venerdì 5 gennaio 2018

Contrappunti e variazioni su tema. Analisi critica di Carmen Moscariello





Contrappunti e variazione su tema  di Ugo Piscopo

Rilettura dell’opera  di Carmen Moscariello



Due sciacalli al guinzaglio

Tra il non capir nulla e il capir troppo c’è una via di mezzo, un juste milieu che i poeti, d’istinto, rispettano più dei loro critici; ma al di qua o al di là di questo margine non c’è salvezza né per la poesia, né per la critica. C’è solo una landa troppo oscura o troppo chiara dove due poveri sciacalli non possono vivere o non possono avventurarsi senza esser braccati, catturati e rinchiusi tra le sbarre di uno zoo.

A meno che le due bestiole fossero …quasi un’emanazione? Che fossero un emblema, una citazione occulta, un senhal? O forse erano solo un’ allucinazione,

segni premonitori…. (Montale, Corriere della sera, 16 febbraio 1950)

Non smette di sorprenderci l’alchimista Piscopo: i suoi due sciacalli al guinzaglio, con un gatto posto sulla spalla a guisa di pelliccia e un divano che racconta storie di famiglia che  dolorosamente si ripetono in un tran  tran  masochistico. Un fluire di vita, che non trova composizione, tutto va oltre…….altrove.

 Un’ ambigua tempesta, sotto traccia che stritola l’umanità senza che questa se ne renda conto, “abbraccia” monti e valli e percorre  dirupi,  non ha argine, né ha  una causa ,né un effetto. Tantomeno  la ricerca della pietra apicale  è dominante,(nonostante la copertina multicolore che sa di Aladino e la lampada magica) infatti, l’autore dice riguardo alla vita” E’ musica, però, che non inventiamo noi: è essa che ci suona, come suona tutto il resto (complemento oggetto). Noi tutti, intanto, non abbiamo consapevolezza di questa nostra condizione di pifferai suonati…….”.

La filosofia di Piscopo sfoglia il libero arbitrio, esso diviene una spiga battutta , spogliata delle sue foglie gialle, messa a nudo in tutte le sue riservatezze, i chicchi che si staccano sono stornelli senza voce. La pifferaia è lei, la vita. E illusi noi, in processione ,scuotiamo l’albero della cuccagna, ma il capo si imbianca solo di cenere, la pignatta piena della grazia di Dio, chissà a chi tocca.

La provvisorietà del reale o di quello che sembra reale ha portato il Narratore ad approdare verso un terzo occhio, con protagonisti speciali: conoscenze che squarciano un reale approssimativo in cui gran parte dell’umanità si muove, storie del passato che non sono passate(La cassa dei panni, pg 59), sogni che ci aprono porte mai chiuse. L’occhio di cui parliamo non è quello esoterico, platonico di un mondo fotocopia  raccontatoci dal demiurgo (di ciò ci mette in guardia anche Piscopo). Il mondo delle idee di Piscopo non è una fotocopia, ma freme, palpita ,vive di folgorazioni, nemmeno tanto cercate e lì Il Segugio da tartufi segue le tracce, scava fino a che non si apre alla verità. “Ecco la mia idea è che la vita sia tutto un flusso di stupore, tutta un intrico di simpatie e di antipatie, un po’ alla maniera come i neoplatonici rinascimentali concepivano il mondo . Senza, però, destinatari privilegiati ,come invece si pensava allora e si è a lungo continuato a pensare:  non credo, infatti, che esista una teologia negli eventi, né che la realtà sia configurabile sotto l’aspetto di un ordine cosmico, né che l’essere umano sia il valore più alto a cui si offra il mondo.(Telepatia pg 119) Questa novella bellissima, con quadri surreali, vede protagonisti un gatto e un cane (la cagnetta dell’Autore), qui è esplicato un corridoio di pensiero molto caro al non clercuto  Piscopo e cioè che il mondo animale non è meno ricco di interessi e di misteri che quello dell’uomo. (ci sono vasti e articolatissimi continenti ancora da identificare. Pg123).

La vita  con i suoi misteri, che in qualche attimo, tardi nel suo percorso, ci insegna Piscopo, ci folgora con premonizioni assassine, strane coincidenze, riflussi che si appropriano della nostra volontà.     Chi  ha adornato il Pensatore  del  bastone alato di Mercurio?  In contrappunto con la realtà fluiscono improvvisi affioramenti di cose è fatti che non sono reali, ma profondamente veri. Le contorsioni della vita “in questi strani racconti, forse non tanto stranieri  alla sensibilità” vive e freme il poeta che alla vita che ci suona, egli canta una meravigliosa melodia perigiale con i ritmi appassionati di Mikis TheodoraKis, ci mette dentro una preghiera che è quello della purezza della natura   primitiva e amorevolre madre dell’uomo e ci pianta nel cuore una stella marina dorata di sabbia.

E l’uomo nei racconti di Piscopo cosa fa? Molto spesso  appare bloccato, inerte anche di fronte a problemi non particolarmente difficili (Famiglia di semplici, pg 23): personaggi  balbuzienti si ostinano come asini, vogliono camminare rasenti al burrone ed è inutile frustarli, loro non vogliono la vita, sono ombre avvelenate dal Nulla. La lettura di Contrappunti e variazioni su tema  ci ha ricollegati al mimo di Aurelio Gatti, quando dice Piscopo che  la storia non è mai una sola, come la vita, va avanti e in dietro come un treno che percorre sempre gli stessi binari e in qualche stazione le anime di ognuno si incontrano con ciò che è già stato, ci riporta questa considerazione alla straordinaria rilettura dell’opera da Tre soldi rivisitata da  Toto Russo, attore e regista dello spettacolo (1995, Bellini di Napoli). Qui Antonio Sinagra accompagnava il ballantare di corpi vuoti che la sua meravigliosa musica non riusciva a risuscitare  dal torpore. Ecco l’esempio ci conduce a due contrappunti della filosofia di Piscopo: il torpore e l’energia. Il primo naturalmente non conduce a nulla, se non alla tomba, l’uomo che  è un morto che cammina; l’energia è invece un fluido che ci rimette nel circuito dell’universo “e ci suona” ponendoci di fronte al personaggio che porta a spasso i  due sciaccalli. Questa immagine, per alcuni è una visione,( chi ha mai visto due sciacalli al guinzaglio? )per Piscopo, invece, addentrarsi in enigmi , anche spericolarti lo affascina. Sa disegnare anche pagine piene di tenerezza dove confluiscono le vite di tre, che dico, di mille generazione (Il migliarino rosso blu, pg 47). Che tenerezze di immagini, di suoni, di odori……!

Ma in questo libro non tutto è delicata poesia e musica, ci sono tracciati inquietanti, sorti che si incrociano e si sovrappongono,  visioni che anticipano la morte, qui l’autore è un rabdomante scava in profondità, sente l’odore dell’acqua e della morte, suo malgrado, lo porta addosso.  Per le donne  poi, c'è un giudizio severo: nelle loro frustrazioni, sono danneggiate dal non pensare, da sole si condannano a un’esistenza disperata. La parte più bella del libro  ,a uno che  ha il dono di essere plurilingue, non gli costa fatica ragionare con due sciacalli, un gatto, un cane, un fiore, un migliarino rosso blu(pg 47), un salotto di velluto (pg35) ,dando capacità logiche e ricchezza di linguaggio alle pietre: esse hanno vene color cobalto  che assorbono  le  energie dell’universo Protagonista di questo libro di racconti , opera vincitrice del premio nazionale “L’inedito” sulle tracce del De Sanctis (ci ricorda questa dicitura un’opera famosa di Attilio Marinari). Protagonisti di questo libro sono eventi che definirli surreali distorcerebbe i fatti narrati. Essi sono straordinari, ossia al di fuori delle leggi della fisicità, ma appartengono con grande autenticità alla vita. 

Nessun commento:

Posta un commento