Delta3
Edizione
Recensione di
Carmen Moscariello
Due sciacalli al
guinzaglio
Tra il non capir nulla
e il capir troppo c’è una via di mezzo, un juste milieu che i
poeti, d’istinto, rispettano più dei loro critici; ma al di qua o
al di là di questo margine non c’è salvezza né per la poesia, né
per la critica. C’è solo una landa troppo oscura o troppo chiara
dove due poveri sciacalli non possono vivere o non possono
avventurarsi senza esser braccati, catturati e rinchiusi tra le
sbarre di uno zoo.
A meno che le due
bestiole fossero …quasi un’emanazione? Che fossero un emblema,
una citazione occulta, un senhal? O forse erano solo un’
allucinazione,
segni premonitori….
(Montale,
Corriere della sera, 16 febbraio 1950)
Non smette di sorprenderci
l’alchimista Piscopo: i suoi due sciacalli al guinzaglio, con un
gatto posto sulle spalle a guisa di pelliccia e un divano che
racconta storie di famiglia che dolorosamente si ripetono in un tran
tran masochistico. Un fluire di vita, che non trova composizione,
tutto va oltre…….altrove…….
Un’ ambigua tempesta,
sotto traccia, che stritola l’umanità senza che questa se ne renda
conto, incatena monti e valli e percorre dirupi, non ha argine, né
ha una causa ,né un effetto. Tantomeno l’intento di Piscopo si
limita a ricercare la pietra apicale, nonostante i colori in
vellutato rosso-cobalto della copertina che ha odori orientali che
ci riportano ad Aladino e la lampada magica. Il rosso dei
contrappunti e variazioni ci immerge non in un mondo fantastico,
tutt’altro; i racconti narrati riguardano la vita che ” E’
musica, però, che non inventiamo noi: è essa che ci suona, come
suona tutto il resto (complemento oggetto). Noi tutti, intanto, non
abbiamo consapevolezza di questa nostra condizione di pifferai
suonati…….”.
La
filosofia di Piscopo sfoglia il libero arbitrio, esso diviene una
spiga battuta , spogliata delle sue foglie gialle, messa a nudo in
tutte le sue riservatezze, i chicchi che si staccano sono stornelli
…….. La pifferaia è lei, la vita. E illusi noi, in processione,
scuotiamo l’albero della cuccagna, ma, ad ogni colpo, il capo si
imbianca solo di cenere: la pignatta
piena della grazia di Dio chissà a chi tocca!
La provvisorietà del
reale o di quello che sembra reale ha portato il Narratore ad
approdare verso un terzo occhio, con protagonisti speciali:
conoscenze che squarciano un reale approssimativo in cui gran parte
dell’umanità si muove, storie del passato che non sono passate(La
cassa dei panni, pg 59), sogni che ci aprono porte mai chiuse.
L’occhio di cui parliamo non è quello esoterico o platonico di un
mondo fotocopia raccontatoci dal Filosofo (di ciò ci mette in
guardia anche Piscopo). Il mondo delle idee di Piscopo freme,
palpita, vive di folgorazioni, nemmeno tanto cercate e lì Il Segugio
da tartufi segue le tracce, scava fino a che non si apre alla
convinzione che la vita non è solo quella reale, che l’universo
non è al servizio dell’uomo e che tutte le creature che lo
popolano hanno la medesima dignità.. “Ecco
la mia idea è che la vita sia tutto un flusso di stupore, tutta un
intrico di simpatie e di antipatie, un po’ alla maniera come i
neoplatonici rinascimentali concepivano il mondo . Senza, però,
destinatari privilegiati, come invece si pensava allora e si è a
lungo continuato a pensare: non credo, infatti, che esista una
teologia negli eventi, né che la realtà sia configurabile sotto
l’aspetto di un ordine cosmico, né che l’essere umano sia il
valore più alto a cui si offra il mondo.(Telepatia pg 119)
Questa novella bellissima, con quadri surreali, vede come
protagonisti un gatto e un cane (la carissima cagnetta dell’Autore),
qui è esplicato un corridoio di pensiero appassionatamente studiato
dal non clercuto
Piscopo e cioè che il mondo animale non è meno ricco di interessi e
di misteri che quello dell’uomo. (ci sono
vasti e articolatissimi continenti ancora da identificare. (Pg123).
La vita con
le sue porte semiaperte, mai settoriali o sprangate, che in qualche
attimo, tardi nel suo percorso, ci insegna Piscopo, ci folgora con
premonizioni , strane coincidenze, riflussi che si appropriano della
nostra volontà.
Al Pensatore dal
bastone alato di Mercurio e in contrappunto con la realtà fluiscono
improvvisi affioramenti di cose e fatti che non sono reali, ma
profondamente veri. “In questi strani
racconti, forse non tanto stranieri alla sensibilità” vive
e freme il Poeta che alla vita che ci suona,
Egli canta una meravigliosa melodia perigiale
con i ritmi appassionati di Mikis TheodoraKis, ci mette dentro una
preghiera che è quella della purezza della natura primitiva e
amorevole madre dell’uomo e ci pianta nel cuore una stella marina
dorata di sabbia.
Ma la melodia in qualche
racconto si fa stridente: in alcuni casi l’uomo appare bloccato,
inerte anche di fronte a problemi non particolarmente difficili
(Famiglia di semplici, pg 23); personaggi balbuzienti si ostinano
come asini: vogliono camminare rasenti al burrone ed è inutile
frustarli, loro non vogliono la vita, sono ombre avvelenate dal
Nulla.
Le riflessioni di Ugo
Piscopo in Contrappunti e variazioni su tema
ci immettono infine nella la storia . Essa non è mai una sola, come
anche la vita; vanno avanti e in dietro, come un treno che percorre
sempre gli stessi binari e in qualche stazione le anime di ognuno si
rincontrano con ciò che è già stato o avverrà.
Alcuni di questi racconti,
soprattutto Antonio e Antonio, Famiglia di semplici, La cassa dei
panni ci hanno riportato alla memoria il mimo Aurelio Gatti in una
straordinaria rilettura dell’opera da Tre soldi, rivisitata da
Toto Russo, attore e regista dello spettacolo (1995, Bellini di
Napoli). Qui Antonio Sinagra accompagnava il
ballantare di corpi vuoti, che la sua
meravigliosa musica non riusciva a risuscitare dal torpore. Ecco
l’esempio ci conduce a due contrappunti della filosofia di Piscopo:
il torpore e l’energia. Il primo naturalmente non conduce a nulla,
se non alla tomba: l’uomo è un morto che cammina; l’energia è
invece un fluido che ci rimette nel circuito dell’universo “e
ci suona” ponendoci di fronte al
personaggio che porta a spasso i due
sciacalli. Questa immagine, per gli altri è
una visione, ( chi ha mai visto due sciacalli al guinzaglio? )per
Piscopo, invece, addentrarsi in enigmi , anche spericolati lo intriga
e lo affascina.
La profondità del suo
pensiero sa disegnare anche pagine piene di tenerezza dove
confluiscono le vite di tre, di mille generazione di donne (Il
migliarino rosso blu, pg 47). Che tenerezze di immagini, di suoni, di
odori in questo delicato racconto!
Ma in quest’opera,
dicevamo, non tutto è filosofia, critica, poesia, musica; ci sono
tracciati inquietanti, sorti che si incrociano e si sovrappongono,
visioni che anticipano la morte. L’autore è un rabdomante scava
in profondità, sente l’odore dell’acqua, suo malgrado lo porta
addosso.
Il suo viaggio nelle
sorti dell’universo è facilitato dal fatto che Ugo ha il dono di
essere plurilingue: non gli costa fatica ragionare con due sciacalli,
un gatto, un cane, un fiore, un migliarino
rosso blu(pg 47), un
salotto di velluto (pg35) ,dando capacità
logiche e ricchezza di linguaggio anche alle pietre: esse hanno vene
color arcobaleno che assorbono e irradiano le energie
dell’universo.
Attori di questo libro di
racconti , opera vincitrice del premio nazionale “L’inedito”
Sulle tracce del De Sanctis, XI Edizione (ci ricorda questa dicitura
un’opera famosa di Attilio Marinari), con una copertina che sembra
disegnata da Aladino, protagonisti, dunque, sono eventi che definirli
surreali distorcerebbe i fatti narrati. Essi sono straordinari, ossia
al di fuori delle leggi della fisicità, ma appartengono con grande
autenticità alla vita.
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