domenica 24 giugno 2012

È uscito “Il Foglio volante” di luglio

COMUNICATO STAMPA

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È uscito “Il Foglio volante” di luglio

È pronto e sta per essere spedito agli abbonati “Il Foglio volante” di luglio 2012. In apertura del mensile un articolo di Amerigo Iannacone dal titolo “L’educazione senza aggettivi”. Seguono testi di Domenico Adriano, Paolo Battista, Loretta Bonucci, Giusy Capoccia, Aldo Cervo, Mariano Coreno, Carla D’Alessandro, Ilenia D’Amico, Antonio De Angelis, Antonio Di Filippo, Geoges Dumoutiers, Adriana Mondo, Giuseppe Napolitano, Fryda Rota, Patrick Sammut.
Ricordiamo che chi desideri abbonarsi o ricevere copia saggio, si può rivolgere a edizionieva@libero.it o può telefonare al n. 0865.90.99.50.
Dal “Foglio volante” di luglio riportiamo, qui di seguito, il testo di apertura e una poeia di Giuseppe Napolitano.


L’educazione senza aggettivi

Ignoranza, maleducazione, egoismo, arroganza, ci sono sempre stati, tanto che esiste anche il modo di dire proverbiale, nell’Italia meridionale, «ciuccio e presuntuoso». Ma una volta della propria ignoranza ci si vergognava, oggi invece la si ostenta; la maleducazione era prerogativa di pochi, oggi si insegna nella scuola-televisione; l’egoismo di alcuni era bilanciato dall’altruismo di altri; c’era l’arroganza e c’era anche la modestia, oggi sempre piú c’è chi si arroga diritti che non gli spettano. Se guardiamo la società che ci circonda, se guardiamo certi programmi televisivi, certe pubblicazioni, il cinema, vediamo che trionfano le qualità peggiori: maleducazione, ignoranza, egoismo, cinismo, presunzione. E poi la furbizia. Se uno ruba, intrallazza, evade le tasse, corrompe o si lascia corrompere, si dice, magari con un malcelato senso di ammirazione, «quello è uno che ci sa fare» anziché dire che è un delinquente e che dovrebbe stare in galera.
Anche il linguaggio subisce un progressivo e inarrestabile degrado, diventa sempre piú piatto e insulso, sempre piú inutilmente volgare. Il tutto avallato, e spesso provocato, non solo dai sempre piú stupidi e inutili programmi televisivi, ma anche da chi dovrebbe dare buon esempio, come poco onorabili onorevoli, giornalisti, sedicenti intellettuali e persino, talvolta, insegnanti.
In televisione sentiamo, magari ipocritamente coperti (ma solo parzialmente, in modo che si possa capire) dal “bip”, sequele di volgarità. E ci sono programmi che fanno finta di mettere all’indice le peggiori esibizioni di parolacce e le rilanciano e le replicano decine e decine di volte.
Inevitabile l’effetto imitazione da parte di bambini e ragazzi. Cosí per molti di loro stare in un’aula scolastica diventa come partecipare a una della banali, chiassose e inutili (anzi dannose) trasmissioni televisive. E si va perdendo il senso del rispetto delle persone e delle regole.
La nostra razza bambina sembra aver sfondato in tutti i campi, nella scuola, nella letteratura, nella stampa, nei mezzi di informazione, il senso del pudore e spesso troviamo in ambienti non giovanili e magari anche in ambiti istituzionali, l’uso di un linguaggio giovanilese e internettiano che strizza l’occhio alla volgarità.
L’insegnamento quotidiano – ed è quello che fa piú facilmente presa sui bambini – è oggi il nichilismo, la dissacrazione, lo sbrigliamento degli istinti piú primordiali.
Certo ci sono anche esempi positivi, probabilmente sono anche la maggioranza, ma non trovano visibilità, nel vasto calderone della maleducazione dilagante.
Certo, lo sbracamento dei costumi, a partire dal linguaggio, non si risana per legge. Ma non sarebbe male se si cominciasse a prenderne coscienza e cercare di ritrovare quelle semplici regole non scritte che sono il rispetto degli altri, il buon gusto estetico oltre che etico, la valorizzazione della cultura, e poi l’educazione. Oggi si sente parlare molto di educazione stradale, educazione fisica, educazione civica, educazione psicomotira, educazione sostenibile, educazione alimentare, educazione artistica, educazione interculturale, ecc.
Raramente si sente parlare di educazione e basta, senza aggettivi.

Amerigo Iannacone

Nello specchio dei tuoi occhi

Ci si specchia
               a lungo – troppo
– nello specchio sbagliato
(era di un altro ma faceva
comodo – avendo già rotto
il nostro in mille pezzi...

E poi si trova lo specchio
adatto a ricostruire
una faccia che soddisfa
:bastava guardare nel fondo
               senza fondo
dei tuoi occhi bambini

Mi portavi (custodia
impagabile) dentro
per evitare ancora che io perdessi
             spicchio a spicchio
le sembianze che a te pure
ho dato affidato
              – mai perdute ora che
              tu mi guardi

                Giuseppe Napolitano








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