegante, leggera e coinvolgente. Anche quando l’argomento sembra, si badi, sembra lontanissimo dall’attualità, come nel caso di “Charles de Foucauld – Fratelli tutti – Un’incredibile storia vera”.

Marcello Carlino, da par suo, così comincia la sua illuminante “Presentazione”: “La prosa è ariosa, fluida ed espansa per effetto di cadenze e ritmi di poesia, che per altro, nella filosofia del racconto, appare investita di ruoli di primario rilievo. Così ciò che è, sulle pagine di Carmen Moscariello, diviene anche altro; e cangianze e trasfigurazioni si levano a sciami”.

E’ vero, sembra di entrare in una abbagliante luce di poesia nonostante la freschezza espressiva, la grazia eloquente e profusa con naturalezza.
Il personaggio è di per sé affascinante, ma Carmen ne sa dare soprattutto il fascino della santità, quel bene interiore che illumina il senso  recondito dell’essere umano, in modo che ogni pagina grondi di beatitudine poetica oltre che di beatitudine spirituale. “Il misticismo è la parola chiave per aprire le porte alla conoscenza di Charles de Foucauld. Un Santo che va inteso nella sua immane profondità come grande testimone della famiglia di Nazareth. Fu seguace e imitatore della vita di Cristo, proteso verso una sua totale abnegazione che si concretizzava nell’abbraccio dei più umili della terra. Egli è il grande promotore moderno del Dialogo interreligioso e del rispetto di tutte le religioni”.

Mi fermerei su questa frase, “il grande promotore moderno del Dialogo interreligioso e del rispetto di tutte le religioni”. Il nucleo di tutta la storia va cercato qui e infatti Carmen Moscariello non ha scritto un trattato, non ha realizzato una biografia, ma un racconto, un romanzo in cui ha trasfuso la sua anima interamente, i suoi propositi, i suoi pensieri, le sue aspirazioni. A dimostrazione della presa di coscienza della scrittrice nell’avventurarsi nel deserto leggiamo un passo che ci fa comprendere lo stato d’animo di Carmen proteso alla “Canoscenza”, direbbe l’Alighieri.

“Amavo la vita. Tutto in me si risvegliava come da un lungo letargo. Non c’era più tempo da perdere.

Restare muta, come ero stata negli ultimi anni mi inorridiva.

Un tempo lontano ero stata diversa. Allora anche i passi dolorosi venivano subito cancellati, poi il cuore si era indurito non sapevo e non volevo più perdonare né dimenticare…

Ma la mia vita era stata anche Poesia e deve essere poesia e perché ciò accada, essa va prima di tutto vissuta”.

Un lievitare interiore sembra suggerire questo brano, la prima mossa verso una sorta di conversione che però non si ottiene in maniera astratta. Carmen risorge, il romanzo si scrive quasi da sé, dettato dalle vicende  del deserto, dai comportamenti di Charles e così la Verità arriva come dono che investe il senso primo e ultimo della vita e dell’amore.

 

DANTE MAFFIA

 

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