sabato 21 maggio 2022

Ferdinando Cianciulli Martire del Socialismo. Digitalgrafic A cento anni dal suo assassinio a cura di Paolo Saggese e Giuseppe Iuliano.

 

Ferdinando Cianciulli  Martire del Socialismo. Digitalgrafic

A cento anni dal suo assassinio

 a cura di Paolo Saggese e Giuseppe Iuliano

 

Meritorio questo libro sotto tanti punti di vista.

 Quanti martiri ed eroi ci sono anche in un dimenticato o quasi dimenticato paese come Montella, detta la perla dell’Irpinia per il suo verde, le sue montagne, le sue sorgenti, i suoi castagneti, dimenticavamo, non bisogna farlo,  i suoi eroi? 

E Peppino Iuliano poeta attento e sensibile alla storia dell’uomo, mi invia quest’opera e mi coinvolge come al solito, mi ricorda che le mie origini sono montellesi. E ottiene successo poiché anche questo attento e meticoloso lavoro  ha tirato fuori dal mio subconscio o inconscio cose che ero certa di non conoscere e soprattutto di non appartenere minimamente ai fatti narrati. 

Chi era Ferdinando Cianciulli?

Il Poeta Giuseppe Iuliano e lo scrittore Paolo Saggese ce lo ricordano  non certo con testimonianze generiche, ma con la pubblicazione dei suoi scritti in collaborazione con altri autori importanti come  Generoso Picone (Direttore de Il Mattino che ad Avellino con il Professore Aldo Masullo presentò il mio Rocco Scotellaro, in un pomeriggio invernale, per me quasi gelido, reso dalle loro parole luminoso e imperituro),  si occupa da par suo della stampa politica irpina dal 1900 al 1920  e del giornale pubblicato da Cianciulli “Il grido” che io ho letto nella biblioteca di Saverio Palumbo del quale vi dirò più innanzi. Coautori sono anche Francesco Barra  che tratta la vita politica –amministrativa di Montella tra crisi  dello Stato Liberale e Fascismo. E non ultimo è l’mportante l’intervento di Cecilia Valentino che ci parla di Femminismo e Socialismo, personaggi familiari, come la moglie dell’eroe,  tessuti con i fili preziosi dell’abnegazione, del desiderio di pace e lavoro, del riscatto della donna esempio luminoso è la moglie di Ferdinando Cianciulli che prende parte attiva alle iniziative contestative e denunzianti del marito. Insomma questo libro ci parla anche di una Famiglia attiva che amava il prossimo più debole incapace di difendersi dalle angherie dei prepotenti

Il tema che ha scelto Paolo Saggese è di fondamentale importanza, poiché tratta  la storia dell’intellettuale irpino e dei fatti che lo porteranno al martirio. Perno luminoso è senza dubbio l’intervento del Poeta Iuliano  che parla dell’eroico furore e dell’accostamento della storia e del pensiero di Ferdinando Cianciulli  che per forza contestativa, per capacità di sacrificio della propria vita, per intelligenza politica e sociale lo avvicina  a Giordano Bruno. E’ un libro da leggere, da gustare in ogni sua virgola ci riscatta da tante umiliazione che Montella e il Sud continuano a subire. Non ultimo la distribuzione  dei soldi che l’Europa ha inviato al nostro Paese, soldi da utilizzare soprattutto per il Sud come è ampiamente precisato nel mandato europeo.

 Ognuno degli autori si è  ritagliato un suo spaccato di storia, di ricordi, di documenti che attestano senza ombra di dubbi che Ferdinando Cianciulli è stato un grande eroe. Dei miei pochi anni passati a Montella ricordo una casa triste con donne vestite eternamente di nero, sempre in lutto. Ricordo Wanda e le sue figlie, quest’ultime frequentavano insieme a me le scuole medie. Il libro è infatti presentato da Anna, Raffaele e Adriana Dello Buono, che ci introducono allo studio e alla comprensione più da vicino del loro amato parente. 

Chi era il martire?

Un giornalista di paese con un’intelligenza fervida e con un cuore generoso. Scrivo volentieri e con piacere su di lui, perché pur essendo stato ateo , amava gli umili, diciamo pure i poveri , i vessati del mio paese, da solo si contrappose a potenti politici, ad uno in particolare, il più potente di tutti, quello ritornato dall’America, arricchito e con dentro un desiderio di rivalsa, tanto da farsi eleggere Sindaco del paese, parlo di Celestino De Marco. Io e la mia famiglia, quando ormai  tutti i suoi beni ,  erano passati “ai Monaci” e lui era morto già da più di cinquant’anni,  abitammo in fitto in queste sue proprietà  regali, la villa e il parco  volevano  imitare quello dei re, Ricordo le statue, gli alberi da frutta le cancellate che si affacciavano sul Corso . Mio padre li aveva fittati all’asta a  un prezzo proibitivo di molti milioni di lire , nel fitto erano compresi i castagneti delle Malte, già di proprietà di Celestino De Marco, i castagneti che comprendevano l’intera montagna de SS Salvatore, aveva fittato tutto poiché solo in quel luogo erano concentrati molti “essiccatori” per le castagne. Le Malte erano e sono un immenso castagneto di migliaia di alberi. Dal parco  della villa io e  mio fratello dalle uscite laterali  ci infilavamo nel cinema Fierro per vedere i Colossal che hanno fatto la storia del cinema. Allora io non capii le ragioni del lutto della Famiglia Dello Buono, avevo forse 11 anni, nessuno mi aveva mai parlato di Ferdinando Cianciulli, né mai avevo sentito il nome di Celestino De Marco. Quando ho conosciuto il Dottore Saverio Palumbo  a Formia originario di Sant’Angelo dei Lombardi e compagno di liceo di uno dei miei zii. Fervido Socialista   Primario e fondatore dell’Ospedale Di Liegro di Gaeta, grande cardiologo che  ha salvato migliaia di vite, comprese quelle di mia madre e di mio padre, visitava e curava senza farsi mai pagare, era anche uomo colto che tanto ha aiutato Il Sud Pontino, mi parlava con amore e ossessione di Ferdinando  Cianciulli, delle lotte che questo giovane uomo aveva fatto in difesa degli umili e dei più poveri, soprattutto del suo assassinio, al quale non si è mai rassegnato. Mi raccontava della sua lotta contro i padroni e contro i latifondisti, delle innumerevoli lettere che questi inviava ai capi nazionali del Socialismo, ai Prefetti ai quali narrava le malversazioni politiche, delle manifestazioni che organizzava ad Avellino e  in Provincia di Avellino, della pubblicazione del suo giornale “Il grido degli  umili” poi chiamato semplicemente “Il grido” , delle importanti sezioni socialiste dell’Irpinia , delle minacce che riceveva quotidianamente, finché “ i padroni”  infastiditi dalla sua parola lo mandarono ad uccidere. Il Grido di Ferdinando Cianciulli è stato e rimane il Grido di Munch,  Il mio amico Pietro Nenni diceva che bisognava accostarlo a Rocco Scotellaro e a Giordano Bruno e mi sollecitava a scrivere. Egli aveva su di lui molti documenti  e scritti. Chi ne aveva più di tutti e li custodiva gelosamente, era il Dottor Saverio  Palumbo, sarebbe meraviglioso recuperarli.

 A salvare e regalarci questo spaccato di storia dimenticato dai più sono stati gli autori di questo libro, L’hanno fatto con il solito entusiasmo , con la loro alta professionalità a difesa e amore per i luoghi e i personaggi narrati.

Ho letto il libro,  è ben calibrato , scritto con passione e intelligenza, inteso quale insegnamento affinché non dimentichiamo i nostri Padri,  Rocco Scotellaro-I Padri saraceni!) i nostri eroi le nostre origini. Vorrei qui aggiungere perché vi entra di Di diritto in questa storia straordinariamente vera  entra  il grande Preside, Provveditore agli studi Attilio Marinari , figlio di Paolina Moscariello, sorella di mio nonno Giuseppe,  anch’egli grande socialista, immane studioso di Dante e Francesco De Sanctis, moltissimi i libri pubblicati con il “Vecchio” Guida, decine le pubblicazioni, candidato alla camera per il Partito Socialista. Importanti le Letterature e le Antologie scritte con la sorella Edda Marinari. Preside del Mamiani a Roma non ha mai dimenticato le sue origini, aiutato i più poveri, sorretto chi aveva bisogno, diffuso la cultura e il suo insegnamento tra le fasce più povere dell’Italia. Io e il Poeta Ugo Piscopo siamo stati suoi alunni in anni e Istituti diversi, il Poeta ad Avellino ed io l’ho avuto come Preside e professore al Francesco De Sanctis di Lacedonia.  Ad Ugo Piscopo si deve uno splendido panegirico pronunciato in un ricordo postumo  ad Avellino. Dopo la sua morte,   gli ha dedicato pagine indimenticabili, raccogliendo le testimonianze di quelli che l’avevano conosciuto e amato. Erano questi gli uomini che vivevano il credo, l’Utopia del Socialismo, ormai persosi chissà dove! Credevano nella cultura, nella politica, nel riscatto dei popoli .Il  martire Ferdinando Cianciulli, da Giuseppe Iuliano è avvicinato  giustamente a Giordano Bruno (condivido il suo pensiero di storico e di poeta). D’altronde la statua di Giordano Bruno che prima del terremoto troneggiava all’ingresso del vecchio comune di Montella, fu messo lì  dal Martire a Sue spese, l’aveva fatta forgiare  da un buon artista (troverete tutti i particolari nel libro) e lì l’aveva sistemata contro tutto e contro tutti, l’aveva fatta  erigere senza temere le severe contestazioni della chiesa di allora.

Carmen Moscariello

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