Contrappunti e variazione su tema di Ugo Piscopo
Rilettura dell’opera di Carmen Moscariello
Due sciacalli al guinzaglio
Tra il non capir nulla e il capir
troppo c’è una via di mezzo, un juste milieu che i poeti, d’istinto, rispettano
più dei loro critici; ma al di qua o al di là di questo margine non c’è
salvezza né per la poesia, né per la critica. C’è solo una landa troppo oscura
o troppo chiara dove due poveri sciacalli non possono vivere o non possono
avventurarsi senza esser braccati, catturati e rinchiusi tra le sbarre di uno
zoo.
A meno che le due bestiole fossero
…quasi un’emanazione? Che fossero un emblema, una citazione occulta, un senhal?
O forse erano solo un’ allucinazione,
segni premonitori…. (Montale,
Corriere della sera, 16 febbraio 1950)
Non smette
di sorprenderci l’alchimista Piscopo: i suoi due sciacalli al guinzaglio, con
un gatto posto sulla spalla a guisa di pelliccia e un divano che racconta
storie di famiglia che dolorosamente si
ripetono in un tran tran masochistico. Un fluire di vita, che non trova
composizione, tutto va oltre…….altrove.
Un’ ambigua tempesta, sotto traccia che stritola
l’umanità senza che questa se ne renda conto, “abbraccia” monti e valli e
percorre dirupi, non ha argine, né ha una causa ,né un effetto. Tantomeno la ricerca della pietra apicale è dominante,(nonostante la copertina
multicolore che sa di Aladino e la lampada magica) infatti, l’autore dice
riguardo alla vita” E’ musica, però, che
non inventiamo noi: è essa che ci suona, come suona tutto il resto (complemento
oggetto). Noi tutti, intanto, non abbiamo consapevolezza di questa nostra
condizione di pifferai suonati…….”.
La filosofia di Piscopo sfoglia il libero arbitrio,
esso diviene una spiga battutta , spogliata delle sue foglie gialle, messa a
nudo in tutte le sue riservatezze, i chicchi che si staccano sono stornelli
senza voce. La pifferaia è lei, la vita. E illusi noi, in processione ,scuotiamo
l’albero della cuccagna, ma il capo si imbianca solo di cenere, la pignatta piena della grazia di Dio,
chissà a chi tocca.
La
provvisorietà del reale o di quello che sembra reale ha portato il Narratore ad
approdare verso un terzo occhio, con protagonisti speciali: conoscenze che
squarciano un reale approssimativo in cui gran parte dell’umanità si muove,
storie del passato che non sono passate(La cassa dei panni, pg 59), sogni che
ci aprono porte mai chiuse. L’occhio di cui parliamo non è quello esoterico,
platonico di un mondo fotocopia
raccontatoci dal demiurgo (di ciò ci mette in guardia anche Piscopo). Il
mondo delle idee di Piscopo non è una fotocopia, ma freme, palpita ,vive di
folgorazioni, nemmeno tanto cercate e lì Il Segugio da tartufi segue le tracce,
scava fino a che non si apre alla verità. “Ecco
la mia idea è che la vita sia tutto un flusso di stupore, tutta un intrico di
simpatie e di antipatie, un po’ alla maniera come i neoplatonici rinascimentali
concepivano il mondo . Senza, però, destinatari privilegiati ,come invece si
pensava allora e si è a lungo continuato a pensare: non credo, infatti, che esista una teologia
negli eventi, né che la realtà sia configurabile sotto l’aspetto di un ordine
cosmico, né che l’essere umano sia il valore più alto a cui si offra il
mondo.(Telepatia pg 119) Questa novella bellissima, con quadri surreali,
vede protagonisti un gatto e un cane (la cagnetta dell’Autore), qui è esplicato
un corridoio di pensiero molto caro al non
clercuto Piscopo e cioè che il mondo
animale non è meno ricco di interessi e di misteri che quello dell’uomo. (ci sono vasti e articolatissimi continenti
ancora da identificare. Pg123).
La vita con
i suoi misteri, che in qualche attimo, tardi nel suo percorso, ci insegna
Piscopo, ci folgora con premonizioni assassine, strane coincidenze, riflussi
che si appropriano della nostra volontà. Chi ha
adornato il Pensatore del bastone alato di Mercurio? In contrappunto con
la realtà fluiscono improvvisi affioramenti di cose è fatti che non sono reali,
ma profondamente veri. Le contorsioni della vita “in questi strani racconti, forse non tanto stranieri alla sensibilità” vive e freme il poeta
che alla vita che ci suona, egli
canta una meravigliosa melodia perigiale con i ritmi appassionati di Mikis
TheodoraKis, ci mette dentro una preghiera che è quello della purezza della
natura primitiva e amorevolre madre
dell’uomo e ci pianta nel cuore una stella marina dorata di sabbia.
E l’uomo nei
racconti di Piscopo cosa fa? Molto spesso
appare bloccato, inerte anche di fronte a problemi non particolarmente
difficili (Famiglia di semplici, pg 23): personaggi balbuzienti si
ostinano come asini, vogliono camminare rasenti al burrone ed è inutile
frustarli, loro non vogliono la vita, sono ombre avvelenate dal Nulla. La
lettura di Contrappunti e variazioni su
tema ci ha ricollegati al mimo di Aurelio Gatti, quando dice
Piscopo che la storia non è mai una sola, come la vita, va avanti e in dietro come
un treno che percorre sempre gli stessi binari e in qualche stazione le anime
di ognuno si incontrano con ciò che è già stato, ci riporta questa considerazione alla straordinaria rilettura dell’opera da Tre soldi rivisitata da Toto Russo, attore e regista dello spettacolo (1995,
Bellini di Napoli). Qui Antonio Sinagra accompagnava il ballantare di corpi vuoti che la sua meravigliosa musica non
riusciva a risuscitare dal torpore. Ecco
l’esempio ci conduce a due contrappunti della filosofia di Piscopo: il torpore
e l’energia. Il primo naturalmente non conduce a nulla, se non alla tomba,
l’uomo che è un morto che cammina;
l’energia è invece un fluido che ci rimette nel circuito dell’universo “e ci suona” ponendoci di fronte al
personaggio che porta a spasso i due sciaccalli. Questa immagine, per alcuni è una visione,( chi ha mai visto due sciacalli al guinzaglio? )per
Piscopo, invece, addentrarsi in enigmi , anche spericolarti lo affascina. Sa disegnare anche pagine piene di tenerezza dove
confluiscono le vite di tre, che dico, di mille generazione (Il migliarino
rosso blu, pg 47). Che tenerezze di immagini, di suoni, di odori……!
Ma in questo
libro non tutto è delicata poesia e musica, ci sono tracciati inquietanti,
sorti che si incrociano e si sovrappongono,
visioni che anticipano la morte, qui l’autore è un rabdomante scava in
profondità, sente l’odore dell’acqua e della morte, suo malgrado, lo porta addosso. Per le donne
poi, c'è un giudizio severo: nelle loro frustrazioni, sono danneggiate dal non pensare, da sole si
condannano a un’esistenza disperata. La parte più bella del libro ,a uno che ha il dono di essere plurilingue, non
gli costa fatica ragionare con due sciacalli, un gatto, un cane, un fiore, un migliarino rosso blu(pg 47), un salotto di velluto (pg35) ,dando
capacità logiche e ricchezza di linguaggio alle pietre: esse hanno vene color
cobalto che assorbono le
energie dell’universo Protagonista di questo libro di racconti , opera
vincitrice del premio nazionale “L’inedito” sulle tracce del De Sanctis (ci
ricorda questa dicitura un’opera famosa di Attilio Marinari). Protagonisti di questo libro sono eventi che definirli
surreali distorcerebbe i fatti narrati. Essi sono straordinari, ossia al di
fuori delle leggi della fisicità, ma appartengono con grande autenticità alla
vita.
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